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Slpct: come usarlo sincronizzato su diverse macchine.

Come sai, per il processo civile telematico e i depositi digitali utilizzo slpct, un software gratuito che offre diversi vantaggi, tra cui la possibilità di inserire più allegati contemporaneamente, cosa che, specialmente per i fascicoli con molte produzioni, è molto comoda.

Altri vantaggi sono la possibilità di effettuare depositi firmando con firma remota, cosa di cui ti ho parlato nei post precedenti.

Oggi voglio raccontarti di una ulteriore possibilità, cioè quella di utilizzare slpct su più macchine diverse, in modo da avere questi vantaggi:

  • la possibilità di poter lavorare su un deposito appunto su più macchine
  • un backup e uno storico di tutti i depositi digitali

Non so come la pensi, ma quando scelgo un software guardo sempre che ci sia o sia implementabile una funzione di sincronizzazione, perché ormai capita spessissimo di dover lavorare ad una cosa, o di aver bisogno dei propri dati, su macchine diverse, cioè sia su propri computer, di cui ad esempio uno a casa e uno al lavoro, ma anche su computer pubblici, tramite un accesso di rete, quando ad esempio si è «fuori», lontano dalle proprie macchine, ma capita di dover lavorare o verificare un dato.

Pexels karolina grabowska 4498366

Slpct non implementa nativamente una funzionalità di sincronizzazione, ma, in considerazione di come struttura i suoi dati, è facilmente realizzabile tramite l’utilizzo di un servizio di cloud computing. Personalmente utilizzo Dropbox e sconsiglio Google drive che, almeno fino a poco tempo fa, aveva la dabbenaggine, in alcuni casi, di intervenire addirittura sui nomi dei files – come noto, ad esempio, Calibre, un software di gestione degli ebook, non è utilizzabile con Google drive proprio per questo motivo.

Per avere slpct sincronizzato su tutte le tue macchine, basta dire al programma, nelle impostazioni, di utilizzare una cartella che si trova all’interno del «dominio» di Dropbox e che quindi verrà sincronizzata sia con il server web che con tutte le tue altre macchine. 

Considera che ho redatto questo tutorial tenendo presente la versione per mac di slpct, nel tuo caso, se utilizzi windows e linux, alcune cose potrebbero cambiare leggermente. Se riesci comunque a capire la logica del discorso, non sarà difficile per te riuscire a realizzarlo lo stesso anche sulla tua macchina.

Per impostare la cartella di slpct, bisogna andare in File, Impostazioni.

Nel mac, il menu si trova in alto a sinistra, nel menu di sistema.

Cliccando, si aprirà questo pannello.

Pannello delle impostazioni di slpct

Come vedi, io stesso ho definito per la mia copia di slpct due cartelle che si trovano all’interno del mio dropbox.

Facendo in questo modo, i dati di slpct e quelli dei depositi vengono conservati in una cartella sincronizzata da dropbox su tutte le tue macchine.

Sarà necessario, ovviamente, ripetere questa impostazione in tutte le macchine su cui si intende utilizzare slpct.

Un ulteriore vantaggio della sincronizzazione configurata in questo modo è la possibilità di lavorare ai depositi da parte di più persone. 

Nel mio caso, ad esempio, i depositi vengono fatti quasi sempre dalla mia assistente, mentre io ho la possibilità di vedere tutto quello che ha fatto, da un’altra macchina, che può trovarsi anche altrove, semplicemente aprendo la mia copia di slpct.

Quindi la sincronizzazione può essere configurata sia tra tutte le tue macchine, sia tra le tue macchine e le macchine dei tuoi colleghi o collaboratori. Anzi, questa è proprio la soluzione più consigliabile, a mio giudizio. Slpct, infatti, consente l’utilizzo della stessa istanza del programma a più professionisti: nelle impostazioni del programma si possono definire i vari professionisti che lo utilizzano e all’inizio di ogni deposito è possibile sceglierne l’autore. Slpct, poi, colloca i depositi di ciascun professionista all’interno di una sottocartella denominata con il codice fiscale relativo.

