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Avvocati e strumenti informatici: quali sono i migliori?

Sono un avvocato. Da un po’ di tempo cerco un modo di liberarmi nella gestione del mio studio da gestionali vari. Il mio obiettivo è quello di fruire dei servizi Google, anche se non so come fare. Ad oggi utilizzo solo Google Drive per il salvataggio e la condivisione con i colleghi di studio delle cartelle con gli atti e Gmail per la corrispondenza.
Stamattina, mi sono imbattuto qui: https://groups.google.com/forum/#!topic/legalit/skbPiBYhZjM e ho visto che anche tu come me apprezzi molto i servizi Google. Ma il forum è di 5 anni fa. Vorrei chiederti come sei organizzato oggi e se utilizzi ancora gli applicativi google

Google drive l’ho abbandonato per una marea di problemi demenziali mal gestiti da parte dell’assistenza di google, come ho spiegato meglio in questo post che ti invito a leggere con attenzione. Magari in seguito l’affidabilità di questo servizio è migliorata, a suo tempo era assolutamente indecente, specialmente da parte di una multinazionale informatica come google.

Nemmeno io uso, né ho mai usato, dopo la dismissione di quello che mi ero scritto da solo con Microsoft Access 97, un gestionale, ma un sistema di servizi web sincronizzati in locale tramite cui riesco a gestire tutto quello che mi serve.

Per i files e le loro condivisione uso Dropbox versione business.

Per la posta elettronica, per gli account più importanti, uso fastmail, una compagnia australiana che fornisce uno dei miglior servizi di email a livello mondiale. Sempre fastmail anche per la rubrica comune degli indirizzi, che, a parte qualche configurazione strana, funziona abbastanza bene, con sincronizzazione anche sui cellulari Apple e Android.

Per calendario, fogli elettronici (tra cui ad esempio l’agenda di tutte le udienze di tutte le pratiche dello studio) utilizzo i servizi di google: google calendar, che non mi ha mai dato alcun problema, anche se ci sono alcuni limiti strani (non puoi da mobile ad esempio cambiare il calendario una volta che hai inserito un evento), Fogli e documenti di google.

Con alcuni clienti particolarmente evoluti, o magari quando devo collaborare con colleghi sulla redazione di un atto, utilizzo Google documenti che, come sai, è una applicazione di editing contemporaneo, dove tutti gli autori possono modificare allo stesso tempo il documento senza che si generi alcun conflitto. Altrimenti uso Word o Open office su files locali che poi vengono sincronizzati tramite dropbox.

Per le comunicazioni al team di lavoro, ho una vecchia mailing list tramite google groups (interfaccia e sistema completamente assurdi, ma funzionano), più un gruppo WhatsApp per le cose più leggere e immediate o quando magari può essere più veloce un messaggio vocale.

In generale, sono molto contrario ai gestionali proprietari, preferisco usare servizi che si spalmano su standard già esistenti come ad esempio dropbox, che lavora sui cari vecchi files che trovi in locale, lasciandoti la libertà di organizzare come ti pare la gerarchia delle cartelle, i modelli, senza dipendere dall’assistenza tecnica di un produttore.

La mia macchina, anzi le mie macchine, sono dei portatili mac, un Air da 11 (favoloso come portabilità, lo puoi mettere nello zaino e portarlo: da non sottovalutare, perché nonostante tutto un computer desktop è ancora necessario per molti tipi di lavori, non è vero che ormai si lavora meglio da mobile); un macbook pro di qualche anno fa. Che, quando sono in studio, tengo attaccati a monitor esterni (in uno standing desk in studio, in una postazione a sedere a casa); mentre quando devo andare via stacco e porto con me.

Ovviamente, ogni macchina ha un disco esterno per il backup con time machine più un altro disco per la copia clone del disco. La copia clone è una figata assoluta che si può fare solo con i mac, non si può fare né con windows né, a quanto ne so, con Linux. Praticamente ogni giorno (o anche più di frequente) c’è un software (io uso Carbon Copy Clone, ma c’è anche SuperDuper) che copia l’intero disco fisso del mac su un altro disco fisso esterno. Se il disco fisso interno si rompe, anzi togliamo il «se» e mettiamoci un bel «quando», dunque quando il disco fisso interno si rompe devi solo fare il boot dal clone esterno e in 15 minuti sei di nuovo pronto a lavorare, praticamente – se stavi lavorando un files contenuto in dropbox – senza perdite.

