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Divisioni ereditarie: perché sono sempre difficili?

ho una domanda da farti. DOVE FINISCE L’ AMORE FRATERNO DI FRONTE A UN’EREDITA’ DI 120,00 euro?Illuminami perchè sono figlia unica e non mi è molto chiaro concetto…A me sembrava che avere dei fratelli è un dono del cielo,crescere insieme è già una ricchezza allora perchè tutto svanisce quando si arriva al lutto,successione ecc. Alcuni mesi fa è deceduto mio suocero lasciando in eredità 2 case una delle quali in completo stato di degrado. 3 eredi sono ben sistemati,ciascuno ha la propria casa,la propria famiglia. Niente da fare:discussioni,valutazioni esagerate,tutto quello che prima è stato disprezzato e mandato in malora è diventato”una fonte di ricchezza” .Non esiste più valore affettivo delle cose? Questi fratelli non vedono più il passato? Prima del decesso se ne parlava,sentivo le parole:tra i fratelli ci metteremo d’accordo,non ha senso litigare per 2 catapecchie ecc. Adesso tutto è cambiato. Sono sbalordita e schifata nello stesso tempo.

Le vertenze successorie, cioè di divisione di beni tra eredi, sono sempre molte. Alla radice non ci sono tanto aspetti economici, che sarebbero facilmente risolvibili con una perizia di stima e qualche valutazione equitativa, ma aspetti emotivi conflittuali ben radicati da diversi anni.

Di queste cose, come probabilmente saprai, parla con estrema chiarezza anche il Vangelo (Luca 12, 13-21):

«13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio»»

Se anche Gesù, che ha guarito indemoniati, ciechi, storpi, paralitici, ha resuscitato persino persone che erano già morte, si rifiuta di intervenire in una divisione, lui che non ha mai rifiutato niente a nessuno, questo ci deve far capire molte cose.

Ci fa capire, innanzitutto, che il problema in questi casi è nel cuore dell’uomo e nemmeno Dio, considerato che ci ha dato il libero arbitrio, lo può cambiare, se non è l’uomo stesso a fare un percorso di cambiamento.

Dopo questa premessa molto importante per capire quale è il vero tema in discussione quando si parla di queste cose, come avvocato l’approccio che seguo è sempre quello strategico, che va modulato man mano a seconda di com’è e come si evolve la situazione, cercando fin quando è possibile di usare rimedi di mediazione e riservando il ricorso al sistema giudiziario all’ultima spiaggia.

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Posso trasferirmi con mia figlia se il padre non vuole?

Sono separata da tre anni, voglio trasferirmi a Milano con mia figlia di 12 anni, li ci sono i miei figli.
A Minervino sono sola, con il mio ex non corrono buoni rapporti, lui è contrario al mio trasferimento perché così non vedrà più la bambina nei giorni stabiliti dal giudice. La bambina vuole trasferirsi con me a Milano perché li ci sono i suoi i suoi fratelli grandi ed io lo faccio anche perché ho bisogno di stare con i miei figli e loro pur adulti hanno bisogno di una madre vicina. Il giudice ascolterebbe le mie motivazioni? La minore dodicenne può decidere con chi stare?

È un problema di cui abbiamo parlato molto spesso nel blog, per cui ti invito a fare una ricerca anche nell’archivio dei vecchi post.

Per situazioni di questo genere, ci sono due possibili approcci al problema.

Il primo è quello di invitare il padre di tua figlia davanti ad un mediatore familiare. È un approccio più morbido e magari che richiede anche più pazienza, e forse tempo, ma che, se porta frutto, può essere utile anche su un piano più generale della comunicazione tra genitori, a prescindere dalla questione del trasferimento o meno.

È il sistema che ti inviterei ad esaminare in prima battuta.

Se questo metodo, invece, non lo vuoi o puoi praticare, ovvero se, praticato, fallisce, l’unico sistema è purtroppo quello di un ricorso giudiziale per ottenere l’autorizzazione.

