mai come in questi giorni i più grandi esponenti del mondo paleo ed evolutivo si trovano in contrasto tra loro, con sconfortanti attacchi personali reciproci.
Eppure, al netto della soggettività individuale, il corpo umano è sempre quello e le idee alla base della paleo ugualmente sono sempre quelle.
Per cui, ognuno potrebbe collaborare alla definizione di uno stile di vita comune migliore per tutti, cui ogni autore potrebbe appunto dare il suo contributo sulla base delle rispettive propensioni, esperienze e così via.
La stessa «paleo» come idea e come «marchio» sembra essere caduta un po’ in disgrazia, nel senso che é tutta una corsa a riproporla dopo averla ribrandizzata, cioè rivenduta tale e quale ma con un nome diverso. Questa è ad esempio Life 120 di Panzironi, che é la paleo versione chetogenica o proteica, con tanto marketing e, in seguito, anche qualche degenerazione rispetto allo schema originario.
Eppure l’idea e il punto di vista evolutivo sono corretti.
Si fa davvero fatica a criticare una dottrina, quella paleo, che comunque insegna a curare la qualità del cibo, combattere l’infiammazione, gestire i macro e fare tante altre cose che tanto negative non sembrano poi essere, considerato che la gente oggettivamente dopo aver intrapreso questo percorso sta meglio.
Personalmente, seguo ancora questa impostazione, anche se con alcuni correttivi neolitici, o sgarri, se vuoi (ma ricordiamoci ben sempre che per Cordain puoi fare la paleo mangiando tre pizze a settimana!).
Credo di non essere un paleo zelota, ma uno che pratica la paleo in buona parte e con ottimi risultati.
Per questo, nonostante al momento la paleo sia un po’ meno di moda e molti esponenti italiani passino il tempo a litigare tra loro, senza comprendere che l’autorevolezza viene dal saper collaborare e aiutare davvero la gente e non dalle liti da cortile che, tutto al contrario, la abbassano, io ci credo ancora, perché semplicemente questo stile di vita funziona.
Anzi, é anche vero che siamo per certi versi solo all’inizio, ci sono tante altre cose che si possono aggiustare e affinare, personalmente ho fatto un grande salto di qualità dopo aver fatto gli esami per i polimorfismi MTHFR ad esempio.
Semplicemente, mi limito a prendere il meglio da ciascun autore, quello che mi sembra più sensato e applicabile, a sperimentarlo e a mantenerlo se ha dato buona prova, al netto di polemiche, discussioni, liti, ecc..
Basta, in fondo, un po’ di buon senso, che in questo gruppo (come anche in altri, naturalmente) non é mai mancato.
Il mio viaggio, dunque, e il tuo viaggio continuano.
Oggi scrivo un post per parlarti di scelta vegetariana e vegana, con alcuni concetti di base che saranno poi utili per molti dei post successivi in tema di nutrizione e stile di vita.
Oggigiorno, e più o meno ciclicamente, le diete che escludono i cibi di originale animale o marino sono di gran moda. Chi le adotta, peraltro, parla addirittura a proposito della propria scelta alimentare come di una «scelta etica», lasciando ad intendere velatamente che lui è in qualche modo migliore degli altri perché rispetterebbe l’ambiente e la vita, a differenza della massa inconsapevole.
Qual è però la verità? Le diete vegetariane e vegane sono effettivamente migliori per la salute? E quali sono, per chi vi è davvero interessato, gli aspetti etici al riguardo?
In questo post non parlerò di aspetti scientifici, perché se c’è una cosa che oggigiorno viene citata a sproposito, fino alla noia, sono gli studi scientifici, di cui si è fatto un vero e proprio idolo, nonostante siano spessi mal progettati, mal eseguiti, mal interpretati e non di rado persino corrotti sia nel loro finanziamento che nei loro contenuti. L’unico riferimento saranno quelle poche evidenze fattuali che ci sono in materia, ovviamente viste secondo il mio punto di vista che ognuno valuterà se condivisibile o meno.
La prima cosa da richiamare è che, in questo universo, gli uomini, per sostentarsi, devono nutrirsi di altre forme di vita.
