Oggi entra in vigore la riforma Cartabia, una modifica legislativa che non apporterà alcun vantaggio e darà solo problemi a tutti gli operatori per i prossimi mesi ed anni, il cui unico scopo è quello di consentire ai politici di pavoneggiarsi e dire di aver fatto qualcosa per la giustizia, quando invece sarebbe stato molto meglio se non avessero fatto nulla.
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In questo contenuto, ti parla di cosa significa che una lettera di un avvocato è riservata, cosa comporta e come bisogna gestire necessariamente situazioni in cui si riceve una lettera del genere.
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La maggior parte della gente pensa che «mettere il sale sulla coda» a facebook quando compie violazioni e abusi nei tuoi confronti – come rimozione di contenuti, sospensioni, cancellazioni pagine e account e così via – sia difficile, se non impossibile.
In realtà, le cose non stanno così.
La società che opera per l’Italia nella gestione del popolare social network è Facebook Ireland e i giudici italiani hanno ritenuto di esser dotati di giurisdizione e quindi di poter intervenire nei confronti appunto di Facebook Ireland, a volte difendendo i cittadini e gli utenti italiani da abusi e soprusi perpetrati da questo social network, come cancellazione arbitraria di contenuti, pagine, profili, per lo più a causa di stupidi algoritmi e spesso senza nemmeno intervento umano e tantomeno preavvertimento.
Ti allego di seguito, ad esempio, un’ordinanza del mio tribunale di Bologna in cui il magistrato condanna facebook ad accogliere le richieste di un utente ed al risarcimento del danno.
In questo periodo, sto facendo tanti più appuntamenti del solito, in vista della scadenza del 15/10 prossimo, ma non solo, anche in relazione all’obbligo vaccinale per i sanitari e ad altre situazioni in cui le persone che non vogliono vaccinarsi si trovano in difficoltà.
Essendo uno dei non molti avvocati sensibili a queste tematiche, ho clienti da ogni parte d’Italia e del mondo, di conseguenza, la maggiora parte degli appuntamenti sono a video, con uno dei sistemi di videoconferenza disponibili.
Stamattina, ad esempio, ho fatto 5 ore di appuntamenti: solo il primo è stato in presenza, gli altri quattro tutti in video. Uno di questi con una persona, peraltro, che abita vicino al mio studio, ma che, per ragioni di comodità sua, ha preferito comunque la modalità a video.
Uno dei sistemi più gettonati dai clienti è Zoom, probabilmente per averlo dovuto imparare per comunicare con la scuola dei figli, essendo il software appunto adottato da molte scuole.
Quando faccio un appuntamento a video, consiglio sempre al cliente di registrare la sessione. Può essere molto utile per rivedersela in seguito, magari anche a velocità aumentata, oppure per condividerla con altre persone (dal lato, ovviamente, del cliente; io ho il segreto professionale e, senza il consenso del cliente, non ci penso nemmeno a condividerla in alcun modo), come ad esempio il coniuge, un amico e così via.
Con Zoom, la registrazione è molto agevole.
Basta premere l’apposito pulsante e la registrazione parte immediatamente.
Quello che consiglio di fare io è di cambiare il percorso di default per la registrazione, in modo da salvarla all’interno di una cartella dropbox – o altro cloud di riferimento che utilizzi.
In questo modo, le registrazioni saranno immediatamente al sicuro e disponibili su ogni macchina di lavoro, anche diversa da quella in cui la registrazione è stata fatta.
Per distinguerle, poi, può essere più funzionale mettere il cognome del cliente nel nome della riunione; il nome della riunione, infatti, viene rispecchiato nel nome della cartella in cui viene registrata la sessione.
Per cambiare il percorso di salvataggio della riunione, andare in Impostazioni, scheda «registrazione».
Nel parametro «Memorizza le registrazioni in», clic sul percorso stesso (non, invece, su “Apri”: questo serve solo per aprire la cartella attuale), poi «Scegli una nuova posizione», quindi scegli la cartella dropbox o altro cloud di tua scelta.
Ovviamente, devi ricordarti di fare questa impostazione, scegliendo la stessa cartella, in tutte le macchine su cui utilizzi zoom.
In questo modo, tutte le registrazioni saranno ordinate e al sicuro tramite i sistemi di cloud computing, che ti tengono una copia sui loro server e tante altre copie quante sono le macchine con cui sincronizzi.
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Anche quest’estate lo studio rimane apertissimo, come tutti gli anni.
La prossima settimana, fino a venerdì 16 luglio, sarà l’ultima in cui sarò al lavoro.
