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Onora il padre: una ricetta per la felicità.

Oggi ti propongo un testo altissimo, della mia grande maestra Silvana De Mari – a proposito, sto pensando ad un post con una raccolta di persone da seguire, che penso possa essere utile a molte persone, specialmente in un’epoca di falsi idoli come la nostra.

Basterebbe, comunque, leggere, assimilare e interiorizzare questo testo per risolvere la pressoché totalità dei nostri problemi, sia individuali che sociali.

Buona lettura. Un abbraccio.

«Onora il padre e la madre.
I padri sono sotto attacco. Anche gli uomini in generale, ma se hanno osato diventare padri non c’è salvezza. Il padre deve essere perfetto. Se si azzarda a uscire dalla più algida perfezione un
criminale. La seconda tragedia è che il concetto di perfezione è opinabile, per qualcuno un padre
che insegni a giocare a calcio è il minimo sindacale, per altri un’insopportabile intrusione.
La perfezione è l’incubo della nostra epoca. È sotto attacco il diritto dei bambini di nascere, posso
farlo solo perfetti, concepiti in maniera perfetta, in una situazione economica perfetta, con una
salute perfetta. Fortunatamente non è ancora possibile la diagnosi prenatale di miopia e tendenza
all’obesità: altrimenti sarebbe una strage. Ancora peggio è andata per i genitori. La psicologia ha
insegnato a pretendere genitori perfetti in grado di garantire una scintillante felicità in ogni istante.
Questa pretesa delirante ha trasformato le prime due generazioni di tutta la storia d’Europa senza
guerre e senza fame in fiocchi di neve sempre in necessità di cura psicologica, che si sciolgono al
primo vento o al primo sole che osino essere impietosi. Dei due quello messo di gran lunga
peggio è il padre.
L’ultimo mezzo secolo è stata un’aggressione al padre. Il principio di autorità paterna è stato
ritenuto criminale. Le narrazioni e in particolare quelle
cinematografiche si sono alternate a
presentare padri padroni nel migliore dei casi insopportabili nel più frequente ripugnanti. L’unico
padre buono è quello morto, per esempio quello di Harry Potter, perché l’unico padre accettabile e
quello perfetto, e dato che la perfezione solo ai morti può essere concessa, è impossibile un padre perfetto vivo, cioè vero. Oltre al padre crudele, oltre al padre stupratore abbiamo il padre stupido. La cinematografia negli ultimi
cinquant’anni si è sbizzarrita e figure maschili ridicole: Omer Simpson regna su tutti.
Il quarto Comandamento recita: onora il padre e la madre. Oggi non è più molto di moda. Gli
psicanalisti ci assicurano che i nostri genitori sono sempre colpevoli, mamma però è femmina e
qualche volta le tocca il ruolo di vittima. Papà è maschio e non c’è salvezza. Onorare ha due significati: il primo è rendere onore, il secondo, molto più potente, ancestrale e
granitico al senso di onorare un debito. Se siamo vivi, vuol dire che qualcosa di giusto papà e
mamma devono averlo fatto. Sicuramente non sono stati perfetti, forse sono stati un disastro, ma
noi siamo vivi grazie a loro e se noi non onoriamo il debito, tutta la nostra mente si azzoppa perché
vuol dire che la vita che ci hanno dato non ha valore, cioè che noi non abbiamo valore. Se la mia
vita ha valore, hanno valore padre e madre che me l’hanno data. Se continuo ad aggredire chi mi ha
dato la vita, il messaggio che arriva al mio subconscio è che la mia vita non ha valore, e quindi io
non ho valore. Questa continua aggressione giustifica la perdita di identità, la situazione mentale
che con un italiano di plastica oggi dannatamente di moda si chiama crollo dell’autostima
In un italiano più decente le parole sarebbero
senso di incompletezza e incastro a vita in un’adolescenza
cronica, spesso proclamata anche nel linguaggio. Sono un ragazzo di 45 anni. Me questi quando diventano uomini e donne? Non hanno onorato padre e madre? Mai.
L’adolescenza cronica è caratterizzata da un’unica dannata parola, fragilità, che rintocca come una
campana a morto. Fragili come statuette di vetro, come fiocchetti di neve, come infissi mal
