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Note dell’episodio.
In questa puntata del podcast non parliamo di un problema legale, ma di un problema personale, a partire sempre da una domanda mandataci da una nostra ascoltatrice tramite messaggio vocale su whatsapp. Rispondendo a questa ragazza, con il metodo tipico del counseling che utilizzo con le persone che seguo direttamente, ho toccato molti temi interessanti per la crescita personale e l’uscita dalls sofferenza. Pertanto ho effettuato una trascrizione curata di questo episodio, in modo che sia fruibile da quante più persone possibile. Si tratta comunque di temi di cui ti tornerò a parlare, perché sono molto importanti per qualsiasi ipotesi di cura della persona.
Aggiungo solo che il tema di come uscire da una relazione disfunzionale è centrale per tantissime persone. Proprio stamattina sono stato due ore con una persona che, dopo dieci anni, deve ancora uscire del tutto dalla relazione col marito…
Riferimenti.
Trascrizione.
Data l’importanza degli argomenti trattati, per questa puntata del podcast ti ho preparato una trascrizione curata, cioè editata e sistemata, in modoc he i contenuti possano essere fruiti anche in questo modo. Ti raccomando però sempre di ascoltare la puntata in originale, magari due o tre volte, per assorbire meglio i concetti.
Introduzione
Buongiorno. Oggi ascoltiamo un quesito di tipo personale, non è un problema di tipo legale come quelli che vediamo di solito, ma un problema appunto di tipo personale, che vedremo di affrontare dal punto di vista del counseling, ma sentiamo prima un attimo la nostra sigla…
Sono Tiziano Solignani avvocato cassazionista, mediatore familiare e counselor. Oltre vent’anni fa ho aperto il blog degli avvocati dal volto umano pensando che dovesse esserci un mondo diverso e più umano di affrontare i problemi legali. In questo podcast, rispondo a domande lasciatemi per iscritto o tramite messaggio vocale da utenti della rete che hanno problemi legali o personali, intervisto esperti su temi di grande interesse e propongo riflessioni e approfondimenti in cui condivido la mia esperienza di oltre due decenni per evitare alle persone di incorrere in problemi o prendere vere e proprie fregature. Iscriviti al podcast e al blog all’indirizzo blog.solignani.it per non perdere consigli fondamentali o interviste interessanti su temi utili per la vita di tutti i giorni. Puoi seguire i blog e il podcast via mail o tramite il canale telegram. Lascia la tua recensione sul podcast su iTunes. Se vuoi comprare un’ora della mia attenzione sul tuo problema puoi acquistare una consulenza dalla home page del blog.
Bene, adesso sentiamo la domanda che ci ha mandato la nostra ascoltatrice tramite il solito messaggio vocale.
Ricordo che anche tu puoi mandare un messaggio collegandoti alla home page del blog all’indirizzo blog.solignani.it e facendo tap sul pulsante verde in basso a destra.
La domanda
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Buonasera, ho di recente chiuso una relazione che presentava queste caratteristiche sin da subito la persona che frequentavo ha dimostrato un forte attaccamento verso di me ed un forte desiderio di voler definire la relazione anche se in tempi molto brevi. Poi a questa prima fase per così dire idilliaca in cui quella persona sembrava ricalcare tutte le caratteristiche da me desiderate, ne è seguita una di svalutazione in cui, la persona sembrava pretestuosa per creare litigi molto spesso per tutte le ragioni, dove si innescava un forte senso di colpa per poi approdare a una fase finale di abbandono e chiusura. A questo abbandono io penso di essere appunto la causa della rottura reagivo con determinazione al fine di trovare una soluzione e poter ripristinare la relazione questa sorta di rituale, un meccanismo, se in un primo momento mi sembrava essere giustificato da una serie di paure, di insicurezze, provate dalla persona poi nel ripetersi ciclicamente abbia creato un forte senso di inadeguatezza impotenza e sofferenza questo mi ha spinto a documentarmi con video di psicologia su YouTube anche grazie all’aiuto di persone esperte al fine di trovare una spiegazione. Sono giunta alla conoscenza di un ambito estremamente complesso ed ampio come quello dei disturbi di personalità e si è instaurata in me la consapevolezza di essermi a trovata all’interno di una relazione tossica con un manipolatore affettivo probabilmente affetto da narcisismo ora, pur avendo chiusa la relazione, mi trovo spesso a dover gestire all’altalenanza di momenti di forte mancanza quasi di astinenza ed altri più sopportabili in quanto la relazione aveva alimentato questo dualismo tra emozioni forti positive e negative a punto da creare una vera e propria dipendenza. Ora le chiedevo per chi appunto si fosse trovato all’interno di queste **relazioni tossiche** con persone disturbate comunque affette da patologie disturbi di personalità quale fosse il percorso per poter uscirne e soprattutto quale spiegazione darsi al fine di comprendere perché si siano tirate la nostra vita e conseguentemente condurci alla **guarigione** delle nostre **ferite primordiali** o a poter dare inizio a un percorso di crescita che ci permetta poi in un futuro ha di non attirarle nuovamente grazie
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Le mie osservazioni
Attenzione alla mentalizzazione
Cosa si può dire, quali sono le osservazioni che si possono fare relativamente alla tematica, a quello che ci ha raccontato, ai problemi che ha posto la nostra ascoltatrice?
