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Agricoltura, industria, informatica: le tre rivoluzioni dell’uomo.

Per un uomo sempre più alienato.

Oggi ti voglio parlare delle tre grandi rivoluzioni dell’uomo.

Anche questo, come quello sulla scelta vegetariana e vegana, è un post in cui introduco alcuni concetti fondamentali che poi saranno utili in molti altri post successivi.

Queste tre grandi rivoluzioni, ti voglio subito anticipare, non sono state un fatto positivo per la nostra specie, ma ognuna ha rappresentato una grande catastrofe che ci ha allontanato dal nostro modo di vivere naturale.

Ognuna di queste rivoluzioni, poi, ha peggiorato ancora quella che era venuta prima, con una serie di effetti disastrosi per la nostra salute, il nostro benessere e la nostra qualità della vita di cui in parte soffri sicuramente anche tu che mi stai leggendo.

Le tre grandi rivoluzioni sono quella agricola, quella industriale e quella digitale, che stiamo vivendo proprio in questi anni. Ognuna è stata un potente fattore di alienazione dell’uomo.

I cacciatori raccoglitori.

Qual è lo stato naturale dell’uomo?

Quello della caccia e della raccolta, praticato e vissuto ancora da alcuni gruppi di uomini che ancora vivono in questo stadio. Questi uomini non lavorano, non hanno alcun sistema previdenziale, non hanno sistemi di governo di tipo statuale, ma riescono a mangiare, bere, risolvere i conflitti, gestire gli anziani e gli invalidi, godere di forme di intrattenimento – tramite i cantastorie – molto meglio di quanto avvenga nella nostra società.

Questi uomini, che noi giudicheremmo «selvaggi», vivono davvero secondo natura, effettuando una caccia sostenibile quando ne hanno bisogno, con una profonda divisione dei ruoli tra maschi e femmine.

Generalmente, si ritiene che la vita di questi uomini sia molto dura, in realtà è una vita molto più leggera e priva di stress della nostra. Ti voglio citare a proposito le parole di un testo fondamentale, anche se generalmente meno conosciuto, del movimento paleo, purtroppo non tradotto in italiano, ma che, se sei in grado di leggere in Inglese, ti consiglio di leggere assolutamente: si tratta di Neanderthin di Ray Audette.

Secondo questo autore, «the search for food among huntergatherers has often been thought of as a long and laborious process by those of us who are used to the convenience of supermarkets. Studies of contemporary hunter-gatherers, dispel this myth conclusively. Among huntergatherers living in the harshest desert and Arctic conditions, it has been found that they work less than 3 hours per day. These hours not only include the time necessary to obtain and prepare food but also the time to provide housing and clothing. || La ricerca del cibo tra i cacciatori raccoglitori è sempre stata considerata come un processo lungo e laborioso da quelli di noi che sono abituati alla comodità e convenienza dei supermarket. Studi effettuati sui cacciatori raccoglitori che vivono al giorno d’oggi distruggono completamente questo mito. Tra i cacciatori raccoglitori che vivono nei deserti più aspri e nelle terre artiche, è stato visto che le ore di lavoro sono meno di tre al giorno. Queste ore non solo comprendono il tempo necessario per ottenere e cucinare il cibo, ma anche quello per dotarsi di un riparo e di vestiti».

È un po’ diverso dalla nostra vita, dove dobbiamo lavorare otto ore tutti i giorni, dopo esserci svegliati con un atto di violenza della nostra sveglia, usciti dal lavoro dobbiamo perdere un’ora per andare a fare la spesa e poi, dopo cena, se non ci vogliamo imbolsire, dobbiamo persino andare in palestra…

Questo, comunque, era lo stato originario degli uomini e lo è stato per tutti gli uomini, su tutta la terra, per almeno due milioni di anni.

La rivoluzione agricola.

Poi, è intervenuta la prima rivoluzione, quella agricola.

«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?» (Mt 6, 24)

Gli uomini hanno smesso di cibarsi delle forme di vita animali e vegetali spontaneamente disponibili in natura e hanno voluto allestire un sistema organico di coltivazione, incentrato sia sull’allevamento che sull’agricoltura. Hanno smesso di fare come avevano sempre fatto, e come fanno gli animali che vivono in libertà, compresi gli uccelli del cielo, e hanno cominciato a seminare, mietere, raccogliere nei granai.

