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Compenso a percentuale o sul risultato.

Come funziona il compenso a percentuale o sul risultato.

Come funziona.

Il compenso a percentuale o sul risultato, conosciuto un tempo anche come patto di quota lite, si ha quando il compenso dell’avvocato per il suo lavoro è determinato in ragione di una percentuale relativa a quanto ricavato dal suo assistito, oppure in relazione ad un risultato conseguito, a differenza di quanto avviene con i diversi sistemi di tariffazione flat o a tempo.

È previsto oggigiorno dall’art. 13, comma 3°, della legge 31 dicembre 2012, n. 247, sull’ordinamento della professione di avvocato. Deve essere pattuito necessariamente per iscritto, in base all’art. 2233, comma 3°, cod. civ. secondo cui «sono nulli, se non redatti in forma scritta, i patti conclusi tra gli avvocati … con i loro clienti che stabiliscono i compensi professionali».

Facciamo un esempio per chiarezza.

La società Alfa si rivolge al legale Tizio per recuperare un credito di 3.000 euro concordando un compenso a percentuale del 10% oltre accessori di legge. Se il credito viene recuperato, a Tizio spetteranno, per l’opera svolta, 300 euro, oltre accessori di legge, mentre il resto andrà alla società Alfa.

Il compenso a percentuale può prevedere, a seconda degli accordi tra cliente e avvocato, un versamento unico iniziale o meno, e quasi sempre comporta l’obbligo per il cliente di anticipare o rimborsare le spese documentate che ha sostenuto il professionista che, se non fossero rimborsate, verrebbero ad intaccare il compenso.

Due cose importanti.

È importante capire un paio di cose fondamentali riguardo a questo sistema tariffario.

  1. L’accettazione di un lavoro da parte del nostro studio (ma anche, a mio giudizio, di tutti gli altri) con compenso a percentuale comporta una valutazione preventiva da parte nostra della bontà e del fondamento della pretesa azionata, per cui assolutamente non tutte le posizioni sono tariffabili in questo modo, ma ci riserviamo di giudicare caso per caso, insieme alla parte assistita, se e come si può procedere. Questo va detto perché ogni tanto capitano persone che vorrebbero affidarci iniziative assolutamente improponibili, credendo di allettarci con una divisione «a metà del ricavato»: purtroppo la metà di niente, o anche di più, è sempre niente. La cosa migliore è parlarne insieme tranquillamente e vedere se si può fare o meno.
  2. La tariffazione a percentuale permette all’utente di non anticipare nessuna spesa, o quasi, ed infatti serve per lo più a consentire anche a chi è privo di mezzi economici di potersi permettere un avvocato per tutelarsi, ma bisogna capire bene che non così di rado la «fetta» che rimarrà al legale al termine della pratica sarà maggiore di quella che sarebbe stata se si fosse scelto un altro regime tariffario, ad esempio a tempo. Questo è un aspetto che il cliente deve capire bene, per valutare di conseguenza. L’avvocato, assumendo un caso a percentuale, si assume il rischio di lavorare gratis, magari per mesi o spesso per anni, e lo fa solo per dare una possibilità a chi non ne avrebbe altrimenti, ragione per cui in caso di risultato positivo è giusto che sia compensato maggiormente.

Quando è più indicato.

Alcuni settori si prestano particolarmente bene all’utilizzo del sistema del compenso a percentuale: i sinistri stradali, i recuperi crediti e la responsabilità civile in generale e medica in particolare.

Per i sinistri stradali e la responsabilità medica (malpractice), collaboriamo con uno studio medico legale che, nei casi in cui siamo disposti ad assumere il caso con compenso a percentuale, ugualmente assume il caso con lo stesso sistema, in modo che verso il cliente sia praticato sempre lo stesso sistema tariffario, che gli consente di poter tutelare la sua posizione senza affrontare esborsi ingenti.

In generale, inoltre, il compenso a percentuale è più agevolmente praticabile nella fase stragiudiziale delle vertenze, mentre in quella giudiziale (cioè quando la cosa viene portata in tribunale) è molto più difficoltoso e ha anche meno senso, sia per la lunghezza, che per i costi fissi non trascurabili che ci sono in questi casi.

Puoi sempre esser condannato alle spese.

Con riguardo alla fase giudiziale, un aspetto importante da sottolineare è che la pattuizione di un compenso a percentuale non elimina affatto il rischio, per la parte, di venire condannata al rimborso delle spese avversarie in caso di sconfitta nella causa.

L’accordo, insomma, che una parte fa col proprio avvocato sulla determinazione dei compensi non vincola certamente il giudice che, nel dare torto a quella parte, può sempre condannarla alle spese.

Da questo punto di vista, l’unica forma di protezione rimane quella della assicurazione di tutela legale.

In caso di interruzione del mandato?

Un punto problematico di questo sistema di tariffazione riguarda l’interruzione del mandato, per revoca o rinuncia, come spiego meglio in questo altro post che consiglio di leggere con attenzione.

Conclusione.

Per esaminare una  situazione o un problema legale al fine di vedere se praticabile un preventivo con compenso a percentuale o sul risultato, puoi acquistare una prima ora di consulenza nel corso della quale esamineremo il tuo problema, cercheremo di definire delle idee strategiche, vedremo se tariffabile con questo sistema e ti faremo una proposta.

Per acquistare la tua prima ora di consulenza, puoi chiamare il numero dello studio 059 761926 e concordare giorno ed ora della nostra prima riunione con la mia assistente, oppure acquistare direttamente da qui; in questo caso caso, sarà lei a chiamarti per concordare la riunione.

Ovviamente se vivi e lavori lontano dal mio studio il nostro primo appuntamento potrà essere in videocall o anche al telefono.

Guarda questo (https://youtu.be/ksoPba2DM1A) per sapere meglio come funzionerebbe il lavoro con me.

Ti lascio alcuni consigli finali che ti potranno essere utili a prescindere dalla tematica del compenso a percentuale.

Ti lascio alcuni consigli finali che, a prescindere dal problema di oggi, ti possono sempre essere utili: 

– 👋 entra comunque oggi stesso nelle community degli avvocati dal volto umano: su [telegram](https://t.me/avvocatidalvoltoumano) e su (https://bit.ly/3RT11JG) e (https://bit.ly/3YsE5Dx);

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96 risposte su “Compenso a percentuale o sul risultato.”

