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diritto

Le radici dei conflitti sono sempre emotive.

Ho acquistato casa all’asta prima del matrimonio per un importo di € 170,000. Io e mia moglie siamo in regime di comunione dei beni e non abbiamo figli . La casa è intestata solo a me ( a causa di un errore dell’avvocato che ci ha seguito durante l’asta ) , però la mia fidanzata e ora attuale moglie, ha contributo all’epoca col 25% ( avevamo in totale io e lei un importo cash disponibile di € 120,000 e quindi mia moglie ha ” messo ” circa €30,000 ) . Poi sia prima e dopo il matrimonio abbiamo estinto il mutuo pagandolo insieme attraverso conto corrente bancario cointestato. Domanda: fin dal primo momento ho rilasciato nelle mani di mia moglie una mia dichiarazione scritta di pugno su cui dichiaravo che la casa era stata acquistata anche col contributo economico di mia moglie , ma a lei ora non basta più …Lei dice ” non si sa mai nella vita … ” , e di poter aver una carta scritta ufficiale su cui si evince il suo diritto sulla proprietà (anche per poter cautelare, in futuro, qualche suo famigliare in difficoltà economica). Cosa conviene fare ? Mi aiuti perchè sono molto deluso da questa mancanza di fiducia. Non negherei mai, anche in un caso lontanamente ipotetico di separazione/divorzio, quanto da lei dovuto economicamente

Direi che nella tua situazione, come spesso accade in quelle che riguardano la famiglia, ci siano due aspetti che concorrono: quello patrimoniale, relativo alla tutela economica di tutti i protagonisti della vicenda, e quello personale, relativo alla fiducia e all’investimento nella coppia.

Per cose di questo tipo, a mio modo di vedere le soluzioni non possono essere trovate in prima battuta in strumenti giuridici, come fare un documento ancora più «ufficiale» o addirittura un rogito o donazione di passaggio di una quota di comproprietà – che comporterebbe anche delle spese per tasse, notaio, geometra, ecc..

Lo strumento da utilizzare a mio giudizio è la mediazione familiare, che consente ai coniugi di potere avere un chiarimento delle rispettive posizioni, o meglio potremmo dire emozioni a riguardo, che è la prima cosa di cui hanno bisogno.

Da un lato, infatti, tu sei molto deluso da quella che percepisci come una mancanza di fiducia di tua moglie nei tuoi confronti.

Tua moglie, dal suo lato, ha comunque qualcosa che non la soddisfa a livello emotivo e che – attenzione! – non è affatto detto che venga poi soddisfatta anche facendo le cose che sembra richiedere come un altro documento ufficiale o un rogito.

Una cosa che va detta, e che è molto importante, è che può benissimo darsi che queste emozioni, questo vostro punto di vista sulla situazione, siano, se guardati da un punto di vista razionale, anche «sbagliati» e cioè privi di motivi per sussistere in realtà.

Da un certo punto di vista, è normale che un coniuge si fidi di noi ma non fino in fondo, specie in questioni patrimoniali, quindi sembrerebbe sbagliato adontarsene, però …

Però non bisogna cadere nell’errore di pensare che davvero le nostre emozioni siano «sbagliate» e finire con il giudicarci. Delle nostre emozioni dobbiamo solo prendere atto, anche quando sono paradossali o quando, se usassimo la mente razionale, potremmo valutarle come inadeguate o «ingiuste».

Prendendo atto che ci sono questi disagi reciproci, la cosa migliore è, senza appunto giudicare né noi stessi né il nostro coniuge, andare a parlarne, a partire proprio dalle emozioni (un giorno sul blog farò un post in cui spiegherò la comunicazione emotiva), davanti ad un mediatore familiare.

Da questi colloqui scaturirà un chiarimento, che sarà poi utile per capire anche cosa eventualmente fare a livello giuridico legale, sempre che, una volta chiariti, i coniugi desiderino ancora fare qualcosa, che, a quel punto, verrà fatto con molta maggiore serenità e consapevolezza, come un ennesimo investimento sulla coppia.