Questa è la schermata per l’inserimento dei professionisti, dove si possono inserire tutti gli avvocati, o altri professionisti, che si desidera.

Schermata impostazione professionisti

 

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Content marketing: inizia subito a farlo.

Il 70% del mio fatturato viene, da oltre un decennio, dal blog.

Il blog é l’asset più importante di tutto lo studio legale, è
interamente digitale e fisicamente «impalpabile», fatto di contenuti,
cioè testi, audio, video, ecc..

Non sono i muri, non i computer, la rete, il celebre «portafoglio
clienti», dal momento che il business forense purtroppo non presente
il carattere della ricorrenza, salvo eccezioni.

Il blog è il mio canale principale di lead generation, che mi
garantisce un flusso costante di richieste da parte di persone che
hanno incontrato un problema legale, alcune delle quali «convertono» e
diventano clienti.

Questo flusso costante di richieste non è utile solo per fare crescere
sempre di più lo studio, ma anche per dare un servizio migliore a chi
é già cliente; come dico sempre, il marketing non serve affatto solo
per trovare nuovi clienti, ma anche per servire meglio – con una
leadership migliore – chi è già correntemente cliente.

Avere un rubinetto sempre aperto di potenziali nuovi clienti, in altri
termini, ti consente di essere più indipendente rispetto a chi é già
cliente e di dire lui quei «no» di cui lui ha bisogno e che tu faresti
fatica a dirgli se dipendessi economicamente da lui.

Questo è quello che non hanno capito i molto poco saggi compilatori
del codice deontologico: la correttezza si può avere quando gli
avvocati hanno il benessere, altrimenti se i guadagni sono scarsi la
possibilità di comportamenti scorretti é assai più alta.

“A molte persone, per essere oneste, non mancano che i denari”
(Concetto Marchesi)

Se il blog smettesse di funzionare, probabilmente dovrei chiudere lo
studio entro al massimo cinque anni.

Se non hai un blog, o almeno un profilo ben curato su uno dei
principali social network, aprine uno subito e scrivici dentro
qualcosa tutti i giorni.

Di cosa devi parlare?

Del tuo lavoro ovviamente.

Di come affronti e risolvi i problemi tipici della tua professione. Di
quello che hai fatto «oggi». Prova a dare un’occhiata al mio e vedi
cosa ci ho messo dentro.

Non hai voglia di parlare di questo?

Allora significa una cosa sola: che non ti piace il tuo lavoro.

Devi fare un passo indietro e andare a lavorare ancora più alla radice.

Se lo farai, ti garantisco che ritroverai il piacere di fare questa
professione e nel tuo lavoro accadranno tante cose belle.

Rock n’ roll

Riferimenti

Conclusioni

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Blog self hosted: la base sicura del content marketing.

Non mi troverai mai sui social, non mi venderò mai del tutto ai social.

Da oltre vent’anni ho una casa digitale e non ho intenzione di abbandonarla.

Molti guru e professional coach, oggigiorno, consigliano di pubblicare
contenuti e comunicare solo o di preferenza tramite i social, perché «piu
efficace».

Che sia più efficace, in diversi casi, è sicuramente vero: si hanno più
contatti, più reazioni, più possibilità di condivisione.

Però c’è una controindicazione che, a mio giudizio, non è in alcun modo
trascurabile.

Il fatto è che da un giorno all’altro i gestori dei social possono
cancellare i tuoi contenuti, in tutto in parte, fino alla cancellazione
dell’intero account. Oppure, ancora più beffardamente, può essere raso al
suolo l’intero social stesso.

A me personalmente facebook ad esempio ha rimosso diversi post, che non
presentavano peraltro alcun problema, ma che avevano allertato l’algoritmo
demenziale su cui si governa quel social. A molte persone ha raso
l’account.

LinkedIn, il social professionale dove in realtà ci sono i più svitati, mi
ha cancellato l’intero account due volte.

Google plus é stato completamente abbattuto e i suoi contenuti cancellati
da Google.

I social vanno bene per andare a caccia di nuovi contatti e nuove
interazioni, ma ti devi sempre ricordare che sei a casa d’altri e puoi
essere sbattuto fuori in qualsiasi momento e tutto quello che hai fatto può
essere cancellato.

