Sono laureato in giurisprudenza dal 2002, e non interessandomi la carriera di avvocato, magistrato o notaio quali altre professioni posso svolgere? Esiste qualche professione emergente?
Bella domanda… su cui si potrebbero fare tante riflessioni anche di contorno ma non certo meno importanti. Innanzitutto, fai bene a non interessarti alla carriera di avvocato, trattandosi di una professione in crisi profonda ed in caduta libera, fatta eccezione per i grandi ed affermati studi. Per quanto riguarda la magistratura, bisogna esserne portati, mentre circa il notariato beato chi riesce ad entrare, credo che quella professione piacerebbe a tutti.
Per quanto riguarda le possibili alternative, non vedo grandi spazi per i laureati in giurisprudenza come noi. Molti miei compagni di corso sono finiti a lavorare nella pubblica amministrazione, alcuni si trovano bene e altri meno, quelli che si trovano bene sono soprattutto le donne che poi si sono sposate, hanno messo su famiglia e hanno un marito con uno stipendio più importante mentre loro con il lavoro nella pa riescono meglio a gestire i figli… per darti un’idea della situazione. Anche la pubblica amministrazione, tuttavia, oltre ai difetti tradizionali che non sono assolutamente spariti attraversa un periodo di grande transizione e lo scenario muta continuamente, quindi non saprei proprio consigliartela o meno.
I lavori emergenti sono quelli legati all’informatica. Io ho due figli e spero che nessuno dei due continui la mia attività ma che diventino entrambi, magari in società tra loro, consulenti informatici. Naturalmente, per fare gli informatici la laurea in legge non serve a niente o a molto poco, anche perchè la laurea in sè, senza almeno un decennio di pratica concreta, è solo la certificazione di un percorso di studio teorico che non rende assolutamente in grado di inquadrare correttamente i casi della vita e di suggerire soluzioni. Quindi anche nel campo delle licenze software e simili una laurea a mio giudizio serve a poco.
C’è anche, su un piano più generale, da tenere presente che oggigiorno i lavori cambiano in continuazione. Secondo gli statistici, un europeo cambierà nel corso della sua vita lavoro almeno sette volte. Questo, peraltro, è vero non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per i professionisti: il mio lavoro, rispetto a quando ho cominciato 10 anni fa, è cambiato tanto che oggi non faccio più le cose che si facevano allora. Tanto per fare un sempio, 10 anni fa non c’erano molte questioni di alimenti o mantenimento anziani, ne capitava una magari all’anno, oggi ne capitano un paio al mese ed è naturale: ci sono sempre più anziani e sempre meno giovani disposti a prendersene cura come si faceva una volta. Un tempo si faceva molta infortunistica stradale, ora questo filone di lavoro con l’avvento dell’indennizzo diretto è venuto completamente meno. In compenso se ne sono aperti dei nuovi come quelli delle amministrazioni di sostegno, che fanno alcuni miei colleghi di studio e che fino a pochi anni fa non esisteva. Quindi la conclusione è che la società è in continua evoluzione, con ritmi impensabili per le generazioni precedenti: mio padre ad esempio ha lavorato tutta la sua vita presso la medesima azienda.
Per questi motivi, il consiglio mio è questo: qualunque cosa tu faccia, sii sempre creativo. Cerca di avere delle idee nuove, di scorgere le nuove opportunità, di valutarle e di praticarle se lo ritieni opportuno. Internet può servire, ma ci sono anche tante occasioni nel mondo tradizionale, l’importante è essere sempre positivi, parlare e pensare chiaro, guardare le cose che ci circondano e farsi venire delle idee. Il titolo di studio, in questo marasma, ha sempre più solo una funzione culturale, cioè serve per la propria cultura personale e per aiutarci a riflettere, qualsiasi sia il campo percorso, ma non altro. In bocca al lupo.
PS prova a procurarti questo libro e a darci un’occhiata, magari.
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