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Carbon copy cloner: il miglior backup.

Appena fatto l’aggiornamento alla versione 6 di #carboncopycloner.

CCC è una applicazione per Mac, di cui parlo anche nel mio libro «Fare l’avvocato è bellissimo», che consente una forma di backup, sicurezza e produttività estremamente interessante.

Con questo programma, infatti, puoi avere una copia «avviabile» del disco interno del tuo mac.

Questo a che cosa serve?

Se, o meglio quando, il disco interno del tuo mac si rompe – cosa che prima o poi avviene a tutti, la morte dei dischi fissi è certa come quella degli uomini – puoi prendere il disco «clone», attaccarlo ad un altro Mac e riavviare quel secondo Mac dal disco clone.

In questo modo, in 5 minuti di tempo sei di nuovo immediatamente produttivo, caricando il tuo ambiente di lavoro completo su un altro mac.

Per fare questa cosa, ovviamente occorre avere almeno due mac, cosa che per molti professionisti è vera: spesso si ha una macchina in studio e una a casa.

Ma anche se non hai due mac di proprietà questo sistema ti può essere utile. Se, ad esempio, porti il tuo mac in riparazione e ti prestano un «muletto» per il tempo della riparazione, puoi usare il tuo disco clone appunto con questo muletto.

Ovviamente, quando avrai in qualsiasi modo sistemato il tuo mac originario, potrai fare il processo inverso, cioè copi il clone sul disco principale, in modo da avere, in poco tempo, completamente ripristinato il tuo sistema.

Questo fondamentale giochetto si può fare con Windows?

Manco per il razzo!

Questo è solo l’ennesimo esempio di come, al di là dei discorsi generici, che non valgono nulla, sul fatto che la scelta di un sistema operativo sia «questione di gusti», i sistemi Apple siano più robusti, sicuri e produttivi e debbano necessariamente essere preferiti per un uso professionale.

Rock n roll.

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tecnologia

Dispositivi Huawei e Honor: come fare il downgrade.

Downgrade che soddisfazione.

Come noto, preferisco di gran lunga Android ad iOS, per i motivi che ho spiegato in questo post, e nell’intervista radiofonica collegata, che ti invito, rispettivamente, a leggere e ad ascoltare.

Anche Android, però, specialmente nelle ultime versioni ha iniziato a lasciare molto a desiderare.

L’ultima versione bella, pulita e libera di Android è la 8, Oreo. Dalle 9 compresa in poi, Google ha iniziato a togliere funzioni e a chiudere cose, rendendo Android sempre più convergente con il sistema operativo per bimbiminchia di iOS. Nella 9, ad esempio, ha tolto la possibilità per applicazioni di terze parti di registrare le telefonate, cosa fondamentale per mille motivi, soprattutto a me, come avvocato, ma anche come podcaster.

Andare indietro

Per questi motivi, ho effettuato spesso il downgrade di Android nei miei dispositivi. Attualmente, utilizzo un Note 10 plus, che ritengo essere ancora il terminale migliore e che spero Dio mi conservi più a lungo possibile perché, per la prima volta, non ho proprio cuore di cambiarlo. Sul mio note, ho fatto il downgrade dalla versione 10, dove non funzionavano più molte mie automazioni fondamentali costruite con Automagic, alla 9 (Pie).

Più recentemente, mi sono trovato di fronte ad uno dei miei dispositivi che utilizzo da «server», cioè lascio sbloccati e «unattended» a svolgere compiti come il backup, la pubblicazione sui social e così via, che non funzionava più a dovere, per colpa dell’aggiornamento ad Android 10.

Si tratta di un Honor 10 lite view, in passato appartenuto a mio figlio Davide, il distruttore, come spiego meglio in questo post, che infatti ha tutto il vetro rotto e che quindi è perfetto per questo tipo di utilizzi tipo «server», dove lo lascio lavorare da solo e mi ci collego, quando ne ho bisogno, con TeamViewer.

Come si fa il downgrade.

Il downgrade di un dispositivo come questo si effettua tramite il programma HiSuite di Huawei.

Purtroppo, come spesso accade, questo programma, che esiste sia per Windows che per Mac, per quest’ultimo, il sistema che uso io, presenta solo un insieme ristretto di funzioni; tra quelle che manca, anche quella per fare il downgrade.

Per questo motivo, ho dovuto utilizzare la versione Window, all’interno di una macchina virtuale Vmware Fusion, che, devo dire, ha funzionato egregiamente.

