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Prima nel q-lo che nella testa?

Come avvocati, il massimo che possiamo fare, cioè quello che raggiungiamo quando le cose vanno bene, e dunque purtroppo non in tutti i casi, é risolvere il problema dei nostri clienti, o con una situazione definitiva e pienamente appagante, oppure con un
compromesso accettabile.

Quello che comunque non possiamo, non potremo mai fare, non sarebbe giusto che facessimo é cambiarli, quei nostri clienti, al di là di quel pochissimo che comunque comporta fare un breve tratto di vita insieme, intenti a curare un problema legale.

Le persone, infatti, generalmente non cambiano e, per quel che interessa in questa sede, nemmeno «capiscono» quello che un altro vorrebbe che capissero: hanno i loro punti di vista e spesso li portano avanti per anni e decenni e ad un alto prezzo, non solo in denaro.

La maggior parte delle persone, oggigiorno, arriva ad esprimere una qualche forma di saggezza solo ed esclusivamente per sfinimento, proprio come uno che, dopo aver sbattuto la testa contro un muro per tutto il giorno, verso sera sente che ha mal di testa, il muro é sempre in piedi e forse è meglio smetterla.

In queste circostanze, il nostro ruolo come legali é ancora più importante di quello che sarebbe in una società diversa, ma per svolgerlo in modo corretto occorre distinguere costantemente tra ciò che rientra nella nostra sfera di dominio, ed è quindi lavorabile, se opportuno, e ciò che non vi rientra, e dunque non è lavorabile e provare a lavorarlo causerebbe solo danni.

Non si deve mai convincere nessuno di niente, il massimo che possiamo fare é solo stare accanto ai nostri clienti, prestare loro, anzi diciamo la verità: vendere, i nostri punti di vista che possono essere, come tali, più utili e funzionali per il loro problema, di cui loro, tuttavia, come é giusto che sia, rimangono gli unici padroni.

Ci vuole tanta pazienza, sia da parte degli avvocati che da parte dei clienti, come in tutte le relazioni umane, come é anche quella professionale di assistenza.

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Indi Gregory é morta.

C’è qualcuno che ha ancora dubbi circa il fatto che l’eutanasia non sia più un diritto – cosa che già rappresentava una bestialità – ma sia ormai addirittura un dovere, dovere che se non sei disposto ad adempiere spontaneamente é coercibile da parte dello Stato?

I genitori volevano portarla in Italia 🇮🇹, dove avrebbe potuto sopravvivere, e l’Italia si era tempestivamente dichiarata disponibile tramite il governo e il sistema sanitario nazionale, ma non c’è stato niente da fare.

Sono molto fiero del mio Paese che, nonostante tutto, quando accadono tragedie di questo genere, é ancora in grado di impartire fondamentali lezioni di civiltà ad altri ordinamenti ed altri popoli, che si considerano sia evoluti sia democratici, senza poi esserlo nella sostanza e nelle cose che importano davvero, perché un sistema che non solo non protegge i più deboli, ma li elimina pur in presenza di soluzioni alternative, non è mai un sistema civile, ma solo un apparato di morte.

É appena il caso di notare che con provvedimenti di questo genere si va oltre il nazismo: sotto quella dottrina, infatti, i più deboli venivano eliminati per non farli gravare sul bilancio pubblico, lo Stato inglese invece, considerato che la bambina sarebbe stata a carico di quello italiano, non avrebbe avuto più alcuna spesa.

É estremamente chiaro che si tratta di ordinamenti satanici che desiderano la morte a prescindere, come valore in sé, e rappresentano la negazione della vita. Purtroppo il mondo contemporaneo si trova da decenni sotto il dominio anglosassone, con questi e altri bei risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Spero che ognuno faccia una adeguata riflessione e sempre evviva noi.

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8 cose su separarsi e divorziare all’estero.

1) Mi sono capitati, via via nel corso degli anni e ultimamente con frequenza sempre maggiore, numerosi casi di persone residenti in Italia, che tuttavia si erano separati o avevano divorziato in altri Stati.

