mio padre è commerciante e paga la merce tramite ricevute bancarie (RiBa). Si è recato in banca ed al momento di pagare le RiBa in contanti la bancaria gli ha chiesto se andava bene l’addebito su conto. Pensando di favorire il lavoro della bancaria mio padre ha annuito non sapendo che l’accredito non è contemporaneo all’addebito. E’ bene specificare che si ha a disposizione un tot di giorni (in genere 2) per pagare le RiBa oltre la scadenza senza penale. Se tu ti rechi a pagare in contanti entro il limite previsto (2 gg dopo la scadenza) e ti propongono l’addebito su conto rischi di pagare il massimo scoperto se il tuo conto in banca non copre l’importo delle RiBa. In altre parole l’addebito su conto prevede che sebbene tu versa oggi (caso di mio padre: 2 gg dopo la scadenza ma non passibile di penale) paghi ufficialmente le ricevute nel giorno di scadenza (2 gg prima). Se il conto non copre l’intero importo delle ricevute tu paghi il massimo scoperto per quei due giorni. Mio padre disponeva in contanti dell’intera cifra necessaria a pagare le ricevute. Quando mio padre dall’estratto conto ha scoperto il fatto (nel frattempo la bancaria si era ripetutamente macchiata dello stesso infame comportamento. Dico infame perchè al momento dell’operazione lei ha potuto constatare il saldo del conto di mio padre e, non essendo ignorante, ciò che sarebbe successo a mio padre) lo ha fatto notare al banchiere che se ne è lavato le mani probabilmente puntando sull’ignoranza di mio padre, il quale, tuttavia, si è rivolto a qualche avvocato da cui non ha ricavato aiuto. Forse per paura di mettersi contro una banca? Forse per ignoranza? Fatto sta che la bancaria (la quale forse percepisce ricompense extra per tali servizi) ha perseverato nel tentare la mossa fino ad esaurire la pazienza di mio padre. Mi potete suggerire se è possibile ricorrere contro la bancaria, cha ha agito in malafede, senza etica (deontologia professionale) e dimostrando di essere recidiva, e la banca che la rappresenta?
Chiaramente tuo padre ha ragione ad essere indignato e tu con lui. Tuttavia bisogna capire per che importi di denaro sei stata danneggiata, in quanto i costi di un contenzioso sarebbero comunque importanti. Perciò ti consiglio di adottare provvedimenti come il cambiare banca ed un reclamo presso la direzione generale della stessa nel quale enunci il perché del tuo cambiamento ed il nome del bancario a cui va addebitato il disservizio che ti hanno reso.
2 risposte su “quando la banca lucra sull’ingenuità del cliente”
Non vedo come tuo padre possa agire, contro la banca rispetto ad un contenzioso tra la stessa e tuo cugino. Infatti, la banca, da quanto dici ha pignorato la quota di immobile di proprietà di tuo cugino e successivamente denaro proveniente da un eredità spettante allo stesso. Quindi il pignoramento della riguarda solo la quota di tuo cugino e non quella di tuo padre, per cui egli non può agire in tal senso.
Diversamente, se al pignoramento fa seguito
la vendita del bene, tuo padre potrà chiedere di acquistare la restante parte dell'immobile diventandone proprietario unico.
Un abanca ha concesso un prestito di 10.000 euro ad un mio cugino notoriamente senza garanzie e nominando co-garante la moglie, di nazionalità polacca e anch'essa senza alcuna garanzia o stipendio. Non potendo, ovviamente, onorare il debito, mio cugino si è visto pignorare la quota (1/8) di un piccolissima proprietà materna per circa 14.000 euro. Proprietà che vede mio padre proprietario della restante porzione. Nel frettampo, il genitore di mio cugino è morto lasciando una somma di 15000 euro nella stessa banca , all'atto della successione ha pignorato anche quella. Credete possibile un'azione contro la banca, nell'interesse di mio padre?