Quando connetti il telefono al Mac, Fusion ti chiede se vuoi collegarlo al mac stesso o alla macchina virtuale Windows sita al suo «interno». Ovviamente, devi scegliere la macchina Windows. 

Spartizione periferiche USB

A quel punto, puoi lanciare HiSuite e prevedere il ripristino del software. 

Qui magicamente Huawei consente di installare anche versioni anteriori, non solamente l’ultima uscita, per cui basta scegliere la versione precedente e procedere all’installazione.

Reset del telefono

Ovviamente, la procedura cancella tutti i dati del telefono.

Al termine, la situazione dovrebbe essere la seguente.

software di sistema EMUI

Dopo il ripristino, bisogna fare alcune impostazioni per evitare di essere disturbati dal sistema che richiede di essere aggiornato, come ad esempio disattivare le notifiche dell’utility di aggiornamento.

Huawei software update

Conclusioni.

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diritto roba per giuristi

Firma digitale remota con Namirial

Firma digitale senza hardware.

A seguito di un problema, dappoco e comunque transitorio, con una delle mie due chiavette di firma digitale (1), ho deciso di acquistare una firma digitale «remota» da Namirial, in modo da poter sempre firmare senza dover ogni volta utilizzare apparati hardware che possono presentare problemi.

felice con mac

Ho scelto Namirial come fornitore perché il procedimento di firma con questo gestore è supportato dal software che utilizzo per il processo civile telematico, cioè slpct, in una apposita versione, che si può scaricare qui, , che si chiama slpctfr, dove appunto le due lettere finali sono l’acronimo di «firma remota».

La firma digitale, ovviamente, serve, anzi è fondamentale per il pct (processo civile telematico), il ppt (processo penale telematico) e il pat (processo amministrativo telematico). La firma digitale remota si può utilizzare per i primi due, mentre per il terzo, cioè il PAT, basato sull’utilizzo di moduli PDF, il mio amico Stefano Baldoni mi fa notare che non si può utilizzare.

Il costo, nel mio caso, è stato di 47,58€ IVA inclusa, 39€ + 8,58 IVA; la firma remota dura tre anni, quindi in realtà si acquista l’abbonamento triennale ad un servizio, come ormai sempre più spesso accade.

La firma remota in realtà funziona tramite un dispositivo di firma che si trova presso il gestore, quindi è senza hardware solo per l’utente finale del servizio; in realtà, un dispositivo hardware c’è, viene solo utilizzato da remoto, tramite procedure che consentono di verificare che chi vi accede è davvero il titolare del diritto di usarlo.

Questo, a livello pratico, si traduce nell’assenza di problemi hardware in capo all’utente e rappresenta una notevole semplificazione, dati i numerosi problemi incontrati, anche solo per la necessità di procedere a configurazioni dei software da utilizzare, in passato. Inoltre, consente di firmare documenti anche da dispositivi cui non è possibile collegare, ad esempio, chiavette USB come i cellulari, i tablet e così via.

Acquisto e attivazione

Per il processo di acquisto tieni a disposizione i tuoi dati e il tuo «codice destinatario» per la fatturazione elettronica; personalmente ho pagato tramite PayPal, utilizzando il mio saldo attivo.

Ovviamente, per attivare la firma da remoto devi identificarti correttamente, cioè dimostrare al fornitore la tua identità. Questo può essere fatto in vari modi, come rappresentato nell’immagine successiva. Io ho scelto di usare lo SPID, che mi sono creato di recente (se non sei un avvocato, questo non deve stupirti: per noi avvocati, lo SPID non era così necessario in quanto avevamo già la Carta Nazionale dei Servizi da diversi anni).

modalità di identificazione

Successivamente, dovrai inserire il tuo cellulare e il tuo indirizzo di posta elettronica; entrambi dovranno essere verificati inserendo un codice ricevuto sugli stessi.

In seguito, occorre confermare alcuni dati e fornire ad ogni modo gli estremi di un documento di identificazione. Nel mio caso, ho inserito la carta d’identità cartacea.

Al termine, si procederà alla «firma on line» del contratto, premendo un apposito bottone, premendo il quale si apre un pannello eSign Anywhere.

Bottone per iniziare la firma

Una volta completato il processo di registrazione online, riceverai le credenziali all’indirizzo di posta elettronica indicato.

