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Stackedit: un nuovo modo di scrivere.

Introduzione

Ti interessa un editor di testo che funziona con markdown all’interno di un qualsiasi browser web, quindi anche su dispositivi mobili, e si sincronizza con account di cloud come #dropbox o google drive, e consente addirittura di pubblicare i testi realizzati in questo modo su piattaforme come #wordpress?

stackedit logo

A me personalmente molto, forse man mano che vedrai meglio come funziona capirai che può essere molto utile anche a te per la tua gestione documentale.

Si tratta, comunque, di stackedit.io.

A cosa può servire.

Mi ci sono imbattuto mentre ero alla ricerca di un sistema che mi consentisse di editare alcuni post «miliari» che ho sul blog, e che quindi modifico spesso, tramite altrettanti files di testo da tenere sincronizzati su tutte le mie periferiche, anche mobili. Ció in modo appunto da poter intervenire, tipicamente inserendo nuovi link, in modo molto semplice, con un linguaggio elementare come #markdown, facendo poi in modo che le modifiche venissero riportate sul blog.

In particolare, questo sistema mi serviva per le raccolte, i post di base per categoria, materia o interesse dove raccolgo i post rispettivamente più interessanti, a beneficio dei lettori del blog, dove, essendoci più di 6000 articoli ad oggi, orientarsi è sempre più difficile.

Per converso, non è agevole modificare i post direttamente dentro a #wordpress, specialmente se si lavora da un dispositivo mobile, dove l’unica soluzione possibile è l’app wordpress, che però è un po’ lenta e farraginosa, mentre quando si ha in mente un ritocco o una modifica “al volo” c’è bisogno di aprire il file relativo velocemente, ritoccarlo e richiuderlo senza perderci troppo tempo.

Stackedit mi consente di fare quello che comunque mi serviva, aggiungendo addirittura un servizio in più che può essere sempre utile quando si deve intervenire su files ma non si può configurare nulla, come ad esempio quando si sta usando un dispositivo di un altro: la possibilità di modificare i files tramite un #browser web. Puoi lavorare agli articoli che stai scrivendo anche dal computer di un amico, o di un luogo pubblico, o facendoti prestare un cellulare o un tablet…

Proviamo a immaginare di scrivere…

Andiamo comunque con ordine, immaginando, per comodità di esposizione, di creare un file di testo, un documento, tipicamente un post di #wordpress (ma ovviamente anche qualsiasi altra cosa una persona desideri), e seguendo il processo di creazione, modifica, sincronizzazione, pubblicazione.

Un esempio potrebbe essere proprio questo stesso post, che appunto ho scritto utilizzando dall’inizio alla fine #stackedit, in parte tramite #browser e in parte editando il file di testo sincronizzato dentro a Dropbox.

Come si deve fare dunque per creare un documento di testo con #stackedit?

Bisogna aprire un browser e collegarsi all’indirizzo stackedit.io, quindi cliccare sulla sezione per l’editing dei documenti. A questo punto io suggerisco di autenticarsi, con il proprio account #google, in modo da poter avere lo stesso ambiente di lavoro anche su tutte le altre periferiche che si utilizzano.

Questo è il metodo più diretto e lineare. In realtà, si può anche prendere un file di testo che esiste già nel proprio Dropbox e portarlo dentro a #stackedit facendo in modo che poi da quel momento venga sempre sincronizzato.

La sincronizzazione.

Il documento creato con stackedit da browser potrà essere sincronizzato sia con google drive che con dropbox. Una volta che sarà stata impostata la sincronizzazione con dropbox, ad esempio, tutto quello che avrai scritto nel documento tramite il browser web verrà riportato in un file di testo, appositamente creato, che ti ritroverai dentro al tuo dropbox.

La cosa bella, che rende stackedit superiore almeno in questo ad altri sistemi di creazione e modifica documenti on line come google documents, è che potrai sempre modificare il file di testo sincronizzato che si trova dentro al tuo dropbox e le modifiche verranno riportate nel documento dentro a stackedit. In questo momento, dunque, io sto scrivendo questo post all’interno del mio browser, che è #firefox. Potrei chiudere Firefox e aprire il file di testo sincronizzato corrispondente sul mio #Mac, tablet o cellulare e continuare a scrivere là dentro. Tutte le modifiche fatte da una parte o dall’altra saranno ovviamente sincronizzate e te le ritroverai sia aprendo il documento tramite il browser sia il file di testo di dropbox.

