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Mi fanno appello: che cosa può succedere?

ho vinto una causa di lavoro con un risarcimento di circa €40000 ed adesso l’azienda è andata in appello. Se dovessi vincere anche in appello mi spetterebbe un ulteriore risarcimento oppure confermerebbe i €40000?

L’appello è una forma di impugnazione che comporta l’investitura, in capo al giudice di secondo grado, che nel tuo caso immagino sia la sezione lavoro della corte d’appello del capoluogo, di tutta la materia già decisa in primo grado, nell’ambito dei motivi di impugnazione avanzati dalle parti.

Questo significa che la causa può essere decisa in modo anche completamente diverso da quanto avvenuto nel grado precedente di giudizio.

Il giudice di appello, insomma, non è in alcun modo vincolato da quanto deciso dal giudice precedente e può tanto confermare integralmente la sentenza precedente, quanto modificarla in parte, quanto cambiarla in ogni suo singolo aspetto.

In sostanza, con questo sistema del doppio grado di giudizio, la causa viene «ri-decisa».

Il giudizio di appello di solito avviene «in vitro», cioè sulla base di un fascicolo già cristallizzato, già chiuso, senza che possano essere acquisiti nuovi documenti nè tantomeno dar corso all’acquisizione di prove, come magari avvenuto in primo grado. Ben difficilmente in sede di appello, ad esempio, vengono sentiti testimoni o ammessi nuovi documenti, se avrebbero potuto essere prodotti nel grado precedente.

A volte, ho visto ammettere CTU, ma molto raramente.

Dunque, se tu dovessi vincere l’appello, la somma quantificata dal primo giudice a titolo di risarcimento potrebbe essere confermata, ridotta, aumentata, a seconda della discrezionalità del giudice di secondo grado.

Valuta, per casi futuri, di munirti di una forma di tutela legale.

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Diagnosi errata ma causa persa: si può ricorrere in Cassazione?

volevo sapere se era possibile ricorrere in cassazione dopo aver fatto una causa in primo giudizio positiva e in appello negativa per errata diagnosi mi il mio medico curante mi aveva diagnosticato una sciatalgia rivelatasi poi un ernia discale con conseguente sindrome della cauda equina permanente che significa avermi rovinato la vita cioe io faccio 4 autocateterismi al giorno ho l intestino paralizzato e una paralisi parziale dal ginocchio in su ..i miei avvocati non hanno presentato le prove come dovevano e io vorrei sapere se si puo ricorrere in cassazione se poi vuole delle delucidazioni piu precise le spieghero meglio per favore mi aiuti a capire se posso fare ancora qualcosa grazie infinite sono disperata e arrabboata con la giustizia con i miei avvocati e con il mio medico curante e l asl della mia zone io vorrei solo giustizia

Mi dispiace per la tua vicenda e per la tua situazione.

A livello giudiziario, per vedere se possibile fare ricorso in cassazione, che non è un terzo grado di giudizio, ma una fase di legittimità, cioè relativa ad un controllo specifico su alcuni aspetti del processo per lo più riguardanti l’applicazione del diritto, bisogna necessariamente studiare i due fascicoli dei procedimenti di primo grado ed appello e le due sentenze relative.

È fondamentale inoltre, nelle cause di responsabilità medica o malpractice, la relazione del consulente medico legale che, immagino, sia stata formata ed acquisita nel corso del giudizio di primo grado, specialmente in un caso come il tuo in cui il problema è derivato, a quanto pare di capire, da una diagnosi errata.

C’è poi un altro aspetto cui accenni, che va accuratamente verificato, e cioè la mancata presentazione di prove da parte dei tuoi avvocati. Se questo fosse fondato, allora purtroppo il ricorso per cassazione servirebbe a ben poco. Infatti, coi gradi di giudizio successivi al primo non si possono sanare eventuali errori commessi dai difensori in quelli precedenti e, man mano che si procede, il caso viene deciso «a fascicolo chiuso», specialmente in cassazione dove è impensabile che vengano acquisite nuove prove (ed è difficilissimo anche in appello). Se, dunque, questo fosse il caso, l’unica azione che rimarrebbe possibile sarebbe quella per negligenza professionale nei confronti dei tuoi difensori, anche questa, naturalmente, da valutare bene.

