Ieri mattina sono andato coi miei familiari a Serramazzoni per una visita ai miei nonni, che vi riposano.
Dopo la deposizione di due mazzi di fiori freschi, aver condiviso qualche ricordo e scorse le vestigia di qualche antica linea di parentela, siamo andati in centro per bere qualcosa di caldo.
C’era la nebbia, faceva piuttosto freddo.
Così conviene, peraltro, per questi giorni a cavaliere tra luce e tenebre, dove il nostro mondo dei vivi si avvicina come non mai a quel loro dei morti.
Entrati in un bar, di cui é giusto e pio tacere nome ed ubicazione, ho chiesto se ci saremmo potuti sedere, come sono solito fare da sempre – senza, in quel momento, pensare ad altro.
La barista – le donne sono sempre più affezionate alle regole – mi ha snocciolato la vigenza: «chi ha il green pass sì, e lo devo vedere; chi non ce l’ha, no».
Legittimo.
Alla fine, chi aveva il green pass si é seduto; chi non ce l’aveva, parte é uscito e parte é rimasto, in piedi, accanto al tavolo dove gli altri stavano seduti.
Tra questi ultimi, sono rimasto accanto ai miei familiari assisi, in una posizione un po’ scomoda e forse, vista dall’alto, demenziale, rinfrancato tuttavia dall’aver così potuto dare, col mio insistere in piedi, il mio contributo a sconfiggere un morbo che continua a riempiere le strade di camion con gran copia di morti.
«Io sono l’eretto», dunque: colui che salverà il mondo; molto di più dell’eletto, che, del resto non ha mai combinato granché.
E comunque sitting is the new smoking: se non salverò il mondo, salverò almeno me stesso.
Forse.
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Burioni ormai è come il nonno di casa che, ad ogni pranzo, scoreggia a tavola.
Le prime volte la cosa ti indispone, poi ci ridi, alla fine se non lo fa quasi ti preoccupi. Pensiv – «chissà che cosa avrà oggi il nonno..!»
Se non dice uno sproposito al giorno, dunque, ormai sarebbe quasi preoccupante.
Piuttosto c'è da chiedersi: é così stolido e insulso come sembra quando, ad esempio, parla di dittatura pneumatica, facendo un paragone privo di ogni logica e senso e scadente persino come battuta?
No, io credo che fosse un medico e un insegnante bravo, non certo sotto la media, uno che avesse qualcosa da dire.
Perché allora si é ridotto così?
Credo che abbia a che fare con quello che accade quando smetti di essere una persona, autentica, e scegli di diventare piuttosto un personaggio, assecondando quello che ormai tutti si aspettano da te.
Quando la tua arte, nel suo caso quella medica, la pieghi alle esigenze della politica, come tipicamente avviene con le campagne di vaccinazione e con questa in particolar modo.
La nostra costituzione contiene una disposizione molto giusta e che risuona in modo estremamente alto: l'arte e la scienza sono libere e libero ne é il loro insegnamento.
Di tale buon precetto il governo ha fatto strame, ma ciò non ci impedisce di ammirarne la giustezza e l'altezza.
Esso significa che ognuno di noi «artigiani», compreso il sottoscritto, un artigiano del diritto, é libero di esercitare la sua arte, oggi diremmo il suo know how, nel modo che gli sembra più utile per il suo cliente, paziente, assistito.
Finché un avvocato non si mette in testa di fare ricorso ai caschi blu dell'ONU o un medico di curare i tumori solo col bicarbonato, gli ordini professionali, il governo, la politica lo devono lasciare stare.
Sa lui che cosa si deve consigliare ai propri utenti i quali, nel complesso, saranno abbastanza in grado di valutare la bontà del suo operato – é uno dei non molti casi in cui il celebre «mercato» può operare in modo virtuoso.
Ecco perché io non smetterò mai di evidenziare quello che non va tra i sostenitori della libera scelta, nei quali in questo momento maggiormente mi riconosco e mi identifico: perché cerco di restare libero e di usare la mia, pur limitata, testa e valutare volta per volta.