2) In questi casi, generalmente l’Italia 🇮🇹 riconosce il
provvedimento «straniero» e lo iscrive nei registri di stato civile, come se la separazione e il divorzio fossero avvenuti in Italia per opera di un giudice italiano.

3) Ovviamente occorre una traduzione e in molti casi anche
l’apposizione del timbro apostille, la situazione naturalmente é diversa a seconda che si tratti di uno stato facente parte della Unione Europea o meno.

4) Il problema, dumque, non è questo ma un altro e cioè che troppo spesso i provvedimenti di separazione e divorzio resi all’estero sono fatti male, a volte anche molto.

5) Lo so che cosa pensi, che peggio della giustizia italiana non può esserci niente: invece la realtà oggettiva é, tutto all’opposto, che il sistema giudiziario nazionale esprime una civiltà giuridica molto più avanzata di quella di molti Stati esteri.

6) I provvedimenti resi in materia familiare in Italia, infatti, per quanto a volte possano essere in tutto o in parte non condivisibili, sono articolati e si occupano, ad esempio, di tutti gli aspetti della vita dei figli dopo la separazione dei genitori.

7) I provvedimenti di molti Stati esteri, invece, sono fatti male, non contengono le disposizioni che invece servono alla famiglia e ai figli, tanto che troppo spesso é stato necessario fare una nuova procedura in Italia per modificare e soprattutto integrare le condizioni e i contenuti previsti dalle sentenze straniere.

8) Se devi vivere, dopo la separazione o il divorzio, in Italia, il mio consiglio dunque é quello di fare la pratica in Italia, con un bravo legale italiano, senza cedere alla tentazione di farla all’estero, perché facilmente poi ti troverai a dover rifare il lavoro in Italia, perdendo tempo, denaro e, come dico in questi casi, consumandoti il fegato.

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Il Legato Testamentario: Una Guida Chiara in 10 Punti.

Il legato testamentario è un importante strumento legale che permette di pianificare la destinazione dei propri beni dopo la morte. In questo articolo, esploreremo i fondamenti di questo concetto in un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti.


  1. Definizione
    Il legato testamentario è una disposizione scritta in un testamento in cui una persona, il testatore, specifica chi dovrà ricevere beni specifici dopo la sua morte.
  2. Chi Può Fare un Legato
    Qualsiasi adulto sano di mente può fare un legato testamentario. È importante farlo in modo chiaro e volontario.
  3. Tipi di Legati
    Esistono due tipi principali: legato universale (una percentuale dei beni) e legato particolare (beni specifici).
  4. Beneficiari
    Puoi nominare qualsiasi persona, organizzazione o ente come beneficiario del legato.
  5. Testamento
    Il legato deve essere incluso nel tuo testamento. Assicurati che il testamento sia valido legalmente.
  6. Formalità
    È fondamentale rispettare le formalità legali per evitare contestazioni.
  7. Diritti dei Beneficiari
    I beneficiari hanno il diritto di ricevere il legato e possono contestarlo solo in circostanze limitate.
  8. Tasse e Imposte
    Il legato può essere soggetto a tasse, quindi è importante considerare l’aspetto fiscale.
  9. Modifica o Revoca
    Puoi modificare o revocare il legato in qualsiasi momento prima della tua morte.
  10. Consulenza Legale
    Consultare un avvocato esperto è consigliato per assicurarsi che il legato sia conforme alla legge.

Per maggiori approfondimenti, chiama il numero 059 761926 per prenotare il tuo primo appuntamento.


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Facciamo il gioco di non capire?

Nella pratica legale, ci sono delle vertenze dove tra il proprio cliente, la controparte e il legale di controparte si instaura una gara informale a chi capisce meno la situazione, a chi riesce a comportarsi in maniera più inopportuna e a chi riesce a sfornare le idee più stupide, sia di metodo che di sostanza.

