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obbligo di registrazione per i blog

Il blog di Grillo si occupa oggi di un argomento molto preoccupante, un disegno di legge in base al quale tutti i blog dovrebbero essere registrati presso un’Autorità appositamente costituita e, a quanto pare, avere anche alle spalle un direttore responsabile, sceglibile all’interno dell’elenco dei pubblicisti, e una società editoriale.

Diciamo la verità, oggigiorno i giornali chi li legge più, tra coloro che sono internettianamente alfabetizzati? Per me stesso, ad esempio, il luogo spazio-temporale che fino a pochi anni fa era occupato dalla “sfogliata” del quotidiano è stato sostituito da tempo dall’apertura di google reader, noto feed reader grazie al quale consulto tutti i blog di interesse.

Oscar Wilde diceva che i giornali sono “illeggibili”, ma al suo tempo, e nel suo Paese, i giornali erano molto migliori di oggi. I giornali veri non esistono più da tempo, esistono delle vetrinette di notizie e opinioni spesso autoreferenziali al sistema politico. Basta guardare un telegiornale estero per rendersene conto: mentre i nostri immasticabili tigi aprono immancabilmente con la trafila dichiarazioni del papa e dichiarazioni dei politici di turno sull’ennesimo “non fatto” del giorno, i notiziari esteri parlano prima del mondo e poi del loro Paese, riferendo sempre fatti veri e documetati.

Nei giornali ci sono persone che non dicono quel che vale la pena di sapere perchè o non ne hanno voglia o ne avrebbero ma non possono per esigenze editoriali. Ce lo spiegò anni fa Bruno Vespa, inspiegabilmente uno dei più conosciuti “giornalisti” italiani, sempre in testa alle classifiche come autore di libri più venduti, quando candidamente ammise che nei giornali e nei telegiornali bisognava seguire le indicazioni dell’editore di riferimento, che nel suo caso erano, rispettivamente, il tg1 e la democrazia cristiana.

L’obbligo di avere un direttore responsabile, scelto dall’elenco dei pubblicisti, fu introdotto storicamente durante il fascismo e non poteva essere diversamente. E’ una grandissima ingiustizia, dal momento che per poter esprimere una opinione a nessuno può in nessuno Stato democratico essere richiesto di essere previamente iscritto ad un albo, ma in Italia nessuno è mai riuscito a togliere questo obbrobrio senza pari nemmeno in alcuni paesi dittatoriali, dove se dici qualcosa che nion va bene al governo magari dopo ti incaprettano ma intanto lo puoi stampare e diffondere senza paura di prendere una multa. Anni fa è stato fatto un referendum, che però è andato deserto, senza raggiungimento del quorum, un po’ per la nostra cronica mancanza di senso civico e un po’ per l’esagerato uso che, dello strumento, si è fatto negli ultimi anni, non per colpa di quelli che vi hanno fatto ricorso ma dell’immobilità del sistema politico.

Oggigiorno l’unica cosa che vale la pena di leggere sono i blog. Ci si lamenta che i giovani non leggono e non seguono certe tematiche, ma se i giovani devono leggere quotidiani come il Giornale, il Corriere della Sera, Repubblica o l’Unità, tanto per citarne alcuni, fanno benissimo a non leggere. E se devono interessarsi a certe problematiche guardando Porta a porta o Mentana, fanno altrettanto bene.

Sappiamo riconoscere il profumo della libertà quando lo sentiamo e quell’odore oggi ce l’hanno solo i blog, un disegno di legge come questo, concepito peraltro in un periodo in cui i governi dovrebbero avere ben altri problemi a cui pensare, e soprattutto in contesto in cui all’editoria vecchia e logora, quella di cui non frega niente a nessuno e che non leggono nemmeno coloro che ne sono incensati, lo Stato versa mensilmente milioni di euro di sussidi, è veramente vergognoso. Un disegno di legge che non giova a nessuno e provoca solo conseguenze dannose.

Giù le mani da internet, anche io vi invito a scrivere a Levi, come Beppe Grillo, per dirgli, se credete, tutto il male che pensate di questa proposta di legge.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

17 risposte su “obbligo di registrazione per i blog”

Sì infatti non è pertinente, avresti dovuto mandare una "domanda al blog", cosa che però adesso, in coincidenza con le ferie, è sospesa:
https://blog.solignani.it/uso-dei-commenti/

Puoi rimandare la tua domanda a settembre oppure richiedere una consulenza, che però è a pagamento:
https://blog.solignani.it/sospensione-delle-domand

Se non hai denaro, puoi chiedere di essere ammesso al beneficio del patrocinio a spese dello Stato, che però non vale per la consulenza, ma solo per fare attività giudiziale:
https://blog.solignani.it/gratuito-patrocinio/

Anche chi ha diritto al gratuito patrocinio, di solito, prima di partire in quarta raggranella i 50-100 euro per pagari una consulenza e avere le idee chiare sulla situazione, dopodichè nel caso presenta l'istanza e procede una volta ottenuto il beneficio.

