La responsabilità professionale medica, conosciuta anche come malpractice, è un fenomeno che è sempre stato presente nella storia della medicina. Si tratta di una questione seria che può avere conseguenze gravi per i pazienti e i medici.
La responsabilità professionale medica è una forma di responsabilità legale che si applica ai medici e a tutti coloro che prestano assistenza medica. Si tratta di una forma di responsabilità penale o civile che può essere applicata ai medici in caso di negligenza professionale, cioè l’incapacità di fornire un livello di cura ragionevole in un determinato caso.
Negli ultimi anni, la responsabilità professionale medica è diventata sempre più una priorità per i medici e le autorità sanitarie. Ciò è dovuto al fatto che le richieste di risarcimento danni sono aumentate e i medici devono essere preparati ad affrontare le conseguenze legali di eventuali errori medici. Purtroppo, questo ha dato luogo in molti casi alla pratica medica difensiva.
Uno dei principali obiettivi della responsabilità professionale medica è quello di prevenire gli errori medici. I medici possono fare ciò seguendo standard di cura adeguati e assicurando che tutti i pazienti ricevano un livello di cura adeguato.
Gli standard di cura sono definiti dalle leggi sanitarie locali e dal consenso generale tra gli esperti medici. I medici devono seguire questi standard per garantire un livello di cura adeguato e prevenire eventuali errori medici.
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vorrei fare un atp per malasanità ma ho visto che tra i vari ctu c’è un medico con il quale ho fatto in passato una visita riguardo all’intervento che ho subito. Se sfortunatamente il giudice mi dovesse assegnare questo medico posso chiedere di cambiarlo? Però non posso provare di aver fatto una visita con lui. Se la conciliazione dovesse fallire chi paga gli avvocati della controparte?
Più che l’ATP consiglio in generale il procedimento ex art. 696 bis cod. proc. civ..
Che significa «tra i vari CTU»? Se hai guardato l’elenco dei CTU presso il tribunale, mi sembra che sia piuttosto lungo e che sia altrettanto improbabile che proprio quel medico possa essere nominato. Nel caso succedesse, ovviamente, potresti chiedere di provvederne alla sostituzione per i motivi che hai già indicato, anche se la mancanza di prove a riguardo potrebbe essere un problema.
Le spese non vengono regolate in base al fallimento o meno della conciliazione, una situazione che, del resto, si farebbe fatica a mettere in capo all’una piuttosto che all’altra parte. Di solito, nei procedimenti ex art. 696 bis cod. proc. civ. le spese non vengono regolate, i magistrati si limitano a rimandare alla successiva fare di merito.
In generale, per le ipotesi di responsabilità professionale fare, come primo passo, un ricorso ex art. 696 bis cod. proc. civ. è la mossa più azzeccata.
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Oggi ti parlo di scienza, fede, diritti, Europa, nazismo, eugenetica, società multirazziale…
Temi sicuramente molto alti e molto complessi, ma credo che una riflessione al riguardo, prendendo spunto dal caso di Alfie, sia doverosa e possa essere molto utile per capire chi siamo e dove stiamo andando.
Era comunque impossibile per me – che mi considero, e vengo generalmente considerato, un giurista che cerca di dare un «volto umano» a questa professione, tentando di metterci il cuore, e soprattutto un cuore vero e sano, non indurito – non parlarti del caso, anche legale, di Alfie Evans.
Il caso di Alfie.
Che cosa c’è che non va in questo caso, perché così tanta gente si è sollevata con proteste, iniziative, preghiere per la sorte di questo bambino che, invece, una parte dell’opinione pubblica considerava semplicemente un malato terminale che non si poteva far altro che «lasciar morire»?
Io – ti dico subito – la penso esattamente all’opposto di questi ultimi, considero gravissimo il comportamento delle autorità inglesi e sconcertante non solo l’indifferenza di tanta parte della popolazione, ma addirittura le giustificazioni che molte persone hanno dato a questo atteggiamento.
La realtà, purtroppo, è che nella morte di Alfie c’è il segno, che non possiamo far finta di non vedere per ragioni che ti illustrerò presto, di un programma eugenetico, che rappresenta l’ideologia ormai dominante nel cosiddetto mondo avanzato.
Sono argomenti molto pesanti e che fanno sicuramente tremare le vene e i polsi, ma proprio per questo vale la pena cercare di comprenderli un po’ più a fondo.
Non sarà un caso se Alfie è morto proprio mentre in Italia festeggiavamo, mi riferisco ovviamente al 25 aprile, la liberazione, da parte degli angloamericani, del nostro paese dal nazismo.
