Intanto, va sfatato il mito della specializzazione, pratica che, se male intesa, ti porta ad essere preparatissimo su una materia ma del tutto ignorante su tutte le altre, con la conseguenza che la tua preparazione rischia di essere insufficiente in molti casi, dal momento che le questioni, le vertenze e le cause davanti ai tribunali subiscono andamenti imprevisti: una causa partita come questione di dominio internet o marchio può diventare facilmente una vertenza di nullità del contratto. Per questi motivi, specialmente nei primi dieci anni di professione, è bene vedere e fare di tutto, senza disdegnare o declinare nulla: civile, penale, amministrativo e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente bisogna studiare, farsi affiancare quando lo studio non basta, impegnarsi ed essere leali nei confronti della parte assistita, ma in linea di principio non si deve mai rinunciare a nessuna pratica in nome di un malinteso concetto di specializzazione.
Dopo questo primo lungo periodo, si scoprirà di avere sviluppato inclinazione per, o di aver avuto maggiori occasioni di soffermarsi su, particolari materie e di padroneggiarle maggiormente di altre. Questa sarà la specializzazione, al massimo, che si può ragionevolmente e realisticamente conseguire.
Personalmente, non so se esista veramente la figura del cyberavvocato, cioè del legale che si occupa solo ed esclusivamente, o in maniera pressochè totale, di questioni legate ad internet, al software e al mondo dell’informatica. Io me ne occupo in maniera abbastanza frequente e soprattutto, quando mi capita, molto volentieri, essendoci anche la passione per il mondo binario, ma ad esempio anche una bella questione tradizionale, che so, di servitù tra immobili, con necessità di fare ricerche cartacee, trovare l’approccio e la strategia giusta al problema dopo aver confrontato diversi modelli interpretavi e soluzioni di inquadramento mi appassiona molto.
Generalmente, devo dire che mi attirano maggiormente i problemi più complessi, quelli che all’inizio della professione mi facevano venire il mal di testa e mi deprimevano e di cui ora vado quasi alla ricerca, come in un gioco fatto di sfide sempre più interessanti, e i cui protagonisti siano persone verso cui viene spontaneo provare un sentimento di simpatia inteso nel senso etimologico del termine, le persone che riesci a comprendere e a cui, tutto sommato, ti viene voglia di provare a dare una mano. Quindi la materia oggetto delle vertenze, nel mio modo di vedere le cose, per come si è sviluppato in questi primi anni di esperienza professionale, ha perso importanza. A volte mi accorgo di impiegare una dose considerevole di tempo ed energie a questioni magari banali, ma di cui è portatrice una persona che mi ingenerato la voglia di aiutarla, nella speranza – che spesso si traduce in risultato concreto, perchè lavorando poi i risultati arrivano – di superarne la linearità e trovarne un approccio più importante e “vincente” – se mi perdonate la bruttissima parola – nelle sedi in cui la questione è trattata.
Nella realtà, dunque, il cyberavvocato non esiste, perchè, nonostante il fatto che il mondo che ci circonda sia sempre più binario, noi siamo a restiamo analogici – ecco una cosa da ripetersi allo specchio ogni mattina – con le nostre simpatie e antipatie.
Rimane il problema degli utenti che, quando hanno un problema con, ad esempio, una connessione adsl, un software che non funziona, una perdita di dati hanno bisogno di poter parlare con un avvocato che non li guardi come se fossero appena sbarcati da Marte. Ma penso che si tratti di un fenomeno temporaneo, prima o poi le novità tecnologiche penetrano nella società, di cui in qualche modo fanno parte anche gli avvocati. I nostri maestri insegnavano che il buon giurista deve innanzitutto essere un ottimo conoscitore della società, perchè le regole del diritto promanano dal costume sociale e vanno applicate alle persone. Siccome Internet e la telematica sono la più grande rivoluzione dell’ultimo ventennio, nessun legale è oramai più legittimato a non sapere che cos’è una casella di posta elettronica, un sito web, un wordprocessor o un gestionale, strumenti che usano oramai tutti. Purtroppo, in Italia tutto va a rilento, anche l’aggiornamento dei professionisti, ma pian piano le cose penetreranno anche nei settori più conservatori e quindi tutti gli avvocati saranno “cyber” perchè sarà così la società…
12 risposte su “come si diventa cyberavvocato?”