Questo il è genere di efficienza che dobbiamo ai nostri clienti. Mi fanno davvero ridere quegli avvocati che su Facebook si lamentano che hanno preso un virus, o che hanno cambiato il cellulare e «perso tutti i contatti», quindi chiedono di «rimandarli», che hanno perso i dati e non avevano un backup. Se tu fossi un potenziale cliente di quei professionisti, gli daresti un incarico sapendo che sono dei dati imbranati che possono perdere il lavoro di una settimana svolto per te solo perché si rompe un disco fisso? Sticazzi, sono venti anni che si sa che bisogna fare i backup perché i dischi prima o poi si rompono. O che non riescono a richiamarti per darti una notizia importante perché hanno perso il tuo numero..? Ma le rubriche che si sincronizzano non esistono? E come fai ad essere sicuro che i terminali di questi avvocati non prenderanno mai un virus che poi farà la copia di tutti i dati personali e inizierà a mandarti dello spam? Al contrario, è una sicurezza…

Non siamo più negli anni 50, adesso la organizzazione informatica e digitale di un qualsiasi professionista, ma in particolare modo di un avvocato, che conserva quasi sempre dati sensibili è assolutamente fondamentale. Nessun avvocato può romanticamente vantarsi di essere ancora legato alla carta e alla penna come scusa per non curare queste cose, il mondo è andato avanti e – volenti o nolenti – non ci si può comportare a cazzo su queste cose!

Per quanto antipatia si possa nutrire verso certi strumenti e ti assicuro che ad esempio alcune cose del processo civile telematico hanno fatto venire l’itterizia anche a me pur con tutta la passione ch ehi sempre avuto per queste cose.

Questi che ti ho dato sono solo alcuni spunti, quando il post sarà pubblicato sul blog potremo eventualmente lasciare dei commenti, magari potrebbe diventare la pagina di riferimento per la discussione degli strumenti informatici da implementare nello studio legale.

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Google Docs to WordPress: per pubblicare sui blog da google drive.

Oggi vi presento un componente aggiuntivo che può essere molto utile a chi, come me, scrive molto e, come tale, si trova ad usare due strumenti fondamentali come google drive Documenti e WordPress.

Si tratta di Google Docs to WordPress.

Grazie a questo componente aggiuntivo, installabile dentro al nostro google drive, potremo pubblicare direttamente un documento di drive in wordpress, o immediatamente oppure anche, come faccio io, salvandolo come bozza, in modo da programmarlo poi insieme agli altri.

Personalmente, uso google drive Documenti quando devo scrivere un testo tendenzialmente collaborativo, cioè sul quale richiedo ed ottengo la partecipazione di altre persone che intervengono sullo stesso, modificando il testo, se fornisco loro i permessi, oppure con commenti, suggerimenti e cose del genere. Se, invece, devo scrivere un post da solo, preferisco usare cose più semplici come Byword in markdown. Anche Byword ha una funzione che consente di pubblicare direttamente poi su wordpress e anche in questo caso faccio affidamento su questa.

Il componente non è una estensione di Chrome, a dispetto di alcuni avvisi sulla home page che potrebbero farlo pensare, quindi non è necessario installare questo browser ma si può usare benissimo da Safari, come faccio io. È infatti un componente aggiuntivo di google drive, che è come noto una applicazione web.

Nel mio caso, questa web app ha sempre funzionato bene, spero sia utile anche per voi.

Buon lavoro.

 

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Google drive fa sempre più acqua da tutte le parti.

Con questo altro grave baco trovato stamattina, google drive si conferma sempre più un sistema concepito per profilare e raccogliere dati sugli utenti a scopi pubblicitari che un serio supporto di archiviazione. Purtroppo, devo rimpiangere il giorno in cui ho deciso di utilizzarlo per i documenti dello studio, anche se per tutelarmi ho predisposto multipli sistemi di backup con i quali avere sempre la possibilità di recuperare i dati, nell’attesa che o google si decida a renderlo un sistema con un minimo di affidabilità e un supporto tecnico degno di questo nome o, in mancanza, traslochi ad un altro supporto degno di questo nome.

Nel frattempo, pur con tutto l’amore e l’ammirazione che ho nutrito in passato per google, sconsiglio chiunque di basare la propria strategia di archiviazione, sia personale che a maggior ragione professionale, su google drive; o anche altre strategie su altri prodotti di google, vista la recente totalmente assurda e scriteriata – a dir poco – decisione di smantellare google reader, un servizio usato con soddisfazione da milioni di utenti al mondo e per cui non esistono, almeno al momento, alternative davvero paragonabili (nonostante, anche qui, i commenti giulivi di tanti blogger).

Mi viene da sorridere pensando al motto di google: don’t be evil. Un par di palle, bisogna aggiungere.

