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Casa venduta all’asta: possono in seguito chiedermi altri soldi?

La storia riguarda me e il mio attuale ex marito. Sposati nel 2001 (divorziati il 15 marzo scorso), nel 2001 abbiamo aperto a suo nome un’attività commerciale nel settore della telefonia (ancora attiva) e nel 2002 abbiamo acquistato un’abitazione accendendo un mutuo con Banca Sella. Nel corso degli anni, i problemi economici hanno creato posizioni debitorie nei confronti di Equitalia, Unicredit e la stessa Banca Sella. Il mio ex marito (al quale era intestata la casa ed era la sua prima e unica abitazione) non ha più potuto pagare il mutuo. L’anno scorso la casa è stata venduta all’asta da Equitalia, Unicredit e Banca Sella, mettendo in mezzo a una strada noi genitori e i nostri 4 figli minori. Ad oggi, al mio ex marito sono state recapitate due raccomandate: Equitalia chiede 63 mila euro e Unicredit 38mila perché non si ritengono soddisfatte dal ricavato dell’asta.

Per legge, qualora il creditore non sia effettivamente soddisfatto nell’interezza del suo credito, dopo la procedura esecutiva immobiliare, così come dopo qualsiasi altra che si sia rilevata insoddisfacente, conserva ovviamente il diritto a procedere esecutivamente, con nuove ed ulteriori procedure.

Proprio per risolvere problematiche di questo genere, recentemente è stata varata la legge sul sovraindebitamento, conosciuta anche come «salva suicidi», per maggiori informazioni sulla quale rimando alla lettura della apposita scheda.

Avete già visto che purtroppo da certi «buchi» non se ne esce mai, ragione per cui vi consiglio caldamente di valutare la possibilità offerta dalla legge sul sovraindebitamento che, anzi, si sarebbe potuto tentare di attivare anche prima, cercando di salvare la casa.