Non si sa bene cosa abbia innescato questa prima grande rivoluzione, circa 10000 anni fa, in diverse parti del mondo non collegate tra loro, ci sono addirittura alcune persone che sostengono che vi sia stata un’intervento da parte di forme di vita aliena per far progredire i terrestri… Di queste ipotesi fantascientifiche c’è da salvare il fatto che ad oggi non ci sono spiegazioni soddisfacenti circa l’innesco di un cambiamento così profondo e su vasta scala.

Con la rivoluzione agricola, nascono le grandi civiltà, ma l’uomo paga un prezzo salatissimo:

  • alimentazione a base di cereali e legumi che devastano il sistema digerente e in generale la salute, tant’è vero che gli scheletri degli uomini dall’epoca agricola in poi – il caso classico sono le mummie egiziane – denotano un netto peggioramento nello stato di salute: statura molto più bassa, denti marci e devastati, ossa più piccole, ecc.
  • nascita delle classi sociali: ci sono, per la prima volta, persone che non si occupano del cibo (Giovanni Cianti li chiama «specialisti no food») ma diventano governanti, artigiani, avvocati…
  • sovrapopolazione
  • lavoro in agricoltura dall’alba al tramonto per quasi tutti gli uomini e quindi, sostanzialmente, nascita della schiavitù, tanto per i formalmente schiavi che per i formalmente liberi

Tutto ciò ha determinato una potete alienazione per l’uomo da sè stesso: da libero, è diventato schiavo. Da sano, è diventato malato. Da persona con uno scopo, diventa una persona che perde sempre più il senso della sua esistenza.

Con l’agricoltura, non sono cazzi solo per gli uomini, ma anche ad esempio per i lupi, che, da fedeli compagni di caccia degli uomini per due milioni di anni, diventano adesso dei pericolosi nemici, che, tentando di continuare a fare a mezzo con gli uomini come avevano sempre fatto, prendono una pecora, un agnello o un capretto agli allevatori che, così, si mettono a dar loro la caccia.

Ho parlato di questo vergognoso tradimento degli uomini ai lupi nel mio racconto «Io non avrò mai paura di te», che ti invito a leggere se vuoi approfondire l’argomento.

Questa è l’epoca non più del lupo, ma del gatto, che non a caso presso gli Egizi, la prima grande civiltà nata con l’agricoltura intorno al fiume Nilo, vengono divinizzati e protetti. La spiegazione risiede molto semplicemente nel fatto che l’uomo agricoltore semina, miete ma soprattutto ammassa nei granai, dove, se il grano viene mangiato dai topi, le sue scorte di cibo vengono fatte fuori… I gatti, animali esclusivamente carnivori, danno volentieri la caccia ai topi, tenendo pulito e conservando le preziose scorte dell’uomo agricolo che crede di aver fatto un progresso cibandosi di cibo per uccelli – il grano è un cibo per uccelli granivori, inadatto alla specie umana – quando invece in quel modo si è rovinato nel modo che abbiamo visto sopra.

Perchè l’uomo, nel momento in cui è passato da uno stato naturale di raccolta, di vita simile a quella di tutti gli altri animali che mangiano il cibo che trovano o cacciano, non è diventato più allevatore, determinando disponibilità di un cibo, la carne, molto più adatto a sè, ma è diventato più che altro coltivatore? Perchè, in altri termini, invece che concentrarsi sulle forme di vita animali lo ha fatto su quelle vegetali, devastando la propria salute e quella di tutte le generazioni successive?

«E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. E l’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. E l’Eterno disse a Caino: ‘Perché sei tu irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il volto? ma, se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri son vòlti a te; ma tu lo devi dominare!’» (Genesi 4:3-7)

A quanto pare anche Dio gradiva di più gli allevatori, rispetto ai coltivatori, ma poi sappiamo tutti come è andata e quale dei due è sopravvissuto…

La rivoluzione industriale.

Facciamo adesso un grande salto in avanti, ricordandoci che grande, in termini di storia, parlare di «salto grande» è molto relativo, e andiamo alla seconda grande rivoluzione dell’uomo, che è quella industriale.

La storia la sappiamo tutti, nel 1700 in Inghilterra si iniziano ad applicare mezzi di produzioni in serie e con criteri di sistematicità ad attività che, in precedenza, erano svolte a livello solo artigianale. Prendiamo ad esempio la realizzazione di un paio di scarpe, di sedie o mobili per le abitazioni e così via.

Anche qui è sempre la tecnologia la novità che innesca tutto, resta da capire, come accennato prima, che cosa è che, in fondo, determina il progresso tecnologico.

