se il rimborso non arriva mai

Tempo fa ho stipulato un contratto con Aruba.it per un servizio flat, in novembre del 2001 mi è arrivata una comunicazione via e-mail della cessazione del servizio e mi veniva richiesto se volevo il rimborso oppure se attuavo con loro un altro contratto (tipo adsl) e la cifra rimasta mi sarebbe stata scalata dal nuovo contratto. Ho avvisato loro che io volevo il rimborso ma a tutt’oggi, nonostante varie e-mail, non mi hanno dato la benchè minima risposta nè rimborso. La cifra è poca, circa 50.000 lire, però non mi sembra giusto che si possa truffare la gente in questo modo. Cosa mi consigliate di fare? Grazie (Zeno, Reggio Emilia, via mail).

Il contratto flat si è risolto e pertanto il lettore ha senz’altro il diritto di vedersi restituita la parte di corrispettivo relativa al servizio non usufruito. Questo diritto, peraltro, gli è stato riconosciuto espressamente dal provider Aruba che, anzi, ha pensato bene di gestire tutte le cessazioni dei contratti di tipo flat offrendo ai propri clienti la opportunità di ottenere il rimborso o imputare la parte di somma dovuta ad un eventuale nuovo contratto da stipularsi sempre con lo stesso e di tipo ADSL. Si tratta di una somma liquida ed esigibile che avrebbe già dovuto essere stata restituita dal provider, visto che il lettore ha esplicitamente optato per la restituzione. Ovviamente, su questo tipo di operazioni si aprono margini, a volte anche di una certa dimensione, per effettuare speculazioni. 50.000 lire sono una somma modesta, ma se viene moltiplicata per un numero ingente di clienti, ecco che chi detiene questo danaro si trova a godere di un finanziamento gratuito per diversi mesi, fino alla effettiva restituzione, in alternativa alla stipulazione di fidi o aperture di credito con gli istituti bancari a tassi ben diversi… Si tratta della prassi perpetrata fino a poco tempo fa, e in parte ancora oggi, dalle compagnie telefoniche (un esempio di controversia di questo tipo, intentata contro Omnitel, si può rinvenire al sito dello scrivente www.solignani.it) con l’istituto dell’anticipo conversazione, con il quale Telecom si è fatta finanziare per decenni a costo zero da tutti gli Italiani che avevano una linea telefonica. In base a questo istituto, infatti, il cliente doveva obbligatoriamente versare all’inizio del contratto £200.000 che gli venivano restituite, tali e quali, magari anche dopo una dozzina d’anni, alla cessazione del contratto, senza alcun interesse. Sono queste, pertanto, le ragioni economiche che spesso stanno dietro a ritardi di questo genere. Ma il consumatore come si deve comportare? Anche in questo caso, la cosa migliore è intimare al provider il pagamento di quanto dovuto, spedendo una raccomandata a ricevuta di ritorno alla sede legale con la quale si dichiara, ancora una volta, di optare per la restituzione delle somme e che si intende ricevere le stesse entro un certo numero di giorni, trascorsi i quali si procederà in giudizio. In mancanza, poi, di restituzione si può effettivamente procedere giudizialmente instaurando un contenzioso presso l’ufficio del Giudice di Pace del luogo di residenza, in base alle leggi di tutela del consumatore, davanti al quale, per importi di questo tipo e per vicende così semplici, si può andare anche senza l’ausilio di un avvocato.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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