«La felicità è reale solo quando condivisa.» (Lev Tolstoj)
Con gli altri puoi essere ancora più felice.
Spesso, sono certo, hai pensato o sentito che la felicità sarebbe stata una cosa che gli altri avrebbero dovuto dare a te.
Un’altra persona avrebbe dovuto o potuto farti qualcosa per farti sentire amato, benvoluto, protetto.
Quando vai a pretendere amore, una cosa che invece può essere solo spontanea, è perché sei, in quel momento, infelice e non riesci ad avere abbastanza lucidità per capire che non è in questo modo che puoi trattare la tua situazione.
Tutto al contrario, chi è infelice, per ricominciare ad avere un po’ di felicità, deve cominciare a cercare di regalarla agli altri.
È controintuitivo, lo so, come tutte le cose di crescita personale – ritorneremo tante volte su questo concetto – ma è proprio esattamente così che funziona.
Se inizi a rendere felici gli altri, la felicità che tu semini presso di loro ti tornerà molto presto indietro, come in un gioco di specchi. Una parte, comincerai a sentirla subito, per il piacere di averla regalata ad un’altra persona.
Secondo un celebre agrapha di Gesù, infatti, riferito da San Paolo, «c’è più gioia nel dare che nel ricevere» – è molto vero.
Tutte queste considerazioni sono molto difficili da comprendere per l’uomo contemporaneo, che, ancor prima che egoista, è molto egocentrato: vede solo se stesso, manca di collegamento empatico con gli altri, mette se stesso al centro di tutto, con un senso esagerato della propria individualità e delle risorse che la stessa contiene.
Questa situazione è una delle peggiori sventure per l’uomo d’oggi, perché l’altruismo è uno degli strumenti più potenti per la crescita e il benessere dell’uomo stesso, tanto che potremmo dire che potremmo essere altruisti per egoismo – sembra una frase balenga, ma è esattamente così che funziona l’amore, ad esempio.
Ciò è dimostrato molto chiaramente da storie come quella di Guillaumet, che ti invito a leggere con attenzione. Ed è compreso molto efficamente da Christopher McCandless, il protagonista di Into the Wild, pellicola che ti consiglio senz’altro di vedere, che, poco prima di morire, in solitudine, incide sul legno la frase del grande scrittore russo che ti ho riportato in epigrafe.
Detto questo, la crescita personale e il lavoro su di sè sono appunto lavoro, ogni aspetto che vogliamo migliorare della nostra personalità, della nostra vita, delle nostre qualità dell’essere richiede un’applicazione specifica, fosse anche solo di attenzione e di tempo, esattamente come un atleta che vuole sviluppare, ad esempio, i bicipiti si dedica agli esercizi relativi.
Come si sviluppano, dunque, le relazioni?
Ci sono tante cose da approfondire a riguardo, anche perché le relazioni, se vogliono essere significative, devono essere autentiche, fatte di ascolto, disponibilità a dare senza pretesa di ricevere, rinuncia alle maschere, soprattutto al giudizio e così via.
Ma c’è un esercizio, o rito, che si può praticare programmaticamente per migliorare la qualità e la robustezza delle nostre relazioni, che inserisco spesso nelle schede di partenza del counseling on line o in situ, perché appunto rappresenta un ottimo inizio.
Andiamo a vedere come funziona.
L’esercizio.
Molto semplicemente, devi innanzitutto fare due liste – le liste sono sempre importanti, come si può vedere meglio in questo libro.
Nella prima lista, elenchi le persone importanti per lo più a livello affettivo della tua vita. Possono essere il tuo coniuge, compagno/a, figli, genitori, fratelli, amici più importanti e così via.
Nella seconda lista, elenchi le cose che si possono fare per dare un po’ di felicità ad una persona, per farla sentire benvoluta, amata, considerata, rispettata, desiderata – tutto quello che, insomma, vorresti provare anche tu.
Ad esempio, puoi scrivere andare a fare una visita, invitare per un aperitivo, per una cena, cucinare una cena per loro, fare un regalo, aiutare con la spesa, con un lavoro in casa, spendere del tempo insieme, fare una commissione, tutto quello che può essere interessante per loro – eventualmente considerando il loro specifico linguaggio dell’amore (che non valgono solo per le relazioni d’amore, ma anche per quelle di amicizia, genitori – figli, tutte insomma).
Questa seconda lista la tieni così, come un «catalogo» di cose piacevoli che si possono fare per le persone, da tenere aggiornato man mano.
Fatte queste prime due liste, ne realizzi una terza, che costruisci incrociando le prime due e che sarà una «lista delle cose da fare» per ogni singola persona della tua vita, ad esempio:
- Paola – fare una telefonata
- mamma – chiamarla e proporle di fare la spesa insieme
- Fabio – proporre un aperitivo insieme
Come fare l’esercizio.
L’esercizio, ogni volta che «fai la scheda», consiste nel fare quanto segue:
- rivedere ed eventualmente aggiornare la prima lista, quella delle persone importanti
- rivedere ed aggiornare la seconda lista, quella delle cose che si possono fare per le persone della tua vita
- fare almeno una cosa, o più se vuoi, della terza lista poi «spuntarla», magari senza cancellarla ma tenendola da parte per eventualmente reiterarla in futuro.
Vedrai che, ogni volta che donerai qualcosa di positivo a qualcun altro a cui vuoi bene, starai immediatamente un po’ melgio anche tu stesso. Poi col tempo inizierà a ritornare anche per te una quota di felicità, perché se le relazioni sono coltivate bene sono anche feconde, come qualsiasi cosa cui dedichi la tua attenzione e la tua cura.
Counseling.
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«Gli unici superpoteri a disposizione di noi poveri umani sono i rapporti che riusciamo a costruirci, gli amori, le amicizie, gli affetti.
Sono la qualità di queste relazioni a fare la differenza fra chi è super e chi, forse, lo è un po’ meno.»(Lorenzo Marone, “Un ragazzo normale”)