Con la rivoluzione industriale sono cazzi ancora più amari per l’uomo: da schiavo nei campi, diventa schiavo chiuso nelle fabbriche, ancora più sfruttato, ancora più alienato e devastato. I bambini, ad esempio, iniziano a lavorare prestissimo, anche a quattro anni, stanno in fabbrica anche 12, 14 ore. Non fabbricano più vitamina D non ricevendo i raggi del sole e diventano rachitici e cioè sostanzialmente invalidi, come si può vedere nella foto.

La cosa bella che accade in questo periodo è che la rivoluzione industriale non solo devasta l’uomo cento volte di più di quello che aveva fatto la rivoluzione agricola, ma peggiora profondamente la rivoluzione agricola stessa, facendo nascere, al posto di coltivazioni varie e di dimensioni spesso artigianali, gli allevamenti e le coltivazioni intensive, spesso a monocoltura, determinando devastazioni per gli uomini che vi lavorano e per l’ambiente e prodotti destinati a fungere da cibi per gli uomini di qualità sempre più scadente, in considerazione che l’imperativo era produrre la maggior quantità possibile di latte, grano, frutta, senza alcuna considerazione per le proprietà salutari dei prodotti.

Un filosofo, Karl Marx, ha parlato di alienazione dell’uomo che passa dalla dimensione artigianale e controlla l’intero processo produttivo del bene che realizza, a quella industriale dove, in catena di montaggio, segue un solo aspetto, utilizzando mezzi di produzione che non gli appartengono più, ma è stato sbertucciato per ogni dove – quando invece su questo aveva ragione da vendere, anche se il comunismo non era certo la soluzione.

Naturalmente, di fenomeni giganteschi come le rivoluzioni agricola ed industriale potremmo parlare per giorni, ma io mi fermo qui, essendomi limitato ad evidenziare gli aspetti che ci interessano di questi eventi che hanno determinato profondi cambiamenti nella condizione umana. Se vuoi, ovviamente, puoi approfondire con apposite ricerche o leggendo uno dei molti libri disponibili sull’argomento.

La rivoluzione digitale.

La terza rivoluzione è quella che stiamo vivendo adesso e cioè quella digitale, quella dell’informatizzazione, un altro «progresso» portato della tecnologia, un’altra grande svolta verso la più completa e totale alienazione dell’uomo.

Con la rivoluzione digitale l’uomo si mentalizza, il suo corpo diventa sempre meno importante e presente, il suo carico mentale diventa pesantissimo, la figura di riferimento nel mondo del lavoro è il knowledge worker, colui che lavora con la conoscenza, come ad esempio un giornalista, un blogger, un esperto di marketing, un formatore, un web master, un informatico, un avvocato… Con il chè, quel processo che aveva allontanato l’uomo dal cibo rispetto alla situazione del suo stato naturale, in cui tutti gli uomini e le donne partecipavano alla raccolta del cibo, generando specialisti non a contatto con la lavorazione del cibo, sostentati dal lavoro di altri, si spinge ancora più in là.

Qui la distanza dallo stato naturale dell’uomo diventa elevatissima. Si diffondono di conseguenza stress e depressione, specialmente nei paesi occidentali dove il benessere, e i benefici della civiltà (il più povero in Italia dispone di cure mediche e trattamenti sanitari di cui non disponevano i re appena un secolo o due addietro), sono al massimo livello – eppure le persone non sono felici.

Ancor più alienazione e perdita di autenticità.

Una delle conseguenze ulteriori è che le relazioni personali sono meno presenti, perché l’uomo passa la maggior parte del suo tempo non faccia a faccia con un suo simile, ma davanti a uno schermo (un grande fattore di depressione secondo Steve Ilardi, con il suo The depression cure), ma soprattutto sono molto meno autentiche, perché siamo meno spontanei, siamo più mentalizzati e pieni di fisime.

Siamo diventati così lontani dal nostro vero cibo e dal procacciamento dello stesso che non capiamo più il ciclo della natura a riguardo, diventiamo vegetariani – cosa piuttosto maldestra che determina strage di microfauna e la tortura delle vacche da latte – o addirittura vegani, finendo per rimpinzarci di autentici veleni come la soia, il tofu, altri legumi, i cereali e il seitan e per sostenere, ulteriormente, che tutti dovremmo diventarlo per il benessere degli animali e dell’ambiente, una cosa che può essere concepita solo da chi non ha il minimo senso dell’uomo e della sua storia e posizione nel mondo.

Ovviamente, anche la rivoluzione digitale ha peggiorato le due sorelle precedenti, determinando un’agricoltura sempre più innaturale e lontana dalle vere esigenze della gente e un’industria sempre più spietata, dove il lavoro degli uomini, che finalmente avevano ottenuto un po’ di tutele, è destinato ad essere sostituito da quello di appositi robot.

