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ritorno al passato: di nuovo tariffe minime e divieto di quota lite?

Il Senato, a quanto pare, ha approvato un progetto di legge che comporta l’abrogazione di buona parte delle riforme Bersani in materia di professioni, reintroduce le tariffe minime e il divieto del patto di quota lite o compenso parametrato ai risultati. La cosa, naturalmente, non è ancora definitiva in quanto il testo deve essere approvato anche dall’altro ramo del Parlamento, ma si può fare qualche riflessione.

Personalmente, come sanno tutti quelli che mi seguono, sono assolutamente contrario a questa vera e propria «restaurazione» del regime anteriore agli interventi di Bersani, in primo luogo perchè il ritorno al passato, quando una riforma ha messo  sia pur poche radici, è quasi sempre sbagliato e ogni restaurazione è solo una breve proroga del passato in attesa che il nuovo scoppi e venga alla luce. Se il nostro Paese reintrodurrà le tariffe minime e il divieto di quota lite, probabilmente tra qualche anno questi assetti verrebbero comunque mutati da qualche provvedimento dell’Unione Europea o della stessa Autorità per la concorrenza.

Le tariffe minime, ad ogni modo, non sono una garanzia per il ceto forense, dal momento che i clienti con grande potenza negoziale (banche, compagnie di assicurazioni, ecc.) da sempre se ne infischiano e impongono le proprie condizioni e i legali che vogliono lavorare con loro o si adeguano, e quindi violano la legge andando al di sotto delle tariffe minime, o rinunciano agli incarichi, tanto di avvocati disposti a compromessi di questo genere questo tipo di cliente ne trova un tanto al chilo sul mercato – mercato che, nonostante tutti gli interventi legislativi che si possono fare per regolamentarlo o addirittura sopprimerlo, conserva sempre una sua forza importante.

Per l’utente, la reintroduzione dei minimi comporterebbe necessariamente la perdita di quel tipo di tariffazione di tipo flat che anche noi ad esempio pratichiamo da anni con soddisfazione sia nostra come professionisti che dei nostri assistiti. Finalmente, grazie alla possibilità di tariffare in questo modo, il cliente poteva andare dall’avvocato chiedendo un preventivo e sapendo per filo e per segno che cosa andava a spendere – ciò che credo sia un diritto di qualsiasi utente che si rivolge ad un professionista.

Ci sono, poi, alcuni tipi di pratiche, da noi seguite in dozzine di casi, come l’equa riparazione, la responsabilità civile in generale e quella medica o da circolazione in particolare, che si prestano particolarmente bene ad essere tariffate con il compenso parametrato al risultato. Anche qui, se verrà reintrodotto il divieto di tariffare in questa maniera, molti utenti verranno privati della possibilità di far valere i loro diritti, perchè di fronte al rischio di dover pagare ad un legale un compenso calcolato secondo le tariffe, e quindi molto alto e indipendente dal risultato, rinunceranno ad agire. Per questo, la regolamentazione dei compensi dei professionisti che si occupano dell’amministrazione della giustizia riveste un ruolo fondamentale anche nella tutela dei consumatori e degli utenti. Questi ultimi, privati degli strumenti più moderni ed elastici, ne usciranno sicuramente scornacchiati, mentre i grandi potentati privati potranno continuare a fare come gli pare.

Questo stesso blog, nato da qualche anno, si ispira e trae linfa vitale dalle regole di liberalizzazione introdotte con le riforme Bersani: chi frequenta le nostre pagine, sa che abbiamo sempre proposto nuovi modi di tariffazione, in molti casi più vantaggiosi o almeno chiari per gli utenti, sfruttando il più possibile gli spazi aperti dalla liberalizzazione. Se passerà la «restaurazione», dovremo, anche se magari solo per pochi anni, rivedere tutte le nostre politiche di studio, con conseguente confusione a livello gestionale interna ma anche di comunicazione con i clienti, che rischiano di non capire più per quale motivo prima si propugna come conveniente un certo tipo di tariffazione e poi si smette di offrirla. C’è da dire che noi saremo uno dei pochi studi ad avere questo problema, dal momento che la pressochè totalità degli altri professionisti è rimasta sostanzialmente inerte e non ha ancora cambiato le sue modalità di proporsi al pubblico, in alcuni casi per effetto di una scelta precisa ma spesso semplicemente per incapacità di vedere le possibilità di cambiamento.

