Trovarsi nel bel mezzo di una sofferenza -di qualsiasi tipo, tutte hanno la propria dignita?- 9 volte su 10 -se non sempre- equivale a convincersi di non poterne uscire e di morirci o, quantomeno, di stagnarci dentro, proprio sguazzandoci. Comodo, spesso, rectius, SEMPRE. Ebbene, e? pure questa una scelta, legittima e insindacabile.
Gia? aprirsi, magari per mitigare quella sofferenza, ad una terapia psicologica rappresenta una sfida. Qui, c’e? una sfida nella sfida: una proposta all’apparenza un po’ “infantile”..? Ecco, questa e? stata la mia iniziale impressione. Impressione, naturalmente, poi, mutata. Appartiene al mondo dell’infanzia -?prima facie?- e della adolescenza e della giovinezza la assoluta indispensabilita? dell’apprendimento? No, ecco la risposta che ci viene da questa storia davvero singolare: si continua ogni giorno, ogni istante ad imparare.
E’ che ce lo dimentichiamo troppo facilmente e troppo facilmente diamo anche noi stessi, e tutto il nostro “bagaglio”, per scontati.
Qui, quindi, Chiara Gamberale con quel suo modo delicato, fluente, ci mostra come si viene fuori -sfidandosi, giocando- da qualsiasi cosa non ci uccida. Attraverso un gioco che parallelamente insegna la perseveranza e la costanza e la disciplina. E che ti cambia la vita, te la fa scegliere. Anche quando volevi morire.
Si tratta di sperimentare novita? e sfidarsi, con spirito di ricerca e ponendosi costantemente in discussione. Roba da persone ?in gamba.? Ci si puo? riscoprire, proprio cosi?, persone davvero in gamba.
Qualche tempo fa, un caro amico mi ha parlato delle persone che si rivolgono alla psicoterapia, ed a sistemi come il ?counseling?, per guarire o semplicemente per “approfondire” se stessi, come di persone “che non ce la fanno”, che non hanno strumenti propri e ne cercano di esterni, in un certo senso “esseri inferiori” o comunque “carenti”.
Ecco: ?vediamo se riesci, tu, a fare ALMENO UNA cosa NUOVA al giorno OGNI giorno per TRENTA giorni per DIECI MINUTI al giorno?, gli ho detto.
Naturalmente, la sfida non e? stata colta, ne? accettata, non e? da tutti, e naturalmente era ed e? una mera provocazione.
Ma e? solo per chi decide di vivere e non solo di sopravvivere, per chi decide davvero di prendere in mano la propria esistenza, e di assumersi la responsabilita? di se? e del proprio ambiente, non lasciando che siano gli eventi a trascinare qui e li? i nostri stati vitali e non lasciandosi atterrire da tutti gli effetti nefasti dei veleni che spesso -anche se ne siamo inconsapevoli- ci dominano.
Grazie, carissima Chiara Gamberale, e grazie infinite per lo ?share di questo testo, per cui ringrazio dal profondo del cuore la mia carissima amica Maria.