Esimio Avvocato Solignani,
competenze: lavoro – pubblico impiego – Polizia di Stato; C.E.D.U..
Ho allegato alla presente, il più sinteticamente possibile, documentando a mezzo indirizzi link, i gravissimi comportamenti che ho dovuto subire e tollerare presso gli ambiti Polizia di Stato (sì ero un Poliziotto) e, in stretta relazione a questi, ciò che ha dovuto subire e tollerare mia figlia (orfana) in ambiti di asserita tutela minorile.
Una serie incessante di angherie ed irregolarità (configuranti anche reati penali) attuate chiaramente a comando, praticamente indisturbati e con effetti di devastare la mia vita compromettendola a mia figlia.
L’allegato è corposo ma abbastanza chiaro, e per comprendere la gravità della situazione andrebbe visionato. Tratta la penultima destituzione (del 06.12.2018), ovvero le irregolarità attuate nel corso della trattazione del procedimento disciplinare, concluso come detto ed i presupposti omessi dalla difesa, asseritamente per “doveri di sintetismo” ma in realtà perché (si ritiene) ne avrebbero comportato l’annullamento (però non gradito ai di lì padroncini) ed imbarazzanti-compromettenti per l’Amministrazione, con esiti di rigetto dell’istanza cautelare da parte della I^ Sez. Quater del T.A.R. Lazio (merito pendente); l’ultima destituzione (dell’1.02.2023) che andrebbe impugnata in toto – per quest’ultima i tempi sarebbero stretti.
Per quanto riguarda ciò che è stato commesso nei confronti di mia figlia, in ambiti di asserita tutela minorile (esposto e documentato nell’all. 87), intendiamo chiedere un risarcimento danni.
Un lavorone (?) – nient’affatto, visioni l’allegato. Non sono un tecnico ma neanche uno sprovveduto. Ritengo di averla fornita di tutti presupposti più che utili a poter stra-vincere a 360°.
UN I° PROBLEMA, se lo vedrà come tale ED UN II° PROBLEMA, per il quale potrebbe alla peggio mediare a forza di ragioni:
I° – essendo stato privato del mio lavoro quale unica fonte di reddito sono costretto a vivere di sussidio – r. di c.. Posso retribuire il suo operato con un patto quota lite in relazione alle spettanze a cui avrò diritto a seguito di riammissione in Polizia e ad un congruo risarcimento danni di equità. Presupposti per ottenere tali riconoscimenti ve ne sono in abbondanza. Non ho altri mezzi avvocato;
II° – manifestando concreto interesse al caso potrebbe ricevere pressioni da parte di bellimbusti di Stato, volte ad indurla a non occuparsene o con correttezza – naturalmente in mia assenza poiché preferiscono propinare indisturbati credibili mendacità o mezze verità agendo sull’anello debole, il difensore. Non si vuole che fatti imbarazzanti-compromettenti arrivino in Giudizio e rischiando che il “faticoso lavoro punitivo” (poveri, ma come li comprendo) di devastazione di ogni aspetto della mia vita possa essere riparato-vanificato da un favorevole esito Giurisdizionale.
Per notizia, sto attivamento tentando di coinvolgere gli organi di stampa al fine di far accendere i riflettori su tale situazione – anche per mia stessa tutela e, visto che sono in ballo, di altri colleghi in similari situazioni (e sì che ve ne sono). Neanche è pensabile che soggetti istituzionali e proprio perché tali, compiano reati su reati, per un ventennio, per poi svangarla come nulla fosse stato pure avendo arrecato danni alla vita di un nucleo familiare.
Abbiamo veramente bisogno di aiuto legale.
Se con tali presupposti non è disponibile a patrocinare il caso, La prego, allora, di girare la presente ad un Suo collega che potrebbe esserlo.
Grazie del tempo. Resto in attesa di Sue decisioni.
Cordialmente.
Silvestro Giuseppe (349/6840211).
Roma, lì 06 marzo 2023.
Allegato (1) PDF – a mezzo sottostante indirizzo link:https://drive.google.com/file/d/1SwUjG0RW9Np75EA0pU4MOZWIPYzHJgzq/view?usp=sharing
E’ pulito, può essere aperto tranquillamente, ma nel dubbio non esiti a chiamarmi o scrivermi – anche per eventuali chiarimenti.

Buongiorno Avvocato, ho una causa civile in corso per il valore totale di 3000 euro, con prima udienza tra qualche mese. Il mio avvocato mi ha chiesto 2200 € come acconto ed avendo molti elementi a nostro favore ed a sfavore della controparte, lui è quasi certo che vinceremo e mi ha detto che chiederà la restante quota di circa 2300 € a chi mi ha citato in giudizio quando la causa sarà vinta. Non ho ricevuto fattura nè preventivo scritto, ma mi sembra che da un punto di vista legale sia una persona molto valida e competente. Mi è però sorto il dubbio che la richiesta della sua parcella sia un pò sproporzionata anche perché allo stato attuale abbiamo fatto solo qualche telefonata, uno scambio di diverse email, analisi di documenti ed ha preparato una memoria difensiva ( molto lunga ed elaborata, di circa 20 pagine in cui è stato assolutamente convincente, quindi nulla da dire sul suo operato). Inoltre dovrà venire in udienza da Roma a Torino quindi posso capire anche le spese di trasferta per la giornata in cui dovrà spostarsi, ma vorrei un suo riscontro, se possibile, per capire se effettivamente la cifra sia eccessiva o meno, e nel caso se c’è qualcosa che posso fare. Grazie in anticipo.

Il problema della tariffazione praticata nel tuo caso è che hai dato questi 2300€ ma senza sapere nel complesso quanto andrai a pagare, se ad esempio questa somma fosse per l’intera causa sarebbe anche ragionevole, ma se dopo un certo periodo di tempo ti chiedesse di ripagare un’altra somma del genere la cosa non sarebbe più così tanto ragionevole. Sei in una situazione, di fatto, in cui non sai quando andrai a spendere.

Per ovviamente a questi inconvenienti, per i miei clienti ho escogitato la tariffa flat su base annuale, così almeno uno sa cosa va a spendere al massimo per ogni anno, su questa flat puoi trovare molto materiale sia nel blog che nel podcast.

