Cosa fare in caso di problemi col partner.
Recentemente, durante una delle mie sedute di counseling con una persona, con cui stavamo trattando un problema di relazioni o di coppia, che sono la maggior parte dei problemi che si trattano nella pratica quotidiana, dal momento che sono le cause più diffuse di disagio e di malessere spirituale delle persone, mi è venuto in mente, all’improvviso e senza che ne sapessi il perché (tuttora non ho capito come ho fatto a pensarci), la storia di Orfeo ed Euridice.
A quel punto, ho interrotto la seduta e ho chiesto di poter pensare a come mai mi fosse venuto in mente questo mito mentre stavo ascoltando le problematiche di una persona che era stata lasciata, almeno temporaneamente, dal suo partner – partner che in quel momento sembrava molto confuso e non in grado di capire che cosa fosse meglio fare con la loro relazione.
Dopo qualche istante, l’ho capito… Siccome si tratta di un aspetto abbastanza importante della cura delle persone che sono state lasciate, dopo una relazione più o meno lunga, mi è sembrato interessante raccontarlo in un incontro di approfondimento con alcune persone che seguo, anche perché credo che sia una esperienza che può essere utile a molti.
I miti davvero non hanno mai finito di insegnarci delle cose, sono dei grandi classici che, come diceva Calvino, non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire.
Il tono di voce di questo post ti sembrerà un po’ strano perché è appunto la trascrizione di una lezione tenuta presso lo studio di Vignola qualche giorno addietro.
La storia di Orfeo ed Euridice.
Ma vediamo prima la storia di Orfeo ed Euridice.
Orfeo si innamora di Euridice e la sposa, vivono felici fino a che non arriva un pretendente che vuole Euridice per sé. Euridice non vuole questo pretendente, lo rifiuta sino al punto da fuggire correndo. Mentre corre nell’erba, però, un serpente la morde e la fa morire.
A questo punto, Euridice viene portata nell’Ade, il regno degli inferi il posto sotto terra dove secondo gli antichi si finiva dopo la morte.
Orfeo ovviamente si dispera. Prende su e scende negli inferi. Lui che era un musicista suona e canta delle canzoni talmente belle da commuovere persino le divinità infernali… Persino le divinità infernali, infatti, che erano notoriamente senza pietà, dovendo governare un mondo di morti che si lamentavano in continuazione, hanno pietà di Orfeo, tanto che alla fine gli concedono di riportare in vita Euridice.
Gli pongono però una sola condizione, cioè che Orfeo non si volti mai a guardare indietro mentre sta portando fuori dal regno degli inferi Euridice.
Non voltarsi indietro.
Tra parentesi, sul mito di non voltarsi indietro potremmo parlare e scrivere libri interi, tutta la mitologia tutte le storie più significative importanti hanno questo mito del non voltarsi indietro, che ci dice una cosa molto importante e cioè che dobbiamo vivere nel presente guardando al futuro senza appunto voltarci mai indietro, recriminare il passato perché se facciamo questo perdiamo energia.
Pensiamo semplicemente alla moglie di Lot, Sara, che lasciando Sodoma contravviene al divieto di Dio di voltarsi indietro e viene trasformata in una statua di sale esattamente come avviene a noi: tutte le volte che diamo troppo peso a quello che è avvenuto in passato ci trasformiamo in una statua di sale, perdiamo la nostra umanità, perdiamo la nostra vita perché smettiamo di vivere nel presente, l’unica dimensione in cui c’è vita, e quindi diventiamo rigidi come un minerale.
Tornando a noi, purtroppo Orfeo, verso la fine, ha paura: teme di non avere preso Euridice, ma un’ombra dell’inferno.
Si volta indietro ed immediatamente Euridice svanisce, questa volta per sempre.
Cadere in un inferno.
Ma cosa vuol dire questo nelle relazioni?
Anche perché non c’è solo il gesto di voltarsi indietro, c’è anche la situazione di una persona che è uscita da una relazione perché è stata precipitata, da qualcosa, dentro ad un inferno.
