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Tutte le strade portano a boh.

Dovrei sistemare la fogna della mia abitazione in centro storico. Ho chiesto l’autorizzazione al comune il quale mi ha risposto che la strada è un andito comune e non pubblica, negandomi i lavori, nonostante la strada esiste da più di 100 anni è asfaltata ci sono i servizi pubblici, fogna acqua, illuminazione pubblica, e inserita nella toponomastica. Quindi non so come fare e sono sette anni fuori casa e nessuno (tribunale, comune ecc.) mi risolve il problema, a chi mi posso rivolgere? Il prefetto?

Se vai a parlare con il Prefetto per chiedergli di sistemarti le fogne di casa, desidero essere presente personalmente.

Per il resto, il primo passo per poter trattare una situazione di questo genere sarebbe esaminare le motivazioni di diniego da parte del comune all’autorizzazione a fare i lavori, ovviamente nello specifico, consultando il provvedimento negativo.

Le situazioni giuridiche delle strade, volendo fare qualche osservazione più generale con l’occasione, sono spesso molto complicate. Mi limito a dire che la strada che ti interessa potrebbe avere natura privata nonostante sia dotata di servizi pubblici e inserimento nella toponomastica.

Questa è la tipica situazione delle strade vicinali, ad esempio. La stessa strada che si trova davanti a me in questo momento, prospiciente a casa mia, ha una situazione giuridica simile: è oggetto di proprietà privata, ma c’è un servitù di passaggio pubblico e c’è un lampione con energia alimentata dal comune, oltre che svariati impianti di cui non ho nemmeno contezza essendo sotterranei.

Come dico spesso, quando si ha un problema legale, la persona a cui rivolgersi è sempre un avvocato, non ci sono soluzioni magiche o veloci a molti problemi, si può solo provare a trattarli per vedere che cosa ne esce fuori, questa è la situazione a volerla rappresentare onestamente.

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Diffida ricevuta per lavori iniziati

nel 2018 ho ereditato un terreno da mio padre che confina con una strada vicinale gestita da un consorzio; abbiamo iniziato sul lato interno del terreno senza alcun tipo di manomissione alla pulizia del muro (che tra l’altro si trova in dislivello rispetto al piano stradale) e alla predisposizione di un eventuale accesso con cancello. Ora per accedervi utilizziamo l’ingresso originario di mio padre. Il consorzio ha inviato una lettera di diffida a mio padre dal continuare i lavori considerato che non era stata chiesta autorizzazione. Vorrei sapere: 1) eravamo obbligati alla comunicazione del passaggio di proprieta’ e nel caso siamo passibili di sanzioni? 2) considerato che i lavori sono stati eseguiti solo sulla nostra proprieta’ siamo ancora in tempo per richiedere la autorizzazione? 3) vi e’ la possibilita’ che la nostra richiesta possa essere rigettata? Mio padre annualmente versa una quota x tale consorzio.

Non sono in grado né di rispondere alle tue domande, né di capire bene quello che è successo: se rileggi il tuo messaggio con attenzione, puoi renderti conto che la descrizione dei fatti è in parte, purtroppo, incomprensibile. Si può, è vero, tentare di immaginare, ma l’immaginazione nella pratica giudiziaria non è uno strumento ammissibile.

Quello che ti posso dire è che se avete ricevuto una lettera scritta è opportuno rispondere per iscritto, dopo un adeguato approfondimento della situazione e dei profili giuridici del caso. In tali situazioni infatti in cui c’è già un principio di documentazione, proprio per tutelarsi devi partecipare alla formazione di questa documentazione in modo che sia a te favorevole.

Trattandosi di immobili, peraltro in relazione ad una figura, quella delle strade vicinali, che spesso non è di facile inquadramento e nemmeno tutti i giuristi conoscono, ti conviene assolutamente far stilare la lettera di risposta da un legale, che potrà, in quell’occasione, compiere quell’approfondimento necessario per poter inquadrare correttamente il caso.

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CTU: se una parte non lo paga, paga tutto l’altra?

mio padre ha attualmente in corso una causa con un architetto che a seguito di lavori svolti presso la sua abitazione, ha provato ad estorcergli 6mila€. Nel corso della causa il giudice ha nominato un perito che ha effettuato una perizia presso l’abitazione di mio padre ed al seguito di quest’ultima si è visto richiedere dal tribunale il pagamento di € 900 quale somma dovuta al perito. Mio padre ha regolarmente pagato entro i termini prefissati, ma pochi giorni dopo è stato contattato dalla banca perché il tribunale ha eseguito un pignoramento di €2900 e rotti in quanto la controparte non ha pagato il perito, essendosi dichiarata nullatenente (un architetto che gira con un mercedes da 90 e più mila €). Vorrei sapere se questa cosa fatta dal tribunale è giusta e se ci sono mezzi per opporsi al pignoramento. Di certo sto vivendo in prima persona lo schifo del sistema giudiziario italiano.

