La prima volta che sono entrata come cliente a visitare il negozio che sarebbe diventato a breve il mio nuovo posto di lavoro, ero la classica consumatrice di tè in bustina, quello che si trova con pochi euro nel supermercato sotto casa. Da quel giorno le cose sono decisamente cambiate: mi si è aperto un mondo fatto di profumi, colori, sensazioni facendo di me una tealovers mediamente appassionata.
Tra le diverse proposte in termini di tè nero c’è una particolare varietà che è croce e delizia degli appassionati. Il Lapsang Souchong – Crocodile la tipologia venduta in PETER’S TeaHouse – è un tradizionale tè nero cinese dal gusto forte, marcato e affumicato di colore rosso intenso. La particolare lavorazione di affumicatura rende questo tè ideale per pasteggiare, soprattutto con cibi molto saporiti e piccanti, e lo incoronano in rete come protagonista di decine e decine di ricette. Il tè si presenta in foglia ruvida piuttosto minuta dal colore brunastro; in tazza il colore è sorprendentemente ramato a tratti rosso e fotografarlo è un piacere.
Originariamente il Lapsang Souchong viene colto in Cina dove è conosciuto con il nome di Zheng Shan Xiao Zhong e deve la sua particolarità ad un processo di lavorazione che veniva svolto esclusivamente nell’area dei monti Wuyi, nella contea di Tong Mu ; attualmente dato l’aumento di domanda, viene coltivato e preparato anche in altre regioni. Una tipologia di tè nata per sbaglio a seguito di un abbandono delle lavorazioni dopo la raccolta, alla ripresa per velocizzare l’essicazione hanno fatto bruciare i rami di pino sotto le foglie. Qualitativamente si tratta di una categoria bassa, le foglie utilizzate non sono le prime ma grazie alla sua particolarità emerge tra i pari di classe.
La lavorazione prevede dapprima l’ossidazione, un processo chimico che provoca nella foglia diversità di colore e tono nel sapore, nel nostro caso la foglia diventa bruna. Conseguentemente viene essiccato e affumicato con legno di pino o cedro o sopra un legno di abete rosso resinoso, particolari che conferiscono le note di soia, frutta secca, legno, sottobosco e fiori, talvolta sentore animale tipo pancetta. Queste caratteristiche uniche lo rendono un prodotto utilizzabile in larga scala in cucina. Non a caso chef dai nomi altisonanti hanno nel loro ricettario pietanze a base di Lapsang Souchong: troviamo proposte di risotti, carni rosse, stuzzichini ma è sopratutto con il pesce che viene utilizzato, pesce di mare definito ‘robusto’ come tonno e merluzzo. Il Lapsang non è l’unico affumicato a livello mondiale ma sicuramente il più noto e utilizzato.
La preparazione per la consumazione in tazza non è diversa dalla maggior parte degli altri neri: un cucchiaino raso di prodotto, acqua a 90-95°, 3 minuti. Il Lapsang Souchong ha un basso contenuto di teina e se lasciato più a lungo in infusione non diventa amaro, adatto quindi all’uso nel samovar.
Concludo l’articolo invitandovi a provare, assaggiare, scoprire perché le proposte sono veramente tante e una buona tazza di tè calda o a freddo è sempre e comunque un valido motivo per fermarsi e prendersi una pausa dai frenetici ritmi quotidiani.
In questa puntata molto speciale del podcast ti presento un’intervista con Angelo Rossiello, autore, tra l’altro, del libro «Insonnia. Il male del nuovo secolo» e importante esponente della comunità paleo, lo stile di vita che seguo con soddisfazione da alcuni anni.
Come sentirai, abbiamo finito, anzi iniziato, anche per parlare di diritto, che oggigiorno è una delle cose che più mina anche la salute dell’uomo, considerato come funzionano i sistemi giudiziari.
Nel corso dell’intervista, che è diventata un dialogo che verrà sicuramente ripreso in altri episodi del podcast, ho citato alcune fonti o riferimenti, di cui metto di seguito i link, in ordine rigorosamente sparso:
Ingegnere e light trainer. Autore del best seller INSONNIA. IL MALE DEL NUOVO SECOLO. il più completo libro al mondo sugli stili di vita. Coautore del VIVERE SECONDO NATURA
Past President ed attuale segretario della SIMNE (Società Italiana di Medicina e Nutrizione Evoluzionistica). Organizzatore del PALEOMEETING, l’evento itinerante divulgativo su dieta e stili di vita salubri. Redattore per il progetto IMMUNOREICA MAGAZINE. Editore del blog www.evolutamente.it. Esperto di paleodieta per atleti di endurance ed inventore del metodo Mitochondrial Training. Fa consulenze multitasking (con altri ingegneri, PT e biologi nutrizionisti) sulla persona per correggere stili di vita insalubri e resettare ritmi circadiani, semplici biohacking, per illuminazione artificiale per case, palestre, uffici e evolutionary fitness (allenamento con i pesi abbinato alla Dieta Secondo Natura).
