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Ascolto: il primissimo comandamento.

«Io lo so com’è il tuo cuore, l’ho ascoltato a lungo, tutti i giorni, per molti anni. Anche se era a volte doloroso… Perché il primo comandamento di chi vuol amare davvero è ascoltare. Chi non sa mettersi in ascolto, non può mai amare davvero…» (Le tre donne di D.)

La prima storia.

Oggi voglio parlarti di una storia zen, contenuta peraltro in una raccolta che ho già recensito in un altro post che ti invito a leggere, un libriccino che ti invito a procurarti quanto prima.

Si tratta di una storia che all’epoca, al momento in cui la lessi per la prima volta, trovai abbastanza banale e minimale, mentre invece in seguito ho capito che si tratta di un insegnamento assolutamente fondamentale.

La utilizzo infatti molto spesso quando ricevo delle persone in appuntamento, sia per la mia attività di avvocato che di mediatore, anche familiare, che soprattutto di counselor.

Per quelle persone che vengono per un percorso di cura e sofferenza, propongo infatti come counselor come prima riflessione quella contenuta e sollecitata in questa storia.

Non è un caso, peraltro, che si tratti della storia numero uno della raccolta, proprio perché è la storia che ti prepara ad ascoltare e capire effettivamente tutte quelle successive e, in realtà, tutta la tua vita.

Ma leggiamola.

Nan-in

«Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «E ricolma. Non ce n’entra più!». «Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?»».

Svuotare il vaso.

Ora, probabilmente, anche a te questa storia può essere sembrata niente in tutto.

In realtà, essa riguarda un problema oggi diffusissimo e che evidentemente rappresentava una difficoltà anche in passato: il fatto che le persone si accostano a degli insegnamenti, o anche semplicemente ad una persona che può dare loro dei consigli, delle indicazioni o stimolare delle riflessioni, infarcite letteralmente di convinzioni, pregiudizi, decisioni già prese e punti già dati per fermi.

É il caso tipico della persona che si presenta a studio e viene in appuntamento dopo essersi già fatta un’idea pressoché completa del suo problema e della possibilità di risolverlo o meno e dei modi in cui può risolverlo.

Peccato che l’idea che se ne è fatta la persona è, nella pressoché totalità dei casi, completamente sbagliata ed è altrettanto gravemente limitante, perché rende molto più difficile così trattare il problema – oltre a rendere necessario trascorrere mezz’ora o anche 45 minuti, e quindi la maggior parte dell’appuntamento che di solito é di un’ora, per smontarla, per poi cominciare così a lavorare davvero, dopo aver eliminato tutta la spazzatura, tutte le cose che la persona stessa si è costruita da sola per remare contro a se stessa.

Questa storia bellissima – non a caso come dicevo, collocata in apertura di tutte le altre storie Zen e quindi al numero uno – ci dice esattamente questo: che quando ci accostiamo a qualcosa che ci può illuminare la strada che può essere un libro, una persona, un corso, un percorso di formazione, qualsiasi cosa che ci può cambiare la vita in meglio, dobbiamo per prima cosa svuotarci potenzialmente di tutte le convenzioni che abbiamo costruito fino a quel momento, accettando di poterle mettere in discussione.

L’ascolto.

In altri termini, dobbiamo predisporci ad un vero ascolto, un ascolto aperto e non giudicante – non giudicante sulla base di quelli che sono i nostri pregiudizi, le nostre convinzioni, i concetti che si sono ormai incancreniti nella nostra festa.

L’ascolto come sai è il primo comandamento della religione cristiana…

Quando Dio detta i suoi famosi dieci comandamenti che, come è noto, non sono tanto regole sociali di civile convivenza, quanto vere e proprie ricette per la felicità e per la crescita individuale e personale, dice per prima cosa «ascolta».

La prima parola che Dio pronuncia nel dettare i comandamenti ad Israele è dunque «ascolta», nel famoso versetto «ascolta Israele».

Quindi il primissimo comandamento, quello che rende possibile osservare tutti gli altri, compresi quelli dell’amore che sono i comandamenti fondamentali, è quello dell’ascolto perché tu non puoi assolutamente amare una persona se non sei in grado di ascoltarla davvero ed è questo un problema che, nelle mie sedute di coppia o individuali che comunque riguardano relazioni, mi trovo davanti sostanzialmente in quasi tutti i casi.

L’ascolto è tanto più necessario quanto più vuoi che il tuo amore sia più virato verso l’animico che verso l’egoico, come spiego in questa lezione registrata, che ti invito a leggere con attenzione.

Sii una tazza vuota.

Quindi ricordati della tazza di tè, tutte le volte in cui parli con una persona a cui vuoi bene oppure leggi un libro o vai da una persona che ti deve dare delle indicazioni o dei consigli…

Mettiti sempre in discussione, non ancorarti alle tue convinzioni, che sono spesso dei pregiudizi: piuttosto di fare, parti dal meraviglioso presupposto che in fondo siamo tutti degli ignari, é bellissimo – ecco perché un ignaro delle volte riesce a trattare meglio un suo problema di una persona evoluta, perché segue con adesione totale quello che riesce a capire dell’insegnamento del maestro, quando invece la persona che è rimasta a metà del suo percorso di evoluzione non ascolta davvero il maestro, ma al maestro antepone i propri pregiudizi, le proprie convinzioni inveterate, anche quando le stesse sono infondate.

Ricordi Renzo quando va dall’ Azzeccagarbugli? È la stessa identica cosa, leggi questo post dove te ho parlato più approfonditamente – comunque Renzo, pieno dei suoi problemi, pieno di paura, spaventato, non va dall’avvocato per ascoltarlo, ma va pieno di congetture e quindi, anziché esporgli il fatto accaduto, gli fa delle domande che non hanno alcun senso, perché sono domande basate sulle sue insensate congetture.

Azzeccagarbugli a questo punto si arrabbia, ma io comunque ti dico che la gente ancora oggi si presenta dagli avvocati in questo modo: anziché raccontare il fatto accaduto, formula delle domande sulla base di quelle congetture completamente sbagliate che si è fatta nella testa e quindi avanzando richieste completamente inutili, prive di senso e di utilità.

Quando vai da un avvocato, da un mediatore da un counselor o da qualsiasi altro professionista, devi raccontare i fatti: tutto il resto è un lavoro che deve fare lui.

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