Alla fine de «La lentezza» di Kundera, l’uomo del 700 e quello contemporaneo si incontrano al mattino, ognuno con alle spalle la sua notte unica e irripetibile, ma il solo dei due che ha fatto l’amore per davvero con una donna, anche se all’interno di un complesso gioco di inganni e di vero / non vero, é quello del 700, mentre l’uomo contemporaneo ha solo fatto finta, anzi ha molto stupidamente perso un’occasione, distratto da un coro sullo sfondo, ma soprattutto da se stesso e dalle sue mentalizzazioni.
Al termine, non gli rimane che affidarsi alla velocità, come a un balsamo ad azione rapida, come se correre veloce su di una moto potesse, quanto più veloce corri, consentirti di lasciare indietro, di seminare la tua inquietudine…
L’uomo del 700, invece, si accontenta di tornare a Parigi a bordo di una carrozza, lentamente, finendo di assaporare quella notte magica, irripetibile e che, per ciò stesso, vivrà per sempre.
Senza domani, tutto é per sempre.
Ecco perché la lentezza é l’unica strada possibile, l’unico spazio in cui puoi vivere davvero, mentre nella velocità sei solo un povero schiavo.
Se non hai ancora letto questo libro, vergognati e provvedi subito.
Con calma, naturalmente, senza fretta…
https://blog.solignani.it/prodotto/la-lentezza-di-milan-kundera/
«”Aspetta un momento”.
Voglio contemplare ancora il mio cavaliere che si dirige lentamente verso la carrozza.
Voglio assaporare il ritmo dei suoi passi: più egli avanza, più questi rallentano. In questa lentezza mi sembra di riconoscere un segno di felicità.
Il cocchiere lo saluta; lui si ferma, accosta le dita al naso, poi sale, si siede, si rannicchia in un angolo, allunga comodamente le gambe; la carrozza si avvia, e ben presto lui si addormenterà, poi si sveglierà, e per tutto questo tempo si sforzerà di rimanere il più vicino possibile a quella notte che, inesorabilmente, si dissolve alla luce del sole.
Senza domani.
Senza pubblico.
Ti prego, amico mio, sii felice. Ho la vaga impressione che dalla tua capacità di essere felice dipenda la nostra unica speranza.
La carrozza è scomparsa nella nebbia e io accendo il motore»
(Milan Kundera – «La lentezza»)