A me non interessa quali sono le tue idee o il tuo schieramento: se dici una vaccata, te lo faccio notare immediatamente, se possibile in modo garbato ovviamente, ma con la maggior chiarezza possibile.
A volte purtroppo ci sono cose più grandi di noi che ci spingono fuori dalla strada dell'autenticità.
Ricordo che tutte le grandi tradizioni sapienziali predicano la ricerca della verità e la maggior adesione possibile alla stessa come strumento di benessere, cosa radicalmente incompatibile con il divenire un personaggio che é sempre e comunque a favore di determinati orientamenti, succeda quel che succeda o, se preferisci, whatever it takes, come dice sua curricolanza.
Puoi essere, ad esempio, un vaccinista convinto, é legittimo, ma se non ti commuovi e dispiaci di fronte alla morte inutile e senza senso di Camilla Canepa come uomo non vali granché, se non trovi parole ed emozioni per queste contingenze sei davvero solo un politico, stolido e ottuso, che, anziché formare le proprie convinzioni sulla base dell'osservazione della realtà, al contrario pretenderesti che la realtà, e tutti i tuoi simili, si conformassero alle tue convinzioni.
É una fine tragica perché significa rinunciare ad essere umano.
Avere proprie opinioni é legittimo e normale, pretendere di imporre le tue a tutti gli altri sempre a tutti i costi é qualcosa di immensamente stupido che, alla lunga, ti rende privo di valore agli occhi degli altri, che ogni giorno da te, alla fine, non si aspettano altro che un peto.
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Il sistema del greenpass sta spingendo a livelli ancora più elevati il processo di spostamento della vita umana dalla realtà fattuale e concreta verso una sorta di meta-realtà composta di numeri e, più in generale, di digitale.
Questo si può vedere con estrema evidenza in tutte quelle persone che letteralmente godono nel poter utilizzare un sistema così perverso rispetto allo stato naturale dell’uomo, che é quello della libertà, prima di tutto di spostamento, il celebre habeascorpus: ciò lo dico non gratuitamente, come forse potrebbe sembrare, ma sulla base di centinaia di studi sulle abitudini e i costumi dei nuclei residui di cacciatori-raccoglitori ancora esistenti – per loro fortuna – sul pianeta.
Come mai l’imposizione di un limite contenuto in un dispositivo elettronico anche per gli spostamenti più semplici, come l’andare a prendere un caffè al bar con un amico, viene accolta con favore, addirittura estremo, da parte di una così larga fetta della popolazione?
Ma perché l’uomo occidentale vive già da decenni lontano dalla realtà, in una bolla fatta di numeri, completamente mentalizzato.
Sin da neonato, quando la mamma a momenti non lo guarda nemmeno in viso, ma piuttosto attende ansiosa le indicazioni del medico sul percentile di altezza, peso e altri parametri.
Poi quando crescendo va a scuola e la qualità della sua vita, e persino la sua stessa identità, viene espressa in voti, che quasi sempre sono numerici.
Schiavo dei numeri, mentalizzato, l’uomo occidentale di oggi finisce per confondere le misurazioni della realtà, di cui é nevroticamente appassionato, con la realtà stessa.
Tutto questo, anche se il collegamento non è affatto evidente, ha molto a che fare con la crisi dell’energia maschile, una delle maggiori piaghe della società di oggi, di cui tuttavia non si parla quasi mai e quasi mai in modo corretto.
Energia maschile e femminile sono due principi e sorgenti di vita che, come insegna molto chiaramente il libro della Genesi («maschio e femmina li creò») devono stare in equilibrio tra loro. Detto in altri termini, la danza tra il maschile e il femminile sta al cuore della creazione ed è necessaria per la vita dell’uomo.
Del principio di necessità, del resto, ha parlato diffusamente persino Freud, un autore decisamente sopravvalutato, che tuttavia non ha ovviamente mancato di grandi intuizioni, collegandolo al maschile e alla figura del padre, che ha tradizionalmente svolto il ruolo e il compito, non solo nella specie umana ma anche in tante altre specie animali, di mettere, di spingere la prole a contatto col mondo, con la realtà, in modo da poter trovare, man mano, una adeguata strategia di coping con il mondo stesso, con la realtà.