In generale mi sento di fare un’osservazione e cioè che queste situazioni non si prestano ad essere affrontate bene con una eccessiva mentalizzazione…
Facendo un attimo una premessa più generale, qui oggi noi tendiamo a vivere – questa è un una circostanza che viene ricordata da tutte le persone che si occupano di spiritualità – tendiamo a vivere troppo nella mente e troppo poco nel cuore, siamo nell’epoca della mentalizzazione, c’è anche un post nel blog in cui parlo di questo, che metterò nelle note dell’episodio, siamo nell’epoca della mentalizzazione anche per via di alcune rivoluzioni alienanti che ci sono state durante la storia dell’uomo, a partire da quella agricola per finire con quella attuale, quella digitale, che ci hanno portato a vivere sempre più nella mente astratta, nella mente logica e a essere sempre più sconnessi dal cuore e dalla dimensione emotiva, che è una dimensione che dobbiamo recuperare…
Questa la prima osservazione che mi viene mente vedendo il gesto di una persona che ha sofferto in una relazione emotiva disfunzionale e che ha cercato degli strumenti di soluzione in una disamina logica, in quello che offre la scienza a riguardo, che é un’operazione che qualche perplessità la suscita, nel senso che oggi pretendiamo di risolvere tutto grazie alla scienza anche le dinamiche emotive spirituali ma qua c’è qualcosa che secondo me stride, è impossibile non sentire questo stridore, perché quando andiamo a parlare di emotività – e le relazioni sono emotività – non sono aspetti scientifici, non è un lavoro é una dimensione legata alla sfera emotiva, l’approccio scientifico a mio giudizio mostra diversi limiti, può essere un approccio di partenza, come nella famosa immagine della scala, nell’ultima pagina del romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa.
Ti porta fino a un certo punto poi dopo, per arrivare dove devi arrivare davvero, la scala la devi buttar via e passare ad altro, la scala credo che sia la metafora della scienza, della tecnica, degli strumenti… Poi occorrono altre cose, l’intuito, la consapevolezza…
Non mi ricordo più quale popolo dicesse – probabilmente i nativi americani, lo ricorda Scardovelli in uno dei suoi video meravigliosi che consiglio a tutti di guardare, Scardovelli è un vero gigante della spiritualità e dell’anima – quale popolo dicesse che noi europei eravamo sostanzialmente pazzi perché vivevamo costantemente nella testa, mentre invece bisogna vivere nel cuore.
C’è molta verità in questa questa considerazione, dobbiamo scendere oggigiorno di un piano dal piano di sopra, quello mentale, al piano inferiore, quello emotivo, anche perché la famosa scienza, che io così poco considero ha comunque fatto uno studio, una rilevazione statistica, che che ci dice che chi vive di più nel cuore è la persona mentalmente più equilibrata, più centrata, di solito più sana che esista, mentre chi è mentalizzato, e quindi è sempre preda della logica, è una persona molto più spesso, almeno di solito…
Le tre grandi dimensioni dell’uomo.
Noi abbiamo tre grandi dimensioni come uomini dalla più superficiale la più profonda: la mente, la emotività quindi il cuore, e l’inconscio.
L’inconscio è quello che ci governa davvero, di cui noi non abbiamo consapevolezza, e non la possiamo avere, anche se pian piano scivola nella dimensione emotiva. Va però fatto notare, vorrei farti notare, come oggigiorno noi se siamo finiti per dare importanza preponderante alla mente razionale che l’aspetto più superficiale di tutta la nostra esperienza come uomini e non è nemmeno quella che ci può guidare molto bene perché le disfunzionalità della mente razionale sono tante, sono anche molto frequenti, chi razionalizza troppo è un po’ il problema di oggi no, quindi la prima indicazione che mi sentirei di dare è proprio quella di tornare al cuore, scendere un piano dalla testa al centro del petto, portare questi problemi, iniziare ad affrontarli da un punto di vista emotivo, questa come prima indicazione.
