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Insegnante denigra indirettamente mio figlio: che fare?

Ieri 9.2.18 una professoressa di scuola media, durante l’incontro di scuola-famiglia, ha comunicato ad una madre di un alunno di vietare l’uscita (extrascolastico) insieme a mio figlio, perché a dire da lei, mio se frequenta mio figlio il rendimento scolastico del figlio della signora calerebbe.
E’ normale che una prof. puo’ dire queste cose?
Nel frattempo mio figlio ha avuto un calo psicologico;
come posso fare per denunciare (prof. e\o scuola) in base a che norma?

Se ho capito bene, una insegnante ha detto ad un genitore che sarebbe preferibile, per quel genitore, che suo figlio non frequentasse, al di fuori della scuola, il tuo, in quanto tuo figlio avrebbe sul primo un’influenza negativa.

Se così stanno le cose, ti sorprenderà moltissimo sapere che non esiste una norma specifica che vieta una condotta del genere, cioè agli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado di dire che determinate frequentazioni sono nocive per il rendimento scolastico.

Su un piano più generale, bisognerebbe vedere se disposizioni di respiro più ampio potrebbero interessare una condotta del genere, ma, prima ancora di vedere questo, bisognerebbe capire quali sarebbero, in ipotesi, le possibilità di dimostrare una condotta come questa.

Ovviamente i colloqui degli insegnanti con i genitori non sono registrati e si svolgono in forma esclusivamente orale, per cui ci sarebbe, sempre in ipotesi, solo la eventuale testimonianza di questa mamma, che, come tale, specialmente di fronte ad una versione più o meno diversa da parte della docente, non avrebbe poi così tanta forza.

Quand’anche, poi, una condotta del genere fosse considerabile illecita in base a qualche disposizione, ci sarebbe da valutare l’esistenza di possibili scriminanti connesse all’esercizio dei diritti e doveri da parte dell’insegnante in questione. Magari questa insegnante ha semplicemente spronato o invitato il figlio di questa signora a fare gruppo o studiare con altri studenti che forse possono aiutarlo più di quello che potrebbe fare tuo figlio, considerati i rispettivi rendimenti.

Valutazioni ad esempio di questo tipo, se espresse con modalità corrette, mi sembrano abbastanza connesse con l’esercizio dei doveri dell’insegnamento e sono fatte quotidianamente da tutti gli insegnanti in ogni tipo di scuola per il bene degli studenti e sembrano, pertanto, in ultima analisi del tutto legittime.

Per quanto riguarda il «calo psicologico» subito da tuo figlio, non so se lo stesso sia da te riconnesso al fatto che il figlio di questa signora abbia smesso di frequentarlo o al fatto di essere stato considerato un’influenza negativa. Nel primo caso, mancherebbe il nesso causale con la condotta dell’insegnante dal momento che si tratterebbe pur sempre di una decisione autonoma dello studente e/o della sua famiglia, nel secondo caso c’è stato qualcuno che ha – ugualmente sempre senza responsabilità dell’insegnante – divulgato una considerazione che in origine era privata e tale avrebbe dovuto rimanere.

A livello legale, ma anche strategico e di opportunità, secondo me non ti conviene aprire una vertenza su una cosa come questa.

Detto questo, però comprendo anche che rimane, in tuo figlio e nella vostra famiglia, una amarezza di fondo derivante dall’essersi sentiti in qualche modo denigrati, cui magari si può tentare di rimediare con strumenti alternativi quali la mediazione o la trattativa stragiudiziale, che consentano, più che di piantare una lite, di ottenere un chiarimento.

Più di una lettera di doglianze da parte di un avvocato alla scuola, che avrebbe se non altro il valore di far sapere a tuo figlio che la sua famiglia crede in lui ed è disposto a tutelarlo quando opportuno, non mi sentirei insomma di fare o consigliare. Certo, poi dipenderebbe dalla risposta della scuola.

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