assemblati, quelli che ti restano in mano tutte le volte che cerchi di aprire una finestra. I 10 Comandamenti non hanno solo la funzione di aprire al credente la via del paradiso: ci spiegano
anche come non procuriamo l’inferno in terra.
Nel momento in cui noi non onoriamo padre e madre, perdiamo il senso alla nostra identità, ci scomponiamo nell’insicurezza. Nella dannata, insopportabile, onnipresente fragilità.
Quindi onorate il padre e la madre e se non avete niente di meglio da fare segnalo che sta uscendo
nelle sale il film Una canzone per mio padre, il primo film che osa affrontare il tema del valore della
paternità imperfetta. Il film osa mostrare un padre imperfetto, per usare un eufemismo. In effetti il
padre mostrato è francamente disfunzionale, sempre per restare sugli eufemismi, ma il film osa
affermare che un padre imperfetto è meglio della tragica mancanza di identità che nasce la
mancanza di un padre. Il padre protagonista segue la linea standard degli esseri umani: la stragrande
maggioranza di noi quando siamo frustrati facciamo e diciamo cose stupide cattive. A questo si
aggiunga la liceità che la nostra società concede ai comportamenti di abuso di alcol o altro.
Veramente non sappiamo che rendono un uomo una belva? Ci spiegano che deve far parte della
libertà umana poter distruggere la propria mente e la propria anima con alcol e droghe, peccato che
questo presupponga la perdita di libertà di qualcun altro a non essere brutalizzato, perché l’enorme
quantitativo di brutalità che succedono all’interno delle famiglie arrivano per l’alcol per le droghe.
In effetti più che imperfetto questo padre è disastroso. Alla violenza fisica si associa quella verbale.
Eppure è il padre: lui che ha portato la sua vita sul posto di lavoro perché il figlio potesse avere un
tetto sulla testa qualcosa nel piatto. Quindi c’è un debito da onorare Il secondo punto fondamentale del film è il valore del dolore. La nostra epoca odia il dolore, siamo
anatroccoli terrorizzati, immersi negli analgesici, e comunque c’è sempre l’eutanasia. Il dolore è
orribile, questo è innegabile, com’è orribile passare attraverso il fuoco, ma può essere l’unica strada
per salire. Il padre si ammala, una delle tante patologie favorite dall’alcolismo, ed è proprio nel
dolore nella sua malattia che finalmente la sua anima si libera e ritrova il figlio.
Il terzo tema nel film è il perdono: senza il perdono la nostra vita resta annegata nell’astio, negata nel risentimento. Non perdonare vuol dire vivere abbracciati a un nido di calabroni. Il figlio
perdona il padre. Il figlio onora il padre. Finalmente la sua anima si ritrova intatta e
piena di fede in se stessa e lui riesce a scrivere la sua magnifica canzone. Ritroviamo il padre. L’essere umano viene al mondo con usa sola competenza: un pinto disperato che attira su di lui l’attenzione di mamma, che lo nutre con le sue mammelle. Anche altre specie hanno mammelle, tutti i mammiferi. Il nostro neonato
è l’unico che piange. Il suo pianto è rumoroso, perfora i timpani, traversa i muri.
Nessun cucciolo piange: si attirerebbe addosso i predatori. Perché noi lo facciamo? Perché il nostro cervello ancestrale sa che i predatori non possono avvicinarsi a noi
perché nostro padre ci protegge con la sua potenza, ci protegge di predatori, dalla
fame,
dalla paura. Onoriamo il debito.
Quindi andate a vedere questo film, a meno che non abbiate di meglio da fare: mettere al mondo un figlio, proteggerlo, lottare per lui, oppure andare a ringraziare padre e madre di avervi proiettato nel mondo. Se però tute queste attività vi lasciano
due ore libere, andate a vedere Canzone per il padre.
PS Per quanto riguarda la frustrazione non è un caso se nel
cattolicesimo tra i peccati che gridano
vendetta a Dio ci sia non dare la giusta mercede: un uomo che è padre non può non avere il danaro
sufficiente alla sua famiglia per trasmettere la sua famiglia soffrirà nella miseria e perché aumenta il
rischio che la frustrazione renda il padre un cattivo padre.» (Silvana De Mari)