Manda la tua domanda!
Se hai delle domande per Angelo, puoi scrivere al blog, dalla pagina dei contatti, o mandarci tranquillamente un messaggio vocale tramite l’account whatsapp dello studio.
Mentre voi facevate storie animate su Instagram, mi sono riletto La morte di Ivan Il’ic del puttaniereLev Tolstoj, in questa edizione, purtroppo solo cartacea, di Adelphi, che contiene anche il racconto Tre morti più altri inediti.
Senza la pretesa di fare la recensione di un’opera e di un autore così importanti, alcune riflessioni in ordine sparso.
Il tema della morte é oggi decisamente il grande assente nelle nostre vite, se si considera che un tempo ogni vita veniva vissuta pensando anche al momento della morte e in misura della stessa, come un momento essenziale, un’altra faccia della medesima.
Oggigiorno invece si tende a svicolare, a glissare, come se la morte fosse un qualcosa cui non siamo comunque tutti destinati, come se fossimo destinati a non morire mai, ed è un peccato perché chi pensa di non morire mai finisce per non vivere veramente nemmeno un solo giorno.
Comunque, ripercorrendo questo racconto, ho considerato che ogni tanto bisognerebbe davvero rileggere i classici, lasciarsi meravigliare dalla ricchezza di dettagli dell’affresco che tratteggiano e dalla profondità di conoscenza sia dell’animo che dell’esperienza umana che questi autori sembrano avere, in particolare i grandi scrittori russi.
Con questo racconto, un testo che si legge in un paio d’ore, torniamo a confrontarci con temi essenziali della nostra presenza su questa terra, tra cui il senso della vita, e il significato della morte, che, come tale, può arrivare all’improvviso, anche per effetto di un banale incidente domestico, come accade ad Ivan.
Leggere, peraltro, se si riesce a farlo con la dovuta attenzione, é sicuramente una forma di meditazione e, ulteriormente, una forma di cura, perché la gestione dell’attenzione – come sottolineato dalla Cinotti – é essa stessa una cura, considerando che la focalizzazione ci fa stare meglio, mentre il suo contrario, che si ha quando l’attenzione viene lasciata libera di pascolare e vagare, finisce per farci stare peggio.
Oggi ti voglio parlare delle tre grandi rivoluzioni dell’uomo.
Anche questo, come quello sulla scelta vegetariana e vegana, è un post in cui introduco alcuni concetti fondamentali che poi saranno utili in molti altri post successivi.
Queste tre grandi rivoluzioni, ti voglio subito anticipare, non sono state un fatto positivo per la nostra specie, ma ognuna ha rappresentato una grande catastrofe che ci ha allontanato dal nostro modo di vivere naturale.
Ognuna di queste rivoluzioni, poi, ha peggiorato ancora quella che era venuta prima, con una serie di effetti disastrosi per la nostra salute, il nostro benessere e la nostra qualità della vita di cui in parte soffri sicuramente anche tu che mi stai leggendo.
Le tre grandi rivoluzioni sono quella agricola, quella industriale e quella digitale, che stiamo vivendo proprio in questi anni. Ognuna è stata un potente fattore di alienazione dell’uomo.
I cacciatori raccoglitori.
Qual è lo stato naturale dell’uomo?
Quello della caccia e della raccolta, praticato e vissuto ancora da alcuni gruppi di uomini che ancora vivono in questo stadio. Questi uomini non lavorano, non hanno alcun sistema previdenziale, non hanno sistemi di governo di tipo statuale, ma riescono a mangiare, bere, risolvere i conflitti, gestire gli anziani e gli invalidi, godere di forme di intrattenimento – tramite i cantastorie – molto meglio di quanto avvenga nella nostra società.
Questi uomini, che noi giudicheremmo «selvaggi», vivono davvero secondo natura, effettuando una caccia sostenibile quando ne hanno bisogno, con una profonda divisione dei ruoli tra maschi e femmine.
