L’homo Faber é talmente preso dalla smania di «costruirsi un destino» che non si ascolta, non ascolta la vita, finendo così per non capire quale possa essere, quale sia il suo vero destino, e, dunque, per costruirsene un altro, un destino qualunque, preso a caso, purché non si dicesse che stava con le mani in mano, in un’epoca che celebra il fare a tutti i costi, anche a costo di agire quando non si è capito niente. Anche in materia di destino occorre ascolto.
«Il destino non lo intendo come la macchina inesorabile del fato. È sapere ancora una volta leggere dentro di sé. Riconoscersi. Da giovani e da vecchi.
L’importante è non farsi divorare dall’homo faber. Solo così si ha più tempo per ascoltare.
Muta la luce, non necessariamente la materia.»
(Eugenio Borgna)