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per il Tribunale di Modena in caso di cambiamento di sesso va dichiarato d’ufficio il divorzio

il collega Juri Rudi mi segnala una interessante pronuncia del Tribunale di Modena, secondo cui nel corso del procedimento per la rettifica dell’attribuzione di sesso il Tribunale potrebbe, anche in assenza di una esplicita richiesta da parte del ricorrente, dichiarare d’ufficio lo scioglimento del matrimonio.

Per gli argomenti già sviluppati nei precedenti interventi, non sono assolutamente d’accordo con questa conclusione, alla quale, peraltro, il provvedimento in esame non dedica alcuna argomentazione limitandosi a richiamarla pressochè apoditticamente nelle premesse del provvedimento.

Vale la pena riportare il contenuto di un intervento di Cesare Rimini apparso sulla Stampa al riguardo, con riferimento al caso Bernaroli, ma con principi che si applicano anche in questo:

Il cambio di sesso non scioglie le nozze 
CARLO RIMINI 
Lui diventa «lei» dopo il matrimonio e un giudice scioglie le nozze. Il «divorzio» è stato deciso da 
una sentenza della Corte d’appello di Bologna, che ha reciso il legame diventato «omosex» tra 
Alessandra Bernaroli e la moglie. 
La legge sul divorzio è chiara: l’art. 3, n. 2, lett. g) della legge 898/’70, modificata con la riforma 
del 1987, afferma espressamente che il divorzio «può essere domandato da uno dei coniugi...quando 
è passata in giudicato la sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso». «Può essere 
domandato» e non «deve essere pronunciato». Dunque, se dopo il matrimonio uno degli sposi ha 
cambiato sesso, il divorzio può essere chiesto dai coniugi o da uno di loro - senza aspettare che 
passino i tre anni di separazione - se loro stessi ritengono che questa vicenda abbia fatto venire 
meno la comunione di vita. Ma il cambiamento di sesso non porta automaticamente allo 
scioglimento del matrimonio e non autorizza il giudice a sciogliere il matrimonio contro la volontà 
di entrambi i coniugi. 
Questa norma è stata introdotta nella legge sul divorzio nel 1987, proprio per risolvere un dubbio 
interpretativo che si era posto nell’interpretazione della legge del 1982 sul cambiamento di sesso. Il 
nostro ordinamento quindi, pur prevedendo che la differenza di sesso sia un requisito indispensabile 
per la celebrazione del matrimonio, non impedisce a due coniugi di continuare a rimanere sposati 
nonostante la modificazione dei caratteri sessuali di uno di essi dopo la celebrazione del matrimonio. 
La scelta del legislatore ha un fondamento razionale forte: tutelare la libertà dei coniugi che hanno 
già costituito una famiglia nella quale si può ipotizzare siano nati figli di scegliere di tenerla unita 
nonostante le vicende relative ai caratteri sessuali di uno di loro. Non è irragionevole che il 
legislatore, pur vietando il matrimonio omosessuale, consenta di non sciogliere il matrimonio fra 
due persone che hanno acquisito dopo la celebrazione lo stesso sesso: nel secondo caso infatti la 
legge ha considerato prevalente sulle considerazioni che ancora oggi in Italia portano a ritenere 
intollerabile il matrimonio omosessuale - l’esigenza di non costringere una famiglia unita a subire 
un divorzio non voluto. (Tratto da La Stampa del 17 giugno 2011)
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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

2 risposte su “per il Tribunale di Modena in caso di cambiamento di sesso va dichiarato d’ufficio il divorzio”

Se ho ben capito, nessuno dei due coniugi ha proposto richiesta di "divorzio". Sono esterrefatta. E' (quasi) lo stesso collegio che ha deciso in primo grado il mio caso.
Evidentemente vogliono evitare il ripetersi di situazioni simili alla mia.
Questo dimostra, a mio avviso, poca apertura mentale e forse troppo conservatorismo.
Ormai siamo in tanti a dire che la legge andrebbe applicata e non aggirata, ma evidentemente certi pregiudizi annebbiano la trasparenza di giudizio.

Alessandra Bernaroli

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