Oggi una massa sterminata di padri indeboliti assiste inerte e smarrita ai progressi della propria prole con la PlayStation, malamente confortata dal fatto che quei figli «vanno bene a scuola», senza considerare che quel «bene» che proviene dalla scuola é l’ennesima astrazione, un ennesimo mondo fatto di numeri senza corrispondenza nella realtà, per cui il bravo giovane che prende tutti «otto» o anche di più poi si scopre non essere in grado di allacciarsi le scarpe ovvero, cosa ancora più grave, di leggere le emozioni sul volto delle persone con cui si relaziona e gli sono vicine (quozienteemotivo).
Ecco perché il green pass piace, perché é l’ennesimo giochino.
Esso anzi è finalmente, per molte persone, la realtà che diventa un videogioco, dove c’è un computer centrale, ci sono dei livelli da sbloccare (prendere un caffè al bar con Gigio) e – attenzione, questa è la tragedia – della dopamina da produrre.
Sì perché, lo abbiamo visto chiaramente, l’uomo di oggi che si vede sbloccare un varco dall’addetto di turno prova letteralmente soddisfazione, produce una cascata di dopamina simile a quella che si produce nei giochi che é abituato a fare sin da quando era bambino, quando «finiva un livello» o un muro e ne sbloccava un altro.
Se tu prendessi un cacciatore raccoglitore e gli dicessi che per andare libero in giro per il mondo dovrebbe usare un cellulare te lo infilerebbe in gola.
L’uomo occidentale, che é invecchiato senza mai diventare adulto e maturo, accetta questa privazione della libertà – anzi, diciamolo una volta per tutte: della vita stessa – non solo di buon grado, ma con piacere e soddisfazione.
Il circuito dell’inversione del piacere e del dolore per lui si è compiuto.
La realtà sta diventando un gigantesco videogioco, gestito dai computer del governo, e le persone ne sono felici.
Come ne puoi uscire?
Come puoi proteggere i tuoi figli da questo?
La consapevolezza é la prima cosa.
Leggi, rileggi e interiorizza questo post.
Mandalo in giro, raccomandalo a tutte le persone cui vuoi bene.
Lavora su te stesso, diventa sempre più forte, sempre più un vero uomo o una vera donna, é l’unico modo in cui potrai guidare e difendere i tuoi figli da questa matrix nella quale tutti già vivono beati e giulivi, ma di cui tu, come me, senti di non fare parte, perché senti che c’è qualcosa di più, di più bello, genuino, autentico e, in ultima analisi, più umano.
Fai tutto quello che puoi, anche se poco, o pochissimo: Dio farà tutto il resto.
Evviva noi.
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Non ha senso parlare di discriminazione quando si vogliono indicare i problemi del greenpass.
É evidente che qualsiasi normativa che fa riferimento a situazioni di fatto che sono diverse nella realtà discrimina – e per fortuna che lo fa perché situazioni diverse vanno trattate in modo diverso.
Questo, addirittura, é il vero significato del principio di uguaglianza, nell’ermeneutica ufficiale della Corte costituzionale, completamente condivisibile.
Il problema di un istituto abominevole come il green pass é molto più a monte di questo e consiste nel fatto che non esiste una epidemia di microorganismi di gravità tale da giustificare l’adozione di provvedimenti del genere.
Non ci sono abbastanza morti.
Non ce n’è un numero nemmeno lontanamente sufficiente per giustificare questo merdaio di legislazione liberticida e soffocante che é stato varato, con estrema cura, negli ultimi due anni.
Mi dispiace per i decerebrati che vanno ancora avanti dopo due anni a sostanziarsi con i camion di Bergamo, ma basta alzare gli occhi dal televisore, dal giornale o dal cellulare per vedere che la gente non muore.
Si ammala, piuttosto, poi guarisce.
La mortalità è delle zero virgola qualcosa per cento.
Senza dimenticare, peraltro, che morire si muore tutti, prima o poi.
Il vero negazionista é quello che nega questa, che ormai è la realtà evidente a tutti quelli che vogliono vederla.
Il problema del green pass non é, dunque, che discrimina, ma, molto prima, che non c’è nessuna epidemia tale da giustificarlo.