Questo povero agnello è stato immolato per farci capire tante cose…
La Germania di Hitler non avrebbe mai fatto morire così Alfie, questa cosa che è stata fatta nel Regno Unito, paese che per altri versi stimo tantissimo, è un vero e proprio neonazismo, peggiore del precedente, dove il valore della vita umana non c’è, dove esiste solo un ragionamento freddo e cervellotico per cui il materiale umano problematico può essere buttato come merce avariata.
La regola applicata ad Alfie.
Perché queste conclusioni così estreme, peraltro in bocca ad una persona, come me, di solito estremamente moderata nei toni e nei contenuti, tanto che, se mi segui, ti sarai sorpreso?
Si potrebbe dire che, in fondo, si è trattato dell’ennesimo caso sfortunato di malato terminale che non avrebbe potuto essere aiutato e rispetto al quale l’unica soluzione era lasciarlo morire.
Così come purtroppo avviene quotidianamente in tutte le parti del mondo con malati, anziani e così via, negli ospedali, nelle case, negli hospice, al riparo dallo sguardo altrui.
Il punto non è questo.
Ma il fatto che ai genitori è stato impedito dallo Stato con la forza di portare il figlio in altre strutture ospedaliere per una diagnosi ed un eventuale trattamento alternativo.
Guardiamo anche come è stato impedito.
Davanti all’ospedale in cui era ricoverato Alfie sono stati schierati 80 poliziotti Inglesi.
Quindi, vediamo di capire: la regola che vale in queste situazioni qual è?
Io ho un figlio che si ammala, respira a fatica.
Lo porto all’ospedale per farlo curare.
I medici sentenziano che è terminale, anche se ammettono – loro stessi, per primi – che non hanno capito bene che cos’abbia, sanno solo che è una malattia gravissima e terminale e, da quel momento, mio figlio diventa di proprietà dello Stato che ne fa quello che vuole?
Io, che sono il genitore, non posso né portarlo presso un altro ospedale, da un altro specialista, né, ancora meno, portarlo a casa, per farlo almeno morire nell’ambiente a lui familiare, abbracciato alla mamma e al papà?
Questo è quello che è accaduto nel caso di Alfie.
Lo Stato inglese, tramite il suo sistema sanitario dapprima e giudiziario poi, ha deciso che Alfie era «merce avariata».
Una volta deciso questo, però non si è limitato a dire, come forse sarebbe stato anche legittimo, «noi non ti forniamo più un respiratore perché costa ed è carico dei contribuenti ed è comunque, secondo i nostri accertamenti, inutile».
Lo Stato inglese ha detto agli Evans che non solo non ci poteva fare niente, ma che loro ormai non lo potevano portare più da nessuna altra parte e che dovevano rassegnarsi a lasciarlo morire in ospedale.
Poco importa che ci fossero ospedali, come il Bambino Gesù di Roma, disposti ad accoglierlo.
Alfie, un bambino di due anni, era stato valutato «merce avariata» e doveva morire lì dove si trovata e vaffanculo tutto il resto.
Se non è nazismo questo, allora io non so cosa altro possa esserlo.
Alla faccia di tutti quelli che diventano isterici quando qualcuno fa il saluto romano, oppure mettono l’hashtag #iosonounantifascista su twitter, e poi non muovono un dito quando uno Stato assassina un bambino di due anni impedendo ai genitori, viventi e capaci di intendere e di volere, non solo di farlo vedere da altri medici ma persino di farlo morire a casa.
L’eutanasia non si può imporre.
Forse è il caso che qualcuno dica una cosa molto semplice: l’eutanasia non può essere imposta.
Magari può anche essere giusto che sia a disposizione di chi, più o meno volontariamente (qui il discorso sarebbe lungo, ma oggi lasciamo stare), la sceglie, ma non la si può mai imporre.
Questa differenza è esattamente il salto che c’è tra un regime democratico e uno nazista ed eugenetico, dove la morte viene imposta perché un singolo è considerato merce avariata, dannoso per la società, esattamente come hanno fatto dozzine di dittatori, non solo Hitler, ma anche tanti altri, che avevano in comune un unico, identico pallino, quello di formare un «uomo nuovo» (tutti i dittatori sono ingegneri sociali, purtroppo) – peccato che questo famoso uomo nuovo si dovesse creare ammazzando tutti quelli che non rientravano nel disegno.
Mi chiedo anche dove fossero, quando si trattava di discutere di Alfie, gente come la Bonino e Cappato, paladini del diritto all’autodeterminazione che, evidentemente, per queste persone è un diritto che vale qualcosa ed è meritevole di tutela solo ed esclusivamente quando si deve morire, mentre quando chi lo deve esercitare sceglie la vita, allora deve prevalere la decisione dello Stato verso la morte.