In quei casi, ovviamente, chi riesce ad avere una visione più lucida deve armarsi di molta pazienza, che é una delle qualità più importanti in un avvocato, all’esatto contrario di quanto ritengono i mitizzatori della nefastissima figura dell'”avvocato con le palle”.

Non è raro in queste ipotesi, dove, proprio per le maggiori difficoltà di trattazione, c’è maggiore sofferenza, che il proprio cliente venga a chiedere due cose.

La prima è ovviamente uno sconto sul compenso professionale richiesto, visto che ormai lui, poverino, sta “spendendo molto” e la cosa non sembra avviarsi verso una risoluzione, almeno in tempi brevi.

La seconda é la richiesta di “velocizzare” la trattazione della vertenza perché lui, il cliente, non ne può più o, magari, in fondo si tratterebbe di una cosa abbastanza semplice.

Queste due richieste, quando vengono manifestate, testimoniano sempre immancabilmente la distanza abissale che a volte c’è tra chi è il protagonista di un conflitto legale, da un lato, e la realtà, dall’altro – distanza che, si noti, é per certo una delle concause del problema legale che si è venuto a determinare.

In questi casi, l’avvocato non deve gettare la spugna, ma continuare a svolgere il suo lavoro di rimettere il proprio cliente contro la realtà finché magari non riesce ad assorbirne un poco, esattamente come fa il prozac con i neuroni e la serotonina.

L’avvocato deve dunque pazientemente spiegare che non può fare nessuno sconto, ma, dei due, considerata la pesantezza della situazione e la difficoltà del lavoro, dovrebbe semmai, tutto al contrario, chiedere dei soldi in più.

Poi deve dire che lui non lavora in una situazione che rientra interamente nella sua sfera di dominio e quindi non può garantire date di consegna del lavoro come può fare ad esempio un progettista, perché ciò dipende anche da quello che faranno o opineranno altre persone dotate di libero arbitrio.

Se poi ci riesce, l’avvocato può provare anche a dire al proprio cliente che, per lui stesso, sarebbe più utile, anziché lambiccarsi con queste idee senza senso, dedicarsi a ciò che davvero potrebbe giovargli, come la raccolta dei documenti e degli altri elementi che servono effettivamente per la conduzione della vertenza.

Il dolore degli assistiti va sempre accolto ed ascoltato, questo è fuori discussione, ma non va mai e poi mai assecondato; anche questo è fondamentale ed è il frutto più fecondo della posizione di alterità dell’avvocato, che gli consente di mantenere una quantomai necessaria visione lucida pur in mezzo a tanta evidente sofferenza.

Come ammonivano, con infinita saggezza, gli antichi: nemo iudex in re sua.

Che poi è il fondamento della necessità di relazionarsi con un avvocato tutte le volte in cui hai un problema legale.

In tutto questo, non mi stancherò mai di ripetere che la crisi della giustizia é la crisi del ceto forense e che la crisi del ceto forense non è economica o di altro tipo, come si vaneggia più volte al giorno da anni, ma quasi esclusivamente cognitiva.

Le vertenze legali non si risolvono perché troppi avvocati ormai non capiscono più niente e così finiscono per non svolgere in modo funzionale il loro lavoro.

Se un assistito, infatti, ha diritto di non capire nulla, specialmente quando é nella sofferenza, il senso della professione di avvocato é solo quello della presenza di un professionista in grado di guardare la situazione del cliente con lucidità e con tutta una serie di qualità dell’essere che sono la compassione, l’ascolto, non solo del proprio cliente, ma anche di tutti gli altri, la diplomazia, la già citata pazienza e così via.

Quando questo viene a mancare e tu ti ritrovi sempre più spesso a leggere lettere e atti in cui é evidente che l’avvocato non ha messo nulla di proprio, ma si è limitato come un cronista malcapitato a raccogliere il maldestro e spesso bacatissimo punto di vista del cliente, allora capisci che ci sono davvero pochi margini di manovra.

