«Dopo la cena – sempre vegetarianissima – toccò a noi presentarci, raccontando la storia che ci aveva portati lì. Eravamo nove
partecipanti, sei donne e tre uomini, tutti con facce giallastre, gli occhi impauriti e i capelli appena rispuntati dopo le recenti chemioterapie. Ero il solo straniero e, dal mio punto di vista, tutto quel che seguì fu un altro modo di guardare dentro a quell’America di cui a New York avevo sentito la insopportabile angoscia. Un
ortopedico, poco più giovane di me, era stato lasciato dalla moglie subito dopo che gli era stato scoperto il cancro. Quel che gli pesava di più, disse, era che la moglie, andandosene, aveva vuotato la casa di tutti i mobili. Una piccola, vivacissima donna sui trentacinque anni, disegnatrice di moda, s’era vista anche lei, poco dopo la diagnosi, presentare dal marito i fogli del divorzio. A tormentarla era il fatto che, malridotta com’era dalla chemioterapia, non poteva occuparsi del figlio ancora piccolissimo, e che il marito glielo stava portando via.»
Tiziano Terzani – Un altro giro di giostra