Generalmente, si ritiene che la vita di questi uomini sia molto dura, in realtà è una vita molto più leggera e priva di stress della nostra. Ti voglio citare a proposito le parole di un testo fondamentale, anche se generalmente meno conosciuto, del movimento paleo, purtroppo non tradotto in italiano, ma che, se sei in grado di leggere in Inglese, ti consiglio di leggere assolutamente: si tratta di Neanderthin di Ray Audette.
Secondo questo autore, «the search for food among huntergatherers has often been thought of as a long and laborious process by those of us who are used to the convenience of supermarkets. Studies of contemporary hunter-gatherers, dispel this myth conclusively. Among huntergatherers living in the harshest desert and Arctic conditions, it has been found that they work less than 3 hours per day. These hours not only include the time necessary to obtain and prepare food but also the time to provide housing and clothing. || La ricerca del cibo tra i cacciatori raccoglitori è sempre stata considerata come un processo lungo e laborioso da quelli di noi che sono abituati alla comodità e convenienza dei supermarket. Studi effettuati sui cacciatori raccoglitori che vivono al giorno d’oggi distruggono completamente questo mito. Tra i cacciatori raccoglitori che vivono nei deserti più aspri e nelle terre artiche, è stato visto che le ore di lavoro sono meno di tre al giorno. Queste ore non solo comprendono il tempo necessario per ottenere e cucinare il cibo, ma anche quello per dotarsi di un riparo e di vestiti».
È un po’ diverso dalla nostra vita, dove dobbiamo lavorare otto ore tutti i giorni, dopo esserci svegliati con un atto di violenza della nostra sveglia, usciti dal lavoro dobbiamo perdere un’ora per andare a fare la spesa e poi, dopo cena, se non ci vogliamo imbolsire, dobbiamo persino andare in palestra…
Questo, comunque, era lo stato originario degli uomini e lo è stato per tutti gli uomini, su tutta la terra, per almeno due milioni di anni.
La rivoluzione agricola.
Poi, è intervenuta la prima rivoluzione, quella agricola.
«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?» (Mt 6, 24)
Gli uomini hanno smesso di cibarsi delle forme di vita animali e vegetali spontaneamente disponibili in natura e hanno voluto allestire un sistema organico di coltivazione, incentrato sia sull’allevamento che sull’agricoltura. Hanno smesso di fare come avevano sempre fatto, e come fanno gli animali che vivono in libertà, compresi gli uccelli del cielo, e hanno cominciato a seminare, mietere, raccogliere nei granai.
Non si sa bene cosa abbia innescato questa prima grande rivoluzione, circa 10000 anni fa, in diverse parti del mondo non collegate tra loro, ci sono addirittura alcune persone che sostengono che vi sia stata un’intervento da parte di forme di vita aliena per far progredire i terrestri… Di queste ipotesi fantascientifiche c’è da salvare il fatto che ad oggi non ci sono spiegazioni soddisfacenti circa l’innesco di un cambiamento così profondo e su vasta scala.
Con la rivoluzione agricola, nascono le grandi civiltà, ma l’uomo paga un prezzo salatissimo:
alimentazione a base di cereali e legumi che devastano il sistema digerente e in generale la salute, tant’è vero che gli scheletri degli uomini dall’epoca agricola in poi – il caso classico sono le mummie egiziane – denotano un netto peggioramento nello stato di salute: statura molto più bassa, denti marci e devastati, ossa più piccole, ecc.
nascita delle classi sociali: ci sono, per la prima volta, persone che non si occupano del cibo (Giovanni Cianti li chiama «specialisti no food») ma diventano governanti, artigiani, avvocati…
sovrapopolazione
lavoro in agricoltura dall’alba al tramonto per quasi tutti gli uomini e quindi, sostanzialmente, nascita della schiavitù, tanto per i formalmente schiavi che per i formalmente liberi
Tutto ciò ha determinato una potete alienazione per l’uomo da sè stesso: da libero, è diventato schiavo. Da sano, è diventato malato. Da persona con uno scopo, diventa una persona che perde sempre più il senso della sua esistenza.
Con l’agricoltura, non sono cazzi solo per gli uomini, ma anche ad esempio per i lupi, che, da fedeli compagni di caccia degli uomini per due milioni di anni, diventano adesso dei pericolosi nemici, che, tentando di continuare a fare a mezzo con gli uomini come avevano sempre fatto, prendono una pecora, un agnello o un capretto agli allevatori che, così, si mettono a dar loro la caccia.
Ho parlato di questo vergognoso tradimento degli uomini ai lupi nel mio racconto «Io non avrò mai paura di te», che ti invito a leggere se vuoi approfondire l’argomento.