Così come è senza alcuna giustificazione la campagna di in(o)culazione di massa in corso.
Stefano Paternò é morto a causa del vaccino – lo accerta la perizia ufficiale – perché aveva, senza accorgersene, già in precedenza contratto il virus.
Cioè lui è morto per tentare di evitare di prendere un morbo che era così grave che l’aveva già preso in passato senza accorgersene…
Io voglio bene a tutti. Tra i vaccinati ci sono persone a me molto care e davvero spero di cuore che non succeda loro nulla, non riesco ad accedere al settarismo che augura i peggiori mali a una parte o all’altra.
Però io scelgo di non vaccinarmi.
Non perché, come vuole qualche cretino, «non so quello che c’è dentro», ma piuttosto perché so benissimo quello che c’è fuori.
Se mi vaccinassi, lo farei per non ammalarmi, non certo per viaggiare, andare a mangiare una pizza o altre amenità che pure ho sentito.
I vaccini servono, in teoria, per combattere le malattie, non per andare a Formentera o a mangiare le lasagne o i tortellini.
Già questo dovrebbe farvi suonare qualcosa nella testa.
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Evviva noi.
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Tolgono la libertà e il lavoro a milioni di persone ma gli indagati sottoposti a perquisizione sono 4 poveretti che hanno avuto l’ardire di criticarli, magari un po’ pesantemente, sui social.
Certo, perché quella dei 4 poveretti é addirittura una «campagna d’odio» (queste le parole del corriere del siero), mentre chi scrive e promulga una normativa liberticida, che non ha nessun altro paese al mondo e che non c’era nemmeno ai tempi del fascismo, è mosso invece da puro amore.
Ovviamente i media dalla parte di chi stanno?
Però non è una dittatura, no.
Tranquillo.
«Dalle prime ore di questa mattina, la Digos di Roma e la polizia postale stanno effettuando 4 perquisizioni personali e informatiche nei confronti di altrettante persone residenti in varie città del territorio nazionale. Sarebbero loro ad aver avuto un ruolo significativo nella campagna d’odio, veicolata sul web anche attraverso insulti e minacce, nei confronti del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in seguito alle misure adottate per il contenimento della pandemia.»
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La devastazione della Chiesa, realizzata mettendo a capo della stessa un improponibile come Bergoglio, é stato sicuramente un atto preparatorio della pandefuffa che sarebbe venuta dopo qualche anno.
La Chiesa universale avrebbe avuto, se fosse stata gestita da sacerdoti anche solo minimamente degni del loro ufficio, una funzione e un ruolo fondamentali in questo periodo di enorme difficoltà e di grande crisi materiale e spirituale, offrendo un fondamentale ed autorevole punto di vista alternativo, che avrebbe costituito un punto di riferimento importante per milioni di persone, credenti e non: la centralità dell’anima.
Un papa, al contrario, giulivamente appiattito sulle posizioni del mondo, con la evidente funzione di cappellano dell’ONU, che invita alla vaccinazione come unico rimedio, come se non ci fosse salvezza senza vaccinazione, quando la nostra fede e le nostre scritture sono piene di inviti a non preoccuparsi per il corpo, considerata la primazia dell’anima, non fa niente di diverso da uno qualsiasi dei governanti del mondo, tutti più o meno complici di questa allucinazione collettiva orwelliana, dove ormai proprio più nessuno di autorevole per le masse ha il coraggio di gridare che il re è nudo e cioè che non c’è nessuna pandemia che possa considerarsi tale.
Ormai la società si sta avviando serenamente, e in fondo io credo anche spontaneamente, per un destino in qualche modo scritto da qualche parte, verso una divisione in due parti, come nel romanzo di Orwell: da una parte i membri del partito, oggi del sistema, dall’altra i prolet.
Sì é vero oggi in Italia ci stanno ricattando, con il ricatto più spregevole che ci sia, vaccino o perdita del lavoro e della possibilità di mangiare e vivere, ma é per motivi più reconditi che ci si incammina verso la vaccinazione o verso, al contrario, la resistenza. Più persone ascolto, incontro, ho occasione di sentire e più questa sensazione diventa corposa, netta, verosimile.