Considera ulteriormente che il giudice quando liquida le spese non fa MAI riferimento a quello che hai pagato tu, tu potresti aver pagato da niente a milioni di euro, a lui non interessa, questi sono affati tra te e il tuo avvocato, lui considera quello che sarebbe giusto un cliente come te avesse pagato in una situazione analoga.

In conclusione, qui secondo me è sbagliata proprio la struttura della tariffazione, che non consente nemmeno di capire se si tratta di una somma troppo elevata o no, perché il lavoro è ancora in corso, anzi appena iniziato, quindi non si può sapere di fatto cosa andrai a pagare e ogni valutazione è impossibile.

Bisognerebbe cambiare la struttura della tariffazione, ma pochissimi avvocati sanno praticare forme di tariffazione in grado di dare chiarezza, considera che questo è uno degli argomenti più gettonati delle mie sessioni di coaching per avvocati, segno che la categoria non è allineata e pronta per queste cose, ma solo pochi riconoscono di aver bisogno, sul punto, di un aiuto da parte di un avvocato più esperto.

Buona giornata e buon fine settimana.

Nel frattempo ho saputo che l’ avvocato, peraltro incaricato su suggerimento suo, a differenza di lui attenderà tranquillamente l’ incasso del risarcimento prima di richiedere le sue spettanze. Se il CTP insiste, sarò effettivamente costretto a fargli rispondere da un legale, ma sarebbe proprio un peccato, più che per la spesa per la brutta conclusione di un rapporto durato anni e che in fin dei conti ha prodotto dei risultati. Spero che l’ avvocato, a lui legato da una solida amicizia, lo faccia ragionare.

Già fatto, grazie, ma non vuol sentire ragioni, dice che il suo lavoro è finito da un bel pezzo, è stato lungo e complesso, e quindi è giusto che reclami le sue spettanze, e che nel contratto non c’è scritto nulla sulle tempistiche. Ma sulle modalità sì! A me dispiace finire male un ottimo rapporto, però lui qui ha torto marcio. Che devo dire, peggio per lui, a questo punto che fa, mi intenta un’ azione? Fa molto prima ad aspettare che io prendo i miei soldi e lo pago.

Egr. Avvocato, ho appena vinto una causa contro una struttura sanitaria con sentenza di condanna passata in giudicato. A suo tempo ho sottoscritto un patto quota lite con il mio CTP che stabilisce un tot % in caso di accoglimento della domanda risarcitoria, sulla somma “concretamente incassata”, e nella medesima scrittura è stabilito che l’ avvocato (che lavora in sinergia con il CTP), munito di procura all’ incasso, provvederà a trattenere dalle somme versate a titolo di risarcimento le spettanze del CTP e a corrisponderle a quest’ ultimo. Ciò significa a mio avviso che, come avviene comunemente in questi casi, il pagamento delle competenze professionali avviene dopo aver materialmente incassato le somme , ma inaspettatamente il CTP mi ha rimesso la proforma e pretende di essere liquidato subito, l’ avvocato ancora non so. A mio avviso tale atteggiamento non è corretto perchè intanto il contratto di incarico al CTP parla chiaro, inoltre, salvo che non sia espressamente sottoscritto, in questo genere di contratti si viaggia tutti “sulla stessa barca”, e in ogni caso io non sarei in condizione di anticipare quanto richiestomi, trattandosi, come avviene spesso in materia di (mala)sanità, di cifre assai grandi. Chi ha ragione? Io intendo pagare, ci mancherebbe, sono felicissimo di pagare i professionisti che mi hanno permesso di conseguire il risultato, purchè mi mettano in condizione di farlo!

Vorrei sapere che cosa succede se, previ accordi per un compenso a %, vinta la causa in primo grado, ricevuto il compenso e versata la % all’avvocato come da accordi sottoscritti, una della parti ricorre in appello e la sentenza di appello annulla quella di primo grado, obbligando quindi alla restituzione della somma corrisposta secondo la sentenza di primo grado al cliente. Se non espressamente specificato nel contratto tra le parti, e’ in qualche modo previsto che l’avvocato restituisca la % all’assistito?

Gli accessori non c’entrano granché, non li incassa nemmeno l’avvocato. Le spese generali io non le conteggio proprio nei compensi a percentuale, per chiarezza é preferibile parlare di una percentuale e basta.

Salve Avvocato, dovrò fare causa ad un ospedale, per un parto non eseguito bene, quindi con scoppio vaginale e una piccola lesione alla costola dx. Gli Avvocati Mi hanno chiesto il Compenso del 35% da aggiungere Iva e CPA ma con il solo mio pagamento di euro 1000 per il ccttuu.

In caso di sconfitta non pagherò nulla.. Cosa ne pensi della Percentuale ?

Buongiorno Avv.sono stato truffato dal mio commercialista ,mi ha chiesto una somma in prestito e come da lui richiesto in contanti . L’impegno da parte sua era di restituirlì a breve , tra l’altro approfittando della conoscenza trentennale che c’era tra noi , ha eluso al rilascio di una ricevuta .
Dopo svariati tentativi andati a vuoto per avere una dichiarazione scritta , ho iniziato a registrare le nostre conversazioni al telefono , riuscendo così ad avere una dichiarazione chiara e incontrovertibile che la somma gli era stata data con l’impegno di restituirla ( ho fatto ascoltare la telefonata in questura e la ritengono attendibile .per il momento non ho sporto nessuna denuncia .
Quello che gentilmente le chiedo è: secondo Lei quello che ho è una prova sufficiente ad intraprendere una causa civile ? E quali sono le probabilità di vittoria ?
Grazie e attendo una sua cortese risposta.
Max .