Dopo mi fermerò per due settimane, per permettere alla mia anima, rimasta un po’ indietro, di raggiungermi.
Ma ci saranno, come al solito, i miei colleghi.
Cosa devi fare tu?
A) Se ti serve un appuntamento con me prima della mia partenza, chiama la mia fida Ileana lunedì mattina allo 059761926 e fattene dare uno, così ci vediamo prima che io vada via.
B) Se ti dovesse, invece, insorgere un problema dopo la mia partenza, scrivimi con fiducia allo stesso numero (059761926) su WhatsApp.
Ti troverò sempre una soluzione: – se non urgente, ti farò dare un appuntamento per dopo il mio ritorno; – se, viceversa, urgente attiveremo uno dei miei colleghi; – se, infine, ci fossero esigenze ancora diverse, concorderemo un colloquio con me via Skype.
Questo sia per i problemi legali, che per il counseling, che per il professional coaching… Per tutto quello che faccio insomma.
Keep the faith e ti auguro una buona estate.
Evviva noi.
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ho necessità del Legale fuori giurisdizione per due Ricorsi in sede civile. Infedele patrocinio- Abuso del Diritto- perdita di chance. gradirei il contatto telefonico per accennare i motivi.
Premesse
Da alcuni anni, con la crescita del lavoro di studio, non riesco più a fare preventivi telefonici o colloqui con «prospetti», cioè persone che non sono ancora clienti.
Non ho proprio modo di farlo, la mia giornata è interamente dedicata agli appuntamenti già fissati coi clienti e alle altre attività di studio.
Però, a parte questo, penso che, se anche avessi tempo, non sarebbe una buona idea fare colloqui di questo genere, perché poco funzionali per alcuni motivi che vado a spiegarti di seguito.
Inquadrare un problema legale.
Il fatto è che un problema legale, checchè ne possano pensare gli estranei a questa professione forense, non si riesce mai a inquadrare correttamente in pochi minuti.
Di solito – e ti prego di credermi, sono sincero – un’ora è l’unità temporale minima per iniziare a parlare in modo corretto e proficuo di un problema con un avvocato.
Chi vive un problema legale, lo vede come «chiaro» e semplice, così tanto chiaro da tendere a crederlo evidente anche per gli estranei.
Ma è solo un’illusione: gli estranei non ne sanno niente e hanno bisogno di spiegazioni adeguate e ben circostanziate per poterlo cogliere adeguatamente. Spesso si tratta di capire situazioni concrete, stato di luoghi (case, strade, ecc) che l’avvocato non conosce e con cui non ha alcuna familiarità.
Tieni presente che non stiamo parlando di un’interazione tra umani come la vendita di una maglietta, di cui puoi discutere tessuto, taglia, colore… Generalmente, i problemi legali sono molto più complessi e sfaccettati, fatti di dettagli magari fondamentali che solo un avvocato può cogliere.
Pochi sanno comunicare con sintesi, efficacia, rapidità.
Poi c’è un altro problema, legato al fatto che purtroppo la gente comune non è in grado di comunicare e di esprimersi adeguatamente.
Ci sono situazioni e problemi legali che potrebbero essere adeguatamente illustrati anche solo in quindici o venti minuti, ma alla tassativa condizione che chi li illustra fosse in grado di esprimersi correttamente e in modo chiaro in lingua italiana, mettere bene a fuoco quali sono i particolari che servono al legale, ordinare i vari fatti e le varie circostanze che compongono la situazione e dipanarla in modo conseguenziale, mettendo prima quel che viene prima e dopo quello che viene dopo.
Orbene, io faccio l’avvocato da venticinque anni ormai, vedo come minimo cinque persone tutti i giorni e ti posso dire che un cliente in possesso di questa capacità di comunicazione è estremamente raro, a dir molto possono capitarne uno o due all’anno – e parlo letteralmente, non per metafore.
Anche le persone con un adeguato livello di istruzione, persino in campo linguistico (insegnanti, scrittori, ecc.), di fronte ad un problema legale incespicano parecchio nella comunicazione, per tanti motivi, tra cui:
chi non dispone di una preparazione giuridica sistematica di base, come può avere solo chi ha studiato diritto per anni (cioè di solito un laureato in giurisprudenza) non può sapere quali sono i particolari, i dettagli, gli aspetti del fatto che hanno una qualche rilevanza (è proprio per questo che esistono gli avvocati in fondo;
alla radice di pressoché tutti i problemi legali ci sono problemi emotivi, a volte anche profondi, che come tali degradano la capacità della persona di restare centrata, calma, tranquilla, e di conseguenza di ordinare i pensieri, focalizzarli ed esprimerli correttamente: sia sufficiente pensare agli appuntamenti per le separazioni, dove le persone non di rado arrivano distrutte e in stato di grande agitazione.