Se questa è la realtà, dunque, che cosa bisogna fare?

Per il nostro benessere, da intendersi a tutto tondo, non solo fisico, ma anche mentale e spirituale, è necessario cercare di vivere il più possibile nel modo per cui siamo stati «progettati» e per il quale ci siamo evoluti, per due milioni di anni di storia, prima che queste sataniche rivoluzioni intervenissero, adottando non solo una dieta, ma uno stile di vita di tipo evolutivo.

Se vuoi ottenere una consulenza a riguardo, puoi scriverci dalla pagina dei contatti. Ti raccomando, con l’occasione, di iscriverti alla newsletter del blog, o, se non ti piace la mail, al gruppo Telegram, in modo da non perderti importanti e utili aggiornamenti quotidiani.

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Arrivederci a settembre… Con importanti novità.

Sospendiamo la pubblicazione di nuovi post per un paio di settimane, dal 20 al 31 agosto.

Nuovi post ricominceranno ad essere pubblicati da lunedì 3 settembre. Ricordo che questo blog, a differenza di tutti gli altri, si basa su di un flusso editoriale molto preciso e rigoroso, che ne agevola grandemente la lettura e la possibilità di seguirlo: un solo articolo, dal lunedì al venerdì (feste escluse), alle ore 7. Questa scelta ci richiede un lavoro molto più intenso, sia a livello di redazione che organizzativo, non potendoci limitare a pubblicare nuovi post quando sono disponibili o abbiamo tempo di scrivere, ma crediamo tutto sommato che ne valga la pena perché in questo modo il blog è appunto molto più leggibile e una persona può più serenamente decidere di iscriversi alla newsletter, al gruppo telegram o al feed rss.

Lo studio Solignani che, come sapete, non è più solo uno studio legale, ma uno studio di servizi professionali integrati di tipo legale, di mediazione e di counseling, ambiti questi ultimi dove stiamo lavorando moltissimo ultimamente e con grande soddisfazione, non chiude. Come tutte le estati, lo studio rimarrà sempre aperto. Crediamo molto nel dare continuità, perché i problemi delle persone non vanno mai in vacanza e ogni azienda seria deve organizzarsi in maniera da poter sempre servire il cliente. Ovviamente, facciamo anche noi le nostre ferie, ma facendo in modo che in studio ci sia sempre qualcuno. Quindi, in caso di bisogno, chiamate tranquillamente il numero storico dello studio 059 761926. A meno che non abbiate un contratto di protezione, nel qual caso potete chiamare direttamente l’avvocato di cui avete il numero di cellulare.

Dopo il master in counseling, che è stato meraviglioso, ho iniziato, da pochi giorni, un nuovo master in naturopatia. Una cosa che mi ha sempre appassionato. Un altro modo in cui prendermi cura delle persone. Questo, dopo il counseling, sarà la prossima tessera del mosaico sia del mio lavoro come professionista sia del blog. Ho sempre desiderato approfondire questa materia, anche per venire incontro a tutte quelle persone che mi chiedevano indicazioni per lo stile di vita che, come sapete, per lo più seguo, di tipo paleo, che non è solo uno stile alimentare, ma si allarga ad ogni settore della vita dell’uomo. Nel blog, in passato abbiamo già parlato di cose di questo tipo, in futuro questa cosa si svilupperà ancora di più, venendo incontro ai vostri stessi interessi. Lo stesso mio racconto breve «Io non avrò mai paura di te» è notevolmente influenzato dal punto di vista paleo.

Un’altra cosa che ne approfitto per dire è che, nei giorni scorsi, mi sono trovato nell’impossibilità di continuare ad aggiornare il mio profilo personale su facebook a causa di cambiamenti introdotti dai gestori del social. Così ho creato un gruppo, che sta avendo un enorme successo, al quale ovviamente siete invitati anche tutti voi lettori e amici del blog: le perle di tiz. Cliccate sul link per iscrivervi. Diventate anche voi «perlini» o «perline» 😉

Se non sai cosa leggere quest’estate, ti ricordo che ci sono i miei libri ed ebook. Pochi giorni fa, è uscito «La lettera di Sara», una raccolta di tre racconti brevi in cui introduco il personaggio di Davide Boni, un avvocato che pensa che tutti gli avvocati siano idioti… Disponibile sia in formato Kindle che negli altri formati e in tutte le principali librerie on line, cliccando qui. Gli altri libri si trovano invece qui.

Buone ferie a tutti, ci rileggiamo a settembre.