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Anima: che rapporto hai con la tua?

L’anima ce l’abbiamo tutti.

Solo che molti oggigiorno scelgono di fare finta di no.

Oppure di non ascoltarla

Un abbraccio.

«Essere emotivamente sani in un mondo malato genera, inevitabilmente, un grande dolore e porta a sentirsi diversi ed emarginati.
Gente impopolare. Derisa dalla legge del più forte.
Queste persone coltivano la certezza che la vita abbia un significato diverso per ciascuno e rispettano ogni essere vivente, sperimentando così una grande ricchezza di possibilità.
Non seguono una religione, ma ascoltano con religiosa attenzione i dettami del proprio mondo interiore.
É gente che non ama la competizione, la sopraffazione e lo
sfruttamento, perché scorge un pezzetto di sé in ogni cosa che esiste. Gente che non riesce a sentirsi bene in mezzo alla sofferenza e incapace di costruire la propria fortuna sulla disgrazia di altri. Sanno scherzare, senza prendere in giro.
Pagano di persona il prezzo delle proprie scelte e preferiscono perdere, pur di non barattare la dignità.
Sono fatti così.
Gente poco normale, di questi tempi.
Gente con l’anima.»

(Carla Sale Musio – da “La personalità creativa”)

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Frequentare i classici per capire l’anima dell’uomo.

Lo dicevo, senza conoscere questo autore, da sempre.

Sono i libri che ho divorato avidamente sin da bambino che mi hanno messo in grado di aiutare davvero gli altri.

É nella grande letteratura di tutti i tempi che c’è la vera anima dell’uomo e un terapeuta deve essere, prima di tutto, anche lui un poeta, una specie di cantastorie. «Il giocatore» di Dostoevskij, ad esempio, é di gran lunga il saggio migliore sulle compulsioni mai scritto…

Chi vuole aiutare gli altri deve frequentare i grandi classici, più che leggere la saggistica o gli studi…

Un abbraccio!

«Più “divori” pagine di alta letteratura e più migliora un’abilità conosciuta come Theory of Mind, teoria della mente, che consente di prevedere gli stati d’animo di chi ci è di fronte.
Una caratteristica che affonda le radici nell’empatia, inevitabile quando aprendo un libro ci si immedesima nei personaggi descritti. Si tratti del buono o del cattivo di turno, poco importa, la dinamica è sempre la stessa: si vivono le sue avventure, si cerca di capirne idee, stati d’animo e, perché no, persino di anticiparne le mosse. Il salto dal mondo immaginario al reale è breve: si allena la mente. Si addestra il cuore. Si affina l’intuito.
È la rivincita dei lettori, alla faccia di chi li accusa di non comprendere la realtà, eternamente immersi con la testa nelle nuvole. Sono da escludere i cosiddetti “volumetti rosa”.
Un carattere prevedibile o una dinamica scontata sono poca cosa per i nostri neuroni rispetto al racconto che ribalta gli stereotipi e distrugge ogni attesa.
Con uno shock letterario che ci prepara all’imprevedibile o, almeno, ci prova. Non è una questione di contenuto, ma di processo.
Quando leggiamo accendiamo le nostre competenze empatiche.»

(Keith Oatley – Università di Toronto – dalla rivista “Science”)

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Un anno di radio solignani @ Spotify!

Un anno di podcasting su Spotify: qui tutte le eccitanti statistiche di ascolto.