Questa è l’epoca non più del lupo, ma del gatto, che non a caso presso gli Egizi, la prima grande civiltà nata con l’agricoltura intorno al fiume Nilo, vengono divinizzati e protetti. La spiegazione risiede molto semplicemente nel fatto che l’uomo agricoltore semina, miete ma soprattutto ammassa nei granai, dove, se il grano viene mangiato dai topi, le sue scorte di cibo vengono fatte fuori… I gatti, animali esclusivamente carnivori, danno volentieri la caccia ai topi, tenendo pulito e conservando le preziose scorte dell’uomo agricolo che crede di aver fatto un progresso cibandosi di cibo per uccelli – il grano è un cibo per uccelli granivori, inadatto alla specie umana – quando invece in quel modo si è rovinato nel modo che abbiamo visto sopra.
Perchè l’uomo, nel momento in cui è passato da uno stato naturale di raccolta, di vita simile a quella di tutti gli altri animali che mangiano il cibo che trovano o cacciano, non è diventato più allevatore, determinando disponibilità di un cibo, la carne, molto più adatto a sè, ma è diventato più che altro coltivatore? Perchè, in altri termini, invece che concentrarsi sulle forme di vita animali lo ha fatto su quelle vegetali, devastando la propria salute e quella di tutte le generazioni successive?
«E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. E l’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. E l’Eterno disse a Caino: ‘Perché sei tu irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il volto? ma, se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri son vòlti a te; ma tu lo devi dominare!’» (Genesi 4:3-7)
A quanto pare anche Dio gradiva di più gli allevatori, rispetto ai coltivatori, ma poi sappiamo tutti come è andata e quale dei due è sopravvissuto…
La rivoluzione industriale.
Facciamo adesso un grande salto in avanti, ricordandoci che grande, in termini di storia, parlare di «salto grande» è molto relativo, e andiamo alla seconda grande rivoluzione dell’uomo, che è quella industriale.
La storia la sappiamo tutti, nel 1700 in Inghilterra si iniziano ad applicare mezzi di produzioni in serie e con criteri di sistematicità ad attività che, in precedenza, erano svolte a livello solo artigianale. Prendiamo ad esempio la realizzazione di un paio di scarpe, di sedie o mobili per le abitazioni e così via.
Anche qui è sempre la tecnologia la novità che innesca tutto, resta da capire, come accennato prima, che cosa è che, in fondo, determina il progresso tecnologico.
Con la rivoluzione industriale sono cazzi ancora più amari per l’uomo: da schiavo nei campi, diventa schiavo chiuso nelle fabbriche, ancora più sfruttato, ancora più alienato e devastato. I bambini, ad esempio, iniziano a lavorare prestissimo, anche a quattro anni, stanno in fabbrica anche 12, 14 ore. Non fabbricano più vitamina D non ricevendo i raggi del sole e diventano rachitici e cioè sostanzialmente invalidi, come si può vedere nella foto.
La cosa bella che accade in questo periodo è che la rivoluzione industriale non solo devasta l’uomo cento volte di più di quello che aveva fatto la rivoluzione agricola, ma peggiora profondamente la rivoluzione agricola stessa, facendo nascere, al posto di coltivazioni varie e di dimensioni spesso artigianali, gli allevamenti e le coltivazioni intensive, spesso a monocoltura, determinando devastazioni per gli uomini che vi lavorano e per l’ambiente e prodotti destinati a fungere da cibi per gli uomini di qualità sempre più scadente, in considerazione che l’imperativo era produrre la maggior quantità possibile di latte, grano, frutta, senza alcuna considerazione per le proprietà salutari dei prodotti.
Un filosofo, Karl Marx, ha parlato di alienazione dell’uomo che passa dalla dimensione artigianale e controlla l’intero processo produttivo del bene che realizza, a quella industriale dove, in catena di montaggio, segue un solo aspetto, utilizzando mezzi di produzione che non gli appartengono più, ma è stato sbertucciato per ogni dove – quando invece su questo aveva ragione da vendere, anche se il comunismo non era certo la soluzione.
Naturalmente, di fenomeni giganteschi come le rivoluzioni agricola ed industriale potremmo parlare per giorni, ma io mi fermo qui, essendomi limitato ad evidenziare gli aspetti che ci interessano di questi eventi che hanno determinato profondi cambiamenti nella condizione umana. Se vuoi, ovviamente, puoi approfondire con apposite ricerche o leggendo uno dei molti libri disponibili sull’argomento.