Questo però se guardi bene è quello che succede almeno nel 90% dei casi in cui uno esce da una relazione che era felice, una relazione in cui si viveva, fino a poco tempo prima, con soddisfazione… Questa persona esce dalla relazione perché viene precipitata in un suo inferno, che a volte può essere semplicemente anche l’inferno di non riuscire più ad amare e disperarsi per questo, oppure un inferno anche diverso: può essere una malattia, anche una malattia terminale, comunque qualcosa che rappresenta una cesura per la relazione, un brusco scarto, e la persona ne esce.
Quindi il mito di Orfeo ed Euridice è un mito universale perché ci dice che cosa succede spesso – purtroppo bisogna usare questa parola: spesso – nelle relazioni, anche quelle felici, e cioè che finiscono.
Il primo grande insegnamento da portare a casa é questo, di vivere queste relazioni nel presente perché oggi ci sono, domani per qualsiasi motivo potrebbero non esserci più.
Ma cosa ci dice ancora questo mito? Ci dice almeno altre due cose molto importanti.
La prima riguarda le ipotesi in cui il tuo partner scende in un inferno, da cui, anche se con molto sforzo, puoi pensare di tirarlo fuori. Anche Orfeo ha dovuto impegnarsi al massimo, metterci tutta la sua arte per poter commuovere le divinità infernali… Ci sono delle situazioni in cui le persone che noi amiamo cadono in buche molto profonde, ma noi, nonostante la difficoltà, anzi a volte anche proprio in considerazione della difficoltà (perché noi ci diciamo: “se amiamo davvero, dobbiamo superare anche questa”), cerchiamo di tirarle fuori da questo inferno e facciamo di tutto, anche l’impossibile, per riportarle a casa – esattamente come Orfeo ha cercato di riportare a casa Euridice, facendo l’impossibile, cioè commuovendo con la musica le divinità infernali.
È giusto andarsi a riprendere chi si ama?
Ma è giusto andare a riprendere una persona che è caduta dentro un inferno? Questo inferno può essere l’alcolismo, la tossicodipendenza, la dipendenza affettiva, una malattia, che comunque sempre collegata a uno stato psicologico – lo sappiamo bene che molte malattie non vengono per caso.
Che cos’è – soprattutto – che rientra nella nostra sfera di dominio?
Quando ci occupiamo di relazioni, noi possiamo intervenire sull’altro, sul nostro partner, o piuttosto l’unica cosa che rientra nella nostra sfera di dominio siamo noi stessi?
Il mito di Orfeo ed Euridice ci dice esattamente questo, ci dice che, se una persona cade dentro una buca, tu puoi decidere di aspettarla, puoi decidere di creare la situazione migliore per favorire il suo rientro, ma non puoi andarla a ri- prendere…
Ciò nel senso che la persona dovrà uscire da sola da questa buca, altrimenti non ne uscirà mai veramente. E questa è la prima cosa che ci dice il mito.
Non solo, ma tu dubiterai anche, per sempre, che sia lei, che sia quella di prima. E questa è la seconda, non meno importante della prima, cui è strettamente collegata.
Chi cade dentro una buca deve uscirne da solo e da solo deve decidere di tornare, dalla buca a dentro la relazione.
Libertà e perdono: i due pilastri dell’amore.
L’amore, te l’ho detto anche altre volte, si basa su due grandi pilastri: la libertà e il perdono.
- Senza libertà non c’è amore, perché hai una persona che sta con te solo perché è costretta. Te ne ho parlato quando abbiamo visto la differenza tra l’amore egoico e l’amore animico, dove ti ho fatto l’esempio di chi ama egoisticamente e chiude la persona amata in cantina, ma quello non è vero amore, lo sappiamo perfettamente, lo intuiamo non c’è bisogno di pensarci molto.
- Il perdono è indispensabile, perché noi possiamo anche dare la colpa a questa persona, di essere caduta in una buca… Pensiamo ad esempio al caso del tradimento, che è una delle buche più grosse: anche qui, se amiamo davvero, dobbiamo utilizzare lo strumento del perdono. Senza necessariamente pensare al tradimento, il nostro partner può essere disfunzionale anche per altre cose: può dare poca attenzione, può trascurare, può non essere grato della relazione, può essere sgarbato, tante piccole cose che nel tempo però minano una relazione. Anche qui bisogna esercitare la difficile arte del perdono, di cui ti parlerò meglio un’altra volta.