Questo è molto versatile, immagina di essere in un luogo pubblico con un computer con accesso a internet, ma senza i tuoi account o la possibilità di configurarli. Ti basterà aprire la finestra di un qualsiasi browser, autenticarti col il tuo account google e continuare a lavorare sui tuoi testi.

Viceversa, immagina di non avere la connessione a internet: niente browser, niente dropbox, niente google drive. Potrai lavorare sulla copia locale dei tuoi testi, che si sincronizzerà una volta che avrai nuovamente la connessione. Utile ad esempio tutte le volte in cui hai in mente una piccola modifica da fare, sei fuori, hai solo il cellulare e ti trovi in una zona in cui non c’è la rete. La tua creatività può proseguire, senza bisogno di attendere di nuovo la connessione di rete.

Per sincronizzare files di testo con dispositivi mobili, usando dropbox, la cui applicazione nelle periferiche mobili non effettua la sincronizzazione ma consente solo l’accesso, personalmente uso applicazioni di terze parti che fanno la sincronizzazione come dropsync.

Sincronizzazione con Google drive.

Oltre che con Dropbox, i documenti di Stackedit possono essere sincronizzati anche con Google drive. Nelle prove che ho fatto io, il documento sincronizzato non viene convertito in formato Google docs, ma conservato come semplice file di testo, quindi direi resti molto più utile la sincronizzazione con Dropbox.

Per spostare un file, basta tenere premuto a lungo e poi trascinarlo sulla cartella all’interno della quale lo si vuole inserire.

Ovviamente, stackedit può essere utilizzato con la funzione di dettatura vocale, come sto facendo io proprio in questo momento. Personalmente utilizzo la tastiera di Google, cioè Gboard, che secondo me è quella che consente più efficienza sia per la digitazione che per la dettatura e posso confermare che con stackedit funziona benissimo.

Ogni volta che crei un file nuovo devi dirgli che lo vuoi sincronizzare con Dropbox e ho Google drive, non è possibile ad esempio configurare stack edit per sincronizzare tutti i file con Dropbox ma lo devi scegliere volta per volta.

Il supporto alle revisioni.

Stackedit ha anche il supporto per le #revisioni, per cui è possibile risalire a qualsiasi versione anteriore del file.

Al supporto nativo, si aggiunge anche quello offerto da Dropbox tramite la sincronizzazione, per cui dovrebbe proprio essere possibile, seppur magari a volte con qualche sforzo, risalire alle versioni che si desidera del proprio testo.

Pubblicare su wordpress.

Introduzione.

Una volta completata la prima stesura del post, si può effettuare la pubblicazione, o, meglio, anche solo il caricamento in un sito worpress, come questo blog.

Infatti, ogni file di testo creato con stackedit possiede delle sue proprietà tra cui le categorie, i tag, ma anche lo status del post, che può essere impostato anche su pending, per l’ipotesi in cui non si voglia una pubblicazione immediata, ma si voglia intervenire in seguito, magari per inserire un’immagine, o perchè comunque c’è un flusso editoriale da rispettare come nel mio caso – come è noto, il blog pubblica un solo post al giorno dal lunedì al venerdì, per consentire una fruizione migliore a tutti i suoi lettori.

La pubblicazione su #wordpress non funziona come la sincronizzazione con dropbox: quest’ultima è bidirezionale, nel senso che qualsiasi modifica può essere applicata da entrambe le parti, stackeit o dropbox, e si ritroverà sincronizzata dappertutto. La pubblicazione su wordpress invece funziona in una sola direzione: se modifichi il file in stackedit.io (da browser o da dropbox o in altro modo), puoi aggiornare la pubblicazione e il post originariamente pubblicato col testo precedente verrà appunto aggiornato. Se, invece, modifichi il post dentro a wordpress, queste modifiche non verranno riportate in stackedit.io: anzi, se dopo aver modificato il post dentro a wordpress, lo modificherai anche dentro a stackedit.io, effettuando un aggiornamento del post da stackedit, le modifiche che avevi precedentemente fatto dentro a wordpress andranno sovrascritte e, di conseguenza, perse.

Inserire le tags.