non so se il mio intervento era pertinente e semmai mi scuso, sono assai poco pratico di questa modo di comunicare e piuttosto imbranato nel muovermi ed orientarmi, anche laddove mi si dice che trattasi di siti semplici ,intuitivi. Barcollo ma non mollo è troppo utile imparare come si fa, con la Vs cortese comprensione.Saluti Amlet

avrei delle problematiche da sottoporvi, ma non disponendo di denaro per farmi assistere da u legale , e non volendo aprire una guerra giudiziaria in famiglia desidero affrontare con qualche cognizione di causa i cointeressati. Un eredità indivisa terreni e fabbricati, rimane tale da circa trenta anni , a me non frutta una lira e per mia scelta non ne fruisco, essendo in disaccordo con i coeredi . Chiedo da sempre di mettere in vendita i beni per ricavarne la mia parte di denaro ma cozzo contro interessi contrari da parte della maggioranza dei coeredi i quali vorrebbero vendere ad un unico soggetto ad un prezzo simbolico, invece di incaricare una seria agenzia o fare annunci per incontrare la migliore offerta. Essendo in stato di necessità come potrei venirne fuori? La legge può aiutarmi? posso vendere la mia quota indivisa? Esistono possibili acquirenti tra finanziarie o altro di quote di proprietà indivise? ringrazio per la cortese risposta, Amlet

Amlet, hai ragione, è uno dei tanti aspetti del digital divide, che nel nostro paese non si fa nulla per eliminare, al di là di tanti proclami di facciata, sia sufficiente pensare che molte zone sono ancora sprovviste di adsl, mentre basterebbe un decreto del governo per imporre al monopolista di fatto di creare collegamenti per tutto il territorio nazionale e non solo per le zone che interessano a lui.

il blog è una gran cosa ma possibile che il dibattito debba essere relegato in una forma così selettiva , che lascia fuori milioni di persone, dividendo la popolazione in blogisti , ben informati e partecipi delle questioni importanti , ed anablogisti, condannati a cadere dalle nuvole quando si parla di questioni escluse dai palinsesti tv e radio? E' un pò triste anche se comodo da gestire e suggestivo più di un intensa e capillare campagna informativa da portare quotidianamente nelle tante piazze d'Italia.
Gesù aveva i suoi discepoli . Grillo dovrebbe crearseli e riempire così le piazze, ma non di comici, bensì dei politici di nuova generazione, quelli che parlano dei problemi della gente con la gente, quelli che parlano ascoltano e pensano con la loro testa, uniti sì ma solo per rompere i ponti con la politica mestierante.

@gattopazzo

Perchè scusa non immaginavi? Noi non abbiamo molti peli sulla lingua, ad esempio quando parliamo dell'indennizzo diretto non abbiamo problemi a definirlo una grande fregatura voluta da Governi, di destra e sinistra, in omaggio al lobbismo delle compagnie di assicurazioni. Solitamente usiamo toni contenuti, ma quando è il caso di dire le cose come stanno non ci tiriamo indietro, se possibile.

@nutella
Secondo me non serve a niente, non servono a niente questi escamotages, ne ho parlato in una intervista telefonica stamattina, appena la pubblicheranno, posterò qui il link. Se Beppe Grillo, comunque, si sposta all'estero, sarà sempre Beppe Grillo a pubblicare e se quella legge prevederà sanzioni gli si applicheranno tranquillamente in Italia così come quelle di qualsiasi altra legge, gli unici che potrebbero sfuggire potrebbero essere i blog anonimi, ma non è poi così facile anche tecnicamente restare sempre anonimi nella gestione di un blog.

@francesca.
Semplicemente grazie del tuo intervento, lo spero anche io sinceramente.

in rete non si riesce a capire, chi dice che è sufficiente spostare il blog su un server all'estero, chi dice che non serve, perché loro risalgono a chi blogga e se ha la residenza italiana ricade sotto le leggi ita.
voi che ne pensate?

http://it.youtube.com/watch?v=KbidLa2JbVA

Grillo non è stato il primo comico a fare quello che sta facendo lui…

E già che ci siamo, a chi lo accusa di apologia del fascismo io lo difendo con l’apologia di Socrate:
http://www.swif.uniba.it/lei/personali/pievatolo/

Sostituite la parola Ateniesi con la parola Italiani, il nome di Meleto con quello di Sgarbi, quello di Anito con quello di Mastella e vedrete che stiamo ripetendo cose già fatte e concetti già espressi.
Errare è umano, perdonare è divino, perseverare è diabolico, non ripetiamo lo stesso errore per l’ennesima volta e che cavolo.

Chi di spada ferisce, di penna perisce!

Albarello Marco

mi complimento.
avendo scritto sul mio blog, a proposito di questo disegno di legge, sono venuta a vedere se avevi scritto qualcosa sull'argomento, ma non immaginavo che ne avresti parlato con tale libertà di pensiero.
ora mi sento un po' in colpa, ma non credevo, insomma, che vi sareste esposti così ;).
ne sono felice.
grazie.

sottoscrivo il tuo post Tiziano. Spero che il disegno di legge venga ampiamente emendato in parlamento e che faccia la fine della legge sul'editoria di qualche anno fa.

Quanta paura della libera espressione!

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