Per questi motivi, di solito devo letteralmente «(ri)cavare» i fatti che mi servono per comprendere un problema e la situazione sottostante facendo io, come avvocato, le domande al cliente e quindi letteralmente interrogandolo, con pazienza e con il tempo necessario.
Chi dice «ho bisogno solo cinque minuti», come spesso capita, in realtà sta solo autodenunciando la sua totale e radicale mancanza di consapevolezza della complessità del suo problema in particolare e, più in generale, dei problemi legali in generale.
Di solito, dunque, io non posso dirti niente di sensato, o di utile, sul tuo problema se prima non ti ho ascoltato e interrogato almeno per quaranta minuti.
Torniamo alla tua domanda iniziale. Tu vorresti sentirmi per telefono per «accennare i motivi». Ma i motivi non si possono solo «accennare», cioè toccare di sfuggita, quando si deve valutare l’apertura di una vertenza: i motivi vanno approfonditi. Accennarli a cosa servirebbe? A vedere se possono essere fondati o meno? Purtroppo anche per questo serve un approfondimento.
Cosa puoi fare.
Per interagire con me, se non sei ancora cliente, hai a disposizione queste possibilità.
1) Mi scrivi tramite il blog dalla pagina dei contatti. È gratuito, devi però stare in un limite di caratteri prestabilito (non posso leggere gratuitamente mail di 10 pagine) e non c’è un tempo garantito di risposta perché rispondo una volta terminato il lavoro che devo ai clienti paganti, quelli che mi hanno già conferito degli incarichi.
2) Solo se sai già che cosa devi fare (esempio: patteggiamento, separazione, causa civile, ecc) puoi chiedermi un preventivo, compilando il modulo apposito nel menu principale del blog. È gratuito. Ma fai attenzione: devi già sapere il lavoro che ti serve, l’unica cosa che ti manca di sapere è quanto costerebbe. Raramente un cliente sa che cosa gli serve, prima è necessario capirlo insieme all’avvocato. Se hai un problema sul quale non sai ancora come intervenire, non puoi chiedere un preventivo, proprio perché non si sa che lavoro ci sia da fare, quindi che cosa ti preventiverei?
3) Chiami la infoline e parli con un mio collaboratore. In questo caso puoi chiedere ad esempio delucidazioni generali sulle materie trattate o sulle politiche dello studio, senza entrare nel dettaglio del tuo problema legale perché chi ti risponde non è un avvocato.
4) Decidi di investire un po’ di denaro nell’acquisto di una consulenza. Se fai questo, ottieni un’ora della mia attenzione e del mio tempo sul tuo problema, nel corso della qual ora si può vedere e valutare insieme qual è il modo migliore per trattare il tuo problema legale. Immediatamente dopo l’acquisto vieni contattato dalla mia assistente per concordare giorno ed ora dell’appuntamento, che può essere di persona presso lo studio, se preferisci venire in loco, oppure tramite videocall o anche semplicemente telefono, se invece sei distante o vicino ma preferisci non venire in studio di persona per qualsiasi motivo.
Conclusioni.
Le mie giornate trascorrono negli appuntamenti coi clienti che hanno acquistato il mio tempo e la mia attenzione e ai quali, appunto, io devo il mio lavoro.
Ho un’assistente che risponde al telefono, se rispondessi io non sarei un bravo professionista perché lascerei che la mia attenzione fosse letteralmente distratta dai problemi per i quali ho già assunto incarichi e per i quali mi hanno già pagato.
Io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Te lo ripeto: io devo la mia attenzione ai miei clienti.
Essendo abbastanza conosciuto tramite questo blog, che da oltre vent’anni pubblica un post tutti i giorni e che ormai ha quasi 7.000 articoli, ho persone che mi telefonano tutti i giorni per informazioni, cenni, come dici tu, e altri contatti preliminari.
Io non biasimo queste persone e mi fa piacere che contattino lo studio, naturalmente prima di conferire un incarico si vuole parlare con un umano per vedere se dietro al blog c’è uno studio vero, ci sono persone vere di cui fidarsi.
Solamente io non posso uscire dalla mia stanza dove sono con un cliente per andare a parlare con loro.
Può darsi che tu un domani diventi mio cliente. Magari vieni da Milano o da Roma o da Napoli al mio studio di Vignola per lavorare insieme a me due ore sul problema.