Grazie a tutti.

Ascolta anche tu radio solignani podcast!

Basta aprire Spotify sul tuo cellulare – e cercare «solignani» tra i podcast.

Oppure, direttamente, cliccare qui.

Per ascoltarla su altre piattaforme, invece clicca qui.

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Innamorarsi: é per risonanza.

É una grande verità, ci si innamora per risonanza, perché le vibrazioni di una persona si incastrano, in qualche modo, con le nostre.

Questo non significa affatto suonare la stessa canzone, o la stessa nota, tutto al contrario siamo attratti per lo più dalla diversità, a condizione che si «intoni» (continua il parallelismo con in mondo della musica) con la nostra.

Un grandissimo musicista, Thelonious Monk, parlava, a proposito della sua musica di «errori buoni», sostenendo che a volte non riusciva a farli e gliene venivano solo di «cattivi»: in quei casi doveva ricominciare daccapo sino a che non gli venivano quelli buoni, quelli piacevoli.

A volte anche noi siamo alla ricerca di tonalità diverse, che sembrano stridere con la nostra canzone, invece a ben guardare la completano così bene e la rendono ancora più grande e maestosa.

Anche perché come é stato giustamente detto «i malati sono il sistema che Dio usa per guarire i sani»… Così anche gli errori buoni, le diversità, fanno suonare meglio le canzoni «sane».

Un abbraccio.

«Non si ama qualcuno per il suo aspetto fisico,
per i suoi vestiti,
per la sua macchina,
ma perché canta una canzone che solo tu puoi sentire.»

(Oscar Wilde)

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cultura libri

Saga degli ultimi: come leggere i libri.

Arduin

Come sapete, sono un appassionato della Saga degli ultimi, una collana, o appunto saga, di libri fantasy della mia grande maestra Silvana De Mari, di cui ho finito di leggere proprio in questi giorni l’ultimo tomo, Arduin il rinnegato, che é meraviglioso, peraltro.

Molte persone che si avvicinano a questa saga mi chiedono in quale ordine dovrebbero leggere i libri che la compongono e magari come se li possono ovviamente procurare per quanto riguarda il formato.

Non è facile infatti capire da che parte si deve cominciare quando ci si accosta ad un universo fantastico, dipanato in diversi libri, scritti in momenti diversi nel tempo e collocati, all’interno di quello stesso universo, in momenti altrettanto diversi.

Con questo post, voglio quindi aiutare tutti quelli che vogliono accostarsi alla saga meravigliosa composta da Silvana e vogliono un minimo di «guida» per sapere da che parte devono cominciare, e come devono proseguire, a leggere i libri.

Se mettessimo i libri in ordine cronologico tra loro, cioè a seconda del periodo in cui sono ambientati gli stessi, dovremmo seguire un ordine di lettura che non corrisponde a quello in cui i libri sono stati composti e che, secondo me, non è quello più indicato perché nei prequel vengono fatti dei riferimenti ai libri successivi che, per forza di cose, sono più apprezzabili quando questi libri sono già stati letti.

Quindi direi che il criterio cronologico, o meramente cronologico, non sia quello più indicato è più opportuno.

Il primo libro da leggere, dunque, secondo me è «L’ultimo elfo», che è anche il libro più di successo dell’intera saga che è disponibile sia in formato cartaceo, che in formato elettronico che, addirittura, come audiolibro.

Di molti libri della saga, compreso L’ultimo elfo, esiste una relativa voce su Wikipedia, che potete quindi consultare per avere maggiori dettagli, sia per quanto riguarda la trama che per quanto riguarda le varie edizioni disponibili.

Personalmente, ho letto quasi tutto in formato elettronico, anche se ho molte copie cartacee per il piacere di avere appunto anche il cartaceo e quindi il libro come oggetto; una di queste contiene anche una dedica ed è quindi un esemplare al quale sono molto affezionato.