Già. Per questo ho aderito a Netis e ne sono così soddisfatto da aver presentato altri amici-colleghi cagliaritani…
Saluti.
fm
@ ubuntista
Sulla tua previsione di sviluppo dei mondi virtuali non so dir nulla, sei tu l'esperto della materia per cui prendo atto di quel che dici, anche se ripeto che Second Life è a mio giudizio una bolla gonfiata dai media, ma SL non è sicuramente l'unico brandello di realtà virtuale e probabilmente ne usciranno anche altri.
Per quanto riguarda i problemi giuridici, a mio giudizio il timore di nuovi problemi è più infondato che reale.
In primo luogo, i mondi virtuali sono solo degli strumenti e, come tali, sono neutri in sè, nel senso che possono essere utilizzati in modo buono o cattivo a seconda dell'utente e dei suoi scopi.
Agli albori della diffusione di internet su larga scala, si diffuse il timore, del tutto idiota, che la rete avrebbe potuto diffondere il terrorismo, dal momento che vi si trovavano le istruzioni per fabbricare le bombe, o altre sciagure planetarie, come la pedofilia e la pornografia per le famiglie.
In realtà, in base alla legge italiana, internet è stata già usata, tramite il famoso espediente dei siti fantoccio, ad esempio per smascherare i pedofili e farli venie allo scoperto, così come probabilmente gli apparati esistenti presso i servizi di intelligence dei vari paesi consentono di intercettare le comunicazioni elettroniche delle organizzazioni terroristiche.
A nessuno sarebbe mai venuto in mente di criminalizzare il telefono, che è solo un altro grande strumento di comunicazione come internet, però i nostri pessimi giornalisti una decina d'anni fa si erano scagliati contro la rete.
Forse avverrà così anche per i mondi virtuali, in un primo momento verranno alternativamente glorificati e criminializzati, per poi arrivare a capire che sono solo uno strumento di cui uno fa quel che crede.
Per quanto riguarda i problemi, noi siamo portatori di una cultura giuridica ultramillenaria, che contiene al suo interno regole e metodi validi per affrontare problemi che non si potevano nemmeno immaginare quando erano state scritte le relative regole, perchè il diritto va naturalmente adattato all'evoluzione sociale. Tutti i problemi posti da internet sono stati risulti quasi sempre con l'applicazione di regole tradizionali, scritte quando internet ancora non esisteva: che differenza fa ad esempio se uno viene diffamato tramite un giornale o mediante un newsgroup? Per gli scopi del diritto, nessuna. Per questi motivi, grazie al lavoro intelligente e saggio degli interpreti, si darà probabilmente e senza grandi sforzi inquadramento anche ai nuovi problemi che saranno posti dai mondi virtuali, che assomiglieranno comunque a quelli già posti negli ultimi dieci anni da internet.
@ Luciana
grazie innanzitutto per i complimenti, per il resto è vero che ci sono anche molti avvocati giovani che assumono nei confronti dell'informatica lo stesso atteggiamento che molte donne matengono verso quello che c'è sotto il cofano della macchina, ma come dici sarà poi peggio per loro, riprendendo quello che dicevo io non è un buon giurista chi non conosce la società e della società oramai fanno parte i computer, perchè la rivoluzione informatica è in pieno fulgore e non si può assolutamente pretendere di capire che cos'è la società moderna senza sapere come funzionano i computer e internet, che ne hanno cambiato i media, la politica, vedi ad esempio il fenomeno dei blog, i rapporti sociali e umani e così via.
Oramai i computer non son più materia per pochi ragazzini secchioni e con i brufoli chiusi nelle loro stanze di studenti universitari… A me pare che questa realtà sia sotto gli occhi di tutti, voler far finta del contrario è solo comodità, snobismo, pigrizia o quel che preferite…
@ francesco
I termini del progetto di "one stop shop" vanno chiariti meglio, nel senso che oramai in mille modi sono stati dimostrati i difetti delle grandi organizzazioni, che sono e restano comunque impraticabili nella nostra tradizione di botteghe artigianali.
Devo anche aggiungere che le pur non spesse volte che mi sono trovato a dover lavorare con i famosi "grandi studi" non ho rilevato sostanziali differenze qualitative nel lavoro, anzi a volte ho visto anche un lavoro di scarsa qualità, segno inconfutabile del fatto che, almeno in questi ultimi casi, il grande papavero del grande studio aveva preso un praticante e fatto fare il lavoro a lui, cosa di cui siamo capaci tutti, naturalmente.