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La dott.ssa Eck sulla mia paleo esperienza e su alcuni possibili punti critici delle diete evolutive.

*La dott.ssa Sabine Eck, che personalmente come noto stimo moltissimo, ha letto il resoconto del mio primo anno di esperienza con lo stile di vita paleo e mi ha mandato alcune osservazioni via mail che mi sembrano molto interessanti anche se in parte critiche e distanti dai concetti di base delle diete evolutive. Dopo averle chiesto il permesso, le metto di seguito a beneficio di tutti i lettori del blog.

Con l’occasione, voglio, anche se non è il tema di oggi, lasciarvi i link ad un bellissimo video, diviso in due parti, della dott.ssa sull’argomento «sale»: li trovate qui e qui. Dovete prendervi un po’ di tempo per vederli, ma vi assicuro che ne vale la pena.*


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La Paleo-dieta fa dimagrire un bel po’… sopratutto per la rinuncia totale dei carboidrati a base di grano.

In oriente non c’è gente grassa (almeno che non siano occidentalizzati) perché mangiano riso (ha un’effetto asciugante sul corpo). Basta vedere i cinesi in italia…i vecchi (cibo tradizionale cinese) sono magri…i loro figli (cibo italiano) sono spesso grassi

Poi ci sono da considerare alcuni aspetti/contesti:

  1. alla lunga è molto pericolosa per un eccessivo carico proteico-in mancanza di “movimento da cacciatore” soprattutto

  2. i cacciatori non mangiavano di sicuro la carne ogni giorno-facevano dei gran digiuni!!!! e mangiavano erbe e radici,semi,frutta

  3. i cacciatori mangiavano anche le interiora (sono alcalini)…la massa muscolare invece è acida (aminoacidi insomma)

  4. è una alimentazione per pochi – se lo facesse l’intera umanità occidentale sarebbe un disastro ecologico

  5. l’uomo dovrebbe evolvere…e non retrocedere… natura e cultura non sono identici

  6. eticamente non trovo giusto uccidere tanti animali…con l’età la dieta dovrebbe essere più rispettosa verso altre forme di vita

  7. la lunga vita rimane ancora un mistero a livello scientifico…certamente non dipende solo dal mangiare…ma sopratutto dal modus pensandi

Comunque sia…importante rendersi conto che si può cambiare, sperimentare diverse forme di alimentazione.

Un modello unico per tutti non può esistere

Importante togliere il cibo industriale!… E tornare alle stagioni e alla rotazione alimentare saluti 🙂 S Eck

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benessere paleo

Ed è un anno di paleo lifestyle!

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Un Anniversario.

Oggi 11 marzo 2014 faccio un anno di paleo.

Un anniversario non è niente in tutto, è solo una convenzione, ma può essere l’occasione per fare un po’ il punto della situazione, raccontare un’esperienza, mettere a disposizione degli altri le proprie idee, sensazioni, punti di vista.

Per questo ho deciso di raccontare tutto dall’inizio, partendo dalla situazione in cui mi trovavo prima di acquisire consapevolezza alimentare e di stile di vita e iniziare a valutare con attenzione sia quello che ingerisco sia quello che faccio durante tutto il giorno.

L’inizio.

La mia rinascita è iniziata, come tutte le cose importanti, per caso.

Una notte di poco sonno come al solito, tra la primavera e l’estate del 2012, mentre sfogliavo Amazon sul mio iPad mi sono imbattuto in una centrifuga, molto di base, per fare succhi di frutta e verdura. Siccome in quel periodo iniziava a fare abbastanza caldo, ho deciso così, d’istinto, di acquistarla.

In quel periodo mangiavo malissimo, la classica alimentazione occidentale contemporanea piena di cibi inadatti al nostro metabolismo, prodotti industriali, vera e propria spazzatura. Verosimilmente avevo una dipendenza da varie porcherie, di cui non solo non riuscivo a liberarmi ma di cui non mi rendevo nemmeno bene conto. Lo stile di vita in cui si inseriva questa alimentazione poi era piuttosto tremendo, stress acuto per via del lavoro, gestione familiare, quasi sempre in un vicolo cieco senza sapere bene che cosa fare, e nemmeno, anche qui, rendendomi davvero conto di essere dentro ad un buco.

Il juicing.

Le cose hanno iniziato a cambiare quando, all’interno di questa dieta disastrosa, ho iniziato ad usare la centrifuga per farmi alcuni succhi, quasi esclusivamente di frutta fresca.