Come ti dicevo, le tags possono essere inserite nelle proprietà del documento, andando in una apposita sezione. A me però piace marcare come «tag» le singole parole mentre le scrivo, anche perché dopo facilmente non me le ricordo. Per fare questo, si può utilizzare il simbolo del cancelletto tipico degli hashtag che si inseriscono su twitter, facebook, linkedin e altri social e usare un plugin come hasthagger che trasforma tutte le parole contenute in un post e precedute dal cancelletto in un tag del post, inserendo anche un link alla pagina che contiene tutti i post con la stessa tag, rendendo quindi l’hashtag del post sul blog funzionante come sui social. Molto comodo, sia per chi scrive che per i lettori del blog!

Gestire le immagini.

Con stackedit si possono anche gestire le immagini che dovranno comparire nel post su WordPress, proprio come l’immagine che compare in questo post, il logo di Stackedit stesso.

L’immagine va prima caricata nella galleria multimediale di WordPress, dopodiché se ne deve copiare il link.

Tornato a Stackedit, devi poi inserire l’immagine, all’altezza che vuoi, con la sintassi classica di markdown appunto per le immagini, mettendo in tale sintassi il link che avrai copiato.

Nelle proprietà del documento, si può anche impostare l’immagine in evidenza del post, usando lo stesso link che si era copiato precedentemente nella clipboard.

Attento allo status e alla data del post.

Se carichi un post su wordpress con lo stato di pending, definito nelle proprietà del documento, dopodiché dentro a wordpress lo pubblichi se poi, ulteriormente, modifichi il documento originario e vuoi sincronizzare le modifiche da stackedit a WordPress fai attenzione…

Devi modificare anche lo status dentro a Stackedit, altrimenti temo, pur senza aver mai provato, altrimenti, avendolo testato, succede che, sincronizzando, stackedit revochi anche lo stato di pubblicato al post e gli imponga di nuovo quello di post in revisione o pending, con il che il post diventerebbe irraggiungibile. Il post va messo nello stato di «publish» – e non published come si potrebbe pensare.

Un altro aspetto a cui fare attenzione nel momento in cui si modifica un documento dentro stackedit e si vogliono poi portare le modifiche nel post già pubblicato su wordpress è che si deve andare nella sezione appunto di pubblicazione e non cliccare su “publish to wordpress” ma cliccare su “publish now”, che è la voce più in alto attualmente nel menu. Nel secondo caso infatti si verifica una corretta sincronizzazione delle modifiche che vengono portate da stackedit a wordpress, nel primo caso invece stackedit purtroppo creerebbe un post duplicato.

Un’altra cosa.che viene scombinata aggiornando la pubblicazione da stackedit a WordPress è la data, se non la scrivi nelle proprietà del file. Ogni volta che aggiorni la pubblicazione, stackedit aggiorna anche la data e così sposta il post originario, almeno nell’ordine in cui compare in home page – per fortuna non cambia anche la data contenuta nel link altrimenti diventerebbe irraggiungibile.

Dopo la pubblicazione, dunque, è buona norma inserire la data tra le proprietà del documento.

Cosa non mi piace.

  • Ogni volta che cambi browser devi ricollegare tutti gli account ulteriori come Dropbox o WordPress. Stackedit anche se sei autenticato non li collega al tuo account google.
  • Il file system e relative cartelle che costruisci su stackedit si sincronizza con tutti i browser in cui apri di nuovo stackedit ma non invece con dropbox, cioè vengono copiati solo i singoli files che si ritiene di sincronizzare e tutti dentro ad una stessa cartella (o a quella diversa che decidi volta per volta). Nel momento in cui sposti un file in stackedit da una cartella «attiva» ad una cartella di archivio, perché ad esempio si tratta di un file contenente un post del blog che hai già pubblicato e su cui non devi più lavorare in futuro, poi devi andare a fare lo stesso spostamento di «archiviazione» dentro a dropbox. Sarebbe molto meglio se la sincronizzazione fosse impostabile di default per tutti i nuovi files che crei e funzionasse a livello di spazio di lavoro e cioè fosse riferita non solo ai singoli files ma anche alle cartelle in cui sono contenuti.
  • Non funziona bene con Firefox, che è il mio browser preferito per tanti motivi e sopratutto per il fatto che #Chrome è non offre una funzione di leggibilità ed è di molta più difficile lettura del «vecchio» Firefox – il termine «vecchio» è per chi come me ha iniziato ad usare internet ai tempi in cui c’era il glorioso netscape, che poi è in seguito diventato Mozilla Firefox. Netscape è stato il primo, storico browser.

