la privacy del disco rigido

Il 26/4/2002 mia moglie ha acquistato un portatile Gericom Webgine 1320eDVD. Da qualche giorno il computer non funziona più, sembra si sia rotto il disco rigido. Questo evento crea due problemi: l’indisponibilità del portatile e quello dei dati (anche personali, miei e di mia moglie) memorizzati sul disco. La garanzia (n° telefonico 00800-22555435) ha risposto positivamente impegnandosi a ritirare tramite corriere (RMA M545651) ed eventualmente a sostituire il disco rotto con uno nuovo. Ciò risolverebbe il problema dell’indisponibilità del portatile. Tuttavia l’assistenza mi ha anche detto che l’eventuale disco rigido sostituito non viene restituito al cliente. Al fine di fare a mie spese e con i tempi necessari il possibile per recuperare i miei dati memorizzati nel disco sostituito, invece, gradirei anche la restituzione del vecchio disco. Mi sembra questo sia un principio generalmente applicato a tutti i tipi di prodotti sostituiti in garanzia. In ogni caso anche senza voler tirare in ballo questioni relative alla privacy e alla tutela dei dati personali e sensibili, credo sarebbe auspicabile che il garante della qualità del prodotto, non dico si accolli la responsabilità del danno economico, ma almeno si dimostrasse sensibile a questo problema del suo cliente e cercasse di fare il possibile per aiutare a risolvere anche questo tipo di danno. (Guido, via mail)

 

Il quesito posto dal lettore pone un duplice ordine di problemi: innanzitutto, c’è il diritto del lettore alla tutela della sua privacy o riservatezza con riguardo ai dati personali contenuti sull’hard disk malfunzionante. Inoltre, c’è il suo diritto ad avere comunque la possibilità di tentare di recuperare, magari ricorrendo a sue spese all’aiuto di imprese specializzate, i dati che al momento sono inaccessibili a causa appunto di un problema al disco rigido; se si è disposti a spendere molti soldi, infatti, esistono procedure per il recupero di dati che si trovano memorizzati su dischi che in realtà non sono più accessibili e ci sono aziende che effettuano lavorazioni di questo tipo, aprendo i dischi in ambienti speciali e leggendo con procedimenti “meccanici” il contenuto dei vari piatti. Contro queste esigenze del consumatore si scontra quello del produttore o comunque della società che fornisce assistenza ad avere il “pezzo” malfunzionante per comprovare il presupposto della riparazione o, cosa meno probabile, per risanarlo tramite appositi interventi e poi reimmetterlo sul mercato dell’usato e così via. Ovviamente, questo problema nasce dal fatto che è impossibile, per il lettore, proprio a causa dell’attuale stato di malfunzionamento del disco, fare un backup dello stesso, formattarlo e poi consegnarlo, una volta reso tabula rasa, all’assistenza. C’è da dire che è assai improbabile che il produttore del disco sia disposto a spendere molto denaro per commissionare un recupero dati ad una impresa specializzata solo per il gusto di curiosare nell’hard disk di un suo cliente: se i dati sono di fatto inaccessibili, è praticamente sicuro che nessuno ci guarderà mai e che la società che lo trattiene potrà al massimo tentare di ripararlo per poi rimetterlo in funzione previa formattazione, sempre che non vi sia stata comunque frattanto la totale perdita dei dati oppure semplicemente dismetterlo, una volta utilizzatolo per dimostrare, nei confronti del suo committente, il presupposto della riparazione. Il problema, pertanto, è più teorico che fattuale. In linea di principio, comunque, sicuramente il disco disso contiene dati riservati. Basta pensare al fatto che quasi ogni disco fisso, oggigiorno, contiene messaggi di posta elettronica, che sono tutelati, se possibile, ancora di più dei dati personali. Secondo molte interpretazioni, infatti, addirittura non sarebbe possibile, nemmeno per la Polizia Giudiziaria in sede di esecuzione di un sequestro penale, vincolare un intero computer, quando sullo stesso sono contenuti dei messaggi di posta elettronica e le Autorità procedenti dovrebbero limitarsi ad effettuare una copia certificata di tutte le parti dello stesso che non sono costituite da files che “portano” messaggi di posta elettronica, come i files .pst di outlook, mbx di eudora e così via. A parte la posta elettronica, bisogna pensare come il disco fisso sia diventato oggigiorno, con il progresso della multimedialità in generale, un po’ come la vecchia cantina di famiglia: il deposito di fotografie, lettere, ritagli di giornale, ricordi e così via, tutti supporti oggetto di riservatezza a favore del titolare. Insomma, per tutti questi motivi sarebbe opportuno che le imprese che prestano assistenza hardware fornissero e manifestassero con più chiarezza le condizioni alle quali ciò avviene, specificando che per loro vi è sempre l’obbligo di cancellare, se ncessario, i dati degli hard disk che hanno preso in riparazione.

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Di Tiziano Solignani

L'uomo che sussurrava ai cavilli... Cassazionista, iscritto all'ordine di Modena dal 1997. Mediatore familiare. Counselor. Autore, tra l'altro, di «Guida alla separazione e al divorzio», «Come dirsi addio», «9 storie mai raccontate», «Io non avrò mai paura di te». Se volete migliorare le vostre vite, seguitelo su facebook, twitter e nei suoi gruppi. Se volete acquistare un'ora (o più) della sua attenzione sui vostri problemi, potete farlo da qui.

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