In realtà, riceverai diverse mail. Una con le credenziali della shop on line Namirial. Una con le credenziali per l’accesso al Namirial ID e una con i dati per l’utilizzo della firma remota. Ovviamente, è sempre consigliabile utilizzare un gestore di password per annotare queste e tutte le altre credenziali, come spiego meglio in questo precedente post.

La mail più importante contiene una «busta». La busta con il PIN che ti serve per usare la firma remota è infatti contenuta in un file PDF protetto da password in allegato alla mail. La password viene inviata via SMS al cellulare indicato in sede di registrazione (bisogna fare la richiesta cliccando un link contenuto nella mail stessa).

Prenditi il tempo di attivarti e annotare con cura tutte le prime credenziali (ce ne saranno altre).

Per completare l’attivazione, dovrai anche scaricare l’applicazione sul tuo cellulare per la generazione dei codici OTP di Namirial, che ti serve per il primo accesso al Namirial ID; ovviamente l’applicazione è disponibile sia per Android che per iOS.

Anche in questo caso, verrà richiesto di definire un nuovo PIN per l’accesso all’app sul cellulare, anche se chi vorrà potrà attivare il riconoscimento tramite impronta digitale.

Una volta installata l’applicazione, accedi al tuo Namirial ID utilizzando il codice OTP generato dall’app stessa. Ti verrà richiesto di cambiare la password.

Annota con cura anche queste nuove credenziali: nuova password, pin per l’accesso all’applicazione in mancanza di autenticazione biometrica, ecc..

Utilizzo della firma da remoto.

Prima di utilizzare la firma, bisogna attivare un OTP dentro al tuo account Namirial ID.

Procedi seguendo le istruzioni, cliccando sul bottone verde.

richiesta prima attivazione OTP

Fatto questo, il passo successivo è installare sul mac (o sulla tua diversa macchina) il software «firma certa» da questo sito.

pannello firma certa

Questo è il pannello per la firma dentro l’applicazione «firma certa» per il mac.

Nel campo username va inserito appunto il nome utente scelto durante il processo di acquisto e registrazione, che qui non espongo per motivi di sicurezza.

Una volta inserito il nome utente, bisogna fare clic su reclaim. L’applicazione si collegherà al fornitore del servizio e fornirà l’indicazione della «periferica virtuale» e degli OTP disponibili.

Fatto questo, bisogna inserire l’OTP preso dall’applicazione sul cellulare, facendo attenzione che non stia scadendo temporalmente.

A quel punto, bisogna inserire il PIN – quello ricevuto nella busta cieca allegata in PDF alla mail, per aprire la quale ti eri fatto mandare il codice via SMS.

Questo PIN è del tutto simile a quello previste per le chiavette: serve a mo’ di conferma finale della tua identità.

In realtà, visto che il codice OTP scade, conviene a mio giudizio inserire prima il PIN, visto che è sempre uguale, e solo dopo il codice OTP.

Fatto questo, si può cliccare su OK: il documento verrà firmato.

Di seguito, tanto per completezza, il pannello di slpct per windows che è diverso da quello per il mac: richiede il numero dispositivo e il pin, non lo username (grazie sempre a Stefano per la precisazione).

pannello firma remota windows

Conclusioni.

Sono finiti i tempi in cui si poteva fare a meno della tecnologia per gli avvocati.

Oggi non solo bisogna usarla, ma bisogna farlo bene, pena, in difetto, di passare brutti quarti d’ora e magari incorrere in spiacevolissime decadenze, foriere anche di responsabilità.

Con questa firma remota, ho un triplice sistema di sicurezza: due chiavette fisiche, una «chiavetta» da remoto. In questo modo, sono altamente sicuro di non perdere mai un deposito o l’invio di un documento importante.

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Note

(1) Se non hai letto questo mio precedente post in cui consiglio di avere, per ragioni di sicurezza, almeno due chiavette ti invito a farlo.

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mercatino

[mercatino] macbook air retina fine 2018

macbook air late 2018

Descrizione e dati dell’oggetto.