Da usare con Chrome.

Stackedit su #Android, infatti, funziona meglio con Chrome.

Al momento, con Firefox, il browser che uso io, presenta un primo baco fastidioso: a inizio paragrafo spesso si fa fatica a inserire la prima lettera. Un altro baco riguarda il copia e incolla, che almeno su Android non funzione bene.

Consiglio quindi di usare Chrome, anche se è un browser che mi piace poco, magari salvando sulla home il collegamento alla pagina di stackedit, in modo da poterlo poi aprire come una applicazione. Anzi, aprendo stackedit con Chrome, il sito viene riconosciuto come una “app” e Android propone di “installarla” tra le altre app: se confermi, poi trovi la app, che poi è solo un collegamento, insieme alle altre e puoi ovviamente metterne una copia sulla home screen.

Installazione su Mac.

Aprendo Stackedit su Mac con Chrome, nel menu «hamburger» di Chrome in alto a destra, quello coi tre puntini uno sopra l’altro, in verticale, compare la sotto voce «Installa stackedit». Se fai questo, Stackedit viene installato sul Mac come se fosse un’applicazione locale, con tanto di icona nel dock.

Consiglio di eseguire questo setup, per poter poi aprire l’editor molto più facilmente, senza bisogno di passare direttamente da Chrome.

Una volta comparsa l’icona nella parte inferiore o destra del dock in Catalina, l’icona stessa va trascinata nella parte superiore o sinistra, dove ci sono le applicazioni che compaiono in modo stabile, altrimenti l’icona scomparirà alla chiusura del «programma».

Se cambi il nome del file in stackedit non si sincronizza. Nemmeno se cambi cartella. Sarebbe stata più funzionale una sincronizzazione di tutto il file system.

Conclusioni.

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Markdown e avvocati: sarà amore?

markdown

Il markdown, la nuova sintassi per gli avvocati tecnologici

di Francesco Posati e Tiziano Solignani

I magistrati ce lo ripetono da tempo: siamo prolissi, barocchi e inconcludenti, tali da violare il giusto processo1. Anche la Suprema Corte di Cassazione2:

Avvocati, se volete ottenere giustizia per i vostri assistiti dovete imparare il dono della sintesi.

E in Parlamento è già allo studio un emendamento per fissare il tetto massimo di lunghezza per i ricorsi al Tar in venti pagine. Guai se una di più!

 

Tramonta il mito ciceroniano della Introduzione, Esposizione, Argomentazione, Conclusione, molto familiare a noi giuristi: imparato già dalle Scuole Elementari, praticato all’Università, ossequiato nella redazione quotidiana degli atti giudiziari. E dopo l’obbligatorietà del Processo telematico e dell’utilizzo massivo della tecnologia negli Uffici giudiziari? Ancora di più trova fondamento l’ammonimento dei giudici.

Sempre più spesso oggi leggiamo sullo schermo, che asseconda la lettura ipertestuale e frammentata, e ci mostra solo una porzione di testo alla volta. L’inizio e la fine concepiti dall’autore potrebbero non esserlo per il lettore, ormai abituato – per dirla con Italo Calvino nelle “Lezioni Americane” – «A perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte»3

L’avvento dell’informatica e del personal computer ha determinato l’evoluzione della scrittura manuale in elettronica, dove

il flusso degli elettroni nel computer è il nuovo inchiostro, i bits il nuovo alfabeto e la memoria della macchina la nuova carta… 4

L’introduzione di un modello telematico ha rivoluzionato gli spazi “aperti” di un singolo foglio formato A4, dove confinare le nostre parole. Le pagine avranno la dimensione di un monitor a colori con specifiche criticità.5

Cambia il concetto di documento da intendersi come supporto da cui possiamo “leggere” un dato significativo. 6 Si distinguono così:

  1. Documento analogico: formato secondo metodi tradizionali su carta, pellicole fotografiche, cassette o nastri magnetici
  2. Documento digitale: composto da un insieme di bit combinati in una precisa sequenza e memorizzati su un supporto elettronico, magnetico od ottico.7

In questo contesto, mutato e sconosciuto agli avvocati, dobbiamo ripartire dalla sintassi, prima chiave di leggibilità. Il markdown8 può essere il viatico per ritrovare la chiarezza da tempo persa.

Ma che cos’è il Markdown?