Innesca la tua crescita personale.
Qualsiasi sia l’errore in cui è caduto il nostro partner, qualsiasi sia la situazione di difficoltà, bisogna lasciare che sia lui a risolverla e che sia lui a tornare a casa, che sia lui a tornare da noi.
Non è un dirgli “arrangiati” ma piuttosto un dirgli “sono spiacente per quello che ti è successo, ti perdono e ti amo ancora, quando avrai sciolto i tuoi modi e credessi io ci sono” e farlo con un sorriso davvero sincero.
Per agevolare la situazione, noi possiamo agire solo su quello che rientra nella nostra sfera di dominio e quello che rientra nella nostra sfera di dominio è solo la nostra crescita personale.
Quindi, anche se può sembrare controintuitivo, noi non dobbiamo andare a tirare per la giacchetta il nostro partner, ma dobbiamo concentrarci su di noi.
Dobbiamo diventare ogni giorno una versione migliore di noi stessi in maniera da tirare verso l’alto noi e le persone che sono, o che potrebbero essere, intorno a noi
Noi dobbiamo attirare, dobbiamo se-durre nel senso etimologico di questa bellissima parola, cioè portare a noi, riportare a noi, appunto condurre a sè.
E si attira solo diventando sempre più positivi, innalzando le nostre vibrazioni il più possibile, vibrando di emozioni positive il più possibile. È una strada ripidissima per chi ha il cuore spezzato, ma io ti dico che non è affatto impossibile percorrerla, anzi, e che comunque è l’unica strada.
Mettiti dunque subito al lavoro, ti lamenterai poi dopo semmai.
Tutto questo lo capiamo plasticamente nel caso del tradimento, dove noi capiamo perfettamente che non possiamo andare dal nostro partner che ci ha tradito e continua a tradirci a dirgli: “scegli me, perché io sono meglio, lui è peggio, lei è peggio, lascia perdere, stai rovinando la nostra coppia, stai rovinando la nostra famiglia, stai rovinando 8 anni, 10, 12, 15, 20 di vita insieme…”
Questi sono discorsi che non servono a niente, se il tuo partner è caduto in questa buca, ci sono delle ragioni e se vuoi indietro il tuo partner, e quindi se hai scelto già di perdonarlo, devi accettare il fatto che queste ragioni che l’hanno portato a tradirti, questi nodi che hanno portato a tradirti, sia lui a scioglierli e sia lui a tornare a casa, dalla buca in cui è caduto.
Nell’ultima tentazione di Cristo, Gesù va dalla Maddalena che, in quel contesto, fa la prostituta in un locale aperto a tutti. Si siede in un angolo, aspetta per ore che tutti gli uomini presenti si uniscano a lei, davanti a lui. Venuta la sera, lei finalmente lo nota e va a parlargli chiedendogli subito, scandalizzata di se stessa: “Sei stato qui tutto il tempo?”. Ma a lui non importa, a lui importa solo di parlare finalmente con lei.
Ma perché Orfeo si volta?
Se noi lo andiamo a prendere, se noi lo andiamo a tirare per la giacchetta, se noi lo andiamo a tirar fuori dalla buca in cui è caduto, esattamente come ha fatto Orfeo, che è andato, è sceso negli inferi, che sono la più grande buca che l’umanità abbia mai concepito, per andare a riprendere sua moglie, se facciamo questo allora che cosa succede?
Succede esattamente quello che è successo a Orfeo, cioè che questa persona è la volta che la perdiamo davvero definitivamente.
Guarda come è esatto il mito nel descrivere questa situazione.
Perché Orfeo si volta indietro? Perché non riconosce più sua moglie, perché pensa di tenere per mano non sua moglie, ma un’ombra dell’inferno? Ma perché – pensa un attimo a questo – non riconosce il tatto, l’odore, le vibrazioni, la presenza di una moglie così tanto amata?