Può sembrare crudele e io, se me lo chiedi, non ne conosco la ragione, così come non sono in grado di capire la logica di tanti altri progetti di Dio, ma fatto sta che è così.
L’uomo non si può nutrire mangiando sassi o altri oggetti inerti, ma deve necessariamente, se vuole vivere, alimentarsi di altre forme di vita, animale o vegetale. Sì è vero, ci sono persone che sostengono di potersi nutrire di aria e luce del sole, ma a quanto pare la cosa non funziona o non è sinora stato dimostrato il funzionamento, nonostante l’esistenza di svariati libri che sostengono il contrario.
Dunque, se vuoi sopravvivere, devi nutrirti di altre vite.
Nessuno vuole essere mangiato.
Ora, sai qual è un’altra importante verità a riguardo, che viene subito dopo la prima?
Che nessuna delle altre forme di vita che ti servono per sopravvivere vuole essere mangiata da te, né da nessun altro essere vivente al mondo.
Ogni forma di vita difende se stessa.
Gli animali, i pesci, lo fanno utilizzando la propria forza muscolare, le forme di vita vegetale lo fanno con gli antinutrienti, cioè con le tossine, contenute nelle loro parti, soprattutto nei semi, che rappresentano il loro stesso futuro, un po’ come i nostri figli per noi. Qual è la tua reazione se ti toccano tuo figlio? Anche le piante difendono i loro figli, solo che non potendo muoversi lo fanno con le tossine.
Non è che tutto quello che viene dalle piante sia benefico per l’uomo. Oggi si vive nella convinzione che se assumiamo un farmaco di sintesi o facciamo un vaccino questa sia la più grande delle sventure, mentre tutto ciò che è fitoterapico non possa far male, ma è una convinzione assolutamente infondata, essendo vero piuttosto il contrario.
Le forme di vita vegetale sono comparse sul pianeta milioni di anni prima dell’uomo. Quali tipi ti piante pensi che possano essere sopravvissute sino a noi? Quelle i cui semi erano liberamente mangiabili da tutte le altre forme di vita, insetti, uccelli, animali e così via, oppure quelli i cui semi erano velenosi per le altre forme di vita, cosicché un insetto che se ne fosse cibato sarebbe morto poco dopo?
«All plants generate toxins» (Paul Jaminet, Perfect Health Diet). Tutte le piante generano delle tossine. È la loro linea di difesa.
Sempre Paul Jaminet, nello stesso libro, ci parla ad esempio (ma i casi di gente che si è avvelenata mangiando le verdure sono numerosissimi) di un caso: «Recently, an 88-year-old Chinese woman was taken to the emergency department at New York University’s Tisch Hospital by her family. She had been unable to walk or swallow for three days and soon entered a coma. Her life was saved by intravenous thyroid hormone, but she needed four weeks in the hospital before she could be moved to a nursing facility. The cause of her trouble? She had been eating 2 to 3 pounds of raw bok choy daily for several months in the hope that it would help control her diabetes». Si tratta di una donna che aveva mangiato chili di cavolo cinese nella speranza di tenere sotto controllo il proprio diabete, finendo gravemente intossicata e in coma.
Quindi il quadro, alla fine, è questo: – tu, se vuoi vivere, devi nutrirti di altre forme di vita – le altre forme di vita – guarda caso – non vogliono essere mangiate da te.
La nostra vita, quella di tutti noi, è basata sulla predazione. Non si esce da questo.
È appena il caso di sottolineare che le tossine contenute nei vegetali sono molto maggiori di quelle contenute nelle carni, degli animali e del pesce, perché gli animali, come ti ho accennato prima, si difendono scappando o attaccando, cioè con il loro movimento, in una lotta in cui a volte a soccombere può peraltro essere anche l’uomo. Nelle carni ci sono per lo più le tossine del cibo che ha ingerito l’animale stesso, ma – e questa è una importante differenza – smaltite dal suo apparato digerente e dai suoi organi emuntori (fegato, polmoni, ecc.).
Ora, sembra incredibile, ma tra le forme di vita vegetale più stracolme di tossine ci sono alcuni alimenti che sono alla base dell’alimentazione occidentale, come i cereali e i legumi che, guarda caso, sono in entrambi i casi semi.