É come se ognuno di noi, al di là di tutti i discorsi vacui sulla scienza e simili, fosse stato destinato sin dall’inizio ad imboccare una certa strada, la grande maggioranza da una parte e un «piccolo esercito» dall’altra; e più passa il tempo, più le cose progrediscono e più tutto questo appare chiaro.
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Ancora credi alle razzate che ti raccontano i media, che raccatti sui social o ti arrivano come catene?
Il 90% dell’informazione é scorretta, buona parte di questo 90% é fatta di vere e proprie bufale, reali idiozie prive di qualsiasi costrutto, senza né capo né coda.
Video in cui persone, con grande sicurezza e convinzione, sostengono idiozie gigantesche, articoli balordi, proposte di iniziative, petizioni e altre idiozie appunto senza costrutto e sensatezza… E quanto più un discorso é infondato, tanto più viene sostenuto con convinzione e protervia.
É ora di smetterla, prima che i danni diventino ancora maggiori di quelli che si sono già prodotti.
Devi fare quanto segue:
1) mettiti, con cura e discernimento, alla ricerca di fonti autorevoli;
2) connettiti con quelle fonti: tramite abbonamento, sottoscrizione, post-it sullo specchio del bagno che ti ricorda di guardare il tal sito o comprare il tal giornale – quello che ti pare, ma connettiti, cioè fai in modo di riceverne costantemente i contenuti, di essere avvertito di quel che viene pubblicato in modo da avere la possibilità di seguirlo;
3) ignora tutto il resto;
4) davvero, ignora tutto il resto: non importa se c’è un avvocato, la maggior parte degli avvocati non capisce un razzo, soprattutto di diritto, o magari è solo alla ricerca di notorietà, non importa se c’è il tal politico o il tal altro personaggio… se non fa parte delle fonti che sei sicuro siano autorevoli e affidabili é molto probabilmente una boiata;
5) non condividere mai NIENTE se non sei assolutamente certo della bontà e sensatezza del relativo contenuto: non sei un demente, perciò niente «non so se è vero, ma io intanto lo condivido», all’esatto opposto condividi solo quello che ti pare sensato e fondato, tipicamente perché viene dalle tue fonti autorevoli ed attendibili;
6) davvero basta condividere a razzo di cane, basta: contribuisce solo ad aumentare la confusione; chi legge non ha quasi mai capacità di discernere, quindi non dare informazioni stupide e demenziali a persone che potrebbero non capire che sono tali e che potrebbero venirne danneggiate;
7) per contro, condividi più che puoi tutto quello che sai essere fondato, sensato, utile, focalizzato – tipicamente quello che viene dalle tue fonti selezionate ed autorevoli;
8) iscriviti al mio blog: non sarà perfetto, patinato, puntualissimo (lo aggiorno per lo più da solo nei pochi spazi liberi che mi lascia una professione che mi occupa sempre più ore ogni giorno), ma almeno non ci sono boiate, anzi le boiate spesso le denuncio come quella del free pass, che é una cosa che semplicemente non funziona perché il diritto non opera in quel modo, ma anche tante altre; credo in ogni lettera di ogni parola che scrivo nel mio blog e del fondamento e della sensatezza di quello che scrivo mi assumo personalmente la responsabilità, da oltre vent’anni;
9) condividi questo post: é fondamentale per affrontare la situazione attuale, qualsiasi sia il proprio orientamento (pro vax, no vax free vax, ecc.), che quante più persone possibile abbiano la consapevolezza di quanto é marcia l’informazione che circola su media, social, gruppi e catene; é fondamentale che ognuno sviluppi quanto più possibile la capacità di discernimento e che ognuno scelga le fonti autorevoli per non riempirsi la testa di idee e dati sbagliati e demenziali, che poi portano a decisioni sbagliate;
10) davvero, condividi questo post più che puoi, tramite messaggi privati, su Telegram, nei gruppi, facebook, Twitter, LinkedIn, VK, mail, ai tuoi parenti, amici, cani, gatti e animali da compagnia… La consapevolezza della fallacia dell’informazione, dell’altissimo livello dell’inquinamento informativo attuale é fondamentale per ognuno di noi, ognuno di noi deve partire da qui, per andare poi dove preferisce, ma in base ad una scelta consapevole basata su informazioni corrette, serie, autorevoli, attendibili;
11) fatti questa domanda: stai attento a tutto quello che mangi, a tutto quello che ti metti in bocca? Allora perché non stare altrettanto attento a quello che ti metti in testa? Considera che quello che ti metti in testa, se è sbagliato, può fare molto più danni di una frittura, ma molti di più
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Leggo di avvocati che rifiutano di patrocinare persone che, ad esempio, non si vogliono vaccinare, perché di orientamento diverso (é solo appunto un esempio, potrebbe essere l’opposto).