Non è forse quello che succede anche oggigiorno quando si va a riprendere di forza una persona per riportarla a casa? Come la guardi e la pensi questa persona, quando dorme o quando fa l’amore con te? Quando dorme ti chiedi se sia sempre quella di prima e quando fa l’amore con te ti chiedi se non stia pensando all’altro anche mentre è lì con te…
In una parola, questa persona non la riconosci più.
E sei tu stesso che l’hai resa irriconoscibile andando là a riprenderla di forza in una situazione in cui era caduta lei… Ma se non la riconosci più, ecco che non puoi avere quello che c’era prima. Tu sei partito perché volevi indietro le tue cose, volevi indietro la tua vita, sei andato alla ricerca del ladro che ti ha rubato la macchina come se il furto si potesse annullare e tutto potesse tornare come prima…
Ecco perché Orfeo non riconosce Euridice, perché è pieno di dubbi giustamente dice “ma noi siamo andati nell’inferno, non è che questa non è più mia moglie ma ho preso per sbaglio un’ombra?” – oppure, ancora peggio e più probabilmente – “non è che mia moglie è diventata un’ombra, perché non mi sembra più lei… Se mi sembrasse lei l’avrei riconosciuta..?”
Orfeo così obbedisce ai suoi dubbi e contravviene alle divinità infernali, si volta ed Euridice svanisce, torna nell’inferno nella sua buca e questa volta per sempre.
Ma non è quello che fa qualsiasi uomo, qualsiasi donna che viene tradita e riporta a casa il suo partner? Un uomo riporta a casa sua moglie, la guarda smarrito, perso, non la riconosce, esattamente come Orfeo non riconosce Euridice.
La moglie percepisce nel volto del marito il suo smarrimento e il fatto crudo: non è più riconosciuta! Allora capisce che ormai appartiene a quella buca in cui era caduta e difficilmente, molto più difficilmente, adesso ne uscirà più.
Quindi?
Ecco quindi che cosa ci dice alla fine questo racconto straordinario, che quando uno dei nostri partner cade in una buca, che può essere come abbiamo visto anche la buca di chi smette di amare – nessuno vuole deliberatamente smettere di amare, chi smette di amare soffre tantissimo, ebbene da questa buca la persona dovrà uscire da sola.
È qui che si vede se si ama davvero, perché è qui che bisognerà dare i due grandi pilastri, i due grandi doni dell’amore, che sono la libertà e il perdono.
È qui che si deciderà se attendere la persona amata che è caduta in difficoltà e non ci può più amare: noi possiamo amarla, ma lei non può più amarci, in quel momento lì a volte fa anche fatica ad accettare il nostro amore per mille motivi, ma noi possiamo aiutarla, possiamo migliorare noi stessi possiamo arrivare ad avere vibrazioni altissime come ha fatto Orfeo che ha suonato una musica talmente bella che ha commosso persino le divinità dell’inferno, che sono entità dal cuore di pietra, però lui è riuscito a vibrare talmente alto e talmente forte da commuovere anche quei cuori di granito.
Poi però ha dubitato.
Non ha riconosciuto la moglie. Lui ce l’ha messa tutta, ma all’ultimo passo le sue vibrazioni si sono abbassate, non è riuscito a mantenere la quota e la trazione e a riportare spontaneamente Euridice a sé.
La conclusione dunque è che l’unica cosa che rientra nella nostra sfera di dominio quando hai un problema di relazioni sei tu stesso.
Come si fa a lasciar andare?
«Siddharta entrò nella camera dove suo padre sedeva sopra una stuoia di corteccia, s’avanzò alle sue spalle e rimase là, fermo, finché suo padre s’accorse che c’era qualcuno dietro di lui. Disse il Brahmino: « Sei tu, Siddharta? Allora di’ quel che sei venuto per dire ».
Parlò Siddharta: « Col tuo permesso, padre mio. Sono venuto ad annunciarti che desidero abbandonare la casa domani mattina e recarmi fra gli asceti. Diventare un Samana, questo è il mio desiderio. Voglia il cielo che mio padre non si opponga ».