Puoi creare una pagina, un gruppo, quindi curarli, farli crescere e poi un
bel giorno i gestori del social ti cancellano l’account, la pagina, il
gruppo, magari dopo un lavoro quotidiano protratto per oltre dieci anni e
magari, ancora, per la segnalazione di un deficiente.

Questo significa che non vale la pena investire nei social?

No, anzi, devi farlo.

Il punto è che devi farlo, e fare tutte le altre cose in materia di
creazione contenuti e comunicazione, avendo e mantenendo sempre una base
sicura.

La base sicura é il tuo blog self hosted, un sito web tuo, di tua
proprietà, che paghi tu, che tiene sempre sotto una adeguata strategia di
backup, e che nessun coglione potrà mai portarti via.

Sui contenuti del tuo blog puoi lavorare serenamente per decenni sapendo
che quei contenuti resteranno, verranno dati tutti i giorni in pasto a
google, agli altri motori di ricerca e alla loro serendipità – questo della
serendipità è un concetto fondamentale del marketing digitale di cui non
parla nessuno.

Questo è quello che predico agli avvocati della mia Solignani Law Academy:
crea il tuo blog personale e usalo per fare content marketing, fanne la
base sicura di tutto quello che poi fai sui social. Da quella base poi
andrai sui social a diffondere i tuoi contenuti, creare interazioni,
condivisioni e nuove connessioni, con la sicurezza che nessuno taglierà mai
il ramo su cui sei seduto.

Ma ciò vale per qualsiasi imprenditore, per qualsiasi azienda, per
qualsiasi partita iva.

Il content marketing é fondamentale e bisogna farlo da una base sicura,
affidabile e non disperdibile.

Sai qual è l’asset principale del mio studio legale, cioè la risorsa più
importante?

Il blog.

Dal blog viene da tempo più del 50% del mio fatturato, l’anno scorso é
stato intorno al 50%.

Un blog é un indirizzo internet presso cui si trovano contenuti che sono –
é questa la parte interessante – ben indicizzati da Google e dagli altri
motori di ricerca.

L’indicizzazione fa sì che quando una persona fa una ricerca su un problema
che deve affrontare escono fuori le pagine del tuo blog, dove quella
persona finisce per essere convogliata.

Il collettore di clientela principale del mio studio non sono gli amici,
non è il passaparola, non è la targa dello studio, non sono i clienti
soddisfatti, ma é il blog, un asset digitale di cui bisogna comprendere
bene il funzionamento per sfruttarlo al meglio.

Nessuno, trent’anni fa, avrebbe potuto mai prevedere che per fare in modo
efficace l’avvocato uno avrebbe dovuto sapere che cos’è un nome di dominio,
un serve DNS, una pagina HTML, una ottimizzazione SEO e tante altre cose
del genere, eppure oggi, e già da almeno venti anni, é indiscutibilmente
così.

Questo, di nuovo, vale per qualsiasi partita IVA, anche per il calzolaio e
il banco del pesce. Non ci sono cazzi su questo, non ci sono cazzi.

Quali sono i messaggi da portare a casa?

1) se vuoi restare realmente connesso con me e con i miei contenuti, cerca
il mio blog con google (basta mettere «solignani») e iscriviti. Riceverai
il post del giorno. Nessuno potrà cancellare quella connessione.

2) se vuoi migliorare la tua pratica come avvocato, imparando come si apre
e gestisce un blog, ma anche dozzine di altre cose oggi indispensabili per
fare questo lavoro, contattami senza impegno su whatsapp al n 059761926,
anche facendo tap sul pulsante verde qui di fianco.

3) vivi una vita lunga e prospera. Rock ‘n roll.

Riferimenti


blog.solignani.it/2021/06/22/idee-strategiche-per-gli-avvocati-una-chiacchierata/


blog.solignani.it/2021/07/01/avvocato-recupera-il-piacere-di-esercitare-la-professione/


blog.solignani.it/2020/09/24/da-legaleso-ad-avvocato-strategico-be-smart/

Conclusioni

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Sana dominanza nel rapporto avvocato – cliente.