La mia idea è che la maggioranza politica attuale voglia dare un contentino alla classe forense, nella quale vorrebber rispecchiarsi e dalla quale crederebbe di ricavare il proprio bacino elettorale, anche andando contro le tendenze attuali della nostra società, anche in chiave europea, che sono quelle della liberalizzazione e della deregulation, in tutti i casi in cui è possibile. A mio giudizio, ha sbagliato la classe forense a chiedere questo ritorno al passato ed ha sbagliato la maggioranza a concederglielo. Sono altre le riforme di cui avrebbe bisogno l’avvocatura, riforme che guardano al futuro e non che pescano nel barile di un passato che oramai non tornerà più, per tanti ed evidenti motivi, mentre un governo che va all’indietro  e si mette contro le tendenze sia sociali interne che internazionali non opera mai bene, perchè deve essere il promotore dell’innovazione, deve portarci avanti, verso qualcosa di migliore e comunque di nuovo.

Molti colleghi sono infastiditi quando espongo queste mie idee, ma io sono solo un progressista, una persona che si mette dalla parte dell’utente, perchè capisce che la sua esperienza non si esaurisce nell’essere un professionista ma che spesso anche a lui capita di essere utente di un altro professionista e anche di un altro avvocato; io rispetto, sinceramente e profondamente, tutti coloro che la pensano all’opposto e che vedono la reintroduzione delle tariffe minime e del divieto di quota lite come una benedizione sia per la classe forense che per gli utenti, semplicemente non sono d’accordo, ma è l’espressione di un modo di concepire la professione, che definirei più conservatore, del tutto legittimo, così come credo sia legittimo il mio, che guarda a valori diversi. Troppo spesso, tra avvocati, si tende a ritenere scorretto chi la pensa diversamente e si tende ad essere convinti di avere in tasca le ricette vere per il risanamento della categoria, credo che chi si comporta in questo modo sia solo un presuntuoso, ci sono mille modi possibili – e per fortuna – di fare la professione e ognuno ha diritto di interpretarla come gli pare.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

10 risposte su “ritorno al passato: di nuovo tariffe minime e divieto di quota lite?”

Sono capitata per caso su questo blog, molto interessante!

Ma la riforma che ri-abolisce il patto di quota lite, è passata anche alla Camera, ed è diventata legge, o è ancora in discussione?

In merito al punto finale del mio intervento sarebbe assolutamente necessario un intervento delle organizzazioni rappresentative degi Avvocati -peraltro, noto, gestiti sempre dagli stessi senza ricambio, il che non mi piace- perchè la legge, per il profilo delle spese, giudiziali, sia assolutamente omologa per tutti; ho verificato abnormi liquidazioni di spese al di fuori del rispetto delle tariffe 'all'insù. Richiamo l'attenzione dei legali sul fatto che si è fatta larga una aberrante convincimento nei magistrati per cui chi ricorre alla giustizia è un disturbatore. E' ben vero che il peso del contenzioso è tale che il legislatore , nella sua ottusità e menefreghismo, invece che responsabilizzare il magistrato a motivare correttamente una decisione lo ha spinto a sintetizzarla sicchè non capisce nemmeno perchè è stato dato torto a una parte piuttoosto che ad un'altra. il cittadino invece ha il diritto di avere una sentenza secondo la legge, ovviamente, con adeguata motivazione ma coniugata dalla ragionevolezza e guidata dal buon senso. il Giudice ha la funzione di dirimere le controversie, non buttare benzina sulla lite con decisioni sciagurate, insensate, immotivate, e sgangherate. Ma perchè la Cassazione è oberata di oltre 30.000 ricorsi all'anno, se non dal fatto che nel 90% dei casi una delle parti non accetta la decisione sfavorevole.. E chiedetevi perchè: perchè è (ritenuta) ingiusta. Un sistema democratico ed articolato e condiviso, lo è vieppiù se le sentenze sfavorevoli sono accettate da chi perde. In realtà il sistema è precipitato in un baratro di inefficienza ed ingiustizia. Il Giudice è stato ridotto a un oparaio tipo Chaplin: timbra e timbra e timbra, in certi casi solo apparentemente in modo ossessivo perchè molti ne approfittano per lavorare (poco e) male, nascondendosi dietro all'alibi del sistema sfasciato: ed allora assistiamo a comportamenti espressioni di arroganza e consapevolezza di impunità che rischiano di essere persecutori nei confronti sopratutto dell'attore,Grazie per l'attenzione.
Giunio Massa

Rispetto le istituzioni forensi, ma non me ne sento rappresentato. Aver fatto del lobbismo per ottenere di nuovo le tariffe minime è la cosa più lontana dalla mia cultura e dalla mia nozione di utile e opportuno per la categoria forense in questo periodo storico che ci possa essere. Quindi, dalle cosiddette istitutizioni, che ripeto rispetto sinceramente e non solo per un ossequio formale, perchè ritengo che abbiano ancor oggi una importante funzione, che sempre avranno, non mi aspetto niente di buono per me, per come interpreto e faccio la professione io e per il tipo di avvocato che sono io, molto più progressista e a favore delle liberalizzazioni (non indiscriminate) che conservatore e affezionato alla tradizione. Ma mi rendo conto che la maggioranza dei colleghi vede le cose in modo diverso, del tutto legittimamente.