È solo uno strumento, e come tale rappresenta un fenomeno «neutro»: può essere usato in modo corretto o meno, come tutti gli strumenti.

Per il suo spirito e la sua conformazione, dovrebbe instillare in chi lo utilizza il desiderio e la possibilità insieme di essere il più sintetico e chiaro possibile, ma in fondo dipende sempre dalla personalità dell’autore e non è affatto escluso, anzi, che molti avvocati riescano ad essere prolissi anche scrivendo in markdown.

Come è facile scrivere difficile, e come è difficile scrivere facile!9

Ad ogni modo, markdown è solo un linguaggio semplificato per la formattazione dei testi in formato digitale. È un insieme di regole (sintassi) per la redazione di un testo: c’è una sintassi per il neretto, il corsivo, i collegamento ipertestuali, gli elenchi e così via. È una semplificazione rispetto al tradizionale linguaggio di formattazione per il web, html10. A esempio, inserire un link11 in markdown è più facile che inserirlo secondo la sintassi in html: basta digitare la descrizione del link tra parentesi quadre e farla seguire dall’indirizzo tra parentesi tonde.

Per la semplificazione di processi precedentemente meno agevoli, markdown, come tutte le cose di questo genere, ha avuto successo e oggigiorno è implementato in molti sistemi informatici e da molti programmi.

Il markdown apporta un notevole risparmio di tempo e miglior «strutturazione» del testo scritto[^blog]; un aspetto che è fondamentale in un contesto come quello attuale, in cui è cambiato, e non poco, lo stesso modo di leggere, come ha ben illustrato anche Michael Rosenwald sul Washington Post 12.

Se dunque è cambiato il modo di leggere13, è cambiato anche il modo di scrivere: assolutamente meno prolisso, più scarno, più denso, più semplice, più strutturato. In una parola, più fruibile.

Conforme, del resto, alle indicazioni di molti scrittori e protagonisti della letteratura, che insegnavano a non usare una sola parola in più di quelle necessarie per esprimere i concetti, mettendo da parte cappelli, introduzioni, battute, “gigionate”, note, a margine o meno, e altri ammennicoli di cui sono purtroppo ancora pieni molti testi e che non hanno nessuna utilità, ma rallentano solo gli sforzi del lettore di andare al «succo» del discorso e trovare le informazioni che gli servono.

«Regola per l’aggettivo: quando siete in dubbio, cancellatelo». (Mark Twain)

Provate markdown! Aiuterà il vostro scrivere a essere più «zen», più essenziale, più scarno, in tutti i contesti in cui un Avvocato Tecnologico scrive, che siano blog o social network, che siano atti da depositare in Tribunale.

Per introdurvi alla sintassi Markdown potete leggerequi?


  1. La redazione de «La Legge Per Tutti», L’avvocato che scrive atti troppo lunghi viola il principio del Giusto Processo, URL: http://goo.gl/byrAHT ?

  2. O. GIUSTETTI, La Cassazione avvisa “Bocciamo i ricorsi degli avvocati prolissi, URL: http://goo.gl/A2No3N ?

  3. L. CARRADA, Lavoro, dunque scrivo!, Zanichelli, 2012, pag. 124 ?

  4. R. BORUSSO, La scrittura elettronica ovverosia: Nascita ed evoluzione del documento informatico, Rivista di Diritto, Economia e Gestione delle Nuove Tecnologien.2/2007, Nyberg Editore; ?

  5. L. VOZZA, Studiare sul reader o su libri di carta?, URL: http://goo.gl/56gQqs ?

  6. Carnelutti definiva il documento come «Una cosa che fa conoscere un fatto» ?

  7. Per il Codice di Amministrazione Digitale il documento informatico è «La rappresentazione informatica di atti, dati, fatti giuridicamente rilevanti.» ?

  8. Status di Tiziano Solignani, 30/05/14, ore 9:30 ?

  9. Libero Bovio, Don Liberato si spassa, I Prismi, Edizioni de Il Mattino, 1996 ?

  10. voce html in Wikipedia, ed italiana, URL: http://it.wikipedia.org/wiki/HTML ?

  11. Michael Rosenwal, Non leggiamo più come un tempo?

  12. E non poteva essere altrimenti, data la mole di dati che quotidianamente scorre negli occhi di un utente medio, anche non particolarmente acculturato, si pensi al riguardo alla frequentazione dei social network, fenomeno assolutamente di massa ?