La rivoluzione digitale.
La terza rivoluzione è quella che stiamo vivendo adesso e cioè quella digitale, quella dell’informatizzazione, un altro «progresso» portato della tecnologia, un’altra grande svolta verso la più completa e totale alienazione dell’uomo.
Con la rivoluzione digitale l’uomo si mentalizza, il suo corpo diventa sempre meno importante e presente, il suo carico mentale diventa pesantissimo, la figura di riferimento nel mondo del lavoro è il knowledge worker, colui che lavora con la conoscenza, come ad esempio un giornalista, un blogger, un esperto di marketing, un formatore, un web master, un informatico, un avvocato… Con il chè, quel processo che aveva allontanato l’uomo dal cibo rispetto alla situazione del suo stato naturale, in cui tutti gli uomini e le donne partecipavano alla raccolta del cibo, generando specialisti non a contatto con la lavorazione del cibo, sostentati dal lavoro di altri, si spinge ancora più in là.
Qui la distanza dallo stato naturale dell’uomo diventa elevatissima. Si diffondono di conseguenza stress e depressione, specialmente nei paesi occidentali dove il benessere, e i benefici della civiltà (il più povero in Italia dispone di cure mediche e trattamenti sanitari di cui non disponevano i re appena un secolo o due addietro), sono al massimo livello – eppure le persone non sono felici.
Ancor più alienazione e perdita di autenticità.
Una delle conseguenze ulteriori è che le relazioni personali sono meno presenti, perché l’uomo passa la maggior parte del suo tempo non faccia a faccia con un suo simile, ma davanti a uno schermo (un grande fattore di depressione secondo Steve Ilardi, con il suo The depression cure), ma soprattutto sono molto meno autentiche, perché siamo meno spontanei, siamo più mentalizzati e pieni di fisime.
Siamo diventati così lontani dal nostro vero cibo e dal procacciamento dello stesso che non capiamo più il ciclo della natura a riguardo, diventiamo vegetariani – cosa piuttosto maldestra che determina strage di microfauna e la tortura delle vacche da latte – o addirittura vegani, finendo per rimpinzarci di autentici veleni come la soia, il tofu, altri legumi, i cereali e il seitan e per sostenere, ulteriormente, che tutti dovremmo diventarlo per il benessere degli animali e dell’ambiente, una cosa che può essere concepita solo da chi non ha il minimo senso dell’uomo e della sua storia e posizione nel mondo.
Ovviamente, anche la rivoluzione digitale ha peggiorato le due sorelle precedenti, determinando un’agricoltura sempre più innaturale e lontana dalle vere esigenze della gente e un’industria sempre più spietata, dove il lavoro degli uomini, che finalmente avevano ottenuto un po’ di tutele, è destinato ad essere sostituito da quello di appositi robot.
Se questa è la realtà, dunque, che cosa bisogna fare?
Per il nostro benessere, da intendersi a tutto tondo, non solo fisico, ma anche mentale e spirituale, è necessario cercare di vivere il più possibile nel modo per cui siamo stati «progettati» e per il quale ci siamo evoluti, per due milioni di anni di storia, prima che queste sataniche rivoluzioni intervenissero, adottando non solo una dieta, ma uno stile di vita di tipo evolutivo.
Se vuoi ottenere una consulenza a riguardo, puoi scriverci dalla pagina dei contatti. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.
Oggi ti voglio parlare di un libro molto interessante, uscito da poco, per tutti coloro che si interessano di stili di vita evolutivi.
Si tratta di «Il nuovo vivere secondo natura», di Angeleri e Rossiello.
Come probabilmente sai, seguo da alcuni anni uno stile alimentare e, più in generale, di vita di tipo evolutivo, conosciuto nel mainstream anche come dieta «paleo», grazie al quale ho potuto migliorare molti aspetti della mia vita e della mia salute.
Tradizionalmente, la «paleo» viene intesa come una dieta, cioè una specie di regime alimentare, anche se molto diversa dalle diete grammate tradizionali.
In realtà, il concetto «paleo» è molto più ampio e riguarda più o meno tutti gli ambiti della vita dell’uomo, ai quali si può, con uguale profitto, applicare l’intuizione evolutiva, che consiste nel far riferimento a ciò che l’uomo ha fatto per milioni di anni, prima delle tre grandi rivoluzioni (agricola, industriale, digitale), e a cui si è adattato.