cordialmente,

tiziano solignani, da iMac /tiziano-solignani/

~ il mio libro: /libri/guida-alla-separazione-e-al-divorzio/

Contrariamente alla maggioranza degl Avvocati, compresi i nostri rappresentanti OUA, sono contrario alla controriforma. Poter stipulare un patto quota lite consente ai 'poveri' di poter promuovere causa sicure con poca spesa; visti gli altissimi costi attuali. I contrari sono proprio i legali delle Banche ed assicurazioni che sino a qualche hanno fa hanno percepito redditi elevatissimi: sappiamo bene che tali incarichi erano affidati o per raccomandazione 'famigliare' o politica o per iscrizione alla massoneria. Ho visto parcelle per esecuzioni mobiliari ed immobiliari di importi elevatissimi; colleghi che hanno operato in regime di monopolio percependo redditi dai 500milioni in su…-trasformateli pure in €-. operavano in assoluto monopolio colle pratiche che gli piovevano dall'alto senza nessun merito – e purtroppo questo avviene anche per gli incarichi fallimentari…..-. Ora i loro redditi -data la violenta crisi finanziaria delle Banche ed assicurazioni letteralmente depauperate dagli invesitimenti speculativi sciagurati- sono ridotti a un decimo. Dopo decenni di vacche grasse questi mestieranti fanno i conti colla libera concorrenza e….non sanno adattarsi: mi sono pure chiesto se le parcelle liquidate dal giudice vanno poi ai difensori o ai clienti. La risposta è stata: ai clienti. In altri termini: se una Banca o una assicurazione conviene 300 € a pratica se poi il Giudice ne liquida 10.000 la differenza di 9.700 va …al cliente non all'Avvocato. Se è vero lo trovo uno scandalo senza precedenti: qui dovrebbe intervenire l'OUA. Altro argomento di discussione sarebbe lo scandalo della liquidazione e/o compensazione delle spese che viene manipolata ad personam dai giudici; ne parliamo un po'???? A me quando vinco compensano le spese o ne liquidano nella misura di 1/3 rispetto alle entità di quando perdo .-causa ovviamente del tutto omologhe-. Che si fa?

Esatto, è proprio quello che penso io, non a caso la quota lite è diffusa in paesi come gli USA che in fatto di tutela dei consumatori sono molto più avanti di noi, anche se per altri versi non sono certo un modello di civiltà. Non tutti sanno, peraltro, che la quota lite negli USA è disciplinata piuttosto dettagliatamente, anche dai codici deontologici dei vari Stati, mentre da noi al momento attuale è praticabile con molta più larghezza di quanto non avvenga nei paesi anglosassoni. Per questo, più che eliminarla, sarebbe stato opportuno disciplinarla, ad esempio escludendone la praticabilità nelle materie di famiglia (ti pago solo se mi affidano il figlio: aberrante, ma in Italia si potrebbe fare, in USA è vietatissimo) e nelle altre di tipo indisponibile.

Grazie per il tuo intervento, staremo a vedere cosa farà il Parlamento anche se, con gli avvenimenti politici di oggi, le elezioni anticipate sono diventate più probabili di quanto non lo fossero prima.


cordialmente,

tiziano solignani, da iMac /tiziano-solignani/

~ il mio libro: /libri/guida-alla-separazione-e-al-divorzio/

In sintesi, trovo giusti i minimi di tariffa, per evitare il gioco al massacro in cui solo i più deboli ci rimettono, non i grossi studi (che magari schiavizzano praticanti e giovani di studio in batteria, o addirittura appaltano i lavori a giovani colleghi a tariffe forfetarie da miseria; quanto ai preventivi, nulla vieta di farli anche rispettando i minimi di tariffa, con un po' di buona volontà; quanto al patto di quota lite, sappiamo di alcuni colleghi che ne approfittano per indurre i clienti a far cause "azzardate" con la promessa di non pagar spese in anticipo, ma poi a causa persa quando il cliente deve pagar comunque le spese della controparte, son dolori (se invece nel "patto" prometti al cliente che in caso di condanna alle spese dell'avversario vincitore le paghi tu… beh, ammetterai che la cosa diventa un gioco d'azzardo che il professionista serio dovrebbe evitare). Per evitare a clienti recalcitranti l'anticipo di spese e onorari, esiste già la distrazione delle spese (le anticipa il professionista, e le ripete alla fine della causa direttamente dalla controparte soccombente, ovvero dal proprio se la causa è persa). Ma è solo la mia opinione, e come sempre rispetto anche le opinioni che non condivido.

