L’ho appena finito. Devo ancora una volta ammettere che Grisham è un narratore davvero potente, che partendo dal legal thriller riesce ad affrontare tematiche individuali e sociali molto più ampie, con un godibile, cinico realismo che rende i suoi racconti e i suoi punti di vista sempre piacevoli.
La traduzione del titolo è, come spesso accade, almeno parzialmente sbagliata. L’originale «rough lawyer» non significa esattamente «avvocato canaglia», espressione che in Italiano ha una connotazione negativa e una semantica da vecchio west degli Stati Uniti completamente assenti nell’originale, ma avvocato alla buona, rozzo, dozzinale. E infatti Sebastian Rudd il protagonista non è affatto una canaglia, ma solo uno che non rinuncia, come tanti, come quasi tutti, al suo personale punto di vista sulla giustizia, ma che proprio per quello non ne farebbe mai a meno del tutto.
Sbrogliando i fili della trama, Grisham regala, per lo più incidentalmente, come fa di solito, tanto da costituire ormai una connotazione del suo stile, alcune piccole – grandi chicche, come ad esempio queste che ho avuto occasione di condividere nei giorni scorsi, quando ancora stavo leggendo il testo, sui social network:
- «La strada della giustizia è disseminata di ostacoli e mine, molti dei quali piazzati dagli stessi uomini e donne che affermano di voler perseguire la giustizia.»
- «Vogliamo davvero processi equi? No, non li vogliamo. Vogliamo giustizia, e in fretta. E giustizia è qualsiasi cosa riteniamo lo sia in base a un criterio individuato caso per caso.»
- «Mi batto con tutte le forze per i miei clienti e sono disposto a infrangere quasi tutte le leggi per tutelarli, ma mantengo sempre le distanze.»
- A proposito dei processi: «Come in qualsiasi guerra, la verità è la prima vittima.»
I temi affrontati in realtà sono diversi, lungo il percorso del protagonista, corrispondenti o no ad altrettanti processi che deve affrontare per conto di suoi clienti. Il libro è diviso in sei parti, ognuna ulteriormente suddivisa in snelli paragrafi: Grisham conosce le capacità intellettuali del lettore medio, ma anche la scarsa disponibilità di attenzione a fine giornata, e ha reso tutto semplice, estremamente scorrevole, ciò che non fa altro che rendere il libro ancora più accattivante e in grado di «legarsi» al lettore.
Come al solito, consiglio la versione ebook, più comoda per chi, come me, legge nei ritagli di tempo. Personalmente, ho letto con iPhone e iPad, usando Marvin come software di lettura, in formato ePub, appunto nelle pause, nei momenti di libertà, tanto che se avessi avuto un cartaceo probabilmente non avrei ancora terminato il libro. Chiaramente, consiglio come sempre a chi conosce la lingua di procurarsi la versione originale, io l’ho letto in Italiano, a differenza di Rainmaker che ho letto solo in lingua originale. L’Inglese di Grisham è molto semplice, frasi brevi, ordinate, pulite e, di conseguenza, chiare, anche per chi ha un livello di Inglese medio.
Un libro che sicuramente dovrebbero leggere, e troverebbero piacevole e divertente, tutti gli avvocati, ma anche certamente per il grande pubblico, per tutti gli altri.
8 risposte su “Avvocato canaglia: un altro gran lavoro di Grisham.”
In realtà il titolo del libro è stato tradotto bene, perchè il titolo originale non è “ROUGH lawyer”, bensì “ROGUE lawyer”. In questo caso dunque un avvocato di dubbia integrità.
Hai ragione Lilli, grazie. Il significato è diverso da quello che avevo inteso io, equivocando sull’originale, tuttavia secondo me è sempre diverso da quello reso col termine «canaglia». Il valore semantico è quello che allude ad un avvocato che non esita a prendere scorciatoie e a fare la «cosa giusta» anche se sconsiderando i metodi, più che alla canaglia vera e propria, che è un egoista puro. Questa lettura si sposa anche con il carattere del protagonista del romanzo, che in effetti rinuncia a molte cose per sé pur di tentare di ottenere qualcosa per i propri clienti. Ora, come si sarebbe potuto tradurre efficacemente questo in Italiano proprio non riesco ad immaginarlo, ma il concetto mi è chiaro. È un tipo di avvocato che molti vorrebbero avere, in fondo, mentre nessuno vorrebbe una canaglia.