Pur essendo la paleo sbertucciata da diversi esponenti del mondo della salute, a volte in buona fede, a volte in mala fede, l’approccio evolutivo è utilizzato in ogni ambito, basta aprire un qualsiasi libro di psicologia, anatomia, medicina, ortopedia e altro per rendersene conto.
La dieta elaborata dal medesimo Panzironi, la «Life 120», che scriveva la prefazione a «Vivere secondo natura», mentre quella del nuovo è scritta da Gambacciani, non è altro che un rebranding di una versione low carb della paleo, che però, con questo nuovo marchio che si è inventato, «vende» e convince molto di più.
La realtà però non sempre coincide con il marketing.
La cosa più bella di questo libro, comunque, è di non essere il solito libro di diete, di cui onestamente non si sarebbe sentito il bisogno, ma di affrontare tutti gli ambiti in cui l’uomo contemporaneo può beneficiare dell’approccio evolutivo, ambiti che per il suo benessere sono importanti tanto quanto l’alimentazione se non di più e che comunque devono essere curati insieme all’alimentazione, compresi la qualità del sonno e la gestione della luce cui siamo sottoposti, due aspetti che peraltro sono intimamente legati tra di loro.
Proprio perché gli autori, tra l’altro, ritengono la luce blu degli schermi dei computer e cellulari dannosa per la salute umana, il libro esiste solo in formato cartaceo. Ciò rende purtroppo più scomoda la consultazione, ma sotto certi versi anche più piacevole.
«Vivere secondo natura» è oggigiorno forse un titolo un po’ fuorviante, perché attualmente quando si parla di «ritorno alla natura» – un concetto su cui tutti sono in linea di principio d’accordo – il pensiero corre all’immagine di una donna, probabilmente vegana, che si mangia un gambo di sedano o una bella insalata…
In realtà, la vera natura dell’uomo è molto diversa e si può vedere benissimo osservando quello che fanno i cacciatori raccoglitori ancora esistenti sul pianeta, cioè gli uomini che – beati loro – a differenza mia e tua vivono ancora allo stato libero, anziché inquadrati in una civiltà che li ingabbia e li costringe a vivere in modo innaturale.
Per un esempio tra tanti, si può vedere questo video con un servizio sugli Hadzabe. Costoro si procurano il cibo cacciando altri animali, macellandoli sul posto, riportandone le carni al villaggio, ma non prima di averne mangiato il fegato crudo – questo molto giustamente dal momento che la carne d’organo a differenza di quella di muscolo è molto più deperibile.
Orbene, che ci crediate o no, questo è lo stato naturale della nostra specie. La vegana che, in una città italiana, si nutre, o meglio tenta di nutrirsi, di tofu, ceci, fagioli, insalate, è, invece, un portato dell’agricoltura, dell’industria, dell’urbanizzazione.
Questo, comunque, è il modello cui fa riferimento il «Vivere secondo natura» dei tre autori già menzionati. Ovviamente, è impossibile vivere in questo modo all’interno di una civiltà come la nostra e, più in generale, come quella occidentale, però è possibile, e molto utile per la salute e il benessere, cercare di rendere il più possibile compatibile il nostro stile di vita con le modalità naturali di vivere, per quanto riguarda alimentazione, luce, sonno, movimento e così via.
Se ti interessa lo stile di vita paleo, sei invitato al nostro gruppo facebook «la tribù della paleo». Se invece vuoi una consulenza da un nostro naturopata, puoi chiedercela compilando il modulo di contatto.
Abbiamo da molti anni un team di sostegno personale che collabora con noi, coordinato dal dr. Gianluca Ruggeri, consulente personale e mediatore familiare, perché pensiamo che quelli che le persone ci portano siano problemi complessi, una faccia sola dei quali ha natura legale, mentre ce ne sono molte altre che richiedono un supporto di tipo più «spirituale» ed emotivo.
Questo, tra l’altro, è vero anche nei casi di famiglia, dove la mediazione familiare, come predico da diversi anni, è una vera manna dal cielo. Anche in altri casi, tuttavia, spesso le persone che si trovano ad avere un problema legale – ad esempio di divisione, successione, ma anche banalmente condominiale – si ritrovano ad essere provate, sia dal problema sia dalla situazione che ne ha determinato l’insorgenza, che spesso viaggiano insieme.
In quei casi, l’intervento non può essere certo solo quello di assistenza legale, ma occorre anche un sostegno personale, che, oltre a consentire alle persone di vivere questa fase con più serenità, giova anche alla trattazione e conduzione stessa del problema, proprio perché la capacità di vedere tutto più chiaramente e con positività consente di individuare più soluzioni e di ragionare meglio, cosa molto importante in un settore dove la maggior parte delle soluzioni è di tipo negoziale.