A mio giudizio, si può però costruire una squadra, che può essere anche distribuita sul territorio e articolata in tanti studi, ognuno con una propria indipendenza, ma in grado di collaborare efficacemente – e non solo a vacue parole – tra loro, il tutto organizzato e coordinato con intelligenza da un organismo centrale, che è poi quello che pian piano stiamo cercando di fare con netis…
Beh, credo che per Lorenzo ci siano tanti buoni consigli in questi commenti.
Per rispondere velocemente a Tiziano: mi permetto di sostenere che i mondi virtuali (Second Life o un suo equivalente) saranno diffusissimi in un prossimo futuro (3-4 anni al massimo); l'applicazione del diritto, però, potrebbe trovare nuovi ostacoli, nuove opportunità, nuove controversie.
Credo sinceramente che orientarsi ad una professione legale "informatica", riguardante argomenti legati al mondo dei bit, sia un ottimo futuro per chi, come il mio amico Lorenzo, è molto ben predisposto.
Un caro saluto a tutti 🙂
Hai ragione nel dire che anche per un cyber avvocato è necessaria la conoscenza delle dinamiche della società, oltre che naturalmente del diritto, ma ritengo che sia indispensabile anche una positiva predisposizione mentale al mondo binario e purtroppo vedo che ancora oggi molti colleghi, anche giovani, lo rifiutano. Credo che sia necessaria tanta buona volontà per addentrarsi in questo mondo che appare lontano e a volte ostico, ma che, a mio avviso, può in tante occasioni arricchire e semplificare il nostro lavoro. Ricordo ancora quando andai a proporre alla professoressa di diritto amministrativo l'argomento di quella che poi è stata la mia tesi di laurea, ovvero il documento amministrativo informatico e la firma digitale: sgranò gli occhi e mi fece una sonora risata in faccia e poi commentò "va bene se è interessata a questo argomento le do il mio benestare, ma non mi chieda aiuto perchè non so di cosa stia parlando" e così ho fatto, mi sono cimentata in un argomento a me nuovo, ma che mi ha tanto coinvolto e appassionato oltre ad aprirmi nuovi orizzonti. A parte queste mie personali considerazioni sicuramente, Tiziano, hai il grande merito di aver dato un bel contributo alla diffusione di questa cultura volta all'innovazione, creando un interessantissimo spazio di discussione che stimola, di certo, anche i più critici, i pigri e gli scettici.
Saluti, Luciana
Ciao.L'ho detto e lo ripeto:votiamo Solignani…Chi scrive è uno che – sebbene utente internet da tanti anni (ho avuto la prima email nel 1995, quando gli amici dicevano "eh? e che è?") – non può certo definirsi un "appassionato": ritengo che il pc e la rete siano come il frigo, il microonde, l'auto: eccellenti e pressochè indispensabili elettrodomestici, ma niente di più.A fine giornata, al Nintendo DS, preferisco gli scacchi del mio bravo PC (mi batte troppo spesso).
Sulla specializzazione non concordo (non del tutto almeno) con Tiziano: scusandomi per la presunzione – sono anche io un giovane (?) patrocinatore – sostengo che sia invece necessario, in via di principio almeno, cercare di focalizzare la propria attività su alcune materie.Non è possibile fare (bene) da soli civile, penale, amministrativo, almeno secondo la mia esperienza: sono "cresciuto" in uno studio in cui si faceva tutto e lo si faceva pure bene, ma il rapporto sforzo-risultati non era ottimale, con conseguente frustrazione di ogni emozione o entusiasmo. Certo è che – comunque – seguendo le vicende di un Cliente (sia esso persona fisica ovvero giuridica) non si possono ignorare gli istituti del nostro ordinamento, almeno il linea generale. E ritengo anche che sia necessario sapere se una data condotta, che ci viene chiesto di esaminare sotto il profilo civilistico, abbia anche dei risvolti penali e viceversa… Ma prendere tutto, secondo me, è controproducente. Prendere solo una cosa ("faccio solo locazioni!!!) è folle: il mio sogno (non smettiamo mai di sognare, mi raccomando) è un one-stop-shop legale, ma con i mezzi e le risorse umane che sono necessarie per una tale organizzazione.
