Quando valuti se leggere su carta o in formato elettronico hai pensato agli aspetti legati alla condivisione di quello che stai leggendo?
É bellissimo, infatti, leggere libri di carta, ma con la famosa carta é molto più difficile condividere parti o passaggi che si vogliono appunto «condividere» con altri perché ti colpiscono.
Se la felicità é tale solo se condivisa, come ha detto Lev Tolstoj, forse oggi anche la lettura é più bella quando viene condivisa, quando un passaggio ti risuona e vuoi andare a vedere che cosa ne dicono anche gli altri.
In realtà, anche quando non esistevano ancora le reti sociali a molti piaceva comunque condividere quello che leggevano.
Parlare di un libro, anzi, é sempre stato un momento nutriente di intimità tra amici e nella coppia o tra genitori e figli. Inoltre esistevano, ed esistono ancora per la verità e per fortuna, numerosi associazioni o club del libro in cui ci si ritrova per discutere dei volumi che si stanno leggendo o si sono completati.
Gli stessi audiolibri, che vivono anch’essi in formato digitale, possono essere condivisi, pensiamo ad esempio a quelli che li ascoltano insieme ad altre persone; a me capita di farlo, sempre ad esempio, quando facciamo un sauna…
Così un altro effetto dei libri, oltre a quello di darci le nuove prospettive di cui abbiamo bisogno, é anche quello di unire, di dare un senso di appartenenza. Oppure di consentire ad altre persone di venire a conoscenza di parole e di testi di cui ignoravano l’esistenza e di poter così approfondire – questi ad esempio sono i vantaggi della condivisione sulle reti sociali.
Come sapete, sono molto attivo sui social, dove mi diverto a pubblicare battute, articoli, cose serie, riflessioni, spunti, aforismi, di tutto un po’.
Ogni tanto, qualcosa che scrivo piace e i miei contatti, per lo più su facebook, mi fanno la ormai classica domanda «posso condividere?».
La domanda è fatta in piena buona fede, ma è un po’ strana, perché a mio giudizio, in generale, la condivisione è l’essenza stessa dello stare sui social network e, forse, più in generale in questo mondo – tutti ricordiamo «Happiness is real only when shared» di Christopher McCandless.
Vediamo in generale se si può legittimamente condividere quello che viene pubblicato da altri su un social, con qualche considerazione per quanto riguarda il mio caso.
Rispettare l’autore.
Stare su un social, mi pare, serve quando si trovano dei contenuti interessanti o comunque gradevoli. Quando ci si imbatte in contenuti del genere, io credo che sia un dovere metterli a disposizione dei propri contatti, in modo che anche loro possano fruirne. Se ognuno di noi condivide i contenuti interessanti, allora le nostre bacheche diventano sempre più ricche e appunto interessanti. Ma anche viceversa…
Peraltro, ogni utente dei social sceglie, al momento in cui si iscrive o ci si iscrive, se i suoi contenuti devono essere riservati, e in quale grado, o meno. Ad esempio, su facebook si può scegliere il grado di «privacy» in modo abbastanza granulare. Su twitter, invece, tutto quello che viene pubblicato è necessariamente visibile a tutti, anche perché twitter in realtà non è un social, ma una piattaforma di microblogging con molte caratteristiche social. Ma anche in quel caso spetta all’utente sapere che iscrivendosi a twitter e pubblicandoci in cima tutto sarà ulteriormente condivisibile.
Quindi, dal punto di vista legale, la condivisione di un contenuto pubblicato in modo pubblico e quindi aperto a tutti su facebook (tutti i miei post ad esempio sono pubblici, anche perché la privacy su facebook è un’illusione) o su twitter o linkedin o altro è legittima.
È importante notare che perché questa legittimità si mantenga il contenuto deve essere condiviso e/o riprodotto in modo integrale e, soprattutto, indicando in modo completo l’autore e proprietario dello stesso.
Uso non a caso il termine proprietario: se un contenuto viene pubblicato su facebook o su twitter, non diventa affatto «di tutti», come credono alcuni. Anzi, proprio la pubblicazione su queste piattaforme può, tutto al contrario, servire come prova che quel contenuto è di proprietà di chi per primo lo ha pubblicato con quella forma e quel contenuto.
Il contenuto, dunque, è riproducibile, ma ha un proprietario, i cui diritti devono essere rispettati. Come si rispettano i diritti del proprietario? Innanzitutto, riconoscendo il suo diritto morale di autore e cioè indicandolo come autore.
Non va assolutamente bene copiare un tweet scritto da altri, senza indicarne l’autore, quasi, spesso, a suggerire che siano parole proprie.
Non va bene nemmeno limitarsi a mettere le virgolette o a scrivere «cit.» o «dal web», che sono amenità idiote che non consensono nemmeno a chi legge di conoscere l’autore di un contenuto, che magari queste persone possono essere interessate a cercare e a seguire in modo periodico, iscrivendosi ai suo aggiornamenti.
Insomma, citare un contenuto senza indicarne l’autore è sia illegittimo, sia cattivo per il tuo karma, perché non aiuti gli altri, non aiuti l’autore, non aiuti chi vorrebbe entrare in contatto con lui.
Condividere in tutte le forme.
Se viene citato l’autore, per contro, tutte le forme di condivisione a mio giudizio sono lecite. Dall’utilizzo degli strumenti predisposti dalla piattaforma in cui il contenuto è pubblicato, come il condividi su facebook o il retweet su twitter, alla realizzazione di uno screenshot grafico, al copia e incolla del testo – sempre appunto che rimanga indicato il nome dell’autore.
Personalmente, se un mio contatto condivide una cosa che scrivo, nella sua forma integrale, mi rende pieno di gioia. Viceversa se copia un mio contenuto senza citare il mio nome. Mi dà molto fastidio, analogamente, quando ciò avviene con altri autori.
Se credete, dunque, condividete pur sempre tutto quello che pubblico, unica cosa che chiedo é che sia citato il mio nome o che la condivisione avvenga nella sua forma originaria, è la cosa che mi fa più piacere di tutte.
Al netto di tutto questo, una volta rispettate le regole minime di legge e di buon senso, ogni volta che leggete qualcosa che trovate utile, anche solo divertente, un buono spunto per riflettere o che in qualche modo vibra dentro di voi, fatelo circolare.
Io lo faccio sempre, se notate, e credo che sia giusto fare circolare le parole che sono per noi utili quelle che ci hanno colpito e che vogliamo trasmettere a tutti i nostri amici perché magari anche loro possono trarre utilità o possono venirne colpiti.
Personalmente, quando una cosa è interessante non mi limito mai a mettere il mi piace ma la condivido sempre.
Credo che dovremmo fare tutti così, in questo modo i contenuti più interessanti avrebbero più diffusione fino a magari a diventare virali e così hai visto mai che si riescano a cambiare anche un po’ di cose, forse anche solo a livello di mentalità.
Le parole hanno una loro forza, una loro vibrazione, ma io credo che questo voi lo abbiate già capito se mi seguite sempre con così tanta attenzione e con così tanto affetto.
Facciamole andare in giro, facciamole circolare il più possibile.