Il compitino che ti viene assegnato oggi dal mainstream è quello di riuscire a farti affermare, con quanta più convinzione possibile, che una evidente e palese racchia è una bella donna, cioè, su un piano più generale, di convincerti dell’opportunità di mentire e accettare la menzogna come stile di vita.
Lo scopo di tutto ciò non ha assolutamente niente a che vede col progresso, la bellezza, la dignità della donna, la demercificazione del corpo e altre merdate del genere.
Lo scopo di questo compitino è solo vedere quanto sei coglione e inculabile.
Cioè quanto sei disposto a rinunciare alla verità, per vedere quali altre falsità possono importi.
«S’i ‘ fosse Solignani, com’i ‘ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le modelle di #Gucci lasserei altrui.»
Un popolo che non solo accetta di dichiarare che due più due fa cinque, ma si spertica, corre e si sbraccia per andare a dichiararlo pubblicamente ai quattro venti è un popolo cui si può imporre di tutto.
Persino un nuovo lockdown spacciandolo per sicurezza e libertà.
Cerca di stare sempre dalla parte della verità, cerca di vedere chiaro nelle cose.
Fai attenzione, i lupi sono sempre travestiti da agnelli: le loro merci marce te le presentano sempre dicendoti che acquistandole fai il bene degli altri, ma non è vero, sono loro che sono falsi come un soldo di stagno.
È solo la verità che ti rende libero, cerca di non rinunciarci mai.
Quanti che, come perfetti mentecatti, svolgono diligentemente tutti i giorni i compitini assegnati dal mainstream.
Ma come ci siamo ridotti così in Occidente?
Quando eravamo in miseria eravamo molto più intelligenti, molto più liberi…
Oggi ci crediamo liberi, e siamo schiavi, ci crediamo forti e abbiamo paura di tutto, a partire dalla normalità e da una vita con un minimo di impegno.
L’uomo che abbandona il cristianesimo, volto alla cura e allo sviluppo dell’anima, e diventa neoliberista, ripiegato solo sul proprio ego e narcisismo, incapace di amare, ma smanioso solo di avere ed usare, a partire dai corpi, è un vero e proprio angelo caduto, come Satana.
Non c’è da stupirsi, tuttavia, se il neoliberismo è così popolare ed oggi di fatto l’ideologia largamente dominante, perché è una dottrina che insegna all’uomo ad essere la peggior versione di se stesso e lo valorizza ed esalta quando disgraziatamente vi riesce, diventando sempre più egoico, materialista, indifferente ai bisogni e alle emozioni altrui.
Non c’è da stupirsi, di conseguenza, nemmeno di tutte le reazioni isteriche che si levano ogni volta che si parla di anima e di ciò che conferisce la vera felicità dell’uomo, perché gli angeli caduti sono legati appunto istericamente ai loro veleni quotidiani, ai loro «diritti», che poi diritti non sono, ma veri e propri strumenti di infelicità propria ed altrui, nella migliore tradizione diabolica della separazione.
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta»
(Gesù di Nazareth, Lc 13, 22)
L’uomo di oggi è convinto di essere «antifascista» ma poi abortisce o fa abortire perché ha già due figli e con un terzo da mantenere poi non avrebbe abbastanza denaro per potersi prendere un cane e mettergli il cappottino, realizzando in questo modo una perfetta e criminalmente geniale forma di nazismo domestico, incoraggiato però da tutti, specialmente dalle organizzazioni politiche che si vantano del loro antifascismo, perché l’aborto «è un diritto».
Il cristianesimo ti dice che il primo modo per amare i propri figli è amarne, sinceramente e totalmente, l’altro genitore, anche quando questo, guarda un po’, diventa molto difficile; il neoliberismo, invece, all’esatto contrario, ti dice che quando «non ci sono più i sentimenti», allora puoi serenamente lasciar andare l’altro genitore, trovarti un nuovo partner, dire ai tuoi amici e amiche che «scopa bene» e decantarne le supposte qualità in un pubblico elogio sui social, che molti riescono persino a leggere con commozione e che pochi ormai riescono a vedere con i più consoni timore e preoccupazione.