Non sono d’accordo.
Fare questo, significa mettere le proprie idee e convinzioni sopra alle persone che invece, tutto al contrario, vengono molto prima delle idee.
Significa, inoltre, emettere un giudizio, sia pure implicito, e come tale persino avvelenarsi, perché il giudizio, come ho ricordato molte volte, e come ammoniscono con estrema chiarezza le scritture, é un veleno per l’anima.
Il punto è che nessuno di noi sa davvero nulla della vita degli altri.
Molti di noi, per la verità, vivono addirittura non sapendo niente della propria stessa vita, figuriamoci di quella dei loro parenti, amici, conoscenti.
Nessuno di noi può sapere, mantenendo l’esempio del vaccino, perché un altro da noi ha deciso di essere favorevole o contrario.
Alla fine, l’orientamento di ciascuno, frutto di un vissuto diverso dal nostro che lo ha portato a questo, deve essere solo rispettato.
Non ci sono motivi superiori di contenimento della pandemia, quella é solo una scusa per consentirti di essere stronzo sentendoti, al contempo, tutto al contrario eticamente superiore agli altri.
Non ci sono mai motivi superiori per mancare di rispetto alle persone e alle loro scelte.
Alla fine della vita, o anche prima, potresti accorgerti che avevano ragione loro, gli altri, e avevi torto tu.
Nessuna delle vite coinvolte perde per ciò stesso di dignità e significato: fare errori é anzi esattamente il modo in cui si dipanano le nostre vite, anche se questo, per l’uomo mentalizzato e venduto alla scienza di oggi, é sempre più difficile da focalizzare.
Personalmente, accetterò di patrocinare o servire come cliente sempre chiunque; non perché l’avvocato é una «coscienza a noleggio» come vagheggiava Dostoevskij o perché io non abbia le mie idee.
Semplicemente, non sono così presuntuoso da pensare che le mie idee non possano, un domani, rivelarsi sbagliate e, ancor prima di questo, che le stesse possano venire prima di una persona o della sua storia.
Il mio unico compito, in fondo, é fare in modo che quando ti alzi dalla sedia sulla quale ti sei seduto un’ora prima tu stia meglio di un’ora fa, per avere, se non una soluzione, almeno una prospettiva, una focalizzazione, l’esperienza di qualcuno che ti ha compreso e fatto compagnia per un po’ nelle tue emozioni e nei tuoi punti di vista.
Del resto, le idee, le dottrine, persino le religioni si propongono e non si impongono.
Se qualcuno la pensa diversamente, o quell’orientamento gli ha fatto male, e non é buono, o non l’ha capito bene lui.
Evviva noi.
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Perché non ho mai cancellato un commento sotto a un mio post in vita mia?
Per svariati motivi, tutti sufficienti di per sé a sconsigliare una cosa di questo genere.
In primo luogo, essendo un libertario vero (non come tanti altri, che lo sono fintanto che hai le loro stesse idee), detesto da sempre la censura. La censura è fatta da gente che si crede eticamente migliore di te, non si capisce bene per quale motivo, e che pretenderebbe di decidere cosa devono dire, pensare e manifestare gli altri.
Per me è molto più funzionale che ognuno decida da solo che cosa intende dire, prendendosene ovviamente ogni responsabilità, specialmente in un mondo di adulti dove le barriere tradizionali sono allentate da decenni.
