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Giudizio: un processo mentale altamente tossico.

Quando ci arrabbiamo con qualcuno, é sempre perché stiamo usando il punto di vista del giudizio, e quindi della mente, per guardare questa persona, al posto di quello del cuore o dell’anima.

Il punto di vista contrario a quello del giudizio é quello della compassione, nel suo significato etimologico di cum patior e non, invece, di pietismo: una connessione con l’altro che, a prescindere da qualsiasi valutazione, e quindi giudizio, ci consente di sentire le emozioni che l’altro sta provando in quel momento.

Per passare dal giudizio alla compassione, il cambiamento da fare é quello dal pensare al sentire.

Fai attenzione: non puoi pensare e sentire allo stesso tempo!

La nostra mente o dedica la capacità di attenzione e focalizzazione di cui dispone a svolgere ragionamenti (pensare) oppure la dedica ad osservare le sensazioni (sentire), non può fare le due cose contemporaneamente.

L’uomo di oggi, che si crede furbo, affronta tutto col pensiero, finendo con l’ottenere però risultati poco lusinghieri, quando invece tutto può essere gestito molto meglio dando il focus alle sensazioni, focus che generalmente non si vuole dare per … paura di soffrire, finendo poi per soffrire ancora di più.

Ma non è finita qui.

La nostra rabbia viene sempre da un giudizio, tuttavia parte di questo giudizio é sempre sull’altro, su quello che lui o lei ha fatto nei nostri confronti, ma un’altra parte di questo giudizio é sempre anche su noi stessi, per la nostra inadeguatezza a gestire situazioni di questo tipo… Praticamente ci diamo anche la colpa e ci giudichiamo per il fatto di arrabbiarci per cose che magari ci rendiamo conto noi stessi essere non così gravi, cose su cui non ci sarebbe da adontarsi, o persone per cui non ce la dovremmo prendere…

Ma il giudizio é un tossico che funziona esattamente così, perché se tu adotti quel punto di vista per guardare fuori da te la realtà, quello stesso punto di vista ti rimane addosso anche quando poi guardi te stesso e così finisci per tagliarti con la stessa lama che avevi impugnato per gli altri…

Se ti metti addosso un paio di lenti che distorcono vedrai tutto storto, sia gli altri, che quando ti piegherai a guardare te stesso…

L’unica strada é uscire dalle gabbie della mente e del pensiero e tornare agli infiniti della consapevolezza e del cuore.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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