Leggo questo post relativamente ad una iniziativa per concorrenza sleale intentata nuovamente contro Microsoft questa volta da Google e mi vengono da fare alcune osservazioni, tra il giuridico e l’extragiuridico.
Innanzitutto, suscita qualche perplessità che sia proprio Google l’autore dell’iniziativa, un soggetto che si candida a prendere la posizione di Microsoft per quanto riguarda la posizione dominante su internet, dove la grande G gestisce già la ricerca, che è la funzione fondamentale della rete, sia creazione e gestione di documenti on line con google docs, uno dei più diffusi feed reader (google reader), praticamente tutti i newsgroup della vecchia usenet, una mare di account di posta elettronica tramite il fortunato e di successo sistema di gmail e un sacco di dati personali degli utenti, relativi alle ricerche da loro effettuate, utilizzabili a piacimento per ricerche di mercato e cose del genere. Ad ogni modo la “denuncia” di Google dovrà essere esaminata nel suo fondamento e a prescindere da quello che fa il suo autore.
Per quanto riguarda i contenuti, mi pare che sia eccessivo accusare Microsoft di avere eccessivamente integrato il suo sistema di ricerca dentro a Vista. I sistemi di ricerca attuali, inaugurati da spotlight di apple, che consentono di passare da un uso del computer di tipo gerarchico ad uno molto più efficiente e mirato, sono validi solo se sono effettivamente integrati nel sistema. Spotlight, ad esempio, non è stato solo un motore di ricerca locale proprio perchè disponibile in tutte le cartelle del sistema e quindi profondamente integrato con esso. Sotto questo punto di vista, dunque, ogni motore di ricerca locale deve essere integrato perfettamente nel sistema, per cui l’unica contestazione che si può fare a Microsoft è quella di non aver reso disattivabile il suo motore a favore di alternative di terze parti oppure aprire le API di sistema per consentire a terzi di realizzare motori diversi.