Con un comunicato destinato a tutti gli OEM (Original equipment manufacturer) Microsoft ha recentemente specificato che “un aggiornamento della motherboard è da considerarsi, di fatto, un nuovo personal computer su cui il sistema operativo OEM di Microsoft non può essere trasferito”, con la conseguenza che si renderà necessario, per il legale sfruttamento del software, l’acquisto di una nuova licenza d’uso. La logica dietro una simile presa di posizione starebbe tutta nella necessità di avere “un componente base non intercambiabile che possa identificare univocamente un dato PC. Dal momento che la motherboard contiene la CPU, e rappresenta quindi il cuore e lo spirito del PC, se viene sostituita (per ragioni diverse da un guasto) è come se si creasse un nuovo PC”. Le pretese di Microsoft, che possono mettere in crisi più di un utente, possono considerarsi legittime?
La licenza d’uso. Tutti i possessori di un PC hanno avuto a che fare con essa. E’ una figura contrattuale atipica (cioè non direttamente regolamentata dalla legge ma sviluppatasi nel corso del tempo attraverso le pratiche commerciali), consensuale e solitamente a titolo oneroso. Attraverso questo contratto, il licenziante concede al licenziatario il diritto di eseguire o accedere ad un prodotto per un periodo di tempo determinato o indeterminato e dietro pagamento di un “canone”. Diversamente dall’acquisto di altri beni, una licenza software definisce precise condizioni per l’utilizzo del prodotto acquistato, come l’idoneità al deployment (sviluppo), il trasferimento del software ad altri utenti e ogni altro aspetto compreso l’utilizzo, in alternativa alla versione acquistata, di una versione precedente (downgrade).
La caratteristica principale della licenza di tipo OEM è data dal fatto che il software viene concesso all’utente finale in quanto parte integrante di uno specifico PC, sul quale viene precedentemente installato. Il software perde così la sua identità, a differenza di quanto avviene con la diversa licenza Retail: in questo caso il programma rimane svincolato dalla macchina e venduto in una confezione completa di manuali, dischi driver e tutto il corredo che la casa produttrice mette a disposizione.
Il software, benché legittimamente acquistato, non può essere così trasferito su macchine differenti, anche se tutte di proprietà dell’acquirente della licenza. Le nuove direttive Microsoft stabiliscono ulteriori limiti anche in caso di upgrade della stessa macchina su cui è installato il software OEM. Unica eccezione a questa regola può rilevarsi nel caso in cui la sostituzione della motherboard avvenga a causa di aggiornamento o guasto. La sostituzione, tuttavia, dovrà avvenire in garanzia e certificata dunque dallo stesso OEM. La scheda, inoltre, dovrà essere sostituita con modello identico o quanto meno equivalente a quello difettoso. Dopo tale procedura, sarà necessaria la riattivazione, via telefono, della propria copia.
L’opinione dei giudici. La rigidità di Microsoft desterà sicuramente parecchi dubbi. Con una recente sentenza ad esempio (n. 145/05 del 31 marzo 2005 – www.interlex.it/testi/giurisprudenza/bz050331.htm), il Tribunale di Bolzano ha contestato in maniera molto decisa il valore vincolante delle licenze d’uso, nonché la compatibilità di questa forma contrattuale con alcuni principi di base delle leggi italiane.
Premesso che non esiste nel diritto italiano un obbligo di registrarsi presso il produttore del software o di conservare i documenti d’acquisto, secondo il giudicante sarebbe normale prassi del produttore cercare di costringere l’acquirente di un programma a registrarsi in svariati modi, facendo sì che il programma non funzioni se l’acquirente non si collega con il produttore per ricevere un codice di attivazione, offrendo servizi aggiuntivi (la garanzia), ma soprattutto facendo credere all’acquirente che egli ha degli obblighi contrattuali nati con l’acquisto del programma, anche se effettuato sugli scaffali di un self-service.
