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diritto

Registro delle opposizioni: come iscriversi.

Un post velocissimo per dirti come puoi iscriverti al registro delle opposizioni, sia per i numeri di telefonia fissa che per i cellulari:

  • chiama il n. 800 957 766 per le utenze fisse;
  • chiama lo 06 42986411 per i cellulari;

Risponderà una voce registrata che verso la fine ti chiederà di premere 1.

spam

Premi 1 e dopo un giorno dovresti essere iscritto al registro.

Vediamo se questa volta funziona, lascia un commento con la tua esperienza.

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comunicazioni

Come ci si può connettere al blog?

Come faccio ad iscrivermi al blog?

Grazie per la tua domanda!

In questi tempi, in cui sia i social sia google sono molto «ballerini» e le cose sono sempre più difficili da trovare, perché un algoritmo sceglie al posto tuo cosa farti vedere e cosa no, è fondamentale, assolutamente fondamentale che tu resti collegato alle fonti di informazioni che ti interessano.

In generale, ci sono molti modi per restare connesso al mio blog in modo stabile e permanente, sino ovviamente a revoca da parte tua, in modo da bypassare gli algoritmi stupidi sia di facebook che di google che di qualsiasi altra fonte intermedia, avendo un contatto diretto.

Innanzitutto, ti puoi iscrivere utilizzando la cara vecchia mail.

L’iscrizione via mail è quella che in fondo consiglio, soprattutto per un blog come questo che pubblica di norma solo un post al giorno.

Se segui questa strada, è fondamentale che insegni al tuo programma di posta a riconoscere come «buona» la posta che viene dal blog, cioè che tu gli dica che non è spam.

Sì perché anche qui, con la scusa della tua «protezione», possono mettersi in mezzo impedendoti di vedere dei contenuti.

Come fare questo, dipende dal sistema di posta elettronica che usi tu, sia dal fornitore che dall’applicazione che utilizzi. Se non sei in grado di provvedere da solo, puoi chiedere ad un amico più competente o ad un tecnico informatico, anche perché la gestione dello spam è fondamentale per qualsiasi cosa tu faccia, non solo per seguire questo blog.

Per iscriverti al blog via mail, puoi seguire le istruzioni più dettagliate rilasciate in questo precedente post, alla lettura del quale ti rimando.

Ulteriori metodi alternativi per seguire il blog, per utenti più avanzati, sono tramite telegram o via feed rss.

Se hai telegram, puoi cercare il canale «avvocati dal volto umano», oppure fare clic qui.

Il modo più avanzato, infine, è tramite un aggregatore come inoreader: in questo modo puoi seguire il feed del blog, che, come tutti i blog wordpress, si trova a questo indirizzo.

Grazie ancora per il tuo interesse all’iscrizione al blog.

Resta con noi, buona giornata.

network cables as supply for work of system
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pillole

Una puntata di radiosolignani ?? che ti ins …

Una puntata di radiosolignani ?? che ti insegna a gestire bene lo spam, con vantaggi per l’integrità di tutta la tua corrispondenza elettronica. Engioi!

Come gestire la posta indesiderata, o spam, in modo davvero efficiente e professionale evitando problemi.

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tecnologia

Spam: come gestirlo in modo professionale.

messaggi di posta

Note dell’episodio.

In questo episodio di radio solignani podcast, come gestire bene la realtà dello spam o posta indesiderata: due trucchetti di base per ridurre al minimo i falsi positivi, insegnando al tuo sistema di posta a distinguere la posta buona da quella cattiva, e come occuparsi dei pochi falsi positivi che dovessero essere rilevati.

Riferimenti.

Conclusioni

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diritto

Accettazione dei cookies: come togliersela dalle balle.

Nella mia vita, ormai, ho accettato più cookies che compromessi…

E sono convinto che sia così anche per voi.

Non siete infastiditi anche voi dall’avviso che compare ogni volta che vi collegate ad un qualsiasi sito web (questo, purtroppo, compreso) da un po’ di tempo a questa parte?

L’utilità pratica di questa cosa è assolutamente pari a zero, perché ovviamente nessuno può, nel momento in cui sta facendo una ricerca su internet per trovare le informazioni che gli servono, andarsi a leggere, per ogni sito delle dozzine che consulta, un paio di pagine di informative che gli spiegano come vengono, per quel particolare sito, utilizzati i cookies. Anche perché a noi interessa davvero poco.