I libri da leggere dopo il primo sono, a mio giudizio, i seguenti:

Seguendo questo ordine di lettura, dopo L’ultimo elfo, si segue anche la cronologia degli avvenimenti così come verificatisi nell’universo immaginato dall’autrice.

Dopo aver terminato la lettura dell’ultimo libro, si possono valutare i due prequel, che sono stati scritti in ordine invertito rispetto alla loro collocazione temporale e cioè prima è stato scritto Io mi chiamo Yorsh e poi è stato scritto Arduin, che si colloca temporalmente prima.

Di conseguenza, io consiglierei dopo la lettura dell’epilogo di leggere i due prequel andando a ritroso e cioè leggere prima Io mi chiamo Yorsh e poi Arduin che è l’ultimo uscito, quindi l’elenco che abbiamo tratteggiato prima lo completiamo mettendo al penultimo posto Io mi chiamo Yorsh e all’ultimo posto Arduin.

Ovviamente, non è affatto necessario seguire questo ordine da me proposto, anche se credo che facendo in questo modo la comprensione dei testi dei personaggi delle tematiche trattate e dei riferimenti tra i vari libri possa essere agevolata nel massimo grado.

Se credete, potete ovviamente comunque seguire un ordine diverso. L’importante è che proviate a leggere qualcosa di questa saga che è assolutamente meravigliosa, tanto che spero che Silvana voglia in qualche modo continuare a regalarci, come ha fatto quest’anno, nuovi volumi.

In questo video, potete vedere illustrata la saga e i vari volumi da Silvana stessa.

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Audiolibri: cosa sono, come si usano.

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Gli audiolibri in generale.

Oggi facciamo il punto sugli audiolibri.

Gli audiolibri, come dice la parola stessa, sono libri letti – e, qualche volta, mi permetterei anche di dire: recitati – da una persona, che vengono poi fruiti dall’utilizzatore finale come se fossero un qualsiasi pezzo musicale e quindi tramite un riproduttore di audio che, oggigiorno, di solito è il cellulare e un paio di cuffie, anche se ovviamente non è certo vietato utilizzare altri sistemi di riproduzione.

Da amante inveterato dei libri, sono sempre stato un po’ scettico sugli audiolibri proprio perché la modalità di fruizione nel caso dell’audiolibro è completamente diversa rispetto alla lettura, ma ultimamente mi sono dovuto parzialmente ricredere e ogni tanto mi piace sentire un audiolibro letto, o recitato, da altri.

La modalità di fruizione è molto diversa perché ad esempio fare una pausa quando si legge e tornare indietro per rileggere un passo che ad esempio ci ha colpito particolarmente è molto più semplice di quanto possa avvenire durante l’ascolto di un audiolibro. E anche più facile, ad esempio, fare la foto di una pagina per condividerla sui social o addirittura fare copia incolla di un passaggio per conservarlo tra i nostri preferiti oppure sempre per condividerlo sui social. La differenza principale però riguarda semplicemente l’andare avanti o indietro nella lettura: chi si trova in mano un libro cartaceo può agevolmente indietreggiare del numero di parole che ritiene opportuno, mentre invece con un audiolibro non è sempre facile riuscire a tornare indietro al punto esatto in cui si vuole ritornare.

Gli audiolibri però presentano sicuramente alcuni vantaggi e ci sono situazioni in cui può essere piacevole e interessante fruire di un audiolibro piuttosto che di un libro cartaceo o di un ebook, cioè di un libro da «leggere».

Generalmente, innanzitutto, un audiolibro è utile per tutti coloro che hanno problemi o difficoltà di lettura da vicino, magari anche per stanchezza dopo essere stati a un terminale per diverse ore oppure alla sera. Personalmente, pur essendo miope, non ho ancora difficoltà di lettura da vicino e leggo bene sia sul cartaceo, a condizione che ci siano adeguate condizioni di illuminazione, sia sui supporti elettronici – cioè per lo più cellulari o tablet. Da questo punto di vista, gli audiolibri possono consentire la fruizione di un libro a persone che per motivi legati alla difficoltà di lettura non potrebbero più godere dei contenuti e dell’esdi un buon libro.