Capisco. Personalmente, pratico la quota lite e la tariffa tipo «flat», ma mai in nessun caso anticipo spese per conto del cliente. Le spese vive sono *sempre* a carico del cliente, anche nella quota lite, che non è mai secca, nel mio caso, ma prevede, oltre all'obbligo di pagare le spese in proprio, spesso anche un versamento unico iniziale all'inizio della posizione.

Per quanto riguarda le spese cui si può venire condannati, a mio giudizio è preciso dovere del legale avvertire il cliente che il patto di quota lite riguarda solo ed esclusivamente la disciplina dei rapporti con il proprio legale, ma non elimina il rischio di una condanna a favore dell'avversario. Questo è un punto che ho sviluppato anche espressamente nel mio libro /libri/guida-alla-separazione-e-al-divorzio/. Concordo, poi, con te che il legale che si assumesse il rischio anche di pagare le spese avversarie violerebbe il principio di decoro e forse anche altre cose :-).

Comunque, praticando queste forme tariffarie da un po' di anni, mi sono convinto che queste tariffazioni alternative non sono assolutamente indecoroso o svantaggiose per il legale in sè, perchè possono essere disciplinate in vario modo. Ad esempio, ad oggi la mia tariffa flat annuale è 1500 euro, con questo non penso assolutamente di svendermi, anzi, ci sono colleghi che lavorano molto più al ribasso di me. La stessa quota lite, così come l'ho rifinita, con spese a carico comunque del cliente e spesso un veramente iniziale, credo sia pienamente compatibile con una buona immagine che il legale deve dare di sè stesso e della propria categoria. In sintesi, penso che si possa essere soddisfatti noi facendo contenti anche gli utenti.

Per quanto riguarda i preventivi con le tariffe, non sono del tutto d'accordo. Innanzitutto, fare un preventivo diventa un lavoro molto lungo e non compatibile con l'esigenza di fare il lavoro ordinario di studio. Poi, se le tariffe sono obbligatorie, ci sono troppe variabili che possono intervenire e far cambiare il totale preventivato (parliamo di lavori che durano anche otto, dieci anni, anche forse di più), con il risultato finale che l'utente non sa mai quanto viene a spendere, anche perchè le tariffe possono cambiare dopo qualche anno e le nuove attività vanno tariffate ai nuovi minimi. Questo mentre invece con la mia flat io metto una tariffa annuale a forfait e l'unico aggiornamento è l'adeguamento ISTAT (anche questo doveroso, visto che il rapporto professionale può durare così tanto).

La nostra categoria invece di esplorare le nuove possibilità offertegli dalla liberalizzazione, cosa che negli USA invece fanno da anni, ha preferito nutrire nostalgia per la tradizione, tanto che si può dire che il conservatorismo è nel nostro DNA di classe, sino a chiedere e pretendere un vero e proprio ritorno al passato, quando invece si poteva fare benissimo andando avanti e non indietro… Come dici tu, con rispetto reciproco delle diverse opinioni che poi forse a ben guardare non hanno a sostegno delle esigenze così diverse tra loro.

La mi pragmatica opinione è che con questo passaggio:

"di fronte al rischio di dover pagare ad un legale un compenso calcolato secondo le tariffe, e quindi molto alto e indipendente dal risultato, rinunceranno ad agire"

tu abbia messo il dito nella piaga 🙁

Ma certo. E questo vale anche per noi avvocati che, ad esempio, andando da un geometra o un architetto per farci fare un progetto per una casa o una ristrutturazione preferiremmo di gran lunga avere un forfait calcolato globalmente, così possiamo programmare le nostre spese.

Come si fa, invece, a chiedere ad un utente della giustizia di iniziare una cosa, come una causa civile, che rischia di durare anche otto anni e che non sa nemmeno quanto gli verrà a costare? In questo modo, praticamente faranno le cause solo ed esclusivamente quelli che sono costrette a farle, perchè ad esempio sono convenuti o perchè non hanno alcuna altra alternativa, anche se sarei pronto a scommettere che le «alternative» più o meno legali a questo punto si moltiplicheranno ancora di più. Questo è quello che succede quando si negano le istanze che vengono dalla società, ma anche come dici tu dal semplice pragmatismo.

Siccome in Italia riusciamo sempre a fare pasticci e a togliere anche le poche riforme buone fatte, speriamo nell'Unione europea. Di certo, non mi sento per nulla rappresentato dalle istituzioni forensi che hanno voluto questa vera e propria contro-riforma.


cordialmente,

tiziano solignani, da iMac /tiziano-solignani/

~ il mio libro: /libri/guida-alla-separazione-e-al-divorzio/

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