Secondo il tribunale bolzanese queste condizioni sono del tutto prive di valore in quanto chi va in un negozio e acquista una scatola con dentro un programma acquista incondizionatamente e senza limitazioni visto che, in quel momento, egli non conosce quanto sta scritto (magari in inglese) all’interno della scatola.
Tale principio può essere applicato anche in caso di software Oem, trattandosi, appunto, di elemento venduto unitamente alla macchina e privo, nella maggior parte dei casi, di qualunque supporto cartaceo.
Il Codice Civile stabilisce che le condizioni generali del contratto sono opponibili all’altro contraente se queste sono conosciute al momento della stipulazione nel contratto. Il giudicante bolzanese, molto argutamente, si chiede come possa l’acquirente conoscere tali condizioni se il venditore non gliele fa leggere e sottoscrivere prima di consegnare l’oggetto e di incassare il corrispettivo.
Tutti i tentativi di vincolare l’acquirente con comunicazioni successive all’acquisto sono “semplicemente ridicoli” (sempre testuali parole del giudicante) e le frasi “chi apre questa busta accetta le condizioni” “chi vuole usare il programma clicchi qui e accetti le condizioni” sono da considerare inesistenti per l’utente del programma.
Forti dubbi sorgono anche in relazione alle procedure di attivazione del software, in quanto nulla può obbligare l’acquirente a rivelare la propria identità. E’ pieno diritto dell’acquirente, inoltre, rinunziare alla garanzia. Quest’ultima deve essere data dal venditore senza eccezioni e, comunque, non può essere subordinata a comportamenti che l’acquirente non abbia espressamente accettato.
In conclusione, dunque, il “proclama” di Microsoft è tutto da verificare nel suo fondamento. In realtà, nessuno può stabilire con certezza se, sostituendo la scheda madre, si può ritenere cambiato l’intero computer. Per la verità, l'”identità” di un computer più che nella scheda madre, che è solo un complesso di circuiti di base, risiede nei suoi contenuti e quindi in quanto memorizzato sull’hard disk e sulle periferiche e prestazioni nel suo complesso. Identificare il pc con la scheda madre può essere un discorso di comodo, ma non si vede perchè un utente debba vedersi limitato il suo diritto di continuare a usare il sistema operativo se, ad esempio, la scheda madre originale si rompe e non è rimpiazzabile con un modello analogo, magari non più in commercio.
3 risposte su “la licenza OEM di Microsoft”
Al di là del costo, secondo me dipende da quello che ci devi fare con il computer. Io per esempio ho linux sui server, windows sui client dello studio e a casa Mac Os X.
<blockquote cite="Chiunque fosse al posto della Microsoft la penserebbe allo stesso modo. In alternativa installate linux e buon divertimento.
"> Scusami tanto , ma perchè dovrei installare linux quando ho pagato profumatamente un software come windows? e non venirmi a dire che te lo regalano insieme al pc, non è vero te lo fanno pagare! Per me è solo "camorra" fatta dalla micropsoft che ha il monopolio! per la cronaca ho un pc hp con la scheda madre guasta che ormai è fuori produzione e quindi ora sto usando un windows crakkato perchè o compravo una nuova licenza o non usavo il pc….questa non è camorra? o mafia? chiamatela come volete …
Invito a leggere:
http://www.microsoft.com/italy/licenze/soluzioni/…
http://w3.bsa.org/italia/about/
Il discorso, comprendente anche il diritto d'autore, alla fine è semplice: "noi" (non solo Microsoft vende software OEM ma anche altre Software House), noi facciamo il software e noi decidiamo a che condizioni venderlo. In teoria una licenza OEM non avrebbe nemmeno diritto alla garanzia (e all'aggiornamento software). Microsoft ed altre case "chiudono un occhio", ma la sostanza resta questa: Non rompeteci tanto le scatole, altrimenti le licenze OEM non ve le diamo più (e quindi fine dei giochi e "proclama" verificato). Chiunque fosse al posto della Microsoft la penserebbe allo stesso modo. In alternativa installate linux e buon divertimento.