Ho seguito semplicemente la mia voglia, non è stata una decisione salutistica, anche perché in quel periodo non sarei stato in grado di prenderne. Si vede che qualcosa dentro al mio metabolismo, nonostante anni e decenni di maltrattamenti pesanti, era ancora in grado di guidare i miei istinti verso qualcosa di sano, qualcosa di cui il mio corpo aveva effettivamente bisogno, in mezzo a tutte le false necessità e ai cravings generati dalle dipendenze da zucchero, grani, latticini e così via.

Dopo un po’ che andavo avanti a consumare succhi, inizialmente fuori pasto, come «merenda», poi al posto della colazione, sempre seguendo il mio gusto e facendo quello che mi piaceva fare, ho notato che il cibo spazzatura, stranamente, sembrava sempre meno attraente. Quelli che mi apparivano come biscotti deliziosi iniziavano a sembrarmi sabbiosi pezzi di roba comunque troppo dolce e innaturale.

Forse mi sono convinto da solo come per autosuggestione, forse sono stati, come sostengono molti autori fautori del juicing, i nutrienti apportati dai succhi, comunque sta di fatto che ho cambiato i miei gusti, spontaneamente, indirizzandomi verso cose più salutari, cibi freschi, cose semplici.

Sta di fatto che i succhi sono stati il «ponte» che mi ha fatto passare da una situazione di totale incuria alimentare e di stile di vita alla consapevolezza della necessità di curare questi aspetti per il proprio benessere, inteso sia come eliminazione e prevenzione di patologie che come qualità di vita.

Per questo ai succhi sono ancora molto affezionato, nonostante la loro efficacia sia controversa nella comunità paleo.

Dopo un po’ di tempo, sono passato dalla centrifuga ad un estrattore, l’Hurom 400, che uso tuttora pressoché tutte le mattine con soddisfazione, facendo anche cose un pochettino più elaborate.

La nutrigenomica.

Sempre cazzeggiando con l’iPad (questa periferica ha un ruolo chiave, come del resto ha avuto e avrà sempre la lettura in tutta la mia vita), un giorno, sfogliando iBookStore, il market di ebook della Apple, mi imbatto in «Mangia che ti passa» di Filippo Ongaro. Leggendo le recensioni, decido di acquistarne una copia. Mi si apre così il mondo della nutrigenomica e il concetto di base per cui tutto ciò che introduciamo nel nostro organismo rappresenta una informazione di regolamentazione per il nostro DNA, in grado di «accendere o spegnere» i nostri geni.

Seguo regolarmente il programma proposto dal dr. Ongaro, che è un programma validissimo che consiglio a tutt’oggi a tutti coloro che non si sentono di seguire l’impostazione paleo, eliminando con ancora più convinzione ulteriori categorie di cibi come il latte e i latticini, le farine bianche e i grani raffinati, ed ottenendo risultati ancora migliori.

Il tutto sempre con grande soddisfazione, senza sentirmi limitato in nulla e senza rimpiangere alcun cibo, anzi con la soddisfazione di essermi finalmente liberato di alimenti che mi danneggiavano senza che io ne avessi coscienza.

Dopo aver seguito per alcuni mesi le indicazioni del libro del dr. Ongaro, e degli altri testi dello stesso autore usciti successivamente, che sono ottimi libri che mi sento di consigliare a tutti, leggo della paleo e, più approfondisco, più mi pare un approccio dotato di tanto senso e molto legato all’impostazione nutrigenomica del dr. Ongaro.

La paleo sembra avere senso.

L’uomo ha vissuto, e si è evoluto, per due milioni e mezzo di anni mangiando solo certi cibi, per cui si è adattato a funzionare bene con quegli stessi cibi, dal momento che tutti gli esemplari o individui, diciamo così, che non li avessero ben tollerati, sarebbero stati eliminati dalla continuazione della specie, per un processo di evoluzione naturale.

L’alimentazione dell’uomo è cambiata con la rivoluzione agricola, che è avvenuta solo 10.000 anni fa, un «soffio» in termini di durata della presenza umana sulla terra, che è consistita sostanzialmente nella diffusione della coltivazione dei grani su vasta scala, con conseguente impostazione dell’alimentazione a base di cereali anziché carne di animali selvatici e tuberi come in precedenza.

La rivoluzione agricola è stata un disastro per l’umanità e questo disastro è stato perfezionato dalla successiva grande rivoluzione dell’uomo, quella industriale, che ha applicato all’agricoltura, già dannosa in sé per la nostra salute, i metodi industriali, facendo nascere le coltivazioni intensive, le qualità manipolate dall’uomo (fino ai moderni OGM), gli allevamenti in batteria.