Non solo non c’è nessuna utilità, ma questa farsa è anche dannosa perché spesso tra annunci pubblicitari, pop up e altre finestre in sovrapposizione diventa difficile leggere i contenuti che ci interessano. Questa cosa, peraltro, è talmente fastidiosa che, ad esempio, recentemente sono tornato a Firefox come browser predefinito, lasciando perdere Chrome che, essendo figlio di Google, non ci darà mai (nonostante stiano facendo finta di farlo) una vera modalità di lettura che consenta di non visualizzare gli annunci – ma di questo parleremo, magari, in un altro post.

Queste – rido – sono le «soluzioni» che ci vengono dall’Unione europea e dalle autorità preposte a tutelare la nostra privacy. Abbiamo il telefono di studio e di casa tempestato da chiamate illegittime di venditori che, nonostante il registro delle opposizioni, di interrompono mentre lavoriamo o ci riposiamo, la casella mail infarcita di spam, ma, mentre navighiamo sul web, siamo «protetti» dai cookies.

Fuor di metafora, l’imposizione a tutti i siti web della necessità di richiedere una specifica accettazione dei cookies da parte degli utenti è una evidente buffonata, che non risolve alcun problema ma mette un peso in più sugli utenti comuni. Un po’ come fa a volte l’Unione Europea quando interviene su di una determinata materia.

Ma c’è una soluzione per evitare le perdite di tempo nella lettura di quello che ci interessa, che ho scoperto grazie ad una amica di facebook che me l’ha indicata. Da allora la utilizzo con soddisfazione e ho pensato di girarla anche a voi.

Si tratta dell’estensione dal nome azzeccatissimo «I don’t care about cookies». Più che una estensione, un moto di rivolta popolare, che parte dalla pancia di ognuno di noi…

Ad ogni modo, si tratta di un componente aggiuntivo del browser, che potrete installare appunto sul vostro navigatore preferito, tra Chrome e Firefox (Safari purtroppo non sembra supportato al momento). Il sito dell’estensione si trova qui, ma ovviamente la trovate anche nel repository delle estensioni del browser.

Ricordo che Firefox, a differenza di Chrome, consente l’installazione di estensioni anche sulle versioni mobili, così ho potuto installare I don’t care about cookies anche sulle versioni di Firefox che uso sul mio cellulare che sul mio tablet Android. Gli utenti iOS, dunque, non solo non possono installarla su Safari, ma non possono nemmeno cambiare il browser di default ed è questa una cosa assolutamente inaccettabile a mio giudizio, di fronte alla quale l’UE, che pur con Internet Explorer era intervenuta pesantemente, rimane in misterioso ed incomprensibile silenzio.

Nell’attesa, dunque, dell’eventuale giorno fortunato in cui potremo finalmente uscire definitivamente dall’Unione Europea, potrete da oggi almeno risparmiarvi la rottura dei cookies.

Evviva noi.

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diritto

Spam: come tutelarsi facendo una denuncia al NIC e al Garante.

Alzi la mano chi non ha mai ricevuto, nella propria mailbox, messaggi, per lo più in lingua Inglese, che promettono paradisi fiscali, facili guadagni o che invitano a visitare siti molto piccanti. Si tratta del fenomeno, conosciuto sin dagli albori di Internet, dello spam: la posta indesiderata o comunque non richiesta, inviata per fini commerciali. Ci sono diversi sistemi tecnici per difendersi dalla posta “non sollecitata”, come le black list, la restrizione degli indirizzi IP e così via. Ma, dal punto di vista giuridico, se si riceve questo tipo di posta, che cosa si può fare?

Ovviamente fare spamming è vietato, da leggi diverse. Intanto esiste, come noto, la famosa legge sulla privacy 675/1996, che vieta l’utilizzo di dati quali l’indirizzo di posta elettronica senza il consenso espresso del titolare. In secondo luogo, diffondere virus, come quelli usati a volte per carpire gli indirizzi di posta elettronica, che siano atti ad alterare il funzionamento di un sistema informatico, è sanzionato addirittura dal Codice Penale. Infine, lo spam è contrario alla netiquette, le regole tradizionali, non giuridiche, di internet, sulle quali vigilano, però, le Autority, che sono agenzie specializzate, facente parte del mondo internet, in grado di intervenire direttamente contro i responsabili.

