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Che cosa fare quando il tuo capo vuole licenziarti e riassumerti tramite una cooperativa?

Sono un’infermiera di 48 anni assunta con contratto a tempo indeterminato (studi professionali) presso uno studio associato di medici di base della regione Veneto. Ho un’anzianità di servizio di 5 anni. I miei tre datori di lavoro mi hanno comunicato che intendono interrompere il rapporto di lavoro diretto con me e la mia collega per “passare” a una Cooperativa Sociale, la quale ci riassumerà. Noi continueremo a lavorare “come prima” nello studio ma alle dipendenze della cooperativa con il contratto delle cooperative sociali. Mi risulta che questo in base all’art. 126 del CCNL Studi Professionali sia un caso di “licenziamento simulato”. Ci hanno anticipato che dovranno chiederci di dare le dimissioni in questo modo potremo essere riassunte dalla cooperativa mantenendo lo stesso trattamento economico, ma è tutto molto fumoso. Come mi devo comportare? Rifiutare le dimissioni? Farmi licenziare e poi riassumere? Lo studio è piccolo e fino ad ora i rapporti sono stati buoni.

L’art. 126 del contratto collettivo nazionale per i dipendenti degli studi professionali prevede quanto segue: «Il licenziamento del lavoratore seguito da nuova assunzione presso la stessa sede di lavoro deve considerarsi improduttivo di effetti giuridici quando sia rivolto alla violazione dei diritti del lavoratore e sempre che sia provata la simulazione. Il licenziamento si presume comunque simulato – salvo prova del contrario – se la nuova assunzione viene effettuata entro un mese dal licenziamento».
Quindi un minimo di tutela per i casi come il tuo è prevista, anche se l’onere di dare comunque la prova della simulazione suscita un po’ di perplessità, anche a fronte dell’eventualità che il nuovo contratto venga redatto, come non mi stupirei se avvenisse, in modo da creare una parvenza di verosimiglianza, ad esempio indicando come sede di lavoro, almeno sulla carta, una diversa unità produttiva.
Bisogna, d’altro canto, guardare in faccia la realtà: con questa operazione i tuoi datori non ti danno assolutamente qualcosa in più, né ti mantengono nella stessa posizione di prima: se passi, da dipendente quale sei ora, a lavorare per loro come socia di una cooperativa sociale può anche darsi che tu mantenga lo stesso stipendio a fine mese, ma perdi molti diritti, ad esempio sei molto meno tutelata da ipotesi di licenziamento «effettivo», e probabilmente anche ulteriori e diversi trattamenti economici ne saranno intaccati, come quello pensionistico, visto che la contribuzione non è certamente corrispondente (ma di questo, ovviamente, ti accorgerai solo in futuro).
Detto questo, non mi sento nemmeno di gettare completamente la croce addosso ai tuoi datori di lavoro che stanno facendo quello che purtroppo fanno molti altri datori in questo periodo, dando luogo al più vasto fenomeno di precariato che si sia mai avuto in Italia dal secondo dopoguerra. Alcuni di questi datori vi sono veramente costretti, nel senso che se non riuscissero a trovare forme di inquadramento alternativo dovrebbero sopprimere il posto di lavoro, altri semplicemente se ne approfittano.
Alla fine di tutto, io ti consiglierei di parlare apertamente e con chiarezza con i tuoi datori di lavoro. Nelle piccole realtà economiche come sono generalmente gli studi professionali si è un po’ tutti, in una certa misura, sulla stessa barca. Ovviamente, poi, dovrai fare anche valutazioni di stretta convenienza, perché se è vero che con questa operazione ti stanno togliendo alcuni diritti, è anche vero che non ci sono molte alternative in un periodo come questo, anche se la professionalità dell’infermiere è abbastanza richiesta.