Queste sono le realtà con cui i non moltissimi avvocati rimasti con un po’ di sale in zucca devono spesso avere a che fare, la riforma Cartabia da questo punto di vista é il nulla al quadrato, é pura inconsistenza, puro vapore, puro niente.

Ci vediamo lungo la strada.

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10 punti sul reato di appropriazione indebita.

L’atto di appropriazione indebita è un reato che coinvolge l’uso improprio o la conversione di beni o denaro che è stato affidato a una persona ma viene invece utilizzato a proprio vantaggio, senza il consenso del proprietario legittimo.

Questo reato è affrontato dal sistema legale con una serie di profili processuali specifici.

Di seguito, analizziamo il reato di appropriazione indebita e i suoi profili processuali in 10 punti:

  1. Definizione del reato: L’appropriazione indebita è un reato che si verifica quando una persona, che ha ricevuto beni o denaro da un’altra persona o entità in base a un accordo fiduciario o contrattuale, li utilizza in modo improprio per scopi personali, senza il consenso del legittimo proprietario.
  2. Elementi del reato: Per dimostrare l’appropriazione indebita, il processo deve dimostrare che il denaro o i beni sono stati consegnati al responsabile e che questo ha agito intenzionalmente per utilizzarli in modo improprio.
  3. La fiducia come elemento chiave: Il reato si basa spesso sulla presenza di una relazione di fiducia tra il responsabile e il proprietario legittimo dei beni o dei fondi. Questa relazione può derivare da un contratto, da una posizione di responsabilità o da un’altra forma di accordo fiduciario.
  4. Presunzione di colpa: In alcuni casi, la legge può presumere la colpa del responsabile se l’appropriazione avviene in circostanze chiare di violazione della fiducia o del contratto.
  5. Sanzioni penali: Le sanzioni per l’appropriazione indebita variano da giurisdizione a giurisdizione, ma possono includere pene detentive, multe e l’obbligo di restituire i beni o i fondi sottratti.

  6. Procedura penale: Il processo per appropriazione indebita segue la procedura penale standard, con l’arresto del responsabile, l’indagine della polizia e la successiva azione legale.

  7. Difese possibili: Il responsabile può cercare di difendersi dimostrando, ad esempio, che non aveva l’intenzione di appropriarsi indebitamente dei beni o che aveva un diritto legittimo di utilizzarli.

  8. Il ruolo delle prove: La presentazione di prove è fondamentale in un caso di appropriazione indebita. Il processo dovrà dimostrare la violazione della fiducia e l’intenzione di agire in modo improprio.

  9. Conciliazione: In alcuni casi, le parti coinvolte possono raggiungere un accordo conciliativo prima del processo, stabilendo un rimborso o un accordo per evitare ulteriori azioni legali.

  10. Responsabilità civile: Oltre alle conseguenze penali, il responsabile può essere soggetto a cause civili, in cui il legittimo proprietario può cercare di recuperare i danni o i beni appropriati indebitamente.

In conclusione, l’appropriazione indebita è un reato serio che coinvolge la violazione della fiducia e l’uso improprio di beni o fondi. La sua procedura legale richiede una presentazione accurata delle prove e rispetta il principio della presunzione di innocenza.

Chiunque sia coinvolto in un caso di appropriazione indebita dovrebbe cercare assistenza legale competente per garantire una giusta difesa o la ricerca di una soluzione conciliativa, se opportuno.

La legge è progettata per proteggere la proprietà legittima e garantire la responsabilità di coloro che violano la fiducia o il contratto.

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Sic transit gloria immundi.

Per parlare seriamente di matrimonio, figli e divorzio relativamente alla vicenda di Tiziano Ferro occorre avere nel cervello non un solo ingrediente, ma due.

Il primo elemento necessario é la segatura, con cui sostituire i neuroni e tenere al minimo possibile le facoltà cognitive.

Il secondo componente é il conformismo, la chiamata ad una vita da pecora, in cui ci si bea e ci si pasce del pensarla sempre e comunque come gli altri, indipendentemente dal come gli altri volta per volta la pensino.