Ciò a portato ad un uomo che vive in un ambiente sempre più diverso da quello per cui è stato programmato, da millenni di evoluzione che ne hanno scolpito il DNA e che, come succede agli animali rinchiusi in uno zoo, che si trovano in un habitat diverso da quello loro congeniale, soffre terribilmente.

Questo fatto che l’umanità si trovi in uno stato, oggigiorno, di grave prostrazione e sofferenza, specialmente nei paesi occidentali, paradossalmente dove c’è maggior «benessere» (le virgolette sono assolutamente d’obbligo), direi sia una circostanza oggettiva e incontestabile, una sofferenza che è poco materiale ma tutta esistenziale, diventa materiale quando ricade sullo stato di salute, perché, guarda un po’, lo stato del nostro cervello e del nostro umore condizione anche lo stato del nostro corpo.

Molti non credono che tutto questo sia vero, dicono che sono tutte cazzate perché «l’uomo si è evoluto in tutti questi anni» e «non siamo mica più gli uomini delle caverne!».

In realtà, tutto al contrario noi siamo proprio ancora gli stessi uomini che abitavano nelle caverne milioni di anni fa (e alcune fortunate tribù, sparse per il mondo, lo fanno ancora oggi).

Sapete qual è la fobia più diffusa nel mondo occidentale?

La paura delle auto, che causano in media 10 morti al giorno solo in Italia?

Macchè. Camminiamo tranquilli in mezzo alle auto, le guidiamo, le ammiriamo e le desideriamo persino.

La fobia più diffusa è invece la ofidofobia, che in Italia fa un morto ogni 4 anni se va bene.

Perché proviamo una sensazione di benessere e di intimità quando guardiamo un campo d’erba verde, mentre una gettata di cemento ci lascia spenti?

Forse la spiegazione è che cibiamo evoluti nelle savane africane, che a quel tempo erano verdeggianti, prima di distribuirci in tutte le parti del mondo.

Il passaggio alla paleo.

Chiudiamo, comunque, questa digressione e torniamo al mio percorso.

Per me passare alla paleo come dieta è stato semplicissimo, ho dovuto solo eliminare due categorie di alimenti rispetto al programma che già seguivo del dr. Ongaro: i legumi e i cereali.

Ho deciso di provarla per vedere se sarei stato meglio o peggio, nel perfetto solco della filosofia del biohacking, che è quella che di base oramai mi caratterizza in pieno.

Dopo avere eliminato i grani, ho scoperto che la mia pancia prima era sempre gonfia, ma io non me ne rendevo bene conto, e che invece si può vivere con una pancia molto più tranquilla e serena. Inoltre ho scoperto che si può mangiare senza accorgersene, a livello digestivo, alzandosi da tavola nella stessa condizione in cui ci si era seduti, senza alcuna sonnolenza, tutti aspetti inediti per me.

I primi giorni di rinuncia a pane e pasta avevo un po’ paura. Decenni di abitudini e convinzioni innestate non si sa bene da cosa e da chi, mi facevano temere che senza i carboidrati sarei «crollato», mi sarebbe girata la testa e ad un certo punto mi sarebbero mancate le forze, tanta era la convinzione che fossero quei cibi a dare energia (in realtà, poi, è vero il contrario e cioè che la tolgono).

Mi ricordo che giravo con una mela in tasca, uno snack di emergenza per l’ipotesi in cui avessi avuto un calo di energia…

Ora sembra tutto molto ridicolo, ma per uno che non ha mai vissuto un solo giorno senza mangiare pane o pasta forse non è così inverosimile.

Ovviamente, non c’è stato nessun calo di energia, anzi tutto al contrario ci sono stati solo miglioramenti, e proprio oggi è un anno che non mangio grani in nessuna forma (pane, pasta, pizza, grissini, farine, fritti, merendine, cazzi e mazzi).

Non ho sofferto nemmeno di carb flu, probabilmente con il programma del dr. Ongaro mi ero abbastanza ripulito bene in precedenza.

Per me la paleo, dunque, è stata solo una ulteriore rifinitura di un processo di biohacking iniziato precedentemente, che nel mio caso ha dato buona prova e che quindi ho deciso di mantenere.

Naturalmente, le vostre esperienze potrebbero essere diverse.

