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«Che cosa devi fare se un cliente ti porta un …

«Che cosa devi fare se un cliente ti porta un caso per cui sei poco, o punto, competente?

Lo devi mandare da un altro collega o, ancora più radicalmente, mandare via e basta, senza nemmeno indicargli una “strada” dopo che lui si era rivolto a te prendendoti come punto di riferimento per i suoi problemi legali? O c’è un’altra soluzione molto più funzionale?»

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Lo scambio del content marketing

Quando crei un contenuto di content marketing, e lo metti gratuitamente a disposizione del pubblico, lo scambio cui stai dando luogo è questo: un po’ di utili e – tutte le volte in cui è possibile – esclusive informazioni elargite da parte tua, in cambio di un po’ di attenzione e maggior autorevolezza a te riconosciuta da parte del pubblico.

Se ti sembra un misero affare, lascia che ti dica con estrema chiarezza che allora non hai capito niente. L’attenzione è il bene più importante oggigiorno, quello che tutti desiderano e che ognuno fatica sempre di più a preservare, specialmente quando si parla di marketing.

Non puoi vendere i tuoi servizi legali se non appronti dei sistemi per ottenere, sistematicamente, l’attenzione dei tuoi prospetti. Devi mettere a disposizione del pubblico dei contenuti che, per la loro qualità e utilità, siano idonei ad attrarre l’attenzione dei tuoi potenziali clienti, a determinarli a contattarti e a pensare di «comprare da te» piuttosto che da un altro.

Quando crei un contenuto di content marketing, stai lavorando per te, non stai regalando niente a nessuno che non sia tu stesso e il tuo studio legale. È assolutamente fondamentale che questo concetto entri, adesso che stai leggendo, o al massimo entro i prossimi dieci minuti, nella tua zucca, per non uscirne mai più, almeno fino al termine della tua vita professionale.

La creazione di contenuti utili è magia: più informazioni regali al pubblico, più vantaggi ci saranno in ritorno per te.

Da oggi, cerca di scrivere o registrare qualcosa ogni giorno: è così che creerai il tuo futuro professionale e lo alimenterai giorno per giorno.

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Fare content marketing?

«Se l’imprenditore o il professionista si scoccia a parlare del suo lavoro, di come gli piace farlo, di come va fatto, di quali trucchetti segue, allora deve smettere immediatamente di farlo e tentare un concorso pubblico, guadagnare un posto fisso alla Checco Zalone e vivere prendendo uno stipendio e lamentandosi.
Te lo ripeto. Se la professione ti fa schifo, non puoi fare content marketing. Se ti fa schifo fare content marketing, ti fa schifo anche fare la professione. Se, viceversa, il tuo mestiere ti piace, anche solo un minimo, non vedi l’ora di parlarne, di fare vedere agli altri come lo imposti, quali sono i tuoi trucchetti del mestiere e come secondo te va svolto.
Quindi, fare content marketing non dovrebbe essere difficile per nessun avvocato cui la professione piaccia un minimo. Se senti resistenze, fermati un attimo e riconsidera e approfondisci la tua relazione con la professione.»

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avvocato che non comunica

«Oggi, la tecnologia offre possibilità enormi per chi vuole produrre contenuti e comunicare. Questa è la sfida fondamentale di ogni avvocato: se non comunichi, e non lo fai in maniera efficace, sei destinato a chiudere prima o poi lo studio. E ricordati che in comunicazione vale il paradosso per cui essa è necessaria: anche non facendo niente, si comunica sempre qualcosa. L’avvocato che non usa i social, non tiene un blog, non scrive contenuti che messaggio comunica a se stesso e alla generalità del pubblico? Quello per cui il suo lavoro, la materia di cui si occupa, cioè il diritto e la pratica legale, in fondo non gli piacciono…»

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fomentare i clienti è facilissimo

«Se mi guardo indietro, e considero i miei ormai venticinque anni di professione forense, vedo con estrema chiarezza che il mio valore come avvocato, come professionista e come uomo non sta nelle causa vinte, magari qualche rara volta anche brillantemente, nelle vertenze composte e transatte, ma in tutti quei casi in cui, contro il mio stesso interesse di legale, che come tale guadagna dello sviluppo del contenzioso, ho consigliato ai miei assistiti di fermarsi e trovare una soluzione alternativa all’instaurazione di un giudizio che li avrebbe danneggiati.
Se siamo d’accordo su questo, allora c’è da vedere insieme un altro aspetto, col quale ti porto davvero al cuore del problema.
Il punto è che, come diceva Carlo Dossi, «a molti non mancano che i denari per essere onesti».
Il punto dunque è questo: come possono essere incentivati all’onestà e all’integrità gli avvocati che non hanno, ad esempio, abbastanza denaro per pagare la cassa forense e devono farselo prestare dai propri genitori, pena la chiusura della loro attività?
Che cosa pensi che siano indotti a fare – parlo, ovviamente, di tendenza generale, fatta salva la coscienza di ognuno, ma è ovvio che un sistema non può poggiare solo sulla responsabilità individuale – quegli avvocati che non vedono un cliente da un mese, quando gliene capita uno con una causa fornita di basi legali scarse e poco adeguate per essere sostenuta in giudizio?
Sconsigliare il cliente o, al contrario, incoraggiarlo e farsi dare subito un fondo spese?
Va considerato, peraltro, che fomentare un cliente, che arriva già stremato da anni di discussioni e incollerito, è facilissimo…»