Ad ogni modo, dal punto di vista del modo concreto in cui è tutelato in singolo utente internet, bisogna distinguere tra posta che proviene da mittenti di nazionalità estera e posta che, invece, è stata spedita da aziende o comunque da soggetti italiani. Gli strumenti a disposizione dell’utente internet, infatti, sono diversi ed è molto più facile, oggi come oggi, difendersi dallo spam nazionale piuttosto che da quello “d’importazione” che resta difficile da combattere.

Per quanto riguarda la posta di provenienza nazionale, chi la riceve ha fondamentalmente due strumenti agili e veloci a disposizione: può innanzitutto denunciare il fatto alla Naming e alla Registration Autority italiane (www.nic.it); può, inoltre, fare la denuncia al Garante della Privacy.

A) Le Autority italiane hanno poteri di intervento diretto sui server che operano nel top level domain .it (cioè praticamente su tutti i siti che terminano con la desinenza .it). A queste Autority può essere segnalato l’invio di posta indesiderata, seguendo la procedura da loro stesse descritta a questa pagina. Praticamente, si deve prendere il messaggio indesiderato che si è ricevuto e, per prima cosa, fare una copia dell'”header”, cioè dell’intestazione, una parte del messaggio solitamente nascosta e che si può visualizzare solo attivando apposite opzioni del proprio programma di posta elettronica (per chi usa outlook, ad esempio, basta andare nel menu Visualizza, voce Opzioni, e appariranno le “intestazioni internet”). L’inclusione delle intestazioni o header è fondamentale perché consente all’Autority di ricostruire il percorso completo del messaggio e quindi di identificare tecnicamente lo spammatore, per cui senza intestazioni tanto vale non mandare nulla. Una volta copiato l’header del messaggio, bisogna aprirne uno nuovo e indirizzarlo a ABUSE@na.nic.it, e in copia a info@nic.it, e “incollarci” dentro l’header (si tratta ovviamente di operazioni di copia e incolla da compiere con il tasto destro del mouse!). A questo punto, bisogna tornare al messaggio indesiderato, copiarne il contenuto e inserirlo nel nuovo messaggio, nel frattempo lasciato aperto, indirizzato all’Autority. Una volta copiato anche il contenuto, il messaggio potrà essere spedito. La denuncia di spam inviata in questo modo verrà pubblicata anche in una mailing list i cui archivi sono consultabili pubblicamente a questo indirizzo. Questi archivi sono divertenti da consultare perché vi si riportano molti casi di spam e chi è interessato ad approfondire il fenomeno farebbe bene a darci un’occhiata.

B) La seconda strada per tutelarsi, più impegnativa ma anche più efficace, è quella di rivolgersi al Garante della privacy, l’organo istituito dalla legge sul trattamento dei dati personali. Le istruzioni e anche il modello per presentare il ricorso si trovano direttamente presso il sito del Garante, all’indirizzo www.garanteprivacy.it. Praticamente, si devono fare le seguenti cose: innanzitutto chiedere, ai sensi dell’art. 13 della legge 675/96 sulla privacy, le informazioni sul trattamento dei dati al mittente della mail, richiedendo anche il blocco del trattamento. Ovviamente, meglio farlo con lettera raccomandata diretta alla sede legale dello spammer. Se non si riceve risposta, si può presentare ricorso, in via amministrativa, al Garante, denunciando la violazione della legge sul trattamento dei dati personali. A seguito di presentazione del ricorso, il Garante si rivolge nuovamente allo spammer per chiedergli ufficialmente ancora una volta le informazioni sul trattamento dei dati e, una volta acquisite le eventuali risposte, decide circa il trattamento dei dati. La cosa bella è che nel provvedimento può imporre una multa a carico dello spammer e a favore di chi è rimasto vittima della posta indesiderata, che in questo modo è almeno ripagato in qualche modo del tempo perso a predisporre e a seguire il ricorso. Tutto questo, ad esempio, è avvenuto in un caso, ampiamente ripreso dai siti specializzati e documentato dallo stesso protagonista, dove una società italiana è stata condannata a pagare 250 euro, direttamente nelle mani di colui che aveva ricevuto la posta indesiderata.