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Figli: non smettere mai di parlarci. 

Parlate con i vostri figli, qualsiasi cosa diciate loro, anche boiate o cose completamente di fantasia, ma parlate spesso, più volte al giorno, con loro. Se vi fanno domande, anche assurde, non vi lasciate scappare l’occasione. 

Frank McCourt aveva un padre piuttosto disfunzionale: alcolista, si beveva tutti i soldi al pub, non sempre era a casa. 

Eppure parlava tutti i giorni col figlio, che ascoltava a bocca aperta le storie tradizionali irlandesi che uscivano mezze sbiascicate dalla bocca di quel padre sempre alticcio. 

È stato grazie a quel padre, dal quale oggi sarebbe stato tolto a cura dei servizi sociali, che McCourt è diventato uno scrittore e ha composto il capolavoro «Le ceneri di Angela». 

Quando parlate ai vostri figli, che sia per spiegare una cosa, raccontare una storia, condividere una fantasia, infilare qualche parola leggera, gli date un nutrimento sottile e prezioso, la vostra attenzione, che per loro è fondamentale, molto più della scuola, delle attività e degli altri modi che hanno di trascorrere la giornata. 

Ricordate: il tempo di qualità è una grossa cazzata, è la loser medal, il contentino dei genitori purtroppo separati. 

La realtà è che invece i nostri figli hanno bisogno, al l’esatto opposto, di tutto il tempo e tutta l’attenzione (non vale sedersi insieme sul divano tu col cellulare e lui con l’iPad!) che siamo in grado di dar loro, e più gliene daremo e meglio sarà. 

È solo nutrendoli tutti i giorni con la nostra attenzione e le nostre parole di rassicurazione per le cose belle che avranno fatto che gli faremo capire e sentire che sono amati, che gli daremo dei punti di riferimento che sono indispensabili perché noi genitori si sia poi in grado di dar loro quei limiti e quelle regole che sono per i figli necessari come il cibo e l’acqua. 

Un genitore non deve mai contrattare con un figlio, deve semplicemente dirgli quel che deve, può o non può fare. Il genitore che negozia è quello che lo ha lasciato tutto il pomeriggio davanti alla TV. 

Il genitore che invece è stato con lui due ore a parlare e raccontare non ha bisogno di implorare niente, gli basta dire quel che deve fare e il figlio lo seguirà perché tramite la affabulazione avrà sentito il suo amore, la sua presenza e la sua autorevolezza insieme. 

Einstein diceva che se volete figli intelligenti dovete raccontare loro delle storie, se li volete più intelligenti dovete narrar loro ancora più storie. 

Oggigiorno è facilissimo rompere il filo dell’affabulazione tra i genitori e i figli, immersi in potenti strumenti di distrazione di massa (distrarsi non è sempre positivo, anche questo va capito!). 

Io invece vi dico di custodirlo come il tesoro prezioso che è, di curare che non si interrompa come qualsiasi altra fornitura da cui dipendano le vostre vite. 

Evviva noi.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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