Salve mi trovo nella complessa fase di valutazione per la scelta dell’avvocato e sarebbe molto utile un confronto con voi. Mio padre è deceduto in un sinistro stradale, investito a piedi da un’auto, in una strada priva di attraversamento pedonale. Ho chiesto allo studio se fosse possibile tutelarsi da qualunque spesa e quindi stabilire una percentuale considerando la presa in carico di qualunque spesa da parte dello studio. La mia richiesta è stata lecita? L’avvocato ha proposto un 40% che dopo aver contrattato è diventato il 30%, gli eredi sono due figlie e coniuge, non conviventi. Come considera questa percentuale? Come la mia richiesta di una tutela totale?
Grazie tante

Mi dispiace per tuo papà. Guarda, la percentuale dipende dall’alea, quindi per valutare bisognerebbe approfondire un po’ i dettagli del caso. Non so se ti convenga onestamente un compenso a percentuale, se posso fare una notazione di carattere più generale. Se vuoi un preventivo anche da parte nostra, puoi chiedercelo compilando il modulo nel menu principale del blog.

Buongiorno, avrei cortesemente bisogno di un chiarimento. Prima di avviare una causa ho stabilito con l’avvocato che in caso di esito positivo avrei pagato il 20% di quanto riconosciuto come risarcimento. In sentenza, il giudice definisce anche una cifra per spese legali che dovranno essere pagate dalla controparte. A questo punto io al legale devo solo il 20% dell’importo stabilito dal risarcimento o anche le spese legali? E il 20% è netto o lordo? Grazie per il suo prezioso consiglio

Addirittura poco? A me sembrava eccessiva. Voglio dire…se vinciamo si prende 150.000 euro, cioè un trzo del compenso.

Per una causa di risarcimento danni il mio avvocato mi ha chiesto il 30% sull’eventuale vittoria, in caso di soccombenza non mi avrebbe chiesto nulla. Ho pagato soltanto 1.000 euro di iscrizione alla causa, su un controvalore ipotetico di 500.000 euro. Vorrei sapere se è troppo elevata questa cifra? Siccome ho chiesto ad altri avvocati e più o mejo chiedono tutti quella percentuale…anche i famosi avvocati on line che si offtono gratuitamente anche in caso di soccombenza. L’avvocato mi ha detto che i paramteri si aggirano tra il 20% e il 30% a seconda della difficoltà della causa. La mia causa era difficile già in partenza.
Grazie per eventule risposta.

Buona sera.
Ho contattato un legale esperto di diritto bancario per una causa che intendo intraprendere contro un istituto di credito per un valore di circa 90.000 euro. La pratica non è iniziata e ci siamo appena abboccati con il legale. Volevo nel frattempo sapere da voi esperti e professionisti è normale/lecito sentirsi chiedere dal proprio legale in preventivo che il compenso sarà costituito da
gli oneri cosi come appaiono da tariffario
+ le spese del perito che dovrà redigere la perizia di parte
+ una percentuale del 15% sul risultato ottenuto?
Non è “normale” aspettarsi o la tariffa o la percentuale?
Ringrazio in anticipo

Spiego:
Intendo le “Tariffe della professione Forense 2018” che vengono pubblicate in Gazzetta ufficiale. nello specifico:
Fase di attivazione 960 euro
Fase di negoziazione 1920 euro
Conciliazione 2880 euro

oltre a queste:
spese del perito 2000 euro

oltre a queste
15% sul risultato (che atteso dovrebbe essere di circa 90000) quindi ulteriori 13500 euro

totale 19260 di avvocato(5760+13500) e 2000 di perito

Chiedevo appunto se è “normale” chiedere sia la parte di compenso fissa che quella in percentuale o se invece non sarebbe da chiedere solo una delle due
Ringrazio

Secondo me qui si sta facendo una confusione madornale:

1) una cosa è il patto di quota lite, vietato in Italia dalla stessa legge professionale e che prevede un compenso in percentuale da corrispondere al legale SOLO in caso di vittoria, pratica molto utilizzata nelle realtà anglosassoni (No win no fee)

“L 247/2012 art. 13 c. 4) Sono vietati i patti con i quali l’avvocato percepisca come compenso in tutto o in parte una quota del bene oggetto della prestazione o della ragione litigiosa.

2) altra cosa è il compenso “, a percentuale sul valore dell’affare o su quanto si prevede possa giovarsene” come previsto sempre dalla legge professionale (247/2012 art. 13 c. 3), che significa che la parcella dell’avvocato A PRESCINDERE DELL’ESITO DELLA CAUSA è pari alla percentuale di cui sopra, fermo restando i criteri di ragionevole proporzionalità con l’attività svolta o da svolgere così come previsto, tra l’altro, dal codice deontologico

É una distinzione solo concettuale e che nella pratica non ha cittadinanza, il compenso a percentuale che l’avvocato prende anche se il cliente non prende nulla non lo accetterebbe mai nessun cliente… É frutto di una malinconia non molto brillante delle autorità forensi ed ha generato solo ulteriore confusione. Il compenso a percentuale è una cosa seria e consente a persone prive di mezzi di avere un avvocato e ricorrere alla giustizia. Andrebbe regolato in maniera seria e non certo così, sulla base di pruderie assurde.

Salve, per chiarirmi l’idea sulla percentuale e la restituzione di somme ricevute con un ricorso. Descrivo la situazione in modo da ottenere una cortese risposta: azione collettiva nei confronti di un Ente e giudizio a favore dei ricorrenti con l’accredito di somme sui conti dei ricorrenti per il risarcimento (somme diverse a seconda del singolo in relazione a stime del giudice del lavoro); dopo l’accredito il singolo ricorrente versa una percentuale pattuita, quale compenso, allo studio legale (oltre le somme già concordate per istruire pratiche nei casi di azioni collettive ecc. ecc. già pagate durante le varie fasi…); purtroppo l’Ente ricorre in appello e dopo due anni vince il suo ricorso con una sentenza che chiede la restituzione delle somme ricevute dai singoli. Adesso lo studio legale pensa di andare in Cassazione e sconsiglierà di restituire le somme già percepite….in attesa dell’ultima sentenza. Ma, alla fine della storia, se queste somme andranno comunque restituite per intero… la quota parte versata allo studio come compenso andrà persa?? Grazie per la risposta che vorrete dare. Ste

Questo è uno dei punti deboli di questo sistema di tariffazione, che infatti non si presta ad essere usato in tutti i casi. Qui bisogna vedere cosa dice il contratto. Comunque i legali hanno lavorato e un minimo devono essere pagati, certo per l’utente non sarebbe una bella situazione.