In secondo luogo, per me è un gesto di grande maleducazione che come tale mi ripugna davvero molto.
Se una persona si prende la briga di intervenire su un tema, in qualsiasi modo, devo rispettare il tempo e le parole che mi ha dedicato, mentre se rimuovessi quello che ha scritto la mortificherei. Il messaggio che viene inviato alla persona il cui commento viene rimosso é «tu e le tue parole non valete nulla». Non è davvero giusto, né conveniente.
I gesti di maleducazione e non ascolto sono, per il mio sentire, poco piacevoli in sé, quando poi vengono compiuti da persone che pensano di essere, evidentemente, migliori di te, ed in grado di insegnarti cosa devi dire, allora diventano ancora più odiosi.
Peraltro, ogni commento, di qualsiasi contenuto e toni, contribuisce ad aumentare la visibilità dei miei contenuti, per cui in fondo mi sono accorto, col decorso del tempo, che io amo davvero tutti i commenti, anche quelli che a me sembrano fuori fuoco, poco pertinenti, astiosi o addirittura offensivi, perché portano davvero tutti acqua al mio mulino.
Parallelamente, non resto volentieri in gruppi, bacheche o altri contesti elettronici dove si pratica la censura, magari per motivi poco rilevanti come un linguaggio poco pulito, una pertinenza scarsa e così via.
A me sono stati cancellati commenti e contenuti e mi sono sempre allontanato dal contesto in cui ciò é accaduto.
Questo non perché mi sia offeso, purtroppo ho un’autostima stellare ed è difficile che ciò accada, ma perché i gestori di quei luoghi mi sono sembrati, automaticamente e per quel gesto, dei veri cretini, dei poveri sciocchi che non sanno come ci si comporta in un sistema informatico relazionale.
Non sono interessato a contribuire con la mia attenzione e il mio tempo a bacheche, gruppi o blog gestiti da dementi che non comprendono il valore del contenuto generato dagli utenti, anche quando non collima con le loro aspettative.
Purtroppo, molti gruppi facebook, ad esempio, sono funestati da amministratori e moderatori dal cervello completamente liquefatto e dall’ego pompato dalla posizione che ricoprono nel mondo virtuale, quando magari in quello reale manco la madre li sta ad ascoltare.
Se rimanessi in questi luoghi, continuando a dedicarvi il mio tempo e la mia attenzione, che so essere preziosi perché le persone, tutti i giorni, me li acquistano a partire da 100€/ora, mi sentirei uno stronzo io, quando invece gli stronzi sono – e di questo sono assolutamente certo – loro.
Per questo, vieni sereno sul mio blog, nei miei gruppi, sotto ai miei post, nella mia bacheca.
Scrivi quello che vuoi, non ti cancellerò mai nulla, né, tantomeno, ti bloccherò o escluderò da alcunché, comportamento che, come ho detto molte volte, non considero da uomo.
Ho una grande autostima, ma non ho la presunzione di essere migliore di te, non mi sento minacciato o infastidito da niente di quello che puoi scrivere, ogni commento pertanto é il benvenuto e – ti dirò di più – verrà letto con interesse.
Se non sarò d’accordo, spero che vorrai accettare una lieve presa per il culo simpatica sulla quale potremo ridere assieme: quella sarà la reazione più negativa che potrò mai fornire.
Questo è quello che faccio da decenni e che ti voglio garantire per il futuro, nel mio blog, nella mia bacheca, nei miei gruppi e i tutti gli altri contesti informatici che gestisco non verrà mai praticata la censura.
Commenta con fiducia.
Rock n’ roll.
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Sai quando, come Pinocchio, acquista la vita e diventa un «bambino vero»?
Dopo tre mesi dal concepimento.
Amico, è una vera e propria magia!
Prevista e concepita dal Parlamento italiano, col sostegno popolare.
Funziona così.
Tutto il popolo, proprio tutto, anche i più idioti, che sono la maggioranza, elegge dei rappresentanti, che vanno a sedere in Parlamento.
Costoro possono approvare della leggi che stabiliscono quando si verificano le cose, a volte – spesso – anche per magia, senza alcun collegamento con la realtà.
