Devo ancora riprendermi dallo shock di una lettera, compilata da un avvocato regolarmente iscritto all’albo, in cui viene contestato ad un mio assistito di aver commesso un «reato penale».
Nonostante ciò, siccome conosco (anche se, come dico sempre, non condivido) la tua passione per i modelli, oggi voglio metterti a disposizione uno dei modelli che uso più frequentemente e cioè quello per richiedere al pubblico ministero il consenso per il patteggiamento, rito alternativo che evita di andare al dibattimento e consente di definire il processo penale in tempi molto più brevi, con una pena minore – quasi sempre condizionalmente sospesa – e di conseguenza anche con un notevole risparmio di spese.
Per maggiori dettagli, puoi leggere la mia scheda di approfondimento che trovi qui.
Come sa bene chi mi segue e gli avvocati iscritti alla mia Solignani Law Academy, non credo molto nella specializzazione: credo, certamente, nella competenza, ma penso che le specializzazioni non siano lo strumento giusto per raggiungerla, anzi spesso servono per allontanarsene.
Uno strumento che utilizzo molto nella mia pratica forense sono le indagini difensive, che farebbero parte del mondo del diritto penale, ma che invece possono essere molto utili in tante situazioni che ne esulano per la raccolta e la formazione delle prove, che, come ognuno può immaginare, sono fondamentali in ogni tipo di procedimento.
Uno dei tipi di indagini difensive praticabili è quello della richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione, che mi capita sempre più spesso di utilizzare, anche perché è di solito più efficace della richiesta di accesso agli atti – naturalmente deve essere configurabile un reato, non può utilizzarsi indiscriminatamente in ogni situazione.
Per questo motivo, ho deciso di rendere disponibile il modello che utilizzo, a beneficio dei colleghi che seguono il blog.
ricordati che alla domanda deve sempre essere allegata la nomina di difensore, eventualmente con copia della carta d’identità del cliente che l’ha conferita.
Riferimenti
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Un breve tutorial su come fare correttamente l’istanza di visibilità temporanea del fascicolo con slpct, con anche un modello relativo.
Presuppone che slpct sia già stato installato e che ci sia già una conoscenza o almeno una confidenza minima con il programma.
Come tipo di atto, selezionare «atto generico / Istanza generica».
Il nome della busta deve, come sempre, essere compilato automaticamente. Noi a studio, a riguardo, seguiamo questa convenzione: mettiamo i nomi delle parti e, di seguito, separato da un doppio trattino, l’oggetto della busta.
Ad esempio
Pinco – Pallino — istanza di visibilità
A volte può capitare di effettuare uno stesso deposito più volte per fallimento di quello precedente, in questo caso aggiungiamo un numero alla fine
Pinco – Pallino — istanza di visibilità 2
In modo da non confonderci tra le varie buste che rimangono memorizzate in split
Come atto principale, devi mettere la tua istanza di visibilità ovviamente.
Ti metto di seguito un modello in formato word, naturalmente poi una volta compilato devi convertirlo in PDF «leggibile», cioè direttamente dal computer (non stampando e scandendo, insomma).
Una volta impostato l’atto principale, deve essere allegata la procura.
L’allegato deve essere marcato appunto come «procura alle liti» utilizzando l’apposita tendina; non va fatta alcuna dichiarazione di conformità anche perché la procura diventerà subito dopo un originale con l’apposizione della firma digitale. Naturalmente, la procura deve essere firmata sia dal cliente che dall’avvocato; da quest’ultimo viene firmata sia sull’originale cartaceo che, digitalmente, nell’esemplare informatico.
Una volta inseriti i due documenti – istanza di visibilità (atto principale) e procura alle liti – si può procedere alla firma e alla creazione della busta, facendo clic sull’apposito bottone.
Prima di cliccare questo bottone, se hai, come me, la versione di slpct che consente la firma remota, devi selezionare la modalità di firma che intendi utilizzare: se quella locale, con chiavetta, o quella remota con Namirial. Guarda l’immagine qua sotto, prima di cliccare «firma tutto» a sinistra devi selezionare a destra con l’apposita tendina la modalità di firma. Di default, è impostata la firma in locale con la chiavetta. Questa collocazione a destra, dopo il bottone «firma tutto», è un po’ controintuitiva, ma pazienza.
Clic su «firma tutto», seleziona «solo in necessario» (è indifferente, slpct firmerà comunque entrambi i files, ovviamente), quindi si aprirà la finestra di dialogo obbligatoria per la visualizzazione del confronto
Basta fare clic su «visualizza confronto», si aprirà la nostra istanza. A quel punto si deve chiuderla e fare clic su «chiudi», dopo aver messo il segno di spunta a sinistra di «conformità verificata e dati strutturati». È solo una formalità, insomma.
A questo punto si può procedere con la firma. Non mi dilungo sulla procedura di firma, anche perché esula dallo scopo di questo breve tutorial, ti anticipo solo che a breve pubblicherò un altro post con le procedure specifiche di firma remota, una opportunità interessante fornita da slpct, che può servire sia per comodità che come backup in caso di malfunzionamento di una singola chiavetta.
Una volta firmato, si deve procedere alla creazione e all’invio della busta, cliccando sull’apposito pulsante in basso a destra:
Apparirà una finestra di dialogo di conferma dell’avvenuta creazione corretta della busta. A questo punto, si deve fare clic sul pulsante in basso a destra «invia deposito»
Fai attenzione a questo punto a selezionare come account mittente della mail con cui invii il deposito quello di posta certificata – un errore comune è quello di inviare i depositi da un account diverso, cosa che genera inevitabilmente un errore.
Spero che il post ti sia utile.
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Oggi sul blog propongo un modello, a beneficio dei colleghi avvocati, per la pratica giudiziaria.
Personalmente, non ho mai capito fino in fondo la mania di molti colleghi di cercare, a tutti i costi, un modello per quello che c’è volta in volta da fare, anche per le cose più semplici.
Probabilmente è dovuta ad una certa insicurezza di base e comunque allo stress di cui soffre la pressoché totalità degli operatori del diritto, che hanno a che fare con un sistema burocratico, da una parte, e con assistiti, dall’altra, con cui è sempre più difficile comunicare.
Fatto sta che i post più cliccati sul blog da parte degli avvocati sono quelli, come ad esempio questo, in cui propongo dei modelli, per cui naturalmente quando posso cerco di condividere tutto quello che metto a punto per la mia stessa pratica.
Il modello di oggi riguarda le note per la trattazione scritta delle udienze, di cui ho parlato anche in questo precedente post e consente appunto, adeguatamente compilato, di formulare note per questo particolare tipo di «udienze», che poi udienze non sono, note che vanno poi naturalmente trasformate in PDF e depositate telematicamente.
Puoi scaricare il modello, in formato Word – successivamente zippato, cliccando qui. Per decomprimerlo, dovrebbe essere sufficiente cliccarlo, una o due volte, da un computer da scrivania, probabilmente funziona anche da cellulare, ma con minor facilità.
Deposito.
Per il deposito, come noto personalmente utilizzo slpct. Di solito, marco le note di trattazione scritta come istanza generica.
Conclusioni
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