Anche a prescindere, tuttavia, dalla difficoltà di lettura ci sono delle situazioni che fanno parte del quotidiano un po’ di tutti in cui può essere utile o divertente ascoltarsi un audiolibro. Pensiamo ad esempio a quello che stiamo facendo un po’ tutti in questo periodo di vacanze e cioè prendere il sole sotto l’ombrellone. In questi casi, è sicuramente più comodo sdraiarsi completamente senza tenere il collo incurvato verso un libro, di carta o elettronico, e infilarsi un paio di auricolari per sentirsi un audiolibro. Un’altra situazione molto interessante per gli audiolibri è ovviamente quella del viaggio in macchina oppure in treno o in corriera (o, persino, in scooter) per chi fa pendolarismo o per chi si sposta per qualsiasi ragione: in questi casi può essere interessante appunto ascoltarsi un libro durante il viaggio, sfruttando nel caso dell’auto addirittura la radio della stessa e il relativo impianto con una resa sonora a mio giudizio particolarmente interessante.

Cosa usare per sentirsi gli audiolibri.

Vediamo adesso alcune considerazioni che possono essere ancora più particolarmente utili per chi non ha mai sperimentato, o ha sperimentato magari in modo solo parziale, il mondo degli audiolibri e quindi vuole iniziare ad approfondire un pochettino di più.

Abbiamo detto che per riprodurre gli audiolibri si può utilizzare la stessa apparecchiatura, si possono utilizzare gli stessi strumenti che si possono utilizzare per le canzoni per la musica in generale. In realtà, se questo è vero, è anche vero che è sicuramente preferibile utilizzare degli strumenti specifici.

Anziché utilizzare, ad esempio, il riproduttore di musica di default sul proprio cellulare – che, per chi utilizza i cellulari Android, è Google play music – è preferibile installare un riproduttore di audiolibri di terze parti. Questo perché questo tipo di riproduttori sono dotati di funzionalità specifiche per gli audiolibri tra cui ad esempio la possibilità di definire una copertina che ci consente di individuare a colpo d’occhio il nostro audiolibro, la possibilità, ulteriormente, di sincronizzare tra il cellulare e il tablet la posizione di riproduzione con la facoltà quindi di mettere a caricare il cellulare e finire di ascoltarsi un audiolibro con il tablet che magari abbiamo lasciato sul comodino.

Una funzione abbastanza interessante che hanno solitamente i software che vengono utilizzati per riprodurre audiolibri e quella di riprendere la riproduzione da alcuni istanti precedenti il momento in cui la riproduzione era stata in qualche modo fermata. Questo è molto utile per non perdere il filo del discorso ed è una funzionalità che ovviamente non è presente nei riproduttori musicali dove la musica può essere fatta ripartire solo dal momento esatto in cui era stata messa in pausa, mentre per un audiolibro che si riprende magari dopo alcune ore e invece opportuno ripetere un pezzettino che era già stato ascoltato, proprio per poter ritornare all’interno dell’universo del libro stesso. Da questo punto di vista, ci sono addirittura dei riproduttori di audiolibri che ripartono da tanto più indietro nella lettura del libro quanto più lunga è durata la pausa. Questo ha abbastanza senso, perché è chiaro che se io metto in pausa e riprendo dopo 5 secondi perché semplicemente mi sono limitato a rispondere al campanello di casa aprendo la porta è inutile che il software mi torni indietro di un quarto d’ora perché io mi ricordo ancora che cosa ho ascoltato fino a 5 secondi prima, viceversa se invece metto in pausa per tre ore può anche darsi che sia opportuno che il software ritorni indietro anche di una decina di minuti, tanto quanto è sufficiente per farmi ritornare «dentro alle pagine» diciamo così del libro e riprendere in mano il filo del discorso.