Sempre Scardovelli parla della mente e dell’inconscio ad esempio paragonandoli rispettivamente ad una zanzara e un elefante, dove la zanzara tenta disperatamente di pungere l’elefante per fargli cambiare direzione, ma l’elefante non si accorge nemmeno e probabilmente non viene nemmeno punto, perché la zanzara non riesce nemmeno a penetrare la pelle spessa dell’elefante.
Questa è una metafora che mi piace moltissimo, perché effettivamente è come viviamo noi: abbiamo delle menti che ci mandano in continuazione dei messaggi come dovresti fare questo, dovresti fare quello, non devi fare quello, non devi fare quello, adesso faccio così, adesso faccio cosà, che non solo non servono a niente, perché comunque la nostra essenza più profonda ha già preso un’altra direzione, ha già fatto delle altre scelte e ci possono essere 1000 motivi per queste scelte e questi motivi sono comunque destinati a restare in parte sconosciuti, in buona parte sconosciuti…
La mente ci tortura
Un aspetto che c’è da sottolineare riguardo di ciò è che non solo queste decisioni della mente razionale, tutto questo agitarsi, tutto questo voler prendere il controllo, sembra veramente un parto… La nostra mente razionale è un omino minuscolo dentro a un qualcosa di gigantesco che si agita, strepita, come se volesse prendere il controllo di una cosa enorme, molto più grande di lei, molto più grande di lui.
Tutto questo movimento della mente non solo non serve a niente, ma è una forma di violenza che noi facciamo noi stessi e questo non va bene, non va bene perché il primo comandamento, comandamento inteso sia in senso cristiano, ma in senso universale, la prima cosa che ogni persona deve fare è amare se stessa e non giudicarsi, mentre la mente ci giudica in continuazione: hai mangiato troppo di nuovo, non hai fatto allenamento di nuovo, non hai ancora incominciato a studiare, non hai fatto il corso, non sei stato bravo sul lavoro, non sei stato bravo con il tuo partner, devi fare questo, devi fare quello…
È come se ognuno di noi avesse dentro la testa oggigiorno un torturatore… Guardate che questo è molto vero, molto vero e questo è un altro motivo per cui bisogna comunque sistemare il dialogo interno…
Cosa fare in una relazione disfunzionale
Abbiamo messo insieme alcuni spunti, dobbiamo cercare di essere gentili con noi stessi, quindi la nostra ascoltatrice è caduta in una relazione disfunzionale, ma non se ne deve fare una colpa sono cose che possono accadere, non è colpa sua, è un’esperienza di vita, ogni istante di vita vale la pena di essere vissuto, ovviamente ogni istante ha un sapore diverso, può essere un sapore di dolore, di sofferenza, o sapore di gioia, di felicità, come di migliaia di altre sfumature di emozione…
Dobbiamo accogliere questi momenti tutti con gli occhi aperti come nella nella celebre poesia di Rumi, La locanda, che poi magari vi metto nelle note dell’episodio, che per me è il testo che più di ogni altro ci dice che cos’è la mindfulness o meditazione di consapevolezza, che è un altro sistema per arrivare a questo tipo di approccio all’esistenza, di questo modo di vivere la vita su cui torneremo tantissimo perché è uno strumento in cui io credo molto e di cui torneremo a parlare spesso, magari faremo una puntata apposita o più puntate sulla mindfulness.
Bene, quindi la nostra ascoltatrice ci dice anche un’altra cosa abbastanza importante e cioè che lei sta soffrendo, perché comunque aveva un attaccamento.
Questo è un po’ il bello del counseling, che consiste innanzitutto in una fase di ascolto non giudicante…
Quando l’ascolto non è giudicante le persone ti dicono da sole che cosa hanno che non va o che ritengono disfunzionale, che cos’è che dà loro fastidio qual è in sostanza il loro problema, tra virgolette il problema della nostra ascoltatrice lei ce lo ha detto molto chiaramente, lei ci ha detto «io mi sono resa conto che mi sono legata ad una persona disfunzionale in una relazione disfunzionale ma al contempo questa persona mi manca addirittura fino a livelli di dipendenza», o fino ad usare il termine dipendenza per descrivere l’intensità della mancanza.