Anche per approfondire e capire questo ultimo aspetto, comunque, è necessario studiare i due fascicoli, compresa la CTU medica, e le due sentenze.

Se vuoi farci fare questo lavoro, il prodotto da acquistare è questo, la consulenza per eventuale impugnazione. È un po’ più costoso della consulenza di base, perché per studiare tutte queste cose occorrono alcune ore di lavoro. Tieni anche presente che, nel caso, dovrai fornirci la documentazione, se riesci seguendo queste indicazioni, che ci velocizzerebbero il lavoro, altrimenti spedendoci delle copie cartacee.

Il costo, poi, del ricorso in cassazione, che potrai valutare di fare una volta che ti avremo eventualmente detto che ce ne sono i presupposti, è sempre tariffato flat e lo puoi trovare in questa scheda prodotto.

Ti raccomando, anche, di leggere le due schede di approfondimento sulla malpractice e sul ricorso in Cassazione, oltre che di iscriverti alla newsletter del blog o al gruppo Telegram per non perdere interessanti e utili post come questo.

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Regresso imposta di registro: c’è tutela legale?

Alcuni anni fa si optò per la chiusura definitiva di una vertenza stipulando un atto di transazione autorizzato da DAS (sentenza primo grado a mio favore).
In detto atto è convenuto che la controparte assolva al pagamento dell’imposta di registro della sentenza.
La controparte non ha provveduto all’impegno preso e nei primi giorni di aprile è pervenuta al sottoscritto una richiesta di pagamento dell’imposta di registro dall’A.E.
Si è inoltrata denuncia assicurativa a DAS chiedendo il suo patrocinio ma DAS non lo concede adducendo il fatto che “oggetto della vertenza è la tassa di registro e tasse, imposte e tributi ineriscono a materia esclusa dalla copertura assicurativa”.
Nelle condizioni di polizza è riportato che DAS non assume a proprio carico il pagamento di oneri fiscali ma ciò non ha alcuna inerenza con la richiesta di patrocinio presentata.
Nella denuncia si chiede assistenza legale per far sì che controparte adempia a un impegno preso nell’atto di transazione.

Sono d’accordo con te, il caso dovrebbe essere oggetto di copertura da parte della compagnia di tutela legale.

Infatti, la vertenza riguarda non l’eventuale impugnazione o comunque consulenza riguardo ad una imposta – quella di registro – da pagare, ma l’adempimento della transazione come tu stesso hai indicato oppure comunque l’azione di regresso che, se pagherai l’imposta, effettuerai nei confronti dell’altro debitore in solido – che, a mente della transazione sottoscritta, è tenuto a corrispondere tale importo totalmente.

Il problema attuale, dunque, non interessa la materia fiscale, che giustamente le polizze di tutela legale tendono a escludere sempre, dal momento che problematiche di questo genere sono troppo diffuse per poter essere gestite tramite uno strumento del genere, anche perché si indurrebbero gli utenti a fare ricorsi anche senza adeguate basi legali, dal momento che sarebbero «gratuiti», ma questioni che sono di natura civilistica.

Con DAS, che è una compagnia di grande qualità che ho consigliato a tanti clienti e che ho utilizzato con soddisfazione molte volte, non ho mai avuto problemi ad ottenere copertura, credo che sia solo questione di illustrare adeguatamente, più nel dettaglio tecnico, la situazione al liquidatore che si occupa del caso.

Diciamo che ad una prima approssimazione potrebbe sembrare una questione fiscale, ma una volta che si approfondisce un attimo si capisce che è una problematica di tipo civile.

Se vuoi assistenza da parte nostra per questa cosa, puoi chiedere un preventivo compilando il modulo apposito nel menu principale del blog, non so se ne possa tuttavia valere la pena.