Comunque, il baco di oggi è questo: c’è un file, in formato google doc, che si trova regolarmente facendo una ricerca per stringa, che viene altrettanto regolarmente sincronizzato in locale tramite il client di drive per Mac, ma che, se tenti di aprirlo, ricevi un errore per cui «il file non esiste». Carino eh?

La cosa bella è che tu puoi editare i permessi di condivisione e, per fortuna (è grazie a questo che ho risolto, alla fine), puoi «scaricarlo in locale». Appunto, per risolvere il problema dal lato pratico ho scaricato il file in locale in formato docx e l’ho poi ricaricato in drive.

Non ho pensato nemmeno per un attimo a scrivere all’assistenza tecnica. L’ultima volta che l’ho fatto – e si noti che io sono un cliente Google Apps for Business, cioè pagante (spendo circa 700€/anno per avere i servizi di Google – ed avevo un duplice problema grave di perdita di dati (files che venivano ficcati nel cestino a cazzo, più files che venivano «tirati fuori» dalle cartelle in cui beatamente si trovavano per essere sparsi nel sistema di google drive), ho ricevuto come risposta una mail di un tizio che mi chiedeva quando mi avrebbe potuto telefonare, gli ho risposto e non mi ha chiamato nessuno. Dopo una decina di giorni, lo stesso tizio mi scriveva (attenzione: parliamo di una multinazionale che in teoria dovrebbe spaccare il culo a tutti!) che non aveva potuto chiamarmi perchè «era stato poco bene» e mi chiedeva un altro appuntamento telefonico. Io regolarmente glielo davo, anche se va notato che non c’era niente da discutere al telefono, avevo già descritto il problema per filo e per segno (oggi rimpiango di non aver utilizzato quel tempo per guardar beatamente fuori dalla finestra) per iscritto e bisognava intervenire sui dati e sul sistema e basta. Comunque, anche questa volta non mi telefonava. Dopo un’altra decina di giorni, ricevevo una mail in cui si diceva più o meno «Visto che non ti abbiamo sentito per un po’ in relazione al ticket che hai aperto, presumiamo che il tuo problema si sia risolto e quindi provvediamo alla chiusura», cosa che è veramente il top! Non replicavo, perchè non valeva proprio la pena tenere aperto un ticket come questo, oggettivamente più di disturbo che di aiuto, per la serie: se devo risolvermi il problema da solo, nonostante sarebbe invece tuo dovere farlo, almeno lasciami in pace e non prendermi per il culo.

In effetti, per fortuna, il problema l’avevo risolto ma non certo grazie a loro, bensì andandomi a spaccare la testa con google apps script per scrivere degli script che mi andassero a tirare fuori tutti i files messi nel cestino alla cazzo e a recuperare tutti quegli elementi (folders e files) che erano diventati «orfani» non si sa bene per quale motivo, cioè tirati fuori dalla cartelle in cui si trovavano e sparsi a cazzo nell’ecosistema di google drive. Adesso ho questo mucchio di files che ho messo da parte e da cui attingo in caso di bisogno, cioè quando non trovo qualcosa la vado a ripescare là… Comodo eh? Soprattutto, molto «smart» e veramente 2.0 … Onestamente, il vecchio file system FAT32 di Microsozz avrebbe lavorato con molta più affidabilità.

Ho dovuto anche disabilitare tutte le app per la sincronizzazione in locale, perchè funzionavano (e funzionano tuttora) in modo meraviglioso. Se al momento di fare la sincronizzazione non riescono a completarla, trasmettono al server il comando di buttare nel cestino i files che non sono riusciti a uploudare, tanto – presumono – «dopo li rimandiamo su». Lasciamo perdere che sarebbe comunque uno spreco di banda inutile ed un disallineamento idiota in un sistema di files in cui lavorano più utenti, il punto è che dopo, se per caso riavvi l’applicazione, perdono questa informazione per cui dopo per l’applicazione è nel cestino ed è bene che vi rimanga…

Beh, io ho sempre preferito un disonesto ad una persona cattiva e se questo è il don’t be evil i fatti mi danno ragione. Va bene non essere cattivi, ma nemmeno fare dei sistemi del genere…

Adesso provate un po’ a fare una ricerca, con … google, su «google drive»: i primi 60-80 risultati saranno di blogger giulivamente entusiasti del servizio, altri di paragone con dropbox (che non c’entra un cazzo), ma quasi nessuno, anche nei blog statunitensi, che dica queste gravi e importanti verità, cioè che «google drive» ha dei gravissimi bachi, un supporto assolutamente ridicolo e quasi ingiurioso anche per i clienti paganti e che è in sostanza un sistema da evitare finché non verrà, eventualmente, ri-costruito in modo serio.