Questione da approfondire. Lo studio legale è collegato ad una sigla sindacale ed il lavoro viene anche retribuito nelle varie fasi con somme identiche per tutti i ricorrenti (nel totale rappresentano già un certo compenso). Naturalmente il lavoro va pagato, nessuno chiede il contrario, anche per ricorrere in Cassazione credo sia possibile e doveroso pagare un’ennesima somma per la prestazione professionale, ma se il risultato non viene raggiunto credo sia corretto far ritornare le somme pagate allo studio (parlo dei rimborsi e non delle spese legali). Diversamente la “beffa” sembrerebbe notevole. Parere del legale?
Grazie.

Sono tutti compensi, la distinzione rimborsi e spese legali non ha molto senso. I miei contratti contengono una clausola che prevede e regola il caso di impugnazione, peraltro a volte è stato anche opportuno cambiarla, perché dipende sempre dai valori in ballo, se questa clausola nel tuo contratto manca dovete accordarvi da gentiluomini.

buonasera come bisogna comportarsi con l avvocato in questa situazione in data 15/06/2010 mio padre ha subito un incidente stradale in seguito al decesso il 20/07/2010 mi sono rivolto ad una avvocato praticamente il penale è stato archiviato in caso di decesso in quanto scaduti i tempi di prescrizione non potevo fare ricorso dopo la mediazione chiusa in negativo . nel 2013 sono andata in giudizio con una citazione del valore causa di risarcimento di €1000,000 tra me e mia nonna avendo pagato un contributo causa di €1500,00 la sentenza si è conclusa il 13/06/2918 con con un risarcimento del 20% totale €48000,00 di cui 1/3 di spese il giudice li ha messi in conto sia a me e a mia nonna in più l avvocato mi chiede il 15% di quota lite senza che io ho pattuito questo tipo di parcella senza aver firmato nulla la mia domanda è .. e legale secondo voi… questo a parere mio sembrerebbe abuso ..grazie

Un muratore viene pagato se il muro che ha costruito e’ solido.
Un idraulico viene pagato se il tubo non perde piu’ acqua.
In Italia medici, avvocati e commercialisti vengono pagati senza garanzia del risultato. Perche’ ?

NEL PATTO QUOTA PRO LITE PER AVERE LA PENSIONE- L’ATTIVITà DEL LEGALE TERMINE CON LA DATA DELLA SENTENZA ? PER CUI COMPETE LA PARCENTUALE STABIILITA E MATURATA FINO ALLA SENTENZA – E NON FINO ALLA DATA IN CUI L’INPS MATERIALMENTE CONCEDE GLI ARRETRATI ? Grazie

mi sembra che tutti quanti o quasi vi stiate incartando, il compenso a risultato si determina percentualmente prima, poniamo il 10%, su quello che il cliente si metterà al netto in tasca, se ad esempio devo recuperare 20000 Euro e l’avvocato ne recupera 10000 riceverà 1000 euro di compenso, se ne recupera 20000 riceverà 2000 e parlo per esperienza diretta

Salve ho vinto una csusa per danno con risarcimento finale di 475000€ senza alcun accordo fatto prima l avvocato mi ha chiesto 80000 € di parcella mi pare esagerato…..la causa si è svolta in 15 anni per 2 gradi di giudizio.io ho messo15000 circa di tasca mia.appello rigettato in cassazione. Vi sembra una richiesta onesta?

Non saprei, però per valori così alti e una durata così ampia ci può anche stare. Per verificarlo in concreto, bisognerebbe esaminare tutto il fascicolo. Non so se possa valerne la pena, onestamente.

Salve mi padre è proprietario di un fondo che gli è stato espropriato anni fa ed ha sottoscritto un accordo, se così lo si può chiamare, nel quale l’avvocato percepisce una percentuale di quanto gli farà incassare la quale è ancorata al risultato ottenuto, oltre a ciò lo stesso avvocato si è fatto liquidare anche 4000€ con un assegno.

Il problema però è che questo avvocato ha scritto questa lettera/accordo come se essa fosse stata redatta da mio padre e diretta a lui, come se praticamente fosse stato mio padre a redigere e offrirgli questo accordo comprensivo dei 4000€ di cui sopra, e l’avvocato lo ha sottoscritto per accettazione.

Ora francamente non capisco per quale motivo questo legale abbia fatto ciò, non poteva semplicemente redigere un patto di quota lite ?

Cosa si cela dietro questa strana forma con cui è stata redatta questa lettera?

Sono in causa da oltre 4 anni x degli interventi andati male ho messo avvocato dopo varie sentenze il ct non mi ha riconosciuto il danno solo in parte praticamente solo un intervento oggi la sentenza definitiva lo sgomento in poche parole mi ha risarcito una parte cioè 17000euro senza tenere conto dei danni morali psicologici .il problema e che il mio legale non avendo preso nulla in questi anni ha messo giù le spese in pratica 7500 ma scusi e mai possibile..?lei aveva detto che avrebbe preso solo2500 infatti 1500 già anticipati e 1000 a fine sentenza e invece scusi in questo caso prende una percentuale del 70%prende più lei che io mi aiuti a darmi una risposta sono sconvolta grazie

Mi dispiace per la tua vicenda, purtroppo per poter valutare la congruità del compenso richiesto da un legale bisogna esaminare il fascicolo del procedimento e vedere quali attività sono state compiute. Proprio per evitare questo, in casi come il tuo si ricorre al compenso a percentuale che è più chiaro o a forme di tariffazione flat, in mancanza delle quali si applicano tuttavia i parametri forensi che possono benissimo prevedere un compenso di questa misura per un procedimento durato oltre 4 anni, restando comunque inteso che andrebbe verificato in concreto.

Domanda su una causa ereditaria come legataria di testamento il mio avocato non mi specifica la percentuale a suo favore io dovendo avere 29000€cosa mi devo aspettare di spese?