Sono stato molto orgoglioso del mio Paese, l’Italia, per una volta nella vita, perché solo in Italia – dove resiste un piccolo zoccolo duro di cattolici e altre persone civili che hanno Dio davvero nel cuore, che è in grado di capire davvero situazioni come queste, in un mondo cosiddetto civilizzato in cui nessun altro le trova rilevanti – c’è stata una sollevazione e un movimento, sia a favore di Alfie che contro questo principio aberrante per cui lo Stato, quando un medico o una equipe di medici, che possono benissimo essere delle egregie teste di cazzo, decidono che tuo figlio è merce avariata, allora tu lo devi consegnare allo Stato perché lo lasci morire dove decide lui.
Cari Inglesi, vaffanculo, mi dispiace.
Credo che a tutto questo sia doveroso dire un «vaffanculo» gigante, quanto più grande possibile.
Sono 22 anni che faccio la professione, ho visto una pletora di errori medici. Ho un armadio a muro pieno di fascicoli in studio, chi vuole venire a vederli, nel rispetto della privacy, può farlo quando vuole. Non ho niente contro la categoria, e ringrazio Dio che esistano e siano a disposizione in caso di problemi, ma si tratta – evidentemente – di uomini che, come tutti, commettono errori.
Se la regola deve essere quella per cui se un medico dice che mio figlio è merce avariata e da quel momento è sequestrato per lasciarlo morire come dice lo Stato allora stiamo sbagliando tutto.
Il culto della scienza.
Abbiamo sostituito la scienza a Dio, ma – come ha ricordato papa Francesco (non uno dei miei pontefici preferiti, peraltro, come saprete) – la scienza non spiega tutto: ci sono milioni di diagnosi sbagliate, ci sono milioni di guarigioni che la scienza non spiega.
La verità evidentissima, sempre più evidente oggigiorno, è che facendo della scienza un vero e proprio dio, l’uomo ha commesso il solito vecchio peccato, da cui le scritture ci mettono in guardia da migliaia di anni: l’idolatria.
La verità, inoltre, è che nessuno, in fondo, ci capisce davvero un cazzo della vita e del corpo umano e che oggigiorno, quando qualcuno ti parla di scienza o di diritti, lo fa solo perché vuole incularti – la seconda parte, quella relativa ai diritti, essendo un avvocato te la posso dare ancora più per certa. Come facciamo a pensare che esistano ancora diritti quanto tutti i giudici e tutte le leggi inglesi sono state contro Alfie? Hai il diritto di entrare in un negozio e che sulla porta di uscita ci sia scritto «uscita», di tutto il resto la legge se ne lava le mani.
I diritti non esistono, la scienza non esiste, esiste il miracolo della vita e ci sono tanti uomini presuntuosi che pretendono di avere la spiegazione per tutto, loro e i loro begli articoli su pubmed che sono talmente tanti che nessun essere vivente potrebbe arrivare a leggerne nemmeno la metà se non facesse altro per tutta la vita – studi spesso progettati a cazzo, eseguiti peggio, letti e interpretati in maniera demenziale.
E questi uomini, questi «tecnici», questi incommensurabili ed infiniti stronzi dovrebbero decidere della vita dei nostri figli in modo così inappellabile? Che poi se mio figlio è ricoverato in un ospedale e la diagnosi è infausta mi mettono 80 poliziotti ed io devo prendere dei contractors per fare un raid e andare a riprendermi mio figlio per portarlo da un altro dottore?
I modelli di civiltà.
Ci sono quattro grandi modelli di civiltà al mondo: quella anglosassone, basata sul capitalismo selvaggio e l’interesse economico come criterio di ogni azione umana, quella islamica, quella dei cacciatori-raccoglitori e quella cattolica romana.
La più bella di tutte è sicuramente quella dei cacciatori-raccoglitori, che corrisponde allo stato naturale dell’uomo, quello che abbiamo avuto per milioni di anni, prima della rivoluzione agricola.
Per noi che siamo nati in cattività (queste parole non sono usate affatto a caso), è difficile diventare cacciatori-raccoglitori.
L’unico modello di civiltà valido, che mi sento di sposare in buona parte, è quello cristiano cattolico, l’unico che di fronte alla vicenda orribile di Alfie ha sentito qualcosa nel cuore.
Sono pieno di compassione e gratitudine per Alfie e la sua famiglia e di orgoglio per il mio Paese e quella parte di esso che ha sentito suo dovere prendersi a cuore questo caso e rimarcare che noi, ci dispiace, ma non saremo mai come gli Inglesi, i Tedeschi, i Danesi e tutti gli altri popoli europei, noi siamo quelli che queste cose non le accettano.