Alcuni decenni fa, hanno approvato una legge che prescrive che il feto non è vita fino a che non compie tre mesi.
Poi, al suo terzo compimese, come un pulcino che esce dall’uomo, diventa vivo!
É una bella magia quella per cui un oggetto inanimato acquista la vita e lo fa sempre in un determinato momento preciso, né prima né dopo.
Prima dei tre mesi, il feto é solo una cosa, un oggetto, un soprammobile che si può spaccare durante una crisi isterica, un gadget da rimandare ad amazon, una cosa vecchia da buttare nella spazzatura, conservandone magari, ovviamente come atto d’amore, qualche cellula per le industrie farmaceutiche, che incredibilmente – sai, la tecnologggia – riescono a servirsi di materia morta.
Dopo i tre mesi, i potenti legislatori dello Stato italiano vi infondono la vita, esattamente come fece Dio col primo uomo fabbricato col fango.
Allora il feto non si può più toccare perché è vita.
Come si fa a sapere quand’é che il feto é diventato un bambino vero?
Chi facesse un’ecografia, provasse ad accostare l’orecchio alla pancia della mamma non percepirebbe nessuna differenza.
Perché in effetti non c’è, ontologicamente, nessuna differenza.
Ora puoi mettere in pausa la lettura per andare a cercare la parola «ontologico» sul dizionario; anche se non sarai d’accordo con questo post, così almeno avrai imparato qualcosa di nuovo.
Per sapere quando un feto da oggetto diventa bambino vero, usano un metodo presuntivo, cioè ipotizzano, in base alle circostanze e all’esame della mamma e del feto, quando potrebbe essere avvenuto il concepimento.
Metodo presuntivo significa che nessuno può sapere con sicurezza giorno ed ora precisi in cui é avvenuto il concepimento.
Questo significa che c’è la possibilità concreta che venga ammazzato un bambino vero, già trasformato in vita da oggetto che era, perché il concepimento é avvenuto prima di quello che é stato ipotizzato.
Come si fa ad evitare questo?
Il metodo individuato da chi ricorre alle pratiche abortive o le dispensa é molto semplice, in fondo, ed è quello di sbattersene completamente i maroni.
Pazienza, del resto mica si può fare tutto bene nella vita, l’importante in fondo resta sempre il sorriso, rialzarsi dopo ogni errore e così via.
Mi rendo perfettamente conto che con queste considerazioni, la realtà sta letteralmente cagando su decenni di battaglie, discorsi su pretesi diritti e compagnia cantante.
Il punto è che io credo sia non solo giusto ma doveroso farlo.
Sono molto grato alla realtà.
Non è che una cazzata, solo per il fatto di essere sostenuta da molte persone e per molti anni, cessi di essere una cazzata.
Anzi, diviene una cazzata molto più pericolosa, perché produce molti più danni, tra i quali anche quelli di compromettere il senso della realtà della persone, che finscono per non essere più in grado di ragionare correttamente, esattamente come nel celebre libro di Orwell dove si negava con convinzione l’evidenza e se ne sosteneva l’esatto contrario tanto era il condizionamento.
Quale sarebbe la differenza con la nostra società, dove ad ogni angolo di social si trovano persone disposte a gridare istericamente che «l’aborto é un diritto inalienabile della donna», una frase che esula completamente dalla realtà sia giuridica (l’aborto non é definito diritto in nessuna legge italiana, almeno di questo si sono vergognati; se mai fosse diritto non avrebbe alcun senso definirlo inalienabile) che fattuale, dal momento che l’aborto è sempre una tragedia che non rende felice nessuno, a cominciare dalle donne che ne sono le seconde vittime, subito dopo i bambini.
Se questo non è non capire un cazzo, allora io non so più cosa lo sia.
Eppure questa é la situazione cognitiva dell’uomo di oggi, che non comprende la realtà e la verità nemmeno se gliele metti sotto al naso, ma al contempo si concepisce come evoluto, superiore, moderno, pieno di «diritti», quando questi diritti sono solo inculate.
Se non ti piacciono questi discorsi, ti consiglio di smettere di seguirmi, perché ho appena iniziato.
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