Non c’è nessun matrimonio, perché le persone dello stesso sesso possono, per legge, solo fare un’unione civile.

Non ci sono figli, perché due uomini, per quanto ci si impegnino magari tutti i giorni, non possono e non potranno mai generare. Né possono, almeno al momento, validamente adottare.

Non c’è, infine, nessun divorzio, cosa che presuppone necessariamente un matrimonio a monte.

La cosa notevole é che, pur in assenza di matrimonio, figli e divorzio, Tiziano e Victor sono riusciti a combinare gli stessi macelli per cui di solito sono richiesti questi tre elementi.

Questo dimostra, ancora una volta, la superiorità delle coppie arcobaleno rispetto alla famiglia tradizionale, che ormai spero proprio nessuno vorrà mettere più in dubbio.

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Stalking e atti persecutori: riconoscerli e proteggersi

Il fenomeno dello stalking e degli atti persecutori rappresenta una minaccia sempre più rilevante nella società contemporanea. Questo articolo esplorerà in dettaglio cos’è lo stalking, come riconoscerlo e le misure da adottare per proteggersi da questa forma di violenza psicologica.

  1. Cos’è lo Stalking:
    Lo stalking è un comportamento ripetitivo e indesiderato rivolto verso un individuo, che provoca ansia e paura. Questi comportamenti possono includere chiamate e messaggi incessanti, sorveglianza costante e minacce.
  2. Segnali di Stalking:
    È importante essere consapevoli dei segnali di stalking. Questi includono l’arrivo inatteso in luoghi frequentati, la manipolazione delle informazioni personali e l’invio di regali indesiderati. Se si sospetta di essere vittima di stalking, è fondamentale agire prontamente.
  3. Impatto Psicologico:
    Gli atti persecutori possono avere un impatto psicologico devastante sulla vittima. Ansia, depressione e senso di insicurezza sono solo alcune delle conseguenze possibili. Riconoscere l’effetto psicologico è cruciale per cercare aiuto e supporto.
  4. Leggi e Normative:
    Numerose giurisdizioni hanno introdotto leggi contro lo stalking. È importante conoscere le leggi locali e denunciare immediatamente ogni comportamento sospetto alle autorità competenti. L’intervento legale può aiutare a fermare l’aggressore.
  5. Protezione e Prevenzione:
    Per proteggersi dagli atti persecutori, è essenziale adottare misure di prevenzione come limitare l’accesso alle informazioni personali sui social media, variare le routine quotidiane e informare amici e familiari sulla situazione.
  6. Supporto e Aiuto:
    Le vittime di stalking non dovrebbero mai sentirsi sole. Cerca supporto da amici, familiari, organizzazioni locali e professionisti della salute mentale. Parlare apertamente della situazione può contribuire a ridurre l’isolamento e favorire il recupero.

Se vuoi approfondire ulteriormente la questione, o incaricarmi già di svolgere la trattativa, chiama ora lo studio al numero **059 761926** e prenota il tuo primo appuntamento, concordando giorno ed ora con la mia assistente.

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Amministrazione di sostegno: tutto ciò che devi sapere

L’amministrazione di sostegno è un importante strumento legale che consente di assistere persone incapaci di gestire autonomamente i propri affari. In questa guida semplice in 7 punti, esploreremo i concetti chiave legati all’amministrazione di sostegno, spiegando tutto in modo chiaro e facile da capire.

1. Cos’è l’amministrazione di sostegno?
L’amministrazione di sostegno è un procedimento legale attraverso il quale una persona designata, chiamata amministratore di sostegno, assume la responsabilità di prendersi cura degli interessi di un individuo incapace, noto come beneficiario. Questo può includere decisioni finanziarie, mediche e personali.

2.Chi può richiedere l’amministrazione di sostegno?
L’amministrazione di sostegno può essere richiesta da familiari, parenti o soggetti interessati che riconoscono l’incapacità della persona beneficiaria di prendersi cura di se stessa. La richiesta deve essere presentata al tribunale competente, che valuterà la situazione.

