abito in un condominio piano terra e il mio vicino a perforato il muro facendo uscire un tubo a 60 -70 cm dal confine dell’ aspirazione della cucina, il tubo oltre ai odori e anche antiestetico . Poi affianco al mio cancelletto anno un piccolo pezzo di giardino 2×1,5 anche esso antiestetico, come posso risolvere faccio un lettera o passo alla diffida
La situazione dei luoghi non è descritta con sufficiente chiarezza e non si capisce bene che cosa ha fatto di preciso il vicino.
Purtroppo, questo è abbastanza comune nella relazione cliente / avvocato: il cliente non è in grado di descrivere adeguatamente i fatti, specialmente quando si tratta di situazioni immobiliari, soprattutto – ed è questo il problema più grande – non si rende nemmeno conto che il suo resoconto è per lo più incomprensibile.
Lui, il cliente, ha ben presente la situazione, perché ci vive ed opera tutti i giorni, per lui è talmente chiara che non ci dovrebbe essere bisogno di spiegazioni approfondite e dettagliate.
In realtà, il cliente non considera che l’avvocato non conosce affatto i luoghi e gli immobili di cui parla, per cui è assolutamente necessario, tutto al contrario, che la spiegazione sia dettagliata ed approfondita, accompagnata, se possibile, da alcune fotografie, che oggi peraltro si possono ottenere facilmente facendo alcuni scatti col cellulare per mostrarli poi, sempre direttamente dal cellulare, senza bisogno di stamparli, dall’avvocato.
A volte, sono io ad arrangiarmi con google maps e, soprattutto, google street view, che davvero aiutano molto nella pratica odierna.
Uno dei problemi più grandi, dunque, della pratica forense oggigiorno è che le persone non sanno più parlare, nel senso di esprimersi in maniera corretta ed efficace, ma soprattutto non hanno la consapevolezza a) di tale mancanza b) dell’importanza, viceversa, di una comunicazione funzionale ed efficace perché l’avvocato possa fare un buon lavoro.
Una comunicazione funzionale, peraltro, è centrale, imprescindibile e fondamentale qualsiasi cosa si faccia oggigiorno.
Ovviamente, se uno ad esempio fa l’idraulico e ha studiato solo fino alla licenza media non si può pretendere che sappia esprimersi in modo appropriato, corretto ed efficace, così come invece una persona che ha svolto, con profitto, studi approfonditi.
Quello che il nostro idraulico invece potrebbe avere, sarebbe bello che avesse, sarebbe la consapevolezza dei suoi limiti.
Come avvocati, il compito di approfondire le situazioni dei nostri clienti, con le risorse a volte limitate dei nostri clienti, è nostro. Il nostro mestiere, la nostra bella professione forense, è fatta proprio di questo: fare da tramite tra una persona che non sa raccontare adeguamente le proprie istanze ed un altro interlocutore, che può essere la controparte o il sistema giudiziario o una pubblica amministrazione o altri ancora.
Quindi non ci può mai essere alcun rifiuto da parte nostra, nessuna chiusura ad ascoltare le storie di tutti.
Questo compito, tuttavia, ci sarebbe facilitato se il nostro cliente fosse conscio dei propri limiti linguistici, espressivi, di comunicazione.
Una volta un cliente mi ha detto «avvocato, io piego della lamiera…». È stato un momento di presa di coscienza importante, ad ognuno fare il suo mestiere. Non tutti hanno la consapevolezza dei propri limiti come questa persona.
Quelli che non ce l’hanno sono quelli che ad esempio ti interpellano dicendoti «Ho bisogno, solo 5 minuti, facciamo prestissimo» quando per esperienza ti posso assicurare che ci vogliono almeno 20 minuti, di solito mezz’ora, spesso ancora di più, solo per capire la domanda che intendono farmi.
Ecco perché la dimensione minima di una sessione legale non può mai essere, e non è mai, meno di un’ora.
Un’ora è necessaria perché si possa capire la situazione di cui si sta parlando, per capire cosa il cliente vorrebbe che cambiasse e per iniziare a fare qualche considerazione a riguardo. Se le abilità linguistiche in futuro, come appare più probabile che no, addirittura peggioreranno, questi tempi sono destinati a dilatarsi, per non dire del fatto che ultimamente le persone vengono a studio con la testa piena di cazzate raccattate in giro per la rete, così che i primi 20/30 minuti bisogna utilizzarli per spiegare che, appunto, sono cazzate.
Poi mi chiedo una cosa, se una persona non ha formazione giuridica, come fa, come può pensare di poter fare, a capire quanto tempo richiede la trattazione di un suo problema?
Sarebbe come se io andassi dal meccanico per un rumorino al motore e gli dicessi «Stai tranquillo, è una cosa da 5 minuti…». Ma come cazzo farei a saperlo se non so e non posso sapere che tipo di problema è finché lui non ci ha guardato? Magari è un giunto allentato che si avvita in 5 minuti, magari è una guarnizione che ha ceduto che richiede di smontare tutto il motore.
Io vorrei che se mai iniziassi a comportarmi in questo modo un giorno qualcuno mi chiamasse subito un’ambulanza: significherebbe che ho qualcosa di grave.
Eppure non è così raro trovare persone che si portano in questo modo.
Quanto tempo ci vuole per sistemare un rumorino al motore te lo può dire, e solo peraltro dopo aver svolto gli accertamenti del caso, solo il meccanico. Quanto tempo ci vuole per iniziare a trattare un problema legale te lo può dire solo un avvocato. Se pieghi della lamiera, o comunque ti occupi di qualsiasi altra cosa, lascia stare il computo dei minutagggi perché fai solo brutta figura.
Veniamo adesso al problema del nostro lettore.
Allora io non so che differenza ci sia tra una lettera e una diffida e, come dicevo, non ho neanche capito bene che cosa è successo.
Ugualmente il primo passo per trattare un problema di vicinato, come spiego meglio nella scheda sulle immissioni, alla cui lettura integrale rimando, è l’invio di una diffida tramite avvocato.
Se vuoi valutare ed eventualmente acquistarla puoi andare a questa pagina.
Considera che, come insegna il mio approccio strategico nella trattazione dei problemi legali è preferibile passare prima possibile alla fase del fare, specialmente in una situazione come la tua dove non c’è da approfondire granché.
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