Il diritto più importante del cliente di un avvocato, l’unico davvero
fondamentale, é quello di essere avvertito immediatamente appena dice
una cazzata, appena prende una strada disfunzionale, appena partorisce
un’idea sterile o imbocca una strada che non porta, quando va bene, da
nessuna parte.

Esattamente così come i figli di famiglia, i clienti degli avvocati
hanno bisogno di sentirsi dire, e dare, molti più «no» che «sì», non
hanno bisogno di essere assecondati in relazioni che danno luogo a
rapporti professionali patetici dove cliente e professionista
diventano amici e si tengono la mano a vicenda mentre nessuno fa più
niente di costruttivo per le vertenze che ci sarebbero da gestire.

Al posto di questo fondamentale diritto ad una genuina e buona
leadership, ai clienti degli avvocati il sistema legislativo attuale
ammannisce diritti fasulli e inutili, come quelli di ottenere copia
degli atti processuali, godere dell’illustrazione delle varie
strategie difensive man mano adottate, oppure (ed è questo il
capolavoro più «alto» della modernità) alla stramaledetta «privacy».

La realtà è che i clienti non se ne fanno di niente di copia degli
atti, della condivisione delle strategie e della discussione congiunta
delle varie problematiche perché la realtà è che non capiscono, non
sono in grado di capire, nessuna di queste cose, per le quali occorre
una preparazione giuridica sistematica acquisibile solo con anni di
studio sui libri, seguita da almeno un decennio di pratica
giudiziaria.

La privacy poi é una vera presa in giro perché noi avvocati abbiamo da
secoli il segreto professionale, che é un istituto molto più che
sufficiente a tutelare integralmente chi si affida ad un legale.

I clienti vogliono solo un avvocato onesto e di cui si possano fidare,
che li guidi come un leader autorevole e rispettabile, aiutandoli ad
uscire dalla giungla di cazzate in cui si sono ficcati per lo più da
soli e che tantissima parte ha nella generazione dei problemi legali
che devono risolvere.

Il primo diritto di un cliente che si presenta a studio con la massima
di cassazione trovata tramite google é quello di sentirsi dire
immediatamente una cosa come «Siediti, vuoi qualcosa da bere? Questa
stampata non ti serve a niente, non ha nulla a che fare col tuo caso,
se l’avessi stampata su carta morbida avresti potuto riciclarla
diversamente, ora non ti resta che buttarla, pregando per l’albero la
cui vita è stata sprecata per il nulla».

É solo da questa fondamentale presa di consapevolezza, quella di non
capire un cazzo delle cose legali, che può nascere un rapporto in cui
l’avvocato e il suo cliente lavorano fruttuosamente sulle
problematiche del secondo.

Questo é quello che intendo quando parlo di «sana dominanza» nelle
sessioni della mia Law Academy, come di quel concetto e metodo che
deve improntare sin dal primo minuto la relazione avvocato e cliente.

Purtroppo per le avvocatesse donne, che sono più portate
all’accoglienza e all’empatia, questa pratica è più difficile da
raggiungere.

Difficile, ma niente affatto impossibile.

Basta prendere questa consapevolezza e sviluppare il maschile,
attingere all’energia del maschile. Così come io ho sviluppato il
femminile per poter fare il counselor ed ascoltare in modo empatico,
un’avvocatessa può sviluppare il maschile per implementare la sana
dominanza nei rapporti con tutti i suoi clienti.

Tutto questo è molto politicamente scorretto, ma io ho una bottega e
una scuola da mandare avanti e una cosa bella del lavoro é che lo puoi
fondare solo sulla realtà. Il lavoro é una bella applicazione del
principio di necessità di cui parlava Freud, non a caso è un regno
tradizionalmente maschile.

Sei un avvocato e vuoi migliorare la tua pratica legale? Vuoi
impostare in modo efficace le relazioni coi tuoi clienti in modo che
tutti siano soddisfatti di come lavori?

Contattami senza alcun impegno via WhatsApp al numero 059 761926 per
una chiacchierata di primo contatto, anche facendo tap sul pulsante
verde qui a fianco.

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