La giustizia di questa cosa ognuno deve valutarla da sé, qui non discutiamo, generalmente, di cosa è giusto o meno, ma di quello che è legittimo o illegittimo, cioè previsto e consentito dalla legge, o meno, a prescindere dall’eventuale giustizia o ingiustizia.

A questo riguardo, ti devo dire che la cassazione, ad esempio, ha più volte ribadito la regola secondo cui l’obbligo di pagare la prestazione eseguita dal consulente tecnico d’ufficio, o CTU, ha natura solidale ex art. 1294 c.c., in considerazione del fatto che la sua prestazione viene svolta nell’interesse di tutte le parti del giudizio (Cass, n. 6199/96 ed altre ivi citate; 2262/04; 17953/05; 20314/06; 23586/08).

Quando una obbligazione è solidale, il creditore, nel nostro caso il CTU, può richiedere l’intero pagamento ad uno qualsiasi dei condebitori, mentre saranno poi i condebitori a regolare gli obblighi tra loro mediante l’esercizio dell’azione di regresso.

Quando in una obbligazione ci sono più debitori, peraltro, la solidarietà è la regola e la soluzione diversa, che si chiama parziarietà, rappresenta l’eccezione; un esempio di obbligazioni parziarie sono quelle successorie: qui il creditore può chiedere ai singoli eredi solo la rispettiva parte di ciascuno di essi e non l’intero.

Quindi tutto quello che è accaduto è legittimo ed è previsto così perché il CTU, che viene chiamato a prestare la propria opera lavorativa all’interno di un processo senza avere alcuna colpa di eventuali malefatte compiute dall’uno o dall’altra parte, è bene che abbia le maggiori garanzie possibili di ricevere il proprio compenso, anche perché, come ricorda la cassazione, lui lavora cercando di agevolare l’accertamento della verità, cosa che dovrebbe essere nell’interesse di entrambe o tutte le parti del giudizio.

Sotto un altro profilo, comunque, tuo padre non avrebbe dovuto apprendere del pignoramento dalla telefonata della banca, perché, se è vero che il decreto di liquidazione del CTU è titolo esecutivo, è anche vero che la notifica del precetto resta pur sempre necessaria. Tuo padre, dunque, prima del pignoramento avrebbe dovuto ricevere la notifica del precetto. Se l’ha ignorata, purtroppo, deve imputare a sé l’aver fatto andare avanti il pignoramento, con la successiva crescita esponenziale delle spese legali e correlativa figura non eccezionale con la banca.

Per quanto riguarda la causa attualmente pendente, direi che sarebbe stato meglio procedere, in un caso del genere, con un ricorso ex art. 696 bis cpc per CTU preventiva, ma ormai il discorso, essendo la CTU stata fatta, è superato.

Potete valutare l’azione di regresso nei confronti dell’architetto, e magari un esposto disciplinare, per dire di più bisognerebbe vedere la documentazione del pignoramento e quella anteriore e successiva.

al termine della locazione commerciale si può recuperare il valore dei miglioramenti praticati nell’immobile?

Ho affittato un locale commerciale nel dicembre 2010 per aprire un franchising di accessori in localita’ cuorgne’ canavese,dopo un anno utilizzando solo una piccola parte del locale(m.30-totale locale 220)ho mandato la raccomandata per recedere dal contratto di locazione avendo trovato un locale idoneo con meno spese di affitto e condominiali.Quando entrai nel locale dovetti eseguire molti lavori tra cui pavimentazione dell’intero locale e impianto elettrico visto che lo stesso ne era sprovvisto.Ora vorrei gentilmente chiedervi se posso recuperare completamente o parzialmente i costi sostenuti per iniziare la mia attività.

È un aspetto che avreste dovuto regolamentare specificamente nel contratto, o comunque per accordi successivi con il proprietario. È vero, da un lato, che il locatore è tenuto a consegnare una cosa «idonea all’uso cui è destinata», ma bisogna, ancora una volta, vedere cosa prevede il contratto sul punto, e cioè se l’uso era stato specificamente indicato o meno. In alcuni contratti di locazione, poi, il conduttore non ha la facoltà di fare nessun lavoro e se viola questo divieto deve provvedere a sue spese alla riduzione in pristino prima della riconsegna al proprietario. Conviene che tu chieda una consulenza ad un legale, facendogli esaminare il contratto.