In questo contesto, vi comunichiamo che abbiamo iniziato a collaborare con Silvia Gibellini, counselor ed operatrice certificata di Logosintesi, per offrire anche questo tipo di intervento di sostegno personale ai nostri assistiti che lo desiderano.
Con la consulente, abbiamo concordato la possibilità di un primo incontro introduttivo di 30 minuti gratuito di orientamento presso il nostro studio di Vignola oppure il suo stesso studio di San Damaso. Per maggiori informazioni, scriveteci dalla pagina dei contatti.
Mi dispiace, ma per avere una buona alimentazione è necessario innanzitutto appassionarsi al fare la spesa o, più elitticamente, alle fonti di approvvigionamento del proprio cibo, la cui gestione oggigiorno, per vari motivi, può essere anche abbastanza complessa.
Come dice Dominique Lorrain, bisogna accostarsi alla «spesa» con lo spirito di un cacciatore alla ricerca del meglio. Chi prova a farlo, poi ne riceve grande soddisfazione.
Purtroppo, oggi non è facile, con sistemi di grande distribuzione che offrono corsie che apparentemente presentano la scelta tra diverse marche di prodotti che poi, dopo adeguata analisi, si rivelano però essere tutti uguali.
Bisogna per prima cosa ovviamente uscire dai canali della grande distribuzione: usare il contatto diretto coi produttori locali (il famoso contadino), ma anche internet e persino amazon.
La seconda cosa che deve obbligatoriamente fare chi vuole passare ad una alimentazione consapevole e sana è imparare a cucinare.
Mi dispiace, ma anche qui bisogna staccarsi da mammà e imparare a prepararsi da soli il proprio cibo. Anche, anzi soprattutto, se siete maschi.
Non è affatto vero che cucinare è un affare da femmine.
Lasciamo stare la solita cazzata che i più grandi chef sono maschi (quando vedo la faccia di Cracco sui camion della San Carlo mi viene da vomitare ancor di più di quando la vedo altrove): cucinare è essenziale per la sopravvivenza, lo hanno fatto migliaia di cacciatori, soldati, trasfertisti, semplici singles (che – attenzione – non sono degli sfigati, perché magari scopano più di noi).
Mettetevi dunque a preparare, con le vostre mani, il cibo che vi siete procurati, a costo di scoprire che vi tira talmente tanto il culo cucinare da dedicarvi al crudismo.
Se volete abbracciare seriamente la paleo, ma anche qualsiasi altra dieta, dovrete appassionarvi a queste due cose: spesa e cucina.
Parlate con i vostri figli, qualsiasi cosa diciate loro, anche boiate o cose completamente di fantasia, ma parlate spesso, più volte al giorno, con loro. Se vi fanno domande, anche assurde, non vi lasciate scappare l’occasione.
Frank McCourt aveva un padre piuttosto disfunzionale: alcolista, si beveva tutti i soldi al pub, non sempre era a casa.
Eppure parlava tutti i giorni col figlio, che ascoltava a bocca aperta le storie tradizionali irlandesi che uscivano mezze sbiascicate dalla bocca di quel padre sempre alticcio.
È stato grazie a quel padre, dal quale oggi sarebbe stato tolto a cura dei servizi sociali, che McCourt è diventato uno scrittore e ha composto il capolavoro «Le ceneri di Angela».
Quando parlate ai vostri figli, che sia per spiegare una cosa, raccontare una storia, condividere una fantasia, infilare qualche parola leggera, gli date un nutrimento sottile e prezioso, la vostra attenzione, che per loro è fondamentale, molto più della scuola, delle attività e degli altri modi che hanno di trascorrere la giornata.
Ricordate: il tempo di qualità è una grossa cazzata, è la loser medal, il contentino dei genitori purtroppo separati.
La realtà è che invece i nostri figli hanno bisogno, al l’esatto opposto, di tutto il tempo e tutta l’attenzione (non vale sedersi insieme sul divano tu col cellulare e lui con l’iPad!) che siamo in grado di dar loro, e più gliene daremo e meglio sarà.
È solo nutrendoli tutti i giorni con la nostra attenzione e le nostre parole di rassicurazione per le cose belle che avranno fatto che gli faremo capire e sentire che sono amati, che gli daremo dei punti di riferimento che sono indispensabili perché noi genitori si sia poi in grado di dar loro quei limiti e quelle regole che sono per i figli necessari come il cibo e l’acqua.