Ovviamente non è una dipendenza, ma se la nostra ascoltatrice ha usato questo termine, questa parola specifica significa semplicemente che la mancanza è molto alta…
Siamo frammentari.
Qui bisogna richiamare un altro concetto molto importante che fa riferimento al fatto che noi non siamo unitari, questa é una cosa che noi dobbiamo accettare, noi non siamo unitari, non siamo coerenti, non siamo fatti di una parte sola: siamo fatti di più parti in contrasto tra di loro.
La unitarietà, la visione di noi stessi come esseri unitari, è un altro precipitato della mentalità razionale, la mente ci vorrebbe sempre dicotomici, o bianchi o neri, o si o no, o su o giù, o qui o lì… Noi in realtà non siamo così, quindi concepirci in questo modo e pretenderci in questo modo è l’ennesima violenza che non facciamo noi stessi…
Lasciamo perdere questa forma di violenza e accettiamo di essere composti da parti diverse che sono spesso in contrapposizione tra loro… Guardate che ogni singolo individuo è come se fosse uno stato dove c’è una popolazione che si presenta alle elezioni determina una maggioranza, o se vogliamo indice un referendum, svolge un referendum, si determina la maggioranza e quello che la persona fa è il risultato di queste votazioni, di questo referendum: ci sarà sempre una parte soddisfatta e ci sarà sempre una parte in sofferenza.
Questo è esattamente quello che è accaduto anche alla nostra ascoltatrice, ma accade a tutti noi in continuazione… Lei si è resa conto che questa persona è disfunzionale e che questa relazione non la stava portando da nessuna parte, ma parti di lei comunque ancora, a parti di lei comunque ancora manca questa relazione manca questa persona, quindi la presa di consapevolezza almeno a livello mentale che c’è stata riguardo la disfunzionalità di questa relazione di questa persona non è stata sufficiente per determinare una uscita completa da questa esperienza…
Questo è normalissimo, è quello che accade a tutti noi, nessuno escluso: non succede mai che usciamo da una situazione, da una persona alla quale ci siamo legati, in maniera automatica.
Anche se questa persona commette delle cose gravissime nei nostri confronti, noi comunque siamo bagnati di questa persona, non asciughiamo in quattro e quattr’otto, possiamo prendere una spinta che ci determina un cambiamento, ma questo cambiamento richiederà molto tempo per avvenire e magari in alcuni casi non avverrà mai del tutto, c’è un legame che rimane.
Innescare la crescita personale.
Bene, allora, una volta che abbiamo fatto tutti questi discorsi, che cosa deve fare, che cosa può fare la nostra ascoltatrice dal punto di vista più concreto?
Intanto il tema della crescita personale è importante, non mi ricordo più chi abbia detto che lo scopo della della persona umana, di ogni uomo, è quello di costruire se stesso ed è uno scopo che dura per tutto l’arco della vita della persona… Questa secondo me è una grandissima verità, nel senso che noi nasciamo e poi dobbiamo continuare a nascere ad una versione nuova di noi stessi tutti i giorni della nostra vita, una versione nuova e possibilmente migliore, ma non migliore solo per la società, migliore per noi stessi, migliore per vivere più consapevolmente e quindi più felicemente, che è poi l’insegnamento delle grandi tradizioni sapienziali planetarie, per cui anche il cristianesimo ma il buddismo il taoismo le tradizioni indiane, tutte quelle che volete, che sono tradizioni di sapienza volta ad evitare il dolore per gestire il dolore e a consentire all’uomo di essere sempre più consapevole e più felice, per cui noi dobbiamo diventare sempre la versione migliore di noi stessi.
La mindfulness.
Quando parlo di saggezza, non parlo di saggezza mentale, abbiamo visto che la mentalizzazione è un problema oggigiorno… Parlo di un’evoluzione profonda della persona, un’emozione profonda, emotiva e se possibile anche inconscia, col tempo quindi cambiare proprio la base della personalità per quanto si possa fare molto di quanto una persona possa dire su queste cose comunque andare verso le cose buone le cose giuste quello che ci insegnano appunto le tradizioni sapienziali.