Consiglio all'amico degli amici (eheh) di utilizzare sia civilit che netis: fantastici strumenti di lavoro, di interazione e di…cazzeggio (perchè no? non guasta mai…).
Un abbraccio e scusate le divagazioni 😉
fm
Perfetto, grazie ancora per la tua disponibilità.
Lorenzo Busti
Ciao Lorenzo e benvenuto.
Iscriviti a Civilit, siamo tutti avvocati appassionati di diritto e tecnologie e quando c'è qualche novità se ne discute quasi sempre.
http://groups.google.it/group/civilit?hl=it
Poi ci sarebbe anche il progetto Netis, se vuoi, dove si discute di singoli tool per avvocati tipo scanner, computer, etc.
Salve Tiziano (posso darti del tu ?),
sono Lorenzo "l'amico del tuo amico" 🙂
Ho iniziato solo di recente a seguire il tuo interessante blog grazie ad alcuni post di Simone "Ubuntista" Brunozzi e voglio farti innanzitutto i complimenti per la varietà e la validità dei tuoi articoli ed approfondimenti.
Come Simone accennava, tutto nasce dalla mia grande passione per il mondo del "binario" che vorrei coniugare alla mia professione un po' troppo "analogica" (per ora di patrocinatore legale ed in un futuro, spero non troppo lontano, di avvocato).
Come tu giustamente sottolinei, è fondamentale che ci si interessi alle più svariate materie anche per comprendere meglio quali siano le proprie attitudini; purtroppo, però, la pratica nel foro di Perugia (piccolo e poco dinamico) non mi ha permesso in questi anni di estendere la mia esperienza a campi diversi da quelli più classici.
Per questa ragione ho chiesto a Simone un consiglio su dove potessi procurarmi il materiale per approfondire una materia in continua evoluzione qual é il diritto relativo all'informatica, internet, software….ecc.
Questa domanda vorrei ora rigirarla a te. Puoi indicarmi dove, oltre che nel tuo ottimo blog, posso trovare notizie su giurisprudenza, convegni, seminari e corsi riguardanti le suddette materie ?
Grazie tante dell'attenzione e ancora complimenti per la qualità del tuo lavoro.
Lorenzo Busti
Grazie Simone sei sempre troppo buono.
Quanto ai mondi virtuali, OpenSim e OpenCroquet non li conosco, Second Life invece sì e mi pare molto una gran bolla gonfiata dai media.
Ancora prima di questo e di qualsiasi valutazione giuridica, penso comunque che un mondo virtuale sia interessante se ci puoi fare le cose che non puoi invece fare in quello reale, che ne so entrare e prendere 4 mogli, 6 amanti, andare a letto con tre donne al mattino e con due al pomeriggio, ghigliottinare un collega di lavoro antipatico, tagliare le balle al capo e così via…
Se invece il mondo virtuale diventa la proiezione o meglio ricostruzione il più fedele possibile di quello reale credo che non faccia per i miei gusti, anche se sicuramente ci saranno molte persone di opinione diversa. La direzione presa da Second life è proprio quest'ultima, con regole sempre più stringenti e sempre più analoghe a quelle valevoli per il mondo reale, d'altra parte anche gli universi virtuali sono popolati in fondo da persone reali, però dobbiamo scegliere se preferiamo il modello del "gioco", dove diventa lecito tutto o quasi, o quello "realistico" o di simulazione.
Personalmente, dopo essermi spaccato la testa tutto il giorno sui problemi del lavoro non sono mai riuscito non dico a divertirmi ma nemmeno a provare, ad esempio, il minimo interesse per giochi di simulazione tipo sim city o simili. Al massimo, dopo una giornata di lavoro gioco con una vecchia copia di space invaders sul Nintendo DS.
In questo secondo caso i problemi legali sono più o meno gli stessi del mondo tradizionale, nel momento in cui si è affacciato su internet, quindi diffamazione, tutela dei marchi, copyright, pornografia e così via.
E poi non faccio bene a parlare di te in toni lusinghieri?
Mi piacerebbe sapere anche cosa pensi dei "mondi virtuali" (tipo Second Life, OpenSim, OpenCroquet) e di come, in pochi anni, potrebbero (o meno) diventare "terreno" di battaglie legali.
Con simpatia,