Un genitore non deve mai contrattare con un figlio, deve semplicemente dirgli quel che deve, può o non può fare. Il genitore che negozia è quello che lo ha lasciato tutto il pomeriggio davanti alla TV.
Il genitore che invece è stato con lui due ore a parlare e raccontare non ha bisogno di implorare niente, gli basta dire quel che deve fare e il figlio lo seguirà perché tramite la affabulazione avrà sentito il suo amore, la sua presenza e la sua autorevolezza insieme.
Einstein diceva che se volete figli intelligenti dovete raccontare loro delle storie, se li volete più intelligenti dovete narrar loro ancora più storie.
Oggigiorno è facilissimo rompere il filo dell’affabulazione tra i genitori e i figli, immersi in potenti strumenti di distrazione di massa (distrarsi non è sempre positivo, anche questo va capito!).
Io invece vi dico di custodirlo come il tesoro prezioso che è, di curare che non si interrompa come qualsiasi altra fornitura da cui dipendano le vostre vite.
In questo contesto, qualche tempo fa, ho fatto un ordine da carnissima.it e mi sono trovato molto bene.
Ho contattato il fornitore come admin del gruppo «la tribù della paleo» e ho ottenuto un codice sconto ben del 10% che vi metto a disposizione.
Ma prima, un avvertimento importante: io mi sono limitato a provare la carne una volta, a trovarla di qualità, almeno per i miei standard, quindi non mi scassate la minchia chiedendo certificazioni, rassicurazioni, cazzi del genere. Se pensate che vi possa piacere, compratela e viceversa. Se, quando l’avrete presa, non vi sarà piaciuta, saranno ugualmente cazzi vostri. Non mi contattate in privato per chiarimenti o, ancora peggio, lamentele.
Io, ripeto, mi sono limitato a testarla per me e la mia famiglia, trovarla molto buona, instaurare un rapporto più stretto col fornitore, ottenendo questo codice per voi, che vi giro con la celebre formula AS IS.
Ciò detto, se volete chiarimenti sulla mia esperienza quanto a qualità, tagli, consegna, lasciatemi un commento, risponderò per quel che potrò dirne e per quel che può valere.
A me la carne piace molto, e proprio in questi giorni farò il mio secondo ordine. Tra l’altro, rispetto al precedente «catalogo», adesso hanno anche a disposizione costate, fiorentine e roast-beef che non ho alcuna intenzione di perdermi.
Sapete che sono un appassionato di scarpe di tipo barefoot. Ho tre paia di Vibram Five Fingers, più un paio di Merrell che utilizzo tutti i giorni anche per andare in studio. Recentemente, ho ricominciato a giocare a calcio, su campetti di periferia come piace a me, con superficie molto irregolare, di terra ed erba. Per la prima uscita, ho usato un paio di vecchie scarpe con impostazione tradizionale e, oramai abituato a quelle barefoot, mi sono trovato malissimo.
Ho quindi avuto l’esigenza di trovare un paio di scarpe di questo genere che potessi usare per il calcetto anzi per il calcio su erba.
Per capire quali scarpe avrei potuto comperare, ho chiesto ad Angelo Rossiello, un amico che segue più o meno la mia stessa filosofia in materia di calzature, ma non solo, che gestisce Il blog evolutamente.it, che consiglio di seguire a tutti coloro che hanno questi stessi interessi.
Riporto di seguito quanto suggeritomi da Angelo, precisando che la mia scelta, alla fine, è caduta sulle Innov8 trailroc 150 standard fit. Purtroppo, le scarpe non mi sono ancora arrivate, ovviamente ho dovuto ordinarli on-line e non è stato nemmeno facile trovarle della mia misura.
Non ci sono scarpe barefoot specifiche per il calcetto L’alternativa valida sono le scarpe da trail running Se vuoi tacchette importanti può andar bene una innov-8 baregrip 200 Che è abbastanza protetta… Con tacchetti più piccoli una innov-8 trailroc 150. Ma è come andare scalzi quasi… se ti arriva un pestone sono guai Carina è la new balance wt101 Tacchetti piccoli. Sul sito sportsshoes.com Trovi ampia scelta a prezzi davvero stracciati Cmq le new balance wt101 wt101mi sembrano più adatte. Altri marchi possono essere le Merrell Per la calzata non posso aiutarti. Per esempio le baregrip sono ben larghe Le trailroc strette Purtroppo per le scarpe normalmente si devono fare varie prove prima di trovare quella giusta per il proprio piede.