Questo è stato un momento di morte ma anche di luce che dovremo ricordarci per sempre.
E non perché ci siamo inventati una cosa dall’universo pizza e mandolino, ma perché abbiamo una cultura di venti secoli sulla quale insistiamo che queste cose sa bene che vengono da Satana e da nessun altro, una cultura fatta di Agostino, Francesco, Dante, Manzoni, solo per citarne alcuni in mezzo a decine di migliaia – a proposito, anche Shakespeare, come tanti altri Inglesi illuminati (tra cui Oscar Wilde, in punto di morte, ma anche Tolkien, Lewis, ecc.) era cattolico.
Ecco perché l’Italia è martoriata più di altri Stati dal fenomeno delle cosiddette migrazioni, che sono in realtà vere e proprie invasioni bianche, fatte per lo più da maschi adulti provenienti da paesi che non soffrono problemi economici o politici, finanziate dallo Stato e dall’Unione Europea con i soldi dei contribuenti: perché solo qui si annida ancora l’unica vera cultura in grado di opporsi al merdaio del mondialismo.
Esagero parlando di nazismo?
Ho esagerato parlando di nazismo in Europa, ancora peggiore di quello originario?
Facciamo un altro esempio. Guardate questa foto.
Questi sono tre uomini in divisa che costringono una donna a spogliarsi, davanti a tutti.
Anche qui nessuno ha detto nulla, ma è stata una cosa di una vergogna davvero infinita.
Qui siamo a Nizza, in Francia, dove il sindaco si inventa che le donne islamiche non possono portare il velo perché non conforme alla nostra cultura – come se l’Europa, dove trovare una persona che capisce qualcosa è ormai più faticoso che trovare un ago in un pagliaio, avesse ancora una cultura.
Anche qui quelle che diventano isteriche quando si parla di violenza contro la donna sono restate significativamente mute.
Ma come si fa non solo ad ammettere ma addirittura a prescrivere una cosa del genere?
Intanto un uomo, per dovere o per qualsiasi altro motivo, non dovrebbe mai obbligare una donna a spogliarsi di un millimetro di vestiti di più di quelli di cui lei ha ritenuto di coprirsi.
Mai per nessuna ragione.
Io, se fossi stato in uno di quei poliziotti, avrei detto al Sindaco di andarci lui e avrei fatto obiezione di coscienza. Ci sono cose che un uomo, se vuole essere davvero tale, deve rifiutarsi di fare e questa per certo è una di quelle.
Questa è una scena che in Europa non si vedeva dai tempi dei campi di concentramento: un gruppo di maschi in divisa che costringe una donna a spogliarsi per motivi razziali o religiosi.
Io la trovo di una vergogna abissale e mi fa incazzare ancora oggi a più di un anno di distanza.
Ma anche qui nessuno ha detto nulla, anzi sicuramente ci sono stati molti che hanno persino approvato.
Allora, scusate, forse due domande però, come europei, ce le dobbiamo fare.
Prima apriamo le porte a tutti – grave errore, perché la società multirazziale non può funzionare – poi quando gli ospiti fanno cose che non tanto ci piacciono torna fuori l’Hitler che c’è in noi?
Un famoso antifascista, Piero Gobetti, disse molto giustamente che il fascismo è stata l’autobiografia della nazione italiana. Oggi si tende a pensare a Mussolini come uno che è stato calato in Italia da Marte, in realtà è stato portato al potere dal consenso.
Vuoi vedere che qualcosa è rimasto?
Allora che senso ha far venire in Europa persone da ogni parte del mondo con culture diverse e difficili da gestire?
Avevamo la cultura e la tradizione sapienziale più ricca del mondo e della storia – il cristianesimo – e abbiamo buttato tutto nel cesso in nome della modernità.
Abbiamo aperto le porte a tutti e quando tutti arrivano e, comprensibilmente, vogliono fare come insegna la loro cultura, l’unica soluzione che troviamo è recuperare il nazismo?
Conclusioni.
Vuoi vedere, soprattutto, che il mondialismo e la globalizzazione sono peggiori del nazismo?
Perché senza fare nessuna guerra ma in modo sottile uccidono ugualmente le culture, le etnie e le persone, per rendere gli uomini sempre più deboli, introducendo, senza campi di concentramento, strumenti di morte e di divisione, come aborto, divorzio, utero in affitto, disposizioni anticipate di trattamento?
Parliamone.
Direi che sia il caso, altrimenti rischiamo di non sapere dove cazzo stiamo andando.