Innanzitutto, spero che il libro abbia molto successo, ma non per motivi economici e non solo di vendite, quanto per motivi personali. Come sapete, il compenso per l’autore che pubblica all’interno di un circuito editoriale tradizionale è piuttosto basso: la media è del 10% lordo a copia venduta e, per tanti motivi che in parte in seguito accennerò, è anche giusto così. A parte questo, la mole di lavoro che richiede la redazione di un libro è sicuramente sproporzionata al guadagno che se ne ricava, specialmente paragonato a quanto avviene nel corso dell’esercizio della professione, dove, con sforzi anche dieci volte minori, guadagno molto di più. Il mio desiderio di affermazione del libro nasce invece dalla convinzione che sia un progetto bellissimo ed originale, di cui spero peraltro che questo libro sia solo la prima manifestazione. La mia aspirazione più grande, oggi come oggi, infatti sarebbe realizzare tra un paio d’anni una seconda edizione, riveduta ed arricchita in base sia alle novità intervenute nel frattempo sia, sopratutto, in base alle richieste e ai consigli degli utenti, che ho sempre cercato di tenere come punto di riferimento, perchè il mio mestiere, di avvocato, consiste principalmente in questo: mettermi nei panni del mio assistito, capirne la mentalità, le esigenze e i problemi e dargli una prospettiva per uscirne.
Ecco che cosa vorrebbe essere il mio libro: una prospettiva, un particolare modo di vedere e raccontare le cose utile a tutte quelle persone che, in mezzo alla crisi della propria famiglia, vivono di conseguenza una fortissima crisi individuale, pensano di non capirci più niente e di non potersi fidare più di nessuno. Non così di rado, queste persone non trovano grande aiuto nella famiglia di origine, negli amici, nei professionisti cui si rivolgono, percepiti come «troppo poco umani», e quindi non riescono nemmeno ad avere quelle concezioni di base delle leggi in materia di famiglia utili per orientarsi e prendere decisioni molto importanti, che porteranno conseguenze per anni a venire.
Con questo libro, abbiamo pensato soprattutto a loro. Ho cercato di mantenere un linguaggio chiaro e comprensibile da parte di tutti, rinunciando completamente all’avvocatese, così come faccio ogni giorno quando devo spiegare un concetto legislativo alle persone che si rivolgono a me per essere assistite, di cui ho il dovere di comprendere il livello di cultura, istruzione, comunicazione, al quale ho ulteriormente il dovere di adeguare il mio linguaggio, dal momento che questa è una delle prime abilità che deve avere un avvocato.
La narrazione da me concepita è stato poi ulteriormente smontata e semplificata dall’editor messomi a disposizione dal mio editore, Vallardi, che ha svolto un lavoro eccezionale sulla scorrevolezza e sulla comprensibilità del testo, intervenendo davvero capillarmente e facendomi capire che, come avvocato, avevo fatto un buon lavoro, perchè avevo reso comprensibili i concetti anche a lui che non era un giurista, ma che questo lavoro poteva benissimo essere, come è stato, ulteriormente portato avanti e perfezionato. Colgo l’occasione per ringraziarlo e complimentarmi per la sua professionalità. Prima di fare questa esperienza editoriale, credevo che con l’avvento degli e-book (rivoluzione che, peraltro, nel nostro Paese stenta ancora ad affermarsi) il ruolo degli editori tradizionali si sarebbe drasticamente ridimensionato, potendo chiunque rivolgersi alla generalità del pubblico senza la necessità di una struttura distributiva. Adesso, invece, ho cambiato idea e penso che il ruolo dell’editore, che sicuramente cambierà per adeguarsi al nuovo mezzo di supporto del libro, rimarrà comunque fondamentale. Tanto che per i miei progetti futuri, cercherò sempre di appoggiarmi ad un editore che, se sarà interessato alle mie idee, potrà ben essere sempre Vallardi, col cui staff mi sono trovato benissimo e dove ho riscontrato una professionalità eccezionale. Non escludo la pubblicazione di qualche ebook indipendente, ma solo nel caso non si concretizzi un interesse di un editore tradizionale, con il cui apporto, sia di progettualità che di intervento sul testo, i libri vengono sicuramente meglio, perchè si esce dal soliloquio del loro autore per entrare in un lavoro quasi collettivo.
Ecco quindi cosa intendo quando dico che spero che il mio libro abbia successo: riuscire ad illuminare la vita e le decisioni delle persone intente a gestire la crisi della loro famiglia, essere di aiuto concreto, dare una idea, un particolare modo di vedere le cose che può risolvere o far avvicinare a una soluzione