Qual è lo strumento nell’immediato che si può utilizzare per affrontare situazioni di questo genere? Io credo che sia la meditazione di consapevolezza o mindfulness. La mediazione di consapevolezza è tante cose e magari dedicheremo a questo tema una o più puntate del podcast come accennavo prima, ma è comunque intanto questo che mi preme sottolinearti, la mindfulness é una pratica, quindi va un attimo capita, ma poi bisogna praticarla, è una forma di meditazione, quindi chi la vuole praticare può prendersi uno dei tanti libri che ci sono in circolazione, eventualmente nelle note dell’episodio ti posso mettere il link al testo che uso io, che guarda caso è un testo a cui sono collegati anche dei supporti multimediali, cioè dei file audio che contengono le meditazioni da fare, quindi tipicamente è una forma di meditazione che si fa sedendosi e focalizzando l’attenzione su respiro.
Si sceglie il respiro perché il respiro è un oggetto di meditazione sempre a disposizione, oltre a essere collegato con la nostra energia al centro dell’universo e questi discorsi, è comunque un oggetto di meditazione sempre a disposizione si possono usare anche altre cose tipo la fiamma di una candela, io ad esempio faccio meditazione sul corpo quando faccio allenamento, perché quello che per sviluppare, quello che è molto importante quando si fanno degli allenamenti specialmente di muscolazione e la propriocezione, l’importante è che l’attenzione si focalizzi.
C’è un articolo molto bello, che ho dato la settimana scorsa ad una mia cliente del counseling, di Nicoletta Cinotti sulla cura dell’attenzione, dove si ricorda ancora una volta che la gestione dell’attenzione è una cura in sé a prescindere dall’oggetto, nel senso che se tu riesci ad uscire da quello stato di attenzione distribuita e disordinata in cui si vive di solito, in cui viviamo di solito oggigiorno con l’attenzione che salta da un oggetto all’altro e riesci a restare focalizzato su una determinata cosa per un certo periodo di tempo immediatamente ottieni un miglioramento del tuo stato emotivo.
Questa è una grande verità, una grandissima verità, anche la lettura che venga fatta con un libro cartaceo classico o con un ebook reader che però non abbia tutte le distrazioni tipiche di un cellulare, di notifiche che arrivano in continuazione o cose di questo genere, è una forma di meditazione tant’è vero che molte persone leggono non tanto per acculturarsi, quanto perché è un qualcosa, è un gesto che le fa sentire meglio, perché per mezz’ora o un’ora pensano solo al libro che stanno leggendo…
E questa a focalizzazione dell’attenzione, che diventa come un laser su un oggetto singolo, è un gesto che ci dà enormi benefici, provare per credere, è una pratica quindi non parliamo più in generale bisogna provare a farlo se volete prendete il libro, altrimenti potete anche cercare su Internet, altrimenti fate semplicemente quello che vi ho detto, vi sedete chiudete gli occhi focalizzate l’attenzione sul vostro stesso respiro senza comandarlo senza regolamentarlo, limitandovi ad osservarlo andare su e giù come osservereste ad esempio le onde del mare che in continuazione si infrangono lungo gli scogli o la riva…
Conclusioni.
Bene per oggi è tutto, come sempre soluzioni preconfezionate scientifiche o pillole da prendere non ce ne sono, ci sono delle cose che si possono fare quindi iniziare a meditare, continuare la crescita personale, prendere sempre più consapevolezza e questo lo si ottiene grazie alla meditazione, cercare di scendere di un piano dalla testa al cuore, accettare tutte le emozioni della nostra vita, comprese quelle sgradevoli, esattamente come nella poesia della locanda di Rumi.
Ok per oggi è tutto, direi che abbiamo affrontato argomenti anche molto interessanti, meritevoli sicuramente di futuri approfondimenti.
Grazie per avermi ascoltato, resta sintonizzato abbonati al podcast e se credi manda anche tu il tuo quesito collegandoti all’home page del blog all’indirizzo blog.solignani.it facendo tap sul pulsante verde in basso a destra grazie ciao e buona giornata un abbraccio.
La locanda
«L’essere umano è come una locanda. Ogni mattina un nuovo arrivo. Momenti di gioia, di depressione, di meschinità, a volte un lampo di consapevolezza giunge come un visitatore inatteso. Dai loro il benvenuto e intrattienili tutti! Anche se c’è una moltitudine di dolori, che violentemente svuota la tua casa portando via tutti i mobili, tratta ugualmente ogni ospite con rispetto. Potrebbe aprirti a qualche nuova gioia. I pensieri cupi, la vergogna, la malizia, Accoglili sulla porta con un sorriso, ed invitali ad entrare. Sii grato chiunque arrivi, perché ognuno è stato mandato dall’aldilà per farti da guida.»
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