Buongiorno, mia figlia a maggio 2015 è caduta nel bagno della scuola in seguito ad una perdita di acqua dal termosifone (anche se sia gli operatori sia il comune di Torino ne erano a conoscenza, nessuno ha messo il bagno in sicurezza) cosi mia figlia non accorgendosi che il pavimento del bagno era allagato cade riportando una brutta distorsione con conseguente ingessatura per 10 giorni poi altri 10 giorni di prognosi e arriviamo a settembre che il medico legale ci richiede di sottoporla ad ecografia caviglia destra ed il riscontro è stato “tendini e legamenti ancora infiammati”. Preciso che è stata sporta anche denuncia dai carabinieri contro scuola e comune di Torino perché consapevoli dei pericoli che esistono all’interno della scuola. Tutt’oggi non ho avuto ancora nessun riscontro anche se la pratica è in mano di avvocato.
Secondo Voi come dovrei comportarmi adesso? Grazie e buona giornata.

salve volevo sapere ho sentito dire, che Monti mise la legge che l’avvocato come onorari in una causa non può avere più del cliente e vero?????

Scrivo da legale: onestamente non mi è chiaro un concetto: la percentuale che posso richiedere ad un cliente va parametrata alla domanda o al risultato (dice il codice deontologico di cui il cliente potrà giovarsi) che otterrà l’assistito alla fine? Perseguendo la prima strada (cioè sul valore nominale stimato) si correrebbe il rischio che il cliente possa assumere un’obbligazione di pagamento nei miei confronti troppo onerosa (pensiamo che la domanda venga proposta per ottenere il pagamento di Euro 10.000,00 con una percentuale riconosciuta al legale del 10% e poi il recuperato sia di 5.000,00. A quel punto il cliente si troverebbe ingiustamente a dover pagare il 20% anziché il 10%). La seconda via, quindi ragionando sull’effettivo recuperato porterebbe senz’altro a trovare un equilibrio sempre costante tra il Cliente edi legale ( 10% di quanto essettivamente ottenuto, perseguendo il ragionamento di cui sopra). Confido un una Vs. risposta

Guarda, secondo la disciplina vigente, sia civilistica che deontologica, se non mi sbaglio, il compenso va parametrato al lavoro da svolgere, quindi né alla domanda né al risultato. Il che è un assurdo e dimostra che il legislatore italiano non ha capito niente di questo istituto, la cui ratio è quella di consentire ai non abbienti di avere assistenza legale qualificata. In realtà il contenuto economico del compenso a percentuale fa riferimento all’alea circa il conseguimento del risultato ed infatti le percentuali tendono a salire man mano che cresce il rischio di non portare a casa niente. Il compenso parametrato al lavoro è un assurdo, perché se si dovesse guardare il lavoro si potrebbero tranquillamente usare le altre forme di tariffazione, solo che molta gente non può permettersi la tariffazione oraria perché non ha liquidità. Per altro verso, un legale che lavora ad esempio cinque anni gratuitamente con il rischio di non prendere nulla è giusto, secondo me, che prenda anche il 50% (o, in alcuni casi, anche di più) del risultato finale, solo per il rischio che si è assunto, dando assistenza ad una persona che ne sarebbe altrimenti rimasta priva, a prescindere dal lavoro effettivamente versato, che peraltro è sempre poi difficilmente quantificabile… Per me, in Italia con il compenso a percentuale dobbiamo ancora fare molta strada. La colpa è anche di una forte resistenza culturale, che io giudico demenziale perché l’istituto è utile sia alle persone che agli avvocati.

Ecco, invece quello che volevo capire è, atteso che il contratto lo stipulo in un caso sottopostomi dove è incerto an e quantum posso concordare una percentuale sul valore del risultato raggiunto e non sul valore della domanda secondo Te?

L’articolo 45 del codice deontologico prevede che l’avvocato possa pattuire il compenso, parametrandolo al perseguimento ed al raggiungimento dell’obiettivo determinato con il cliente.

ART. 45 – Accordi sulla definizione del compenso.

E’ consentito all’avvocato pattuire con il cliente compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti, fermo il divieto dell’articolo 1261 c.c. e sempre che i compensi siano proporzionati all’attività svolta, fermo il principio disposto dall’art. 2233 del Codice civile.

L’articolo 45 del codice deontologico rinvia all’articolo 2233 del codice civile. Leggiamo il terzo comma della suddetta norma del codice civile.

Art. 2233 del codice civile. Compenso.

Il compenso, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe o gli usi, è determinato dal giudice.
In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione.
Sono nulli, se non redatti in forma scritta, i patti conclusi tra gli avvocati ed i praticanti abilitati con i loro clienti che stabiliscono i compensi professionali.

Avv la ringrazio x avermi risposto però le faccio una domanda è normale che un avvocato su un danno mi chiede il 40% x poi scendere al 30?

Vorrei sapere la percentuale che chiede un avvocato x un risarcimento di 150,000 (centocinquanta mila€) DA PREMETTERE CHE LAVORA GRATIS FINO ALLA FINE GRAZIE

Non ci sono percentuali di riferimento, si valuta insieme caso per caso in base alle circostanze e soprattutto al rischio concreto di lavorare per anni per niente, che può essere più o meno alto.

Temo che questo parere sia insufficiente.
L’idea “chiave” del patto di quota-lite é che nemmeno l’avvocato prende alcunché se non porta a casa fisicamente i denari al cliente.
Ma questo tipo di accordo non è consentito, sicché resterebbe solo l’ipotesi in cui sia determinato un compenso a percentuale non sul risultato utile, bensì solo su quanto ottenuto in condanna, il che mi parrebbe una bella frode verso il cliente.

Nessuna frode, il patto di quota lite, o accordo a percentuale sull’affare, in Italia è giustamente regolamentato e soprattutto limitato AD ESCLUSIVA TUTELA DEGLI ASSISTITI, in quanto, come si può facilmente evincere dalle varie sentenze del CNF e della Cassazione che si sono susseguite negli ultimi anni e per ultima quella della Cassazione a Sezioni Unite 25012/14, i ricorrenti di dette vicende erano persone sprovvedute e addirittura pesantemente invalide alle quali è stato proposto, dal legale che doveva assisterle, un patto di quota lite fortemente lesivo dei loro interessi approfittando della loro situazione di incapacità.

Ciò che voglio dire è che un patto di quota lite completamente libero indurrebbe molti avvocati a violare non il codice deontologico, ma il codice etico morale, approfittando di persone sprovvedute, che invece dovrebbero essere tutelate.

Ben venga invece il compenso parametrato in percentuale sull’affare che da un lato da la possibilità a chi non è abbiente di ingaggiare un legale e dall’altro riconosce un compenso ragionevolmente più alto dei tariffari al legale, ma sempre equo e proporzionato come già ribadito.