3. Valutazione dell’incapacità
Il tribunale valuterà attentamente l’incapacità della persona beneficiaria attraverso valutazioni mediche e testimonianze. È importante dimostrare che l’individuo è incapace di prendere decisioni informate in determinate aree della sua vita.

4. Ruoli e responsabilità dell’amministratore di sostegno
L’amministratore di sostegno assume il ruolo di prendersi cura degli interessi del beneficiario. Questo può includere la gestione delle finanze, la firma di documenti legali e la presa di decisioni mediche. L’amministratore è tenuto a agire nell’interesse migliore della persona beneficiaria.

5. Limiti e monitoraggio dell’amministrazione di sostegno
L’amministrazione di sostegno è soggetta a limiti e restrizioni imposte dal tribunale per evitare abusi. Inoltre, il tribunale monitorerà regolarmente l’operato dell’amministratore di sostegno per garantire la corretta gestione degli interessi del beneficiario.

6. Termini e durata dell’amministrazione di sostegno
L’amministrazione di sostegno può essere temporanea o a lungo termine, a seconda delle esigenze del beneficiario. Il tribunale stabilirà la durata dell’amministrazione e potrà apportare modifiche in base all’evoluzione della situazione.

7. Revoca dell’amministrazione di sostegno
Se la persona beneficiaria dimostra di essere nuovamente in grado di prendere decisioni autonome, il tribunale potrebbe revocare l’amministrazione di sostegno. Questo processo coinvolge una valutazione dettagliata e può portare alla restituzione dell’autonomia decisionale al beneficiario.

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Usufrutto: 7 Punti Chiave da Conoscere.

L’usufrutto è un concetto legale che spesso suscita curiosità e domande. In questo articolo, esploreremo in modo chiaro e semplice i principali aspetti dell’usufrutto. Scopriremo cos’è, come funziona e quali sono i suoi vantaggi e limiti. Continua a leggere per avere una panoramica completa su questo importante argomento legale.

1. Cos’è l’usufrutto:
L’usufrutto è un diritto reale limitato che consente a una persona, chiamata “usufruttuario”, di utilizzare i beni di un’altra persona, detta “nudo proprietario”, per un periodo determinato o fino alla sua morte. Questo diritto comprende l’uso, la fruizione e la percezione dei frutti (redditi) prodotti dal bene.

2. Usufrutto su beni immobili e mobili:
L’usufrutto può essere costituito su beni immobili (es. una casa) o mobili (es. opere d’arte). In entrambi i casi, l’usufruttuario ha il diritto di utilizzare e godere dei beni, ma non ne diventa il proprietario effettivo.

3. Durata dell’usufrutto:
L’usufrutto può avere una durata limitata (ad esempio, 10 anni) o durare per tutta la vita dell’usufruttuario. Alla scadenza, il bene e il diritto di usufrutto tornano al nudo proprietario o ai suoi eredi.

4. Vantaggi per l’usufruttuario:
L’usufruttuario può trarre benefici dal bene usufruito, come l’utilizzo di una casa o la percezione degli affitti da un immobile locato. Questo può essere particolarmente utile per anziani che vogliono garantirsi un’abitazione stabile.

5. Obblighi dell’usufruttuario:
L’usufruttuario ha l’obbligo di mantenere il bene usufruito e di prendersi cura delle normali riparazioni. Tuttavia, non può apportare modifiche sostanziali senza il consenso del nudo proprietario.

6. Limiti dell’usufrutto:
L’usufruttuario non può vendere il bene usufruito né trasferire il diritto di usufrutto senza il consenso del nudo proprietario. Inoltre, non può agire in modo da pregiudicare i diritti del nudo proprietario.

7. Estinzione dell’usufrutto:
L’usufrutto si estingue alla scadenza del termine stabilito o con la morte dell’usufruttuario. In alcuni casi, può essere estinto anticipatamente per cause previste dalla legge, come l’abuso del bene usufruito.

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