Ho capito, un avvocato un pò macchiavellico dunque. Penso che nella traduzione del titolo entrino in gioco fattori culturali: se quell’avvocato è un filibustiere, disonesto per un americano, noi smorziamo un pò i toni, nel senso che avrà pure violato qualche regola ma l’ha fatto solo nell’interesse del cliente e non per suo tornaconto personale (da qui il “rogue”).
Brava Lilli, la definizione è sicuramente quella migliore per il concetto, «avvocato machiavellico», per il quale il fine giustifica sempre o quasi i mezzi. Ovviamente, editorialmente parlando non si sarebbe mai potuto mettere un titolo del genere, anche perché molta gente non l’avrebbe proprio capito. Poi è vero anche quello che dici in seguito, per noi un filibustiere, se agisce a fin di bene, è in fondo una persona onesta, gli statunitensi sono meno sintonizzati con noi su questo. Forse avrebbero dovuto per assurdo tradurlo con «Avvocato con le palle», è l’espressione che più si avvicina al concetto da noi, un avvocato che viola le regole ma per fare il più possibile il bene dei propri assistiti. Che poi è tutto un equivoco, ma nell’opinione comune…
Mi viene in mente l’avvocato che ha accettato, alle 17.30 di sera, di darmi un chance e poi assumere l’incarico per l’udienza conclusiva che si sarebbe tenuta il giorno dopo alle 9.
Il precedente mi aveva mollato 10gg prima perché non accettavo la sua proposta per chiusura tombale che prevedeva 2 mensilità in più e pagamento rateizzato per evitare successiva causa per differenza retributiva per altre 8 mensilità.
Il primo avvocato lo avevo lasciato io per non aver evidenziato la ritorsività, cosa che, senza alcun input, ha rilevato l’ultimo che, tra l’altro, non si occupa neanche specificatamente di cause di lavoro.
Ebbene, sono stati 10 gli avvocati dello stesso foro consultati.
A nulla è servito dire che il risultato era predeterminato e che in un ora avrei allineato le conoscenze utili e che dotavo di 1 pagina di riassunto con i punti da sostenere quasi a pappagallo.
Le scuse erano varie:”…codice deontologico….problemi psicologici….serietà…impregni precedenti…”, ma la verità stava nell’unica frase comune:”Sa, ci vediamo tutti i giorni in tribunale”, in altre parole:”Non faccio uno sgarro ad un collega”. Tutti suggeriavno di farla rimandare, quando io, nella mia limitata cognizione, sapevo benissimo che il giudice l’avrebbe chiusa.
Ebbene, appena fuori provincia ho trovato un giovane avvocato che non solo si è interessato, ma ha anche delegato al collega l’appuntamento del giorno dopo e mi ha assistito nella chiusura della causa che ha comportato il riconoscimento da parte del giudice della pretestuosità del motivo e il conseguente risarcimento per il massimo previsto di legge che superava il valore della transazione tombale.
Avevo intuito benissimo che il mio precedente avvocato e quello di controparte avevano sabotato il precedente incontro con il Giudice, per evitare la sentenza che mi avrebbe consentito di far valere la mia posizione presso l’assicurazione del primo, per non aver ascoltato le mie richieste, che avevo anche messo per iscritto e a cui lui aveva risposto:”…è tutto predisposto per come lei ha espresso…”.
Non si capisce quasi niente e inoltre non c’entra nulla col libro di Grisham…
Nel senso che se fosse stato per i 10 avvocati, oggi non avrei alcuna fiducia nella giustizia.
Ma grazie alla differenza fatta “dalla persona” di uno che, vuoi per giovinezza, vuoi perchè usa semplicemente obiettività, vuoi perchè si è occupato di evidenziare la verità, di capire, di comprendere, prima di rispettare i giochi del foro e dell’Ordine, il risultato è stato diverso.
Mah…