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La vocazione dell’avvocato

«Per questo motivo, per fare l’avvocato è fortemente consigliato avere il temperamento, l’orientamento, la vocazione dell’imprenditore, al lavoro in proprio.

Se non hai questo temperamento, dunque, non puoi fare l’avvocato?
A mio giudizio, lo puoi anche fare, ma è probabilmente più funzionale, per te stesso prima di tutto, che tu faccia altre scelte.
Ultimamente si parla molto del riconoscimento della figura giuridica dell’avvocato dipendente che, nella realtà economica e sociale, esiste già: sono quegli avvocati che prestano il loro lavoro per un fisso mensile presso uno studio già ben avviato e posizionato sul mercato. Si tratta di persone, non esclusivamente giovani, che spesso lavorano anche dieci, dodici ore al giorno, per un fisso largamente insufficiente e inadeguato a compensare un ammontare di lavoro del genere, specialmente se lo si paragonasse alla retribuzione di un quadro o anche solo impiegato all’interno di un rapporto di lavoro subordinato, senza alcuna tutela per ferie, malattie, pensione e anzi quasi sempre con l’obbligo di avere una propria partita IVA, un commercialista, una posizione previdenziale di cui pagare i contributi e così via.
Molti giovani si adagiano in posizioni di questo genere illudendosi che potrebbero essere il trampolino di lancio per avere, in futuro, un loro studio. In realtà, lavorare in questo modo non rappresenta affatto qualcosa che ti può preparare un domani ad avere uno studio tuo, perché, come ti ho spiegato prima, un imprenditore, un libero professionista, quindi anche un avvocato, si occupa, si deve occupare volentieri, di tutte le fasi della sua organizzazione: marketing, pubbliche relazioni, vendita, strutturazione dei tariffari, dei servizi «a catalogo», dei rapporti col fisco e con gli enti previdenziali, rapporti con dipendenti e collaboratori e così via.
Chi lavora come «avvocato dipendente», non fa che una sola parte di queste cose, solitamente molto circoscritta, col risultato che dopo aver lavorato solo in questo modo, magari anche per dieci anni, è pressoché totalmente privo delle competenze necessarie per aprire un proprio studio.
Te lo ripeto per essere maggiormente chiaro: pressoché totalmente privo. Sapere scrivere un atto, saper andare in udienza non serve per poter avere un proprio studio; quelle competenze, considerando numero e importanza, rappresentano al massimo un 2-4% di quello che serve.
Quello cui può ambire l’«avvocato dipendente» è solo entrare, pian piano, sempre più nella struttura dello studio presso cui lavora, sino a diventarne, magari, associato. Se questo accadesse, come ad esempio avviene di norma negli studi legali e nelle carriere del mondo anglosassone, l’avvocato potrebbe svolgere l’intero arco della sua attività lavorativa senza nemmeno sapere bene cosa significhi «lead generation» o blog aziendale: ci saranno sempre altri che se ne occuperanno per lui.
Il punto è che gli studi di dimensioni tali da consentire carriere di questo genere in Italia non sono affatto numerosi.»

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Il mondo è fatto a scale

Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende, chi sale e chi c’ha una finestra ??????

https://blog.solignani.it/2020/08/14/scala-contro-finestra-chi-vincera/

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i film avvocateschi

I migliori film di ambientazione forense: lascia anche i tuoi, con un commento sul blog ??????

https://blog.solignani.it/2008/04/19/film-avvocateschi/

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Anche tu pensi, come tutti, che ci siano «tro …

Anche tu pensi, come tutti, che ci siano «troppi avvocati» o invece pensi, come me, che in realtà, tutto all’opposto, di avvocati veri ce ne siano pochissimi?

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Clienti che ti vorrebbero egoico

«Il punto è che, nel momento in cui dovesse capitarti un cliente in stato egoico, con progetti di battaglie e guerre all’ultimo sangue, devi, come avvocato, semplicemente illustrargli la verità, dicendogli che proprio nelle vertenze legali – ancor più che in qualsiasi altra situazione – si può ottenere molto di più con le buone che con le cattive.»