Sicuramente il giudice ascolterebbe le tue motivazioni, ma la sua decisione al riguardo sarebbe imprevedibile. Tua figlia ha diritto di essere ascoltata nel procedimento e può senz’altro dire la sua, questo è sicuramente un fatto positivo ma non conferisce alcuna garanzia.

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Sorella con vita disordinata e dissoluta: che fare?

vorrei sapere se esiste l’obbligo di mantenimento fra fratelli nel caso in cui uno di essi fosse nelle condizioni di non poter provvedere a sé stesso ma per motivi di sua colpa. Abbiamo una sorella ormai 66enne che da sempre crea problemi con i soldi. Vive di lavoretti saltuari che non le bastano per mantenersi, contrae debiti che non restituisce, affitta appartamenti che non paga per poi sparire (e quindi non é dato sapere dove risiede), ha emesso assegni a vuoto, ha tentato di far firmare ai nostri genitori in maniera fraudolenta un’ipoteca sulla loro casa a garanzia di un prestito e così via. Sia noi fratelli che i nostri genitori ci siamo trovati alla porta ufficiali giudiziari e conoscenti che la cercano. Non abbiamo notizie di nostra sorella, ma gli anni passano e il nostro timore é che, con l’avanzare dell’età, io e i miei fratelli siamo obbligati a farcene carico economicamente.

Il codice civile prevede a tutt’oggi, per antica tradizione, la disciplina degli alimenti, agli artt. 433 e seguenti.

Il diritto agli alimenti spetta a chi si trova in stato di bisogno indipendentemente dalle cause che hanno determinato questo stato: anche se esso sia derivato dalla sua condotta disordinata o dissoluta, come sembra essere nel vostro caso. Se tale condotta di vita prosegue, il giudice può solo e semmai disporne una riduzione ai sensi dell’art. 440.

I membri della famiglia sono tenuti agli alimenti secondo il seguente ordine (art. 433 c.c.):

  • 1) il coniuge (se non tenuto all’obbligo del mantenimento per effetto della sentenza di separazione personale);
  • 2) i figli, biologici o adottivi, e, in loro mancanza, i discendenti prossimi (nipoti), anche non matrimoniali ovviamente;
  • 3) i genitori e, in loro mancanza, gli ascendenti prossimi (nonni);
  • 4) i generi e le nuore;
  • 5) il suocero e la suocera;
  • 6) i fratelli e le sorelle

Per quanto riguarda fratelli e sorelle, gli alimenti sono dovuti solo nella misura dello stretto necessario.

Oggigiorno, le disposizioni sugli alimenti sono applicate più di rado che in passato, dal momento che ci sono enti pubblici preposti ad intervenire con provvidenze socio assistenziali, ma non è escluso che anche i parenti vengano coinvolti nell’azione dell’ente pubblico.

Piuttosto a me pare che il vostro atteggiamento sia un po’ troppo passivo e attendista riguardo ai problemi di vostra sorella, nel senso che vi limitate ad avere paura di quello che potrebbe succedere un domani, ma non riflettete invece anche su quello che si potrebbe fare adesso per impedire che vostra sorella, continuando a malgestirsi, si trovi un domani in stato di indigenza.

Da questo punto di vista, forse, potreste valutare un ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno, che sia in grado di assisterla nel mantenere una condotta di vita più ordinata, sia per quanto riguarda gli aspetti finanziari che lavorativi che altro.

Se volete una consulenza per approfondire questa eventualità, che credo potrebbe essere utile anche per definire meglio le vostre posizioni e responsabilità come fratelli, oppure un preventivo per procedere con il ricorso, potete richiederli compilando i moduli appositi nel menu principale del blog.

