Proprio in questi giorni mi è giunto un messaggio in cui si offriva la possibilità di guadagnare soldi navigando ,semplicemente tenendo sullo schermo un banner pubblicitario. Ora vorrei chiedere un vostro parere… (Francesco , via mail)
Ci sono forti rischi che si tratti quasi sempre di tempo sprecato. Non bisogna, peraltro, nemmeno stupirsi del fatto che queste iniziative trovino adesioni anche presso il “popolo di Internet”, che si dovrebbe presumere più acculturato della media: il fatto è che nel mondo delle telecomunicazioni oggi non ci si può davvero meravigliare più di niente, tali e tante sono le iniziative che rendono possibile ciò che prima era considerato impossibile o improbabile. Basti pensare alle schede telefoniche che si “ricaricano” quando si viene chiamati, agli accessi del tutto gratuiti se non addirittura retribuiti ad Internet, alla possibilità di avere un numero di fax corrispondente ad un numero, ad esempio, di Roma mentre a Roma non si ha nessun fax né ufficio… Lo stesso Bill Gates, nel suo libro “La strada che porta a domani”, ha parlato della possibilità che alcune aziende paghino persone solo per ricevere messaggi di posta elettronica.
E’ per questo che hanno gioco facile anche le iniziative meno serie.
Il consiglio, dunque, è quello di valutare con estrema attenzione la proposta che viene fatta, le garanzie di cui si dispone per l’ipotesi che la controparte non rispetti i propri patti, le eventuali norme di legge che ci si troverebbe ad infrangere in esecuzione dell’accordo.
Molte iniziative di questo tipo prevedono, infatti, tra le clausole contrattuali, che nessun corrispettivo sia pagato, nonostante le adesioni procurate o i minuti trascorsi o fatti trascorrere davanti a banner e simili, al sottoscrittore che sia stato denunciato, anche da un solo utente, come “spammer”, cioè come mittente di posta indesiderata. E’ chiaro che quando si aderisce ad iniziative di questo genere, che prevedono l’invio di messaggi di posta ad altri utenti, è difficile non essere prima o poi denunciato come spammer. In mancanza, di fatto, potrebbe provvedervi benissimo la società, per tramite di una interposta persona magari, sfuggendo agevolmente in questo modo all’obbligo di pagare il corrispettivo promesso.
In questo caso, così come in qualsiasi altro caso di mancanza di rispetto dei patti e delle condizioni, diventa molto difficile, se non addirittura impossibile, conseguire quanto spetta di diritto. Se la società è statunitense, come avviene quasi sempre, bisogna affrontare le problematiche connesse all’esecuzione all’estero delle decisioni italiane se non dell’eventualità di instaurare negli Stati Uniti il relativo procedimento… Se la società è italiana, invece, spesso si rinuncia ad agire per l’esiguità delle somme maturate, a fronte degli oneri da sostenere per iniziare un procedimento civile (bolli, onorari dell’avvocato, etc.). Inoltre, qualsiasi “contrattazione” in questi casi avviene tramite scambio di mail o compilazione di moduli on-line (forms), tutte cose che in Italia non hanno nessun valore di prova, così che diventa anche difficile dimostrare il diritto al corrispettivo.
Infine, almeno in tutti quei casi in cui si inviano mail a diversi utenti, si rischia una denuncia per violazione della legge sul trattamento dei dati personali, che può avere conseguenza anche sul piano penale.