  • oggetto: macbook air 13 pollici retina colore oro rosa – rose gold (bellissimo), late 2018, 256 SSD; altri dati di questo modello di mac si possono leggere nella scheda su everymac, clicca qui
  • accessori inclusi: tutti gli accessori originali, ovviamente, quindi l’alimentatore ovviamente. Il mac è stato da me dotato sin dall’inizio di una cover trasparente e di una protezione per la tastiera in silicone, che cedo insieme al mac stesso. Dovrei avere anche la scatola, ma per sicurezza dovrei cercarla.
  • motivi della vendita: il mac è perfetto (è stato sempre in casa dentro ad una cover, non è mai caduto, non ha graffi o altri difetti), lo vendo solo perché ho preso un nuovo macbook air con il chip silicon M1
  • data di acquisto: dicembre 2018
  • particolarità e particolari vantaggi dell’oggetto:
    • non è stato upgradato a Catalina, al momento gira su Mojave, lo ritengo un pregio importante;
    • è stato installato bootcamp, quindi c’è anche windows, scegli tu all’avvio se vuoi usare mac os o windows, se vuoi cambiare basta riavviare. È un vantaggio non da poco!
    • mi metto a disposizione per farti un’ora di coaching / assistenza per configurarlo e/o imparare ad usarlo (specialmente se vieni da windows) al momento della consegna
    • se ci conosciamo te lo lascio volentieri da provare per un po’ poi lo paghi solo se decidi di tenerlo
    • è la versione con l’SSD più grande da 256
  • è ancora disponibile la confezione originale? sì, dovrebbe, anche se devo cercarla
  • garanzia? il macbook è stato preso su Amazon a dicembre 2018, c’è ancora un mese, sostanzialmente niente di rilevante, anche se Amazon spesso fa fede in caso di difetti gravi anche dopo il termine
  • condizioni: il mac è perfetto, guscio, schermo, batteria è pressochè pari al nuovo
  • luogo in cui si trova: Vignola di Modena
  • consegna: posso spedire, anche se preferirei consegnare a mano per tua tutela così lo vedi prima
  • possibilità di consegna a mano: certo
  • data di consegna / spedizione / disponibilità: disponibilità immediata
  • possibilità di prova prima dell’acquisto: se ci conosciamo e sei in zona, ve lo posso dare anche tranquillamente da provare per un po’; ovviamente l’oggetto può essere visionato prima dell’acquisto presso lo studio
  • possibilità di fatturazione: no

Somma che vorrei realizzare. *

1.000€ (mille)
Se ci conosciamo ci possiamo accordare anche per un pagamento dilazionato senza problemi. Pagato a suo tempo circa 1.400€

Contatti. *

Gli interessati possono contattarmi, anche solo per eventuali domande, tramite il solito modulo di contatto, oppure lasciarmi un commento qui sotto.

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pillole

Il vaccino di Bill Gates funzionerà egregiame …

Il vaccino di Bill Gates funzionerà egregiamente proprio come windows

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pillole

Comunque dev’essere vero che Bill Gates ha a …

Comunque dev’essere vero che Bill Gates ha a che fare intimamente con Satana, tutte le volte che mi capita di aprire Windows mi sale la voglia di bestemmiare

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pillole

Appena effettuato il downgrade del mio sams…

Appena effettuato il downgrade del mio samsung Note10 ad Android 9 Pie.

Finalmente ho di nuovo la possibilità di usare la clipboard.

Per farlo, ho usato Odin sotto una copia di windows 10 installata sul mio mac con bootcamp.

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diritto

Chiavette per la firma digitale: meglio averne due.

Se sei un avvocato, probabilmente, anzi sicuramente, utilizzi una firma digitale, dal momento che oggigiorno si fa tutto tramite il processo civile telematico. A meno che tu non faccia esclusivamente penale, nel qual caso comunque la possibilità di firmare digitalmente atti e documenti potrebbe comunque servirti.

Hai mai pensato alla opportunità di avere due chiavette?

Io sì, e onestamente trovo la cosa pressoché obbligatoria per diversi motivi.

Innanzitutto, una seconda chiavetta serve per ragioni di backup.

Può capitarti, infatti, di perdere la chiavetta o che la chiavetta venga persa da un collega o dal personale amministrativo. In questa eventualità, non è così immediato ottenere una nuova chiavetta. E se hai un atto che ti scade, ad esempio, il giorno dopo, cosa fai?

Molto meglio avere un duplicato.

A parte le ipotesi di smarrimento, o rottura della chiavetta (pur sempre possibile), c’è anche la situazione di chi ha più studi, magari uno in provincia e uno in città. Oppure, ancora più comunemente, quella di coloro che lavorano in parte da casa – come ad esempio sto facendo io adesso – e in parte da studio. In queste situazioni, avere due chiavette, da tenere ognuna nella location in cui si lavora, è opportuno e la seconda chiavetta serve comunque anche come backup.