Non scendo nel tecnico, perché come ti ho detto le discussioni tecniche mi annoiano, chi vuole approfondire può farlo semplicemente con google o leggendo uno dei tanti libri disponibili in materia. In questa sede è sufficiente dire che né i cereali né i legumi sono alimenti che possono essere mangiati crudi e, se un alimento non può essere consumato crudo, ciò significa molto semplicemente che quello non è un alimento adatto per l’uomo.
I cereali sono cibo per uccelli, che non a caso si chiamano granivori. Solo gli uccelli hanno uno stomaco adatto a digerirli senza subire danni. Noi, per poterli mangiare, li dobbiamo non solo polverizzare, ma anche cuocere, sottoponendoli dunque a molteplici trasformazioni per renderli masticabili ed ingeribili, a prezzo poi di danni gravi che sia producono nel nostro apparato digerente, e nel nostro intestino, che ha per noi la stessa importanza che hanno le radici per una qualsiasi pianta. E no, ovviamente il discorso non riguarda solo i celiaci, ma qualsiasi uomo, per cui i cereali sono un cibo inadatto.
Chi adotta la «scelta vegetariana» finisce per mangiare grandi quantità di cereali e legumi, tra cui in particolare la soia, che è sicuramente il legume più velenoso di tutti, specialmente per i maschi a causa dei fitoestrogeni che contiene.
Si tratta di cose che fanno malissimo a chi le ingerisce. In più, fanno danni tremendi anche all’ambiente. L’agricoltura, infatti, è di gran lunga la prima causa di deforestazione, come riportato in questo articolo, che richiama un recente studio in materia.
Fai bene attenzione, c’è adesso un aspetto importante: qui a morire non sono solo gli alberi, ma una vastissima quantità di microfauna che vive sugli alberi ed intorno ad essi, che viene letteralmente sterminata dalle operazioni di preparazione del terreno alle coltivazioni intensive di quella spazzatura che sono i cereali e la soia. Conigli, scoiattoli, toporagni e mille altri animali pucciosi.
Già qui si vede che la scelta vegetariana non ha, purtroppo, niente di etico. Partendo dal fatto che devi mangiare altre forme di vita se vuoi continuare a sostentarti, devi scegliere se mangiare direttamente le carni di animali o pesci o se preferisci mangiare vegetali, ma – attenzione – in entrambi i casi ci saranno degli animali che moriranno (oltre che delle forma di vita vegetali). Non si scappa.
Questa cosa degli animali che vengono decimati per far mangiare i veg peraltro non vale solo per i cereali e i legumi ma per molti prodotti largamente consumati in occidente, come ad esempio il cacao. Ti piace la cioccolata? La coltivazione del cacao determina danni ambientali gravissimi e un largo sfruttamento di lavoro minorile – va bene che non parliamo di vacche e magari non ti interessa, ma sono sempre bambini. Leggi ad esempio questo post tra tanti, sul «lato nero» del cioccolato.
Cosa è meglio mangiare?
Allora per stare in salute e vivere in modo «etico» bisogna mangiare la carne?
Non proprio.
La carne del supermercato proviene per lo più da allevamenti intensivi che suscitano giustamente ribrezzo anche in chi non ha pregiudizi sul tipo di cibo di cui nutrirsi, in quanto la pietà verso gli animali è un sentimento connaturato all’uomo. In questi allevamenti, tra l’altro, gli animali vengono nutriti in modo sbagliato, con gli stessi cibi spazzatura che tutti i mammiferi dovrebbero evitare, generando poi alla macellazione carni che non sono salubri, perché «inquinate» dai cibi ingeriti a monte – più in particolare, queste carni sono troppo grasse e i grassi relativi sono del tipo omega 6, pertanto proinfiammatori. Per non dire dei noti problemi degli ormoni e delle condizioni igienico sanitarie di animali stipati in stalloni.
Cosa può fare dunque, di fatto bene, il consumatore finale?
La scelta giusta è quella di consumare carne da animali allevati al pascolo, o allo stato brado, e nutriti con il cibo previsto per la loro specie che, per i bovini, ad esempio è solo l’erba che mangiano appunto pascolando.
Ma questa carne non costa di più?