Va anche ricordato che la paleo è solo un modello di dieta, non una dieta rigida, ma un modello che lascia ampi spazi a variazioni o personalizzazioni. Può essere chetogenica, low carb, low fruit, con procotollo autoimmune o senza, adattata alle stagioni, alle disponibilità locali, ai tuoi gusti e inclinazioni e così via. La mia stessa paleo varia costantemente, a seconda di quello che trovo e a volte che mi va di mangiare, ad esempio in questo periodo non so perché ma consumo moltissimo cacao (al 100%), dopo essere stato alcuni mesi senza mangiarne. Inoltre dispongo di carne di angus grass-fed di cui non ho avuto la disponibilità per molto tempo, quindi i piatti che mi arrivano in tavola dipendono anche da questo.

Resta il fatto che la paleo o la dieta evolutiva è la dieta naturale dell’uomo, di questo sono piuttosto convinto. Nella nostra società corrotta e idiota non ha il molto maggior successo di quello che ha adesso che si meriterebbe, anzi viene ritenuta una dieta «di moda», solo perché alla paleo e alle diete evolutive in generale non è collegato un marchio e una industria che la spinge commercialmente sul mercato, così la gente finisce per fare la tisanoreica, la Dukan, la Axodiet e tanti altri sistemi che servono per lo più a vendere a caro prezzo prodotti appositi. Queste sono le vere diete FAD, le diete alla moda del momento, mentre è assolutamente demenziale parlare di diete del momento con riguardo a quelle evolutive, che sono diete che l’uomo ha seguito per oltre due milioni e mezzo di anni…

Ovviamente pochi se ne renderanno conto, ma questo è un discorso ancora più grande e che non riguarda solo il settore delle diete purtroppo, ma anche tanti altri e deriva da come è organizzata la nostra società.

Per fortuna, con internet qualcuno che inizia ad aprire gli occhi ogni tanto salta fuori.

La situazione attuale.

Quali sono i risultati che ho ottenuto con la consapevolezza alimentare e con la paleo, che ne rappresenta al momento il massimo grado di affinazione che sono riuscito a darle?

  • Ho perso quasi 50 kg di peso. Adesso peso 85 kg, per una altezza di 178 cm, con un 25% circa di massa grassa. C’è ancora da lavorare su questo versante, e il lavoro diventa sempre più difficile man mano si avvicina il traguardo, ma … non mollo, anzi mi sto solo divertendo
  • Non so più cosa sia l’acidità di stomaco, il gonfiore intestinale, non ho emicranie (che prima avevo abbastanza spesso) da un anno
  • Ho molta più energia per il lavoro e per giocare con i miei figli, più voglia di godermi la vita in generale
  • Non ho mai fame. Paradossalmente, quando mi imbottivo di grani, zuccheri e cibi industriali, avevo sempre fame, probabilmente per un processo di ipoglicemia reattiva. Attualmente, posso saltare un pasto senza problemi e ogni tanto lo faccio.
  • Quando mangio, anche quando mangio molto, mi alzo da tavola nello stesso stato in cui mi ci sono seduto: non ho sonno, non mi sento appesantito, lo stomaco e l’intestino non mi tirano, mi alzo e riprendo a fare quello che facevo prima come se non avessi neanche mangiato. L’unica cosa che mi fa capire che ho mangiato è che sono sazio e soddisfatto, ma non sento nessun carico digestivo.
  • Mi diverto a fare la spesa e ad occuparmi delle provviste della famiglia. Ho anche allevato e macellato un vitello di Angus galloway per avere carne grass-fed che in Italia è difficilmente reperibile. Sono cose che mi piace fare.
  • Mangio roba buonissima e completamente appagante continuando a dimagrire e a stare bene: ciccioli, salsiccia, pancetta, bacon, prosciutto, salmone, sgombro, uova, cacao, fiorentine di oltre 1kg, grigliate, frutta e verdura deliziose, ogni tanto frutta secca, miele, avocado… È vero che la paleo è una dieta di eliminazione, e quindi uno potrebbe pensare che si tratti di una dieta fatta di restrizioni, in realtà si elimina solo la zavorra: cos’è che ti piace degli spaghetti col ragù, dov’è il gusto, negli spaghetti collosi o nella carne? Io ho buttato la colla e tenuto la carne… E non lo rimpiango
  • Mi piace leggere di alimentazione, salute, fitness, insomma ho anche questi nuovi interessi, che non fanno mai male, ma soprattutto un nuovo, interessante, curioso … punto di vista.

Ecco che cos’è la paleo in fondo: un punto di vista con cui guardare noi stessi e il mondo, che ti fa capire tante cose. E questo per me, che mi considero da sempre un venditore di punti di vista, è assolutamente fondamentale ed appagante 😉

La paleo interessa anche a te?

Nel caso, qui trovi la lista dei libri che puoi leggere per iniziare ad approfondire un po’.

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