E’ certo che quanto detto sopra si traduce comunque e praticamente nella corresponsione della parcella a risultato raggiunto e che invece in caso di insuccesso, pur rimanendo fermo il diritto dell’avvocato di escutere le somme pattuite dal suo assistito, se questi è indigente non sarà in grado di pagare nulla.
Vorrà dire che l’avvocato ha malamente valutato la situazione, avviando un azione legale che credeva di vincere, ma che poi si è rivelata fallimentare e che se voleva invece avere la sicurezza di essere pagato, nei limiti del tariffario, doveva assistere chi era in grado di far fronte alle spese mano mano.

Ciao Tiziano..un nuovo cliente mi ha proposto una cosa del genere per recuperare dei crediti risalenti ad anni prima…il fatto è che non intendeva corrispondermi un fondo spese, neanche minimo (sarei partita con delle diffide).
Poi come si quantifica la percentuale?
se è troppo alta ti possono fare pure un esposto, ho letto da qualche parte…
Io non ho accettato l’incarico. Mi è sembrato veramente assurdo sostenere io i costi iniziali, con il rischio concreto poi di non vedere alcunchè…Ma ti pare??
Federica

Gli utenti in genere sono generosissimi quando si tratta di condividere problemi enormi e viceversa. Il compenso a percentuale non serve per questo, va capito bene e praticato solo nei casi in cui conviene *sia* al cliente *sia* all’avvocato, è come fare una società non si può partire con una società dove uno fa tutto il lavoro per uno scopo difficilissimo da conseguire e l’altro sta a guardare…

da molti anni mia zia ha in tutela i miei 2 zii disabili che percepiscono la pensione e l’accompagniamento.poco tempo fà uno dei miei zii e deceduto premetto che non hanno figli ,volevo sapere se mia mamma ha diritto a una parte dei soldi in quando e una delle sorelle viventi.grazie.

Dovrebbe, sì. Ovviamente, bisognerebbe conoscere molto più in dettaglio il caso concreto, ad esempio «in tutela» significa che c’era una vera e propria tutela / curatela o solo una prestazione di assistenza? C’era un testamento considerabile valido? La situazione va ricostruita in modo completo, diciamo che potrebbe avere diritto poi dipende da come sono andate le cose…

Ho promosso un risarcimento legge Pinto per un procedimento, in cui sono risultato vincente, durato 12 anni; ora mi attendo un giusto risarcimento. La quota spettante al mio avvocato non viene stabilita dal Tribunale e pagata a parte ? E liquidata a parte ? Se la risposta e' positiva sono obbligato ad integrare questo importo ??
Grazie per una Vs. sollecita risposta .

Se non avete stipulato patti particolari, il compenso dovuto al tuo legale si determina in base al «vecchio» sistema delle tariffe professionali su cui puoi trovare molte informazioni facendo una ricerca all'interno del blog. Attenzione che, come pure potrai vedere leggendo i vecchi post del blog, il compenso spettante al tuo avvocato non è quello previsto dal giudice in sentenza e posto a carico della controparte, nel tuo caso il Ministero di Giustizia, sono due cose diverse il rapporto interno che hai con il tuo legale e quello che il giudice ritiene giusto ti venga rimborsato.

Ma non è la parte soccombente a doversi far carico di tutte le spese legali ?
Faccio un esempio
Ammesso che io debba recuperare per assurdo solo 10€ e la causa ne costasse 1000€ che sono ben disposto ad anticipare al mio legale, alla fine quando il giudice mi darà ragione non dovrà porre a carico della parte soccombente le spese legali da me anticipate pari a 1000€ e invece riconoscermi il credito che mi spetta, che come ho detto è per assurdo solo 10€ ?

Se così non fosse, vorrebbe dire che la legge tutela solo chi deve recuperare importi di una certa consistenza, facendo si che invece chi viene derubato di piccole somme sia costretto a rinunciare in quanto dovrebbe pagare l’avvocato praticamente 2 volte, una di tasca propria e l’altra indirettamente con le spese che vengono invece riconosciute dal giudice a carico della parte soccombente

Grazie per le delucidazioni

Sì certo, infatti si parla di compenso determinato in percentuale. Anche se la differenza, chiara a livello concettuale, nella pratica in molti casi è destinata a perdersi.

Praticamente, si vorrebbe, per ragioni etiche, che l’avvocato non prendesse mai, come compenso, una «parte» di quanto ha contribuito a recuperare, ma lo si ammette, per praticità e perché così facendo si viene effettivamente incontro alle esigenze di molti utenti (che diversamente non saprebbero come fare per potersi permettere un avvocato), a determinare il suo compenso in percentuale.

Per cui, se oggetto dell’incarico, è, poniamo, recuperare un credito di 10.000€, che differenza fa se i 1.000€ che l’avvocato deve prendere, perché avvocato e cliente hanno pattuito un compenso del 10% del recuperato, vengono determinati come quota dei 10.000 o come percentuale degli stessi? Il cliente sempre 1.000€ deve pagare all’avvocato, per lui non cambia nulla prenderli dai 10.000 che ha appena recuperato o da quelli che ha depositati in banca…

Più che una regola deontologia, è una pignoleria, una pruderie della classe forense, un residuo della vecchia concezione che aborriva la quota lite, rimasto senza una vera motivazione come a volte succede. Alla fine, l’avvocato e il cliente fanno la stessa cosa, solo danno all’operazione un nome e un inquadramento diversi.

Pura ipocrisia priva di qualsiasi valore, se vuoi la mia opinione. Purtroppo anche il nuovo codice deontologico, approvato poco fa, ripercorre questa direzione.

Però la norma deontologica parla di compenso a percentuale sul valore dell’affare, non del recuperato. Premesso che sono contrario a detta norma, nell’esempio concreto di cui sopra il cliente dovrebbe pagare mille euro anche se fossero recuperati duemila. L’unica via d’uscita è quella del palmario, a mio avviso.