Che cosa penseresti di me se, dopo avermi pagato le due ore, e dopo esserci seduti insieme, io uscissi in continuazione dalla stanza per andare a rispondere al telefono con degli sconosciuti che vogliono farmi dei «cenni» sui loro problemi?
Il fatto è che non posso trascurare quelli che sono già miei clienti e che mi hanno già pagato per andare a vedere se trovo altri clienti: non sarebbe onesto, non sarebbe corretto, non sarebbe nemmeno piacevole perché il refocusing continuo dell’attenzione da un oggetto all’altro è una cosa devastante per la nostra (di esseri umani) pace mentale e spirituale.
Ti chiedo di non adontarti se non vengo a prendere il telefono o non accetto di stare al telefono con te, ti ho spiegato le ragioni e credo che siano ragioni importanti, sicuramente criticabili ma un professionista deve trovare dei criteri generali per organizzare il proprio studio, al netto di situazioni che a volte richiederebbero deroghe o meno non può comunque decidere volta per volta, anche per organizzare il lavoro di dipendenti, colleghi e collaboratori.
So che in questo momento nella tua testa si accende una domanda: ma non puoi chiamarmi quando ha finito gli appuntamenti?
No.
E ti spiego perché.
Quando finisco gli appuntamenti, ti confesso che sono letteralmente «cotto». Sono molto stanco. Come uno che ha lavorato in miniera, ma di un tipo diverso di stanchezza, quella mentale, che, per certi versi, è anche peggio. Tu puoi dar colpi di piccone tutto il giorno, ma verso sera arriva sempre l’ultimo colpo, quello dato il quale non riesci, o riesci solo con estrema fatica, a darne un altro.
Proprio perché cerco di dare il massimo, quando arrivo alla fine del giro degli appuntamenti del giorno sono pressoché esaurito. Vado a casa. Se anche fossi ancora in forze, avrei tutti i giorni dalle tre alle cinque persone da richiamare: va al di là delle mie possibilità. E comunque – ripeto – arrivo sempre a fine giornata esaurito.
L’attenzione è una risorsa limitata, la capacità di focalizzarsi anche.
Noi liberi professionisti che vendiamo il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra capacità di fornire delle soluzioni dobbiamo avere cura di questo bene fondamentale, non possiamo lasciarcelo guastare da altri o dalla nostra stessa incuria o inesperienza.
Altrimenti, non rendiamo un buon servizio a noi stessi e, di nuovo, ai nostri clienti: se al lunedì, finiti gli appuntamenti, non andassimo, da stanchi, immediatamente a riposarci, ricrearci, riprenderci, agli appuntamenti del giorno dopo saremmo troppo stanchi per dare un buon servizio ai clienti.
So che, così facendo, perdo delle occasioni di lavoro perché tra quelle 4, 5 chiamate ci sono sicuramente persone che se io accettassi di parlare con loro mi conferirebbero un incarico, ti so anche dire in media in quale percentuale (circa 1 su 3/4), ma non mi interessa.
Ho già la mia clientela e l’ingordigia è un peccato. Verso me stesso, perché mi danneggerebbe, e di nuovo ancora, verso chi è già mio cliente.
Se concordi con tutto questo, se tutto questo ti risuona sensato, fai come ti ho detto prima: scrivimi in privato, chiedi un preventivo, acquista un’ora. Le prime due cose sono gratis, la terza richiede un piccolo investimento. A te decidere se ne vale la pena o meno.
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vorrei sapere se una procura speciale irrevocabile, è valida all’infinito o se dopo 20 anni cade in prescrizione.
Ci sono delle cose che non cadono mai in prescrizione.
Io, ad esempio, sono più di venti anni che predico che le domande giuridiche campate in aria, completamente svincolate dalla descrizione del problema in cui si inseriscono e da cui precipitano, non hanno alcun senso ed utilità.
Ma so che è una cosa che dovrò ripetere finché terrò aperto il blog e finché mi occuperò di problemi legali.
In un post di qualche tempo fa, ho anche riportato un passo del celebre romanzo dei Promessi sposi, in cui evidenzio che anche Renzo, il famoso protagonista dell’opera di Manzoni, nel momento in cui va dall’avvocato, anziché illustrargli quello che gli è successo, inizia proprio facendogli una domanda campata in aria, cosa che rende al legale impossibile capire di cosa si tratti.
Al tema, ho anche dedicato una puntata di radio Solignani, dal significativo titolo di «Domande del cazzo: se le conosci le eviti». La puoi ascoltare qui.