Tacque il Brahmino: tacque così a lungo che nella piccola finestra le stelle si spostarono e il loro aspetto mutò, prima che venisse rotto il si-
lenzio nella camera. Muto e immobile stava ritto il figlio con le braccia conserte, muto e immobile sedeva il padre sulla stuoia, e le stelle passavano in cielo. Finalmente parlò il padre: «Non s’addice a un Brahmino pronunciare parole violente e colleriche. Ma l’irritazione agita il mio cuore. Ch’io non senta questa preghiera una seconda volta dalla tua bocca».
Il Brahmino si alzò lentamente; Siddharta restava in piedi, muto, con le braccia conserte.
« Che aspetti? » chiese il padre. Disse Siddharta: «Tu lo sai». Irritato uscì il padre dalla stanza, irritato cercò il suo giaciglio e si coricò. Dopo un’ora, poiché il sonno tardava, il Brahmino si alzò, passeggiò in su e in giù, uscì di casa. Guardò attraverso la piccola finestra della stanza, e vide Siddharta in piedi, con le braccia conserte: non s’era mosso. Come un pallido bagliore emanava dal suo mantello bianco. Col cuore pieno d’inquietudine, il padre ritornò al suo giaciglio.
E venne di nuovo dopo un’ora, venne dopo due ore, guardò attraverso la piccola finestra, vide Siddharta in piedi, nel chiaro di luna, al bagliore delle stelle, nelle tenebre. E ritornò ogni ora, in silenzio, guardò nella camera, vide quel ragazzo in piedi, immobile, ed il suo cuore si riempì di collera, il suo cuore si riempì di disagio, il suo cuore si riempì d’incertezza, il suo cuore si riempì di compassione. Ritornò nell’ultima ora della notte, prima che il giorno spuntasse, entrò nella stanza, vide il giovane in piedi, e gli parve grande, quasi straniero.
«Siddharta, » chiese « che attendi? ». «Tu lo sai». «Starai sempre così ad aspettare che venga giorno, mezzogiorno e sera? ». «Starò ad aspettare». «Ti stancherai, Siddharta ». «Mi stancherò».
« Ti addormenterai, Siddharta ». «Non mi addormenterò ».
«Morirai, Siddharta ». «Morirò ». «E preferisci morire, piuttosto che obbedire a tuo padre? ». «Siddharta ha sempre obbedito a suo padre». «Allora rinunci al tuo proposito?».
«Siddharta farà ciò che suo padre gli dirà di fare». Le prime luci del giorno entravano nella stanza. Il Brahmino vide che Siddharta tremava leggermente sulle ginocchia. Nel volto di Siddharta, invece, non si vedeva alcun tremito: gli occhi guardavano lontano. Allora il padre s’accorse che Siddharta non abitava già più con lui in quella casa: Siddharta l’aveva già abbandonato.
Il padre posò la mano sulla spalla di Siddharta. «Andrai nella foresta,» disse «e diverrai un Samana. Se nella foresta troverai la beatitudine, ritorna, e insegnami la beatitudine. Se troverai la delusione, ritorna: riprenderemo insieme a sacrificare agli dèi. Ora va’ a baciar tua madre, dille dove vai. Ma per me è tempo d’andare al fiume e di compiere la prima abluzione».
Tolse la mano dalla spalla di suo figlio, e uscì. Siddharta barcollò, quando provò a muoversi. Ma fece forza alle sue membra, s’inchinò davanti al padre e andò dalla mamma, per fare come suo padre aveva prescritto.»
Estratto da Siddharta, di Hermann Hesse.
Messaggio da portare a casa.
Se una persona ti dice che vuole uscire da una relazione, in realtà ne é già fuori.
Accettalo.
Puoi scegliere se perdonarlo e aspettarlo o, tutto al contrario, uscire anche tu dalla logica della relazione.
In entrambi i casi, devi subito dedicarti a ricentrarti e creare, giorno dopo giorno, una versione migliore di te stesso.
Non devi cercare di riportare il tuo partner nella relazione, sarà lui a tornare quando avrà eventualmente sciolto i suoi nodi.
Conclusioni.
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Una risposta su “Problemi col partner? Lavora solo su di te.”
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