Il mio consiglio, dunque, è quello di avere un duplicato.

Quello che ti consiglio, tuttavia, non è di comprare due chiavette insieme, ma di comprare la prima chiavetta, aspettare 3 o 6 mesi e poi acquistare la seconda chiavetta.

In questo modo, anche la scadenza di ogni singola chiavetta sarà sfalsata rispetto all’altra e, in caso di scadenza della prima, si potrà continuare ad utilizzare la seconda intanto che si procede al rinnovo della prima, cosa che potrebbe non essere immediata.

Un altro discorso potrebbe essere quello di avere due chiavette di tipo differente, una ad esempio da utilizzare con il computer windows che, ad esempio, si usa a casa e un’altra, sempre ad esempio, da usare con lo studio dove si collabora, dove hanno magari solo mac. Non tutte le chiavette, infatti, funzionano con Mac (io, che uso notoriamente Mac, utilizzo una chiavetta di Aruba, anzi… due).

Considerati tutti questi aspetti, mi sentirei di dire che per ogni avvocato intenzionato a svolgere il proprio lavoro in modo sicuro, avere due chiavette sia obbligatorio. Anche perché una chiavetta costa al massimo 80/100€, anzi ce ne sono anche da molto meno, che, per un backup, potrebbero anche andare: per non spendere poche decine di euro, vuoi rischiare di depositare tardivamente un atto? O di fare chilometri per andare a prendere una chiavetta che ti serve e che hai lasciato nell’altro studio o a casa?

Personalmente, come cennato, ho due chiavette di Aruba. Per il rilascio della prima, peraltro, ho dovuto seguire una procedura molto burocratizzata e lenta, al termine della quale il postino mi ha identificato. Per avere la seconda, invece, ho potuto sfruttare la titolarità della prima chiavetta, con la quale ho firmato la documentazione senza bisogno di farmi identificare da altri.

C’è da pensarci.

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informatica tecnologia

Android come Windows da reinstallare?

Tempo fa, sono passato da iPhone a Android, come ho raccontato in questo post.

Non rimpiango affatto quella scelta, della quale sono profondamente soddisfatto avendo potuto fare molte più cose ed essere molto più produttivo che con un iPhone. 

Recentemente tuttavia, ho incontrato alcuni problemi di rallentamento del telefono che ho potuto risolvere solo ripristinandolo con le impostazioni di fabbrica e reinstallando tutto quello di cui avevo bisogno. 

Da questo punto di vista, Android sembra davvero molto simile a Windows. Infatti, prima di reinstallare da capo il sistema operativo ho tentato di ripulirlo in tutti i modi: ridurre ad esempio lo spazio occupato in memoria, installare applicazioni che avrebbero dovuto rimuovere la sporcizia e le altre cose che impedivano un funzionamento regolare del telefono, cambiare il launcher di Android e diverse altre cose che alla fine purtroppo non sono state utili. Come Windows, ho dovuto piallare completamente il sistema operativo e reinstallarlo da zero. 

C’è però da dire che il ripristino del sistema con un telefono Android e tutti i servizi di Google attivati è abbastanza veloce e indolore dal momento che tutti i dati vengono recuperati dalla cloud.

Una limitazione che c’è in Android e che non è invece presente nelle periferiche Apple è il fatto che il backup di un telefono Android così come di un tablet si può fare in modo completo solo dopo aver fatto il root del telefono e con applicazioni di terze parti, quando invece le periferiche Apple hanno un sistema di backup completo sui server di Apple o tramite iTunes.

Questo spiazza un po’ nel momento in cui bisogna ripristinare il telefono alle impostazioni di fabbrica, perché un backup completo come paracadute nel caso in cui si perdessero, durante l’operazione, dei dati sarebbe davvero molto importante da avere.

Per questo motivo, ho temporeggiato molto prima di decidermi a fare questa operazione, che però alla fine sono riuscito a fare agevolmente proprio perché la pressoché totalità delle applicazioni che si utilizzano mantiene i propri dati ormai o nella cloud o comunque sincronizzati con un server.

Whatsapp ad esempio è una di queste applicazioni, una volta ripristinata la quale viene offerta la possibilità di recuperare tutti i dati composti sia da messaggi che da elementi multimediali dal backup che si trova sul server di WhatsApp. In realtà io ho perso un paio di messaggi che si vede non erano stati copiati ancora sui server prima del ripristino, ma si tratta di poca roba e di niente di importante.