Certo, cosa di più ed è anche giusto che sia così. Ma non siamo partiti dal fatto che tu volevi essere etico nelle tue scelte alimentari?
Questo è l’unico investimento sul benessere animale – e ambientale – che possa avere un senso. Se compri del tofu, dei legumi o dei cereali (parliamo di pasta, pane, pizza, spaghetti, ecc. per intenderci) l’ambiente e gli animali li stai distruggendo, nel tuo piccolo.
Tutti gli animali sono mortali.
Adesso un’altra domanda: ma non è crudele macellare gli animali, anche dopo che li hai fatti vivere liberi e in salute per tutta la vita?
Niente affatto. Torniamo al discorso iniziale, quello per cui ogni forma di vita animale su questo pianeta ha bisogno, per sostentarsi, di mangiare altre forme di vita.
Cosa credi che succeda ad un animale libero, una volta divenuto vecchio e debole, privo di forza muscolare? C’è una società degli animali, guidata da simpatiche scimmie, come in un bel film della Disney (quanti danni che hanno fatto queste pellicole), che lo prende, lo mette in un ospizio degli animali, e lo nutre e lo cura amorevolmente sino al termine, spontaneo e naturale beninteso, dei suoi giorni?
Purtroppo, o per fortuna, non succede niente di tutto questo: l’animale viene semplicemente mangiato da altri animali.
Nessun animale libero in natura muore di vecchiaia.
Ora se comunque, alla fine del suo ciclo di vita (su questo mondo, ognuno ha un ciclo di vita), un animale muore divorato o macellato con sistemi indolori che differenza fa dal punto di vista del suo benessere?
Probabilmente, è addirittura meglio la seconda ipotesi. Senza contare il fatto che, durante il suo ciclo di vita, l’animale è accudito con cura dal suo allevatore, mentre nello stato libero può comunque essere vittima di predatori, parassiti, malattie, incidenti e così via.
Quindi, in conclusione, la cosa più etica che si può fare con riguardo all’alimentazione è effettuare la spesa con discernimento, scegliendo prodotti di allevatori e coltivatori seri, spendendo anche qualcosa in più, consapevoli che si tratta di un investimento di cui vale la pena sia dal punto di vista della salute che più in generale della tutela dell’ambiente.
Considerato, poi, che ognuno di noi continua a vivere sostanzialmente prendendosi la vita di altri essere viventi, animali o vegetali, è importante dire che questo sacrificio debba può avere un senso se ognuno di noi nella sua vita si adopera costantemente per fare il bene, per aiutare gli altri, non per rubare, essere scorretto, cattivo, ma per vivere in modo civile e amorevole, con benevolenza verso tutti gli altri uomini e tutte le forme di vita che non servono strettamente alla sua sopravvivenza, in considerazione del fatto che la vita premia sempre la vita.
Il senso della scelta veg.
Se tutto questo è vero qual è allora il senso delle scelte veg?
Mi è capitato di parlare spesso con amici vegetariani e vegani di queste considerazioni, ottenendone spesso la risposta secondo cui magari è tutto vero, ma loro la carne «non la possono mangiare». Ad alcuni di questi, la carne è stata addirittura prescritta dal medico, ma loro non sono riusciti a mangiarla ugualmente. Ho quindi chiesto loro che cosa fosse successo e mi hanno detto che, dopo averlo fatto, al pensiero di aver mangiato un altro essere vivente, hanno rimesso.
Dunque, se le cose stanno così, non c’è nessuna scelta vegetariana in queste persone, ma c’è un fenomeno che può essere chiamato in un solo modo.
E qual è la situazione in cui una persona non riesce ad ingerire un determinato cibo per ragioni mentali o psicologiche, senza esserne intollerante o allergica?
Ti dò un indizio: inizia per «disturbo» e finisce per «alimentare».
Per diverse persone, anche se certamente non tutte, la scelta veg è solo un disturbo alimentare.
Ora, come si possa prendere un disturbo, cioè una patologia, e presentarla come una «scelta etica», dove una persona con un problema si presenta agli altri come in realtà qualcuno che degli altri sarebbe addirittura migliore, quando invece ha un problema, resterà sempre per me un mistero.