I criteri enunciati dall’art. 13 comma 3) della legge 247/2012 indicano soltanto UN MANIERA CON CUI COMUNICARE con il cliente, non di certo reintroducono il patto di quota lite né tanto meno derogano le tariffe introdotte dal DM 55/201.
Pertanto il legale potrà liberamente pattuire con il cliente un compenso a forfet, a percentuale a tempo o come meglio gli pare però la responsabilità che le somme che si desumono da quanto sopra siano PROPORZIONATE ALL’ATTIVITA’ SVOLTA e COMPATIBILI CON I TARIFFARI FORENSI è responsabilità esclusiva dell’avvocato, altrimenti ditemi voi chi si atterrebbe ai tariffari, che impongono dei limiti, se esistesse una norma che permette di ignorarli?

Mah, se un sistema tariffario completamente diverso non è una deroga non so cosa lo possa essere. Piuttosto, c’è da dire che il cliente con il compenso a percentuale spende di più che se pagasse coi parametri o probabilmente anche a tempo, questo va ben chiarito al cliente. Per quanto riguarda la proporzione col lavoro svolto, io credo che sul punto sia la legge che il codice deontologico siano sbagliati perché la percentuale va commisurata anche all’alea che si è assunto il legale, di lavorare per niente, e non solo al lavoro svolto in concreto. È grazie alla disponibilità all’assunzione di quel rischio che molta gente può trovare un avvocato, gente che altrimenti rimarrebbe priva di qualsiasi difensore. Che poi è lo scopo del compenso a percentuale.

Il problema è che in caso di alea alta, difficilmente (leggasi MAI) verrà accettato un patto di quota lite perché come dice giustamente lei stesso nel suo articolo

“anche una divisione a metà del ricavato o anche di più, è niente in quanto la metà di niente è sempre niente.”

Quindi io do per scontato che i patti di quota lite vengano accettati dagli avvocati solo quando l’alea è davvero bassa, infatti riportando sempre l’articolo di cui sopra:

“…..si prestano particolarmente bene all’utilizzo del sistema del compenso a percentuale: i sinistri stradali, i recuperi crediti”

dove effettivamente, a meno di non commettere errori di valutazione madornali, l’alea può davvero essere bassissima o quasi nulla.

La deontologia e la legge professionale impongono giustamente dei limiti e dei criteri di proporzionalità riguardo “all’attività svolta o da svolgere” (CDF art. 29 c. 4) proprio a tutela degli assistiti e ciò è strettamente necessario a mio avviso soprattutto alla luce delle vicende giudiziaria che si sono susseguite negli ultimi anni, la più importante delle quali forse quella che riguarda la sentenza della SS.UU. del 25/11/2014 n.25012 ove l’avvocato aveva stipulato un patto di quota lite pari al 30% di un risarcimento danni di 800.000€ con un soggetto straniero oltretutto invalido al 95% per un recupero crediti praticamente senza alea.

Ora ben venga il compenso a percentuale dove l’avvocato prende magari il massimo tariffario o anche qualcosa in più accollandosi però il rischio dell’insuccesso della causa e dando la possibilità a chi è meno abbiente di rivolgersi ad un legale ( sebbene esista anche il patrocinio gratuito…), ma bisogna evitare però assolutamente che fatti come quello di cui sopra (e tanti altri che ho omesso per brevità) non si verifichino più e che i trasgressori siano pesantemente sanzionati

Saluti

La proporzione e la ragionevolezza nella pattuizione del compenso rimangono l’essenza comportamentale richiesta all’avvocato, indipendentemente dalle modalità di determinazione del corrispettivo a lui spettante, sicché l’eventuale patto di quota lite non può comunque derogare al divieto deontologico di richiedere compensi manifestamente sproporzionati.

L’aleatorieta’ dell’accordo quotalizio non esclude la possibilita’ di valutarne l’equita’: se, cioe’, la stima effettuata dalle parti era, all’epoca della conclusione dell’accordo che lega compenso e risultato, ragionevole o, al contrario, sproporzionata per eccesso rispetto alla tariffa di mercato, tenuto conto di tutti i fattori rilevanti, in particolare del valore e della complessita’ della lite e della natura del servizio professionale, comprensivo dell’assunzione del rischio.Sezioni Unite sentenza del 25/11/2014 n.25012

Appunto. Ma le valutazioni non sono così facili da fare, ex post ovviamente sì, ma al momento dell’avvio della pratica l’alea non è facilmente determinabile, nel caso che indichi tu non è certo pacifico che si consegua il risarcimento, ci possono essere mille variabili, la pratica lo dimostra tutti i giorni. Non è vero che l’alea è bassissima nei sinistri o nei recuperi crediti, non è affatto vero. Sono solo pratiche dove si può valutare meglio che in altre, come strutturazione loro.

Buongiorno, nel corso di una assistenza stragiudiziale in materia di credito di lavoro (alea veramente bassa, da contratto dovevo avere dei premi in percentuale sulla RAL annua e c’erano prove documentali che li avevo chiesti ogni anno per scritto e non me li avevano versati pur raggiungendo e superando per anni gli obiettivi, cosa tra l’altro mai contestata dal datore di lavoro nè a voce ne per scritto nè via mail) mi è stato chiesto dal legale un compenso del 30% sul LORDO recuperato oltre oneri. Si parlava di oltre 50.000 euro.
Vista l’alea bassissima mi è sembrato oltre che ingiusto al limite della correttezza. Non ho dato mandato all’avvocato (insisteva firmassi, più volte), ho pagato alcune centinaia di euro per il consulto e me la son cavata da solo trattando col datore di lavoro. In certi casi il 30% è veramente assurdo, in una disputa legale già vinta sulla carta anche a parere dello stesso avvocato, ho chiesto di pagare meno ma mi è stato opposto un netto rifiuto.
Non è una bella immagine di una categoria di professionisti che rispetto.
Saluti.

Guarda, in fondo è una negoziazione tra te e l’avvocato tanto è vero che tu alla fine hai rifiutato la sua proposta e hai provveduto diversamente, avresti peraltro potuto interpellare altri avvocati che magari ti avrebbero offerto una percentuale da te ritenuta più congrua. Dove sbagli e qui lascia che te lo dica con tutta la certezza che posso avere dopo 22 anni di professione forense è nel ritenere l’alea così bassa, l’alea purtroppo non è mai così bassa e questo te lo può dire solo chi è dentro ad ambiente.

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