Prima o poi, nella vita, ci sarà un momento in cui ti sentirai inadeguato, frustrato, angustiato, fallito, perso, dimenticato, malvoluto, privo di valore, senza speranza, finito, anche solo depresso o un po’ triste, per motivi magari che tu stesso non capisci, non sai, oppure non accetti, consideri «ingiusti» o addirittura «spregevoli»…
In quel momento, avrai bisogno di parlarne con qualcuno, senza cercare una soluzione, ma solo una connessione, perché spesso, quasi sempre, soluzioni non ne esistono, ma le connessioni con gli altri salvano.
Sarà allora fondamentale parlarne con una persona che non ti giudichi, perché ti giudichi già abbastanza da solo: anche se l’uomo
contemporaneo vive senza consapevolezza di avere una coscienza, essa esiste dentro di noi, tanto quando i denti dentro la bocca, e si fa sentire più spesso di quel che si potrebbe pensare.
Ed ecco perché esiste, oggigiorno, il counseling professionale, perché quando una persona ha bisogno di ascolto non giudicante, e non fornente soluzioni che in realtà non esistono, non sa proprio con chi andare a parlare.
Guarda che non è sempre stato così.
Il counseling é alla base della vita, come dice Scardovelli. Fino anche solo a 50 anni fa, questo era vero, per fare counseling bastava andare a parlare con un amico, un parente o un consigliere spirituale.
Oggi questo non è più possibile, mancano due cose fondamentali: ascolto e lentezza. Un tempo ad un amico in difficoltà emotiva si dedicava volentieri un pomeriggio intero senza problemi, adesso non c’è mai tempo, c’è sempre un «altro» da fare che ha sempre più importanza e che, in realtà, ci fa solo sentire privi di valore e degrada la qualità delle nostre relazioni.
Poi manca l’ascolto. Chi ascolta davvero, senza interrompere, senza giudicare, senza fornire soluzioni, solo per dire anche «non so come aiutarti, ma sono felice che tu me ne abbia parlato»? Quasi più nessuno. L’uomo contemporaneo pensa che i problemi si affrontino con la modalità del fare e come parli a qualcuno di qualcosa che ti angustia ecco che costui si mette a sfornare soluzioni come se piovesse, é una delle più grandi iatture dell’umanità al giorno d’oggi…
A nessuno servono soluzioni, di cui disporrebbe già da solo, a tutti servono ascolto, connessioni e relazioni autentiche.
Anche a te, in quei momenti, serve una persona che, ascoltandoti, ti aiuti ad ascoltarti.
Che, insegnandoti a raccontarti, ti faccia ricominciare ad esistere.
Solo da questo, prende inizio il tuo processo di guarigione e ricentratura. Tutto il resto é fuffa.
Ricordatene, perché viene a piovere a casa di tutti ogni tanto.
Evviva noi.