Un’altra funzionalità molto importante dei lettori specifici di audiolibri è la possibilità di variare la velocità di riproduzione, altra cosa che non è prevista nei lettori musicali classici, dove anzi la velocità deve essere quanto più possibile vicina all’originale. Variare la velocità di riproduzione consente di «leggere» o «sentirsi» l’audiolibro più in fretta e si tratta di una opportunità che personalmente uso abbastanza spesso. La voce narrante si sente ovviamente abbastanza bene, in modo sempre distiguibile, naturalmente il tono di voce diventerà più «alto» come accade quando appunto si aumenta la velocità di riproduzione (molti si ricorderanno quando si facevano andare a 45 giri al minuto i vecchi vinili da 33). Ci sono libri più che altro di saggistica che si prestano particolarmente ad essere ascoltati a velocità più rapida. In generale, credo che comunque dipenda anche dal grado di concentrazione che siano in grado di dare all’audiolibro in quel momento (che a sua volta dipende dalla nostra stanchezza, lucidità, pensieri dominanti, ecc.): se non è molta la velocità si può persino rallentare e viceversa.

L’applicazione che utilizzo io sul mio cellulare Android si chiama listen audiobook player e tra quelle che ho provato mi sembra la meglio rifinita, anche se ci sono dei concorrenti che comunque si difendono bene. È un’applicazione a pagamento, ma mi pare che costi davvero molto poco parliamo di un paio di euro e gli aggiornamenti sono abbastanza frequenti. Questa app effettua la sincronizzazione del punto di lettura tramite Google Drive e sembra funzionare da questo punto di vista abbastanza bene.

Potete chiaramente trovare altri lettori di audiolibri e vedere quello che fa più al caso vostro: vi ho detto quali sono le funzioni che sono più utili e quindi vi raccomando di accertarvi che queste funzioni siano presenti perché poi nell’uso quotidiano ne sentirete probabilmente il bisogno.

Come procurarsi gli audiolibri.

Veniamo adesso ad un altro aspetto molto importante e cioè dove ci si possono procurare gli audiolibri e come vanno gestiti una volta che ci se li è procurati.

Allora innanzitutto ci sono audiolibri disponibili sia negli store previsti per i cellulari e dispositivi Android sia in quelli previsti per i dispositivi Apple, quindi per cercare un audiolibro, magari anche per provare il primo della vostra vita, potete semplicemente aprire Play Store se avete un cellulare Android oppure iTunes Store se avete un iPhone o un iPad.

Personalmente, non mi piace tanto acquistare i miei audiolibri in questo modo, preferisco comprarli direttamente sul sito del produttore, o meglio, in questo caso, editore. Questo perché gli audiolibri acquistati tramite gli stores come quelli citati sono protetti da sistemi di tipo DRM che impediscono la copia per cui se ad esempio un domani passate da iPhone ad Android o viceversa rischiate di non poter più leggere i vostri audiolibri, salvo solo l’ipotesi di non riuscire a craccarli cosa che non è poi sempre così semplice.

C’è un editore in Italia che effettua pubblicazioni a mio giudizio di pregio di audiolibri e si tratta di Emons audiolibri.

Personalmente, per acquistare i miei audiolibri e poi ascoltarmeli procedo in questo modo.

Innanzitutto li acquisto direttamente sul sito di Emons, facendo poi il download dei file MP3 sul Mac e inserendoli all’interno di una directory contenuta in Dropbox che come sapete è un sistema di sincronizzazione tramite la cloud dei file locali.

Ogni libro lo inserisco in una cartella a sé stante, senza fare ramificazioni ulteriori con altre sottocartelle, usando la sintassi di mettere il nome dell’autore e il titolo del libro. In questo modo, comunque i libri rimangono ordinati per nome dell’autore stesso.