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Fratello invalido: posso andare all’estero?

ho una sorella più vecchia di me sposata da quasi 40 anni con uno schizofrenico che a vOlte diventa anche pericoloso, un fratello anche lui schizofrenico da più di 30 , abita difronte a me, da poco ho saputo che anche l’altra sorella (non ho rapporti con lei da più di 20 anni) sposata da 15, anche lei con qualche problema…è alcolista grave tanto che in questi giorni è stata ricoverata in una comunità di recupero. Bene il marito di questa, quando lei uscirà dalla comunità vuole separarsi e pensa di mandarla a vivere con mio fratello in quanto la casa che per ora usufruisce solo mio fratello è un eredità e tutti noi fratelli abbiamo una quota, il fratello è interdetto e il suo tutore è il sindaco del paese, ora io chiedo se decido di trasferirmi all’estero e non posso più seguire mio fratello vado incontro a qualche grana?

Gli obblighi alimentari che potresti avere nei confronti di tuo fratello ai sensi dell’art. 433 cod. civ. e quelli, più in generale, che ogni persona ha nei confronti degli incapaci non sono tali da impedirti di trasferirti all’estero o altrove.

Si tratterebbe di una limitazione eccessiva della libertà personale di un individuo.

Ovviamente, se hai sempre seguito tu tuo fratello di fatto non puoi interrompere così semplicemente, ma devi trovare una soluzione e cioè un modo con il quale tuo fratello possa continuare ad essere assistito anche dopo che tu non lo farai più, specialmente se il bisogno di assistenza è assoluto.

Ti conviene, se hai questi progetti, iniziare a muoverti sin da subito, interessando gli eventuali familiari che possono essere in grado di farsi carico di questo problema ma soprattutto gli enti pubblici preposti.

Comincia segnalando la situazione e il caso ai servizi sociali.

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Fratello in stato di bisogno: non devono occuparsene i figli?

mio fratello 63enne viveva con i suoceri ed un cognato,venuti a mancare i suoceri,poi è morta la moglie poi il cognato, rimasto solo altri cognati si hanno preso la casa,mio fratello è stato due giorno in strada,preciso che è pure invalido civile al 100%,ho chiamato i figli,1 a londra ed 1 a novara ma come risposta hanno detto si arrangia,io fratello minore lo ho accudito a casa mia facendogli anche la residenza per le prestazioni sanitarie.
oggi dopo 3 anni mia moglie non ne vuole sapere piu poickè deve accudire i genitori 80enni disabili.
domanda; che devo fare io per non tenere piu mio fratello. chi è responsabile di lui figli o istutizioni

Non è un problema che si possa prestare ad essere trattato con gli strumenti giuridici tradizionali, che sono adeguati semmai solo ad alcuni aspetti limitati dello stesso, mentre mi sembra evidente che occorrano approcci diversi.

In linea di principio, se consideriamo il novero dei soggetti tenuti a prestare gli alimenti, definito dall’art. 433 cod. civ., vengono prima i figli dei fratelli, in ragione del fatto che il vincolo di parentela e di vicinanza anche affettiva nel primo caso è o dovrebbe essere molto più stretto.

Addirittura il codice civile specifica nel caso dei fratelli che gli alimenti sono dovuti solo nella misura dello stretto necessario, relegandoli all’ultimo posto e addirittura con limitazioni rispetto a tutti gli altri parenti ed affini che vengono prima.

Ciò detto, non credo che tu possa trattare il problema depositando un ricorso d’urgenza per la prestazione degli alimenti – non potresti nemmeno essere tu, dovrebbe essere tuo fratello a sottoscrivere la procura per il ricorso. Anche perché avresti la complicazione della notifica a Londra, cosa per la quale saresti almeno facilitato dal regolamento sulle notifiche intracomunitarie, almeno finché il Regno Unito non avrà completato la Brexit.

Io metterei questa eventualità in secondo piano e proverei a chiedere l’intervento dei servizi sociali, tramite una diffida scritta inviata da un bravo avvocato di fiducia sia ai servizi sia a tutti gli enti potenzialmente interessati, sia ai parenti che potrebbero essere tenuti a prestare gli alimenti – in primis i figli – con la miglior formula da individuarsi appunto a cura di questo legale.

Dopo l’invio di questa diffida, in base a quello che sarà accaduto, valuterai poi come continuare a trattare il problema.