Prima di fare il ripristino, il mio telefono era diventato pressoché inutilizzabile.

Probabilmente, si trattava di una applicazione che avevo installato e che era mal progettata o che comunque si era corrotta, purtroppo non sono stato in grado di individuarla e devo dire che non sono riuscito nemmeno a trovare delle applicazioni tipo task manager che mi potessero aiutare in questa ricerca. Il Play Store è pieno di applicazioni di questo genere però quando le vai a provare vedi che purtroppo non hanno le funzioni che ti servono per fare questo tipo di lavoro.

Alla fine, probabilmente, chi usa un telefono Android è bene che metta in conto di doverlo ripristinare ogni tanto scegliendo le applicazioni anche in funzione di ciò e pertanto prediligendo quelle applicazioni che mantengono i dati nella cloud oppure li sincronizzano con un server dal quale possono essere agevolmente recuperati.

Certo che Google dovrebbe prevedere la possibilità di fare un backup integrale di un terminale Android dal momento che un backup di questo genere può sempre essere utile, se non altro proprio come paracadute nel momento in cui si effettuano operazioni come quella che ho fatto io.

Da questo punto di vista, devo dire che Android mi ha un po’ deluso, speravo che fosse un sistema più gestibile in caso di problemi e il fatto che io abbia dovuto per ritornare a lavorare fare un’operazione che si faceva tipicamente con Windows, e che con i miei Mac non ho mai dovuto fare, mi ha un po’ fatto pensare.

Al netto di questo, continuo a ritenere Android di molto superiore ormai ad iOS e quindi a consigliarlo per chiunque vuole avere la massima produttività, anche mettendo in conto una sosta ai box ogni tanto, che nel mio caso si è resa necessaria dopo circa un anno di utilizzo intenso.

Al momento in cui scrissi il mio post di confronto tra iOS e Android non avevo ancora deciso il terminale da prendere. Stavo orientandomi verso il Note 7 della Samsung che per fortuna non ordinai visto quello che poi è successo con i problemi di esplosione dovuti alla batteria. Alla fine, ho preso un moto Z Play di Motorola, che mi ha soddisfatto per tanti motivi pur essendo un terminale di fascia media. L’aspetto migliore di questo telefono è sicuramente la durata della batteria che è abbastanza superiore a quella della media dei concorrenti è che è un aspetto a mio giudizio abbastanza importante. Motorola ha presentato il successore del modello che ho preso io con alcune migliorie ma purtroppo con una diminuzione della capacità della batteria una scelta che a mio giudizio è palesemente sbagliata e poco giustificabile anche se questo terminale purtroppo non è ancora commercializzato nel nostro Paese Negredo altrove e quindi non si sono potuti fare ancora dei test sulla durata effettiva della batteria.

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La rottura di un disco fisso con un  #Mac , oggi vi racconto…

La rottura di un disco fisso con un  #Mac , oggi vi racconto come si può gestire. Nei giorni scorsi, mi si è rotto il disco a stato solido dell'Air che tengo a casa, anche con qualche limitate funzionalità di server. Ovviamente, ho sempre una copia di #backup di tipo clone del disco di sistema su un disco esterno (nel mio caso, un Western Digital Thunderbolt), realizzata in automatico tutte le notti da un software apposito che si chiama #superduper (altri usano carbon copy cloner). Quindi, per far ripartire la macchina mi è stato sufficiente caricare il sistema operativo dal disco esterno collegato via thunderbolt. Ma non è finita. L'air è ancora in garanzia, per cui lo devo portare in riparazione. In condizioni normali dovrei far senza di questa macchina, in realtà con i computer #Apple  si possono fare cose molto utili, come questa… Ho preso il macbook Retina di mia moglie che è al mare e l'ho messo al posto dell'Air, ci ho collegato il disco thunderbolt, ho acceso il mac e, tenendo premuto il tasto Alt, gli ho detto di fare il boot dal disco esterno. In un attimo mi sono così ritrovato tutto il mio server attivo e funzionante. Ovviamente, sto aggiornando il sistema operativo, mettendo e togliendo software, documenti, files e c., quando poi sarà tornato indietro l'Air dalla riparazione, non dovrò fare altro che ricopiare il sistema contenuto nel disco esterno sul disco a stato solido dell'Air e riavviarlo. Provate adesso a fare cose del genere con #windows