Sulla prescrizione della procura non voglio neanche parlare, può darsi benissimo che sia un aspetto che non ha niente a che fare con il modo migliore di trattare il tuo problema e la situazione sottostante, per cui è inutile soffermarcisi e perdere tempo.
Se credi, manda di nuovo la tua domanda al blog, descrivendo tutta intera la situazione che ti trovi a dover fronteggiare.
Ricordati di iscriverti al blog e al podcast, per non perdere post utili e fondamentali come questo, che non trovi da nessuna altra parte.
Mi hai chiesto come mai, ultimamente, parli sempre più spesso, su questo blog e nelle reti sociali, di argomenti non più legati ai problemi legali in senso stretto ma alla cura, alla crescita personale e al counseling.
Non capisci cosa c’entri tutto ciò con la professione forense e come possa un avvocato occuparsi di cose del genere che appartentemente sembrano molto lontane.
In realtà, é tutto molto più intimamente collegato di quel che possa sembrare.
Sono, infatti, diventato #counselor dopo aver acquisito la consapevolezza che ogni problema legale ha una profonda base emotiva e una grande radice nella forma mentis – o, come si direbbe più modernamente oggi, nel mindset – della persona che ne é affetta.
Passare al #counseling é stato come passare a lavorare sul «vero problema», senza limitarmi a curarne, al meglio possibile, i cascami e i riflessi nel mondo, per lo più burocratico, del #diritto.
Mi si è aperto il cuore e ho potuto finalmente essere utile alle persone.
Oggi credo che non si possa essere un buon #avvocato senza essere, almeno di fatto, un bravo #counselor, perché la primissima cosa per poter davvero lavorare per gli altri é l’#ascolto.
mi trovo in un appartamento dove, dopo 3 anni ho scoperto di essere in nero,ossia il contratto è stato solo registrato per il primo anno 2016/2017. Contratto oltretutto turistico,FASULLO,simulato e non in regola. Come previsto per legge ,da gennaio 2019 ho smesso di pagare l’affitto,mi sono in seguito rivolto ad un Legale di Bologna,per esperire il tentativo obbligatorio di conciliazione,evitando di andare in causa. Il mio Avvocato sta “tentando “,finora inutilmente, di mediare da circa un mese con l’avvocato della controparte,il quale ,per tutta risposta,dice che devo liberare l’appartamento a luglio ,a fronte di un esiguo risarcimento. Ora mi chiedo,dopo che il proprietario mi è entrato in casa a mia insaputa,fatto telefonate a terzi violando la privacy,ho fatto un esposto in Procura,devo anche finire per strada ? Quando si scopre un reato,un illecito ,si fa presente,si vuole riparare,ma si viene incolpati pur non avendo colpa…non è un comportamento mafioso?
È impossibile, innanzitutto, dare una valutazione su di una situazione regolata da un contratto senza poterlo leggere almeno una volta.
Analogamente, per quanto riguarda la trattativa – e non mediazione – che il tuo legale sta facendo per tuo conto è impossibile fare una valutazione. In sede di trattative, tutto può far brodo, come ho spiegato già dozzine di volte, a prescindere dal merito della questione.
La maggior parte delle vertenze, anzi, viene definita e composta senza applicare il diritto, e io aggiungo anche «per fortuna», e ciò grazie alla professionalità degli avvocati coinvolti, naturalmente nelle ipotesi più felici, dal momento che questa professionalità non sempre sfortunatamente c’è.
Ovviamente, una persona coinvolta in una questione si chiede sempre quanto le condizioni che le stanno proponendo sono distanti da quella che sarebbe l’applicazione del diritto…
Ma è un discorso che ha poco senso, perché innanzitutto cosa preveda il diritto su di una certa situazione è spesso non ricostruibile con precisione, e a volte nemmeno con approssimazione, inoltre, al di là di questa già difficile ricostruzione sulla carta, è molto difficile che cosa potrebbe prevedere un giudice, al termine magari di una causa di durata poliennale e con costi, intanto, a carico di chi la promuove.
In conclusione, non saprei bene come aiutarti. Potrei proporti una consulenza di approfondimento per capire meglio come potrebbe stare la questione in termini giuridici, ma a mio giudizio butteresti solo via altri soldi. Tutto sommato, credo che sia meglio lasciar lavorare il tuo avvocato e ascoltare le sue valutazioni a riguardo, lui conosce il tuo caso molto meglio di me e sicuramente può dirti se le proposte che pervengono da controparte possono avere un senso, come ipotesi di lavoro, o meno.
Ti raccomando di iscriverti al blog e al podcast, per non perdere altri articoli come questi, utili ad orientarsi nel vasto e variegato mondo dei problemi legali.