Una volta fatto questo, i libri vengono sincronizzati tramite Dropbox. Per poterli portare in una cartella locale dei miei dispositivi utilizzo una utility che si chiama dropsync e che consiglio vivamente a tutti coloro che utilizzano un cellulare o un tablet Android. Tramite dropsync, i miei audiolibri vengono copiati da Dropbox in una cartella locale sulla memory card dei miei dispositivi.

Dentro a Listen Audiobook Player, poi, così come anche dentro ad altri lettori di audiolibri, è possibile definire una cartella «radice» in cui il programma deve cercare tutti i file degli audiolibri. Ovviamente, ho definito come cartella radice quella in cui dropsync mi sincronizza la cartella degli audiolibri in locale. Listen Audiobook Player a quel punto fa una scansione di tale cartella e trova tutti i libri che vi sono contenuti, organizzandoli in un’apposita libreria da dove l’utente li può scegliere per la riproduzione.

Questa impostazione anche il vantaggio di consentire ad esempio di sistemare i tag degli mp3 che non dovessero essere stati compilati correttamente dall’editore attraverso un’app locale per la modifica di questi tag restando inteso che, dopo la modifica, poi, tramite la sincronizzazione mediante Dropbox, le modifiche si propagheranno anche a tutti gli altri dispositivi.

È vero che una configurazione del genere è un po’ laboriosa e probabilmente per utenti più avanzati; ho ritenuto comunque opportuno appunto, a beneficio di questi ultimi, descriverla, restando inteso che gli utenti invece con meno capacità informatiche possono limitarsi benissimo a fruire degli audiolibri acquistati tramite gli store presenti nei loro cellulari e con le applicazioni relative. Anche se l’uso sarà meno avanzato, comunque saranno in ogni caso in grado di utilizzarli.

La qualità degli audiolibri.

Parliamo ora di un altro aspetto abbastanza rilevante relativo agli audiolibri. Si tratta della qualità della lettura o, se vogliamo, «recitazione».

Su internet, specialmente in lingua Inglese, si trovano molti audiolibri, ma una buona parte di questi sono stati letti e registrati da persone comuni senza particolari abilità di dizione e recitazione e quindi la qualità dell’esperienza purtroppo ne risente, a volte in maniera abbastanza pesante.

Prima accennavo alla produzione editoriale di Emons. Gli audiolibri prodotti da questa casa mi sembrano di buona e a volte anche eccellente qualità, perché questo editore incarica attori professionisti del cinema e di teatro di leggere i propri audiolibri e la differenza a mio giudizio si sente molto.

Tra l’altro i prezzi non sono nemmeno impossibili anzi ci sono spesso degli sconti e comunque gli audiolibri hanno un costo più o meno paragonabile a quello del libro cartaceo se non addirittura inferiore. Recentemente ad esempio ho avuto occasione di acquistare l’audiolibro dei Promessi Sposi letto da Paolo Poli, attore di teatro recentemente scomparso, e devo dire che la qualità è assolutamente eccezionale: la resa, specialmente nei dialoghi, è incredibile e quindi la professionalità di questi attori effettivamente attribuisce maggior valore ad un audiolibro.

Conclusioni.

Spero di avervi dato qualche spunto interessante per entrare in questo mondo che vale la pena di coltivare anche perché magari ci consente di poter consumare un libro, sia per ragioni di intrattenimento, sia, molto più spesso, per ragioni di crescita personale, dal momento che esistono audiolibri anche di manuali di auto aiuto e appunto di crescita personale che magari non riusciremmo a trovare il tempo e il modo di leggere se procedessimo nel modo tradizionale.

Non so come la pensiate voi, ma personalmente nonostante il proliferare di corsi a destra e a manca a cui assistiamo oggi giorno, continuo a ritenere che il libro sia uno dei veicoli principali, se non il principale in assoluto, per veicolare la conoscenza e promuovere la ricchezza e la correttezza del linguaggio, sia quello proprio nazionale sia spesso un eventuale linguaggio estero.

Buona lettura e buon ascolto a tutti.