Ecco perché il neoliberismo trionfa, perché incoraggia l’uomo di oggi a fare quello che gli viene meglio, cioè essere un vero e proprio deficiente e gli dice – e gli fa dire, da un esercito di mentecatti – «bravo» quanto più riesce ad esserlo.
In tutti i sensi e in tutti i campi, ma soprattutto dal punto di vista emotivo, quello del famoso cuore, un posto dal quale l’uomo di oggi, chiuso nella mente, se riuscisse ad andarci anche solo per un attimo, capirebbe immediatamente quanto è cretino e, soprattutto, come si stia costruendo la propria infelicità completamente da solo.
Sì perché il diavolo fa sempre le pentole ma non i coperchi, le verità egoiche sono sempre bugie che non ci danno la felicità.
Il cane col cappottino, più il rimorso quotidiano per l’aborto, non ci daranno mai la gioia piena di un bambino che vive, una nuova vita creata da noi e che sarà per sempre. Un nuovo compagno che «scopa bene», fa le lavatrici e stira non ci darà assolutamente mai l’appagamento di una famiglia unita e di un amore vero che dura per sempre, anche perché chi non è disposto ad amare per sempre non ha amato davvero neppure un solo istante.
Ascolta sempre chi ti parla di anima.
Oggi è dissonante, pesante e ti propone una strada più faticosa, la famosa «porta stretta», ma quella è l’unica strada che ti può condurre ad essere davvero felice. Tutte le altre sono solo scorciatoie false e bugiarde.
Usare gli altri, usare i loro corpi, non ti porterà alla felicità.
Ecco il capolavoro della modernità: dopo aver eliminato, dall’orizzonte dei giovani, il primo padre, cioè Dio, ha messo in secondo piano anche i singoli padri di carne, quelli biologici di ognuno, indebolendone sempre più la figura, in modo che i figli restassero senza uno scudo o un mediatore efficace per opporsi alla grande omologazione collettiva del pensiero unico, che così ha potuto dilagare impedendo al figlio di poter esprimere davvero se stesso.
Ogni uomo cerchi di essere un padre forte, presente, connesso coi propri figli, autentico e in grado di esprimere una personalità distinta e originale, ogni donna cerchi di sostenere questa figura così importante per la famiglia e le nuove generazioni, oltre che esprimere da sé una propria individualità ed originalità, che per lo più oggi si ritrova nel mero essere autentici.
«Soltanto là dove il padre, mediatore tra la famiglia e la società, sa dialogare col mondo difendendo l’ambito delle personalità familiari dagli aspetti invadenti della società di massa, e insegna al figlio a fare altrettanto, questi sarà in grado di riconoscere e difendere i propri desideri, senza temere l’assalto e la distruzione dall’esterno.
In questi sogni infatti sono molteplici i segni della nostalgia per un padre che troppo spesso non c’è e/o comunque non è sufficientemente presente. In uno il ragazzo ascolta all’inizio le canzoni preferite del padre; in altri se ne intravede il ritratto, il bastone da montagna o altri attrezzi sportivi.
Strumenti espressivi di sé, e quindi garanzia di sapersi esprimere creativamente, e non lasciarsi schiacciare dalle pressioni omologanti dell’esterno.
Ma la figura paterna è troppo spesso assente (o fuggita, o cacciata da casa dalle separazioni/divorzi, richieste nella maggioranza dei casi dalla madre cui vengono poi assegnati i figli e la casa)6 o comunque troppo debolmente presente.
Queste immagini non rimandano più dunque a una presenza su cui si può contare, ma esprimono soprattutto una nostalgia.
Troppo debole è la melodia delle canzoni amate dal padre, deposto da tempo è il bastone, e il ritratto (dice l’associazione verbale del sognatore all’immagine) «ricorda parenti morti».
La mancanza di una mediazione paterna fa sì quindi che l’invasione del gruppo collettivo appaia